E' BUONO BUONO IL POPOLO (DICEVA ASCANIO)

Accade oggi, alle 15, alla Camera dei Deputati. E’ un seminario parlamentare e sarà trasmesso in diretta streaming sulla webtv della Camera, e commentabile su Twitter utilizzando l’hashtag #nohatespeech. Accade oggi, con il titolo “Parole libere o parole d’odio?”, e alla tavola rotonda “dei blogger”, coordinata da Luca Sofri, ci sarò anche io, insieme a Nicola Porro, Lorella Zanardo, Arianna Ciccone, Arturo Di Corinto, Andrea Sarubbi, Giulia Innocenzi, Guido Scorza, Vittorio Zambardino, Stefano Andreoli, Alessandro Bonino.
Accade oggi, ma facendosi un giretto in rete è come se fosse già accaduto: i censuratori sono all’opera, vogliono ridurre il web a un salottino borghese politicamente corretto, senza la violenza delle parole non ci sarebbe l’arte (l’arte? quanti Baudelaire ho incontrato in dieci anni di web? Pochissimi). Questi i commenti preventivi. Non pochi.
Si agita lo spettro della censura, come sempre, ogni volta che si tenta una riflessione. Si fa una semplificazione: la Rete è buona (così come il Popolo è Buono, tutto), si rappresenta il Nemico come un’entità esterna alla medesima, che si incarna di volta in volta nei Politici, nei Giornalisti, negli Intellettuali Compiacenti. Le contraddizioni – migliaia – di cui giocoforza è fatto un mezzo complesso come il web – vengono ignorate a favore  del muro contro muro: di qua i garantisti, di là i censuratori, o quanto meno le anime belle (e borghesucce, e beneducate, e in una parola privilegiate, nonché  ignoranti, sprezzanti e come si conviene mangiatrici di brioches) che senza saperlo si prestano al Complotto di chi vuole mettere il Bavaglio.
Le mie posizioni sono note: ne ho parlato più volte (qui e qui) e andrò a ribadirle: le leggi repressive tanto temute non servono (anche perché le leggi  ci sono già, e suppongo che Stefano Rodotà lo ricorderà, questo pomeriggio). Ma un’assunzione di responsabilità per chi usa la parola pubblica serve eccome: e non serve ai liceali in vena di cazzeggio, non serve ai nerd fuori corso che fanno dell’insulto la propria forza di leoncini della tastiera, non serve agli haters svalvolati. Serve in primis, come scritto migliaia di volte, proprio agli intellettuali, agli scrittori, agli insegnanti, ai docenti universitari, ai filosofi che usano i social network come sfogatoio, sapendo e fingendo di ignorare che in rete l’insulto rimane molto più a lungo che sulla carta. Serve vedere il problema, non saltarlo a pié pari dicendo che, bellezza, il web è questo e “se non sei adatto/a disconnettiti”.
Speranze che questo avvenga? Pochissime, viste le premesse. Ma ci si prova lo stesso, sempre e comunque.

8 pensieri su “E' BUONO BUONO IL POPOLO (DICEVA ASCANIO)

  1. Stavo seguendo un dibattito su questo tema in Canada, e c’è una sentenza recente della Corte Suprema che riconosce un limite ragionevoloe alla libertà di espressione. Ecco cosa si scrive a proposito delle pur controverse leggi sullo “hate speech”:
    “The point seems to be that such laws are targeted at particular forms of expression. When an expression suggests that certain groups are not worthy of respect or equal participation in society, it crosses the line from legitimate discourse to fomentation of societal conflict. It is also noteworthy that, while hate propaganda may be part of a broader political discourse, the Court concluded that, because such expression tends to curtail the ability of affected groups to respond, it is antithetical to the very purpose of such discourse which is to encourage debate and the exchange of ideas.”
    Qui tutto l’articolo, spero che possa essere utile. http://www.theglobeandmail.com/commentary/hate-speech-was-a-legal-issue-this-supreme-court-decision-has-made-it-political/article9145709/

  2. Domanda per chi non potrà seguire la diretta – sarà possibile accedere ad un podcast? E se si’ si potrà avere un link? Scusate ma, come la maggior parte delle mangiatrici di brioches qui presenti, per vivere mi tocca lavurà e alle 15 saro’ impegnata 😉

  3. mah,sinceramente io vedo in giro dei capolavori di ambiguità talmente raffinati da dar impallidire il ricordo dei tempi dello special one(e sto pensando a quando il mou attaccava i cronisti dicendo che parlavano male di lui per farsi pubblicità).E riuscire a strappare brandelli di verità alla furia degli elementi è davvero arduo

  4. Cerco di vedere come stiamo messi qui in Olanda, noi abbiamo avuto Geert Wilders, quello del partito xenofobo, che ha detto le peggio cose e anche Theo van Gogh, assassinato da un estremista islamico e improvvisamente simbolo della libertà di parola (e sue vittime) ha detto e scritto cose assolutamente vergognose e disgustose. Ma lo poteva fare.

  5. sì ma questa di mandare in galera una persona per un insulto (e il clamore per aver insultato la ‘presidente della camera’ e che lei ha più dignità di una qualsiasi altra donna che svolge lavori meno gratificanti e più umili? la dignità lesa di fronte a un insulto è indistinta che sia donna o uomo e indipendentemente dalla professione altrimenti sarebbe becero classismo o razzismo inverso) fa molto pensare al ‘lei non sa chi sono io’ di una vecchia italietta classista e schiavista e molto poco libera…

  6. Sto leggendo “Vagina” di Naomi Wolf, e sono casualmente su questa pagina, che non posso non citare in risposta:
    “Le intimidazioni e i traumi ripetuti modificano i circuiti cerebrali, dice oggi la scienza: il cervello di una persona che subisce continui insulti diventa più reattivo. Gli appellativi oltraggiosi rivolti alla vagina vengono percepiti nell’amigdala come minacce di aggressione sessuale o di altro genere e danneggiano il cervello. Questa è un’altra ragione per cui le ingiurie rivolte al sesso e alla sessualità femminili sono così lesive. Vituperare la vagina è un modo socialmente accettabile di compiere abusi e agire sul cervello femminile. Se le donne non subissero mai questo genere di offese, sarebbero meno reattive alle minacce. In termini politici potremmo dire: una donna non costretta a sopportare questo genere di linguaggio ingiurioso è intellettualmente meno intimidita di una donna che subisce continui abusi verbali.”
    La Presidente ha denunciato gli abusi e le intimidazioni che quotidianamente tutte le donne subiscono, ha dato voce a tutti gli abusi. Il libro di Wolf sarà per certi versi ingenuo e criticabile, ma sul punto degli effetti delle intimidazioni dice quello che ieri alcuni genitori di giovanissime ragazze – una morta suicida – hanno detto alla Camera. Quegli insulti non sono libera espressione, sono il contrario, perché tolgono libertà. In Canada il punto lo hanno colto, spero che lo coglieremo anche qui. Il rimedio non deve essere peggiore del male, concordo con Rodotà e molti altri/e, ma un rimedio va trovato.

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