DUE RIGHE SUL SALONE E UNA PROPOSTA

Bene, rieccoci. Com’è stato il Salone del Libro? Difficile dare un giudizio a caldo, e soprattutto dopo aver saltellato da un incontro con Liberos (insieme a Sandra Petrignani e Lorenzo Fazio, moderatrice una sempre perfetta Francesca Casùla) a una discussione sulla questione femminile, dalla presentazione di Piangi pure di Lidia Ravera alla splendida maratona sulle parole contro la violenza organizzata da Se Non Ora Quando, con culmine nella presentazione di L’ho uccisa perché l’amavo, insieme a Michela Murgia, e alle blogger della 27ma ora (che raccontavano il loro Questo non è amore) in una sala Gialla stracolma. Mi sembra che l’attenzione a quanto viene detto da anni sia salita. Mi sembra che se si dovesse giudicare, inoltre, dal Salone, il nostro sarebbe un paese di persone attentissime alle questioni civili e ai libri. Non posso dire altro che: stiamo a vedere.
Intanto, pubblico sotto e faccio mia una proposta venuta da Giorgia Vezzoli, che mi sembra niente male.

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l’insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.

30 pensieri su “DUE RIGHE SUL SALONE E UNA PROPOSTA

  1. Mi sembra un’ottima idea! Restringerei il campo della proposta alle azioni politiche e professionali. Non perchè non sia giusto salutare in campo privato e andarsene, per conto mio manco troppo difficile, cosa che tutto sommato applico spesso. Ma è per l’efficacia della cosa ecco. Penso che una scelta mirata sia più efficace. POi se ci si vole aggiungere la conversazione di rete, figuriamoci se non è cosa buona e giusta 🙂

  2. Se le persone di buona volontà si alzassero e se ne andassero ascoltando discorsi genderisti, si consumerebbe la suola delle scarpe.

  3. Ottima idea.
    OT ma non troppo: la miss picchiata con la milza spappolata pare voglia tornare da lui. Sindrome di Stoccolma? Mancanza di una rete sociale per poter vivere senza lui?

  4. Sono d’accordo con la proposta. Servirebbe molto anche ad evidenziare le tante ‘battute private e sfottò pubblici in cui il sessismo si annida’ nonchè nelle ‘innumerevoli conversazioni’, appunto. Perchè secondo me serve chiarire anche questo, con serenità. Salutare e andarsene non sarà facile e finchè non è chiaro cosa è un atteggiamento o un linguaggio sessista, ancora più difficile.

  5. Ottima idea… preannuncio che mi toccherà già nel pomeriggio in riunione… altre volte ho alzato la voce, bene, questa giro i tacchi e me ne vado.

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