Carlotta è una principessa rosa, ma trova la sua condizione noiosissima. Non è vero che un minuscolo pisello sotto cento materassi le faccia perdere il sonno e non vuole baciare i rospi del laghetto per vedere se diventano principi azzurri. Vuole invece solcare i mari, mettere un nome alle stelle, addestrare farfalle e andare a caccia di draghi.
Carlotta è la protagonista di C’è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa? di Raquel Diaz Reguera, uno dei primi titoli di Settenove. Ve ne avevo già parlato, e ora li ho fra le mani. Settenove è una casa editrice che fa quel che si dovrebbe fare: racconta altre storie, infrange stereotipi, sogna altri mondi. Si chiama così, spiegano, in “diretto riferimento all’anno1979. Un anno importante per le donne, nel quale le Nazioni unite hanno adottato la CEDAW, la Convenzione Onu sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna, che costituisce ancora oggi il parametro di riferimento per la condizione femminile in tutti gli stati aderenti. Un anno che vide la prima donna in Italia, Nilde Iotti, salire alla terza carica dello Stato e nel quale la Rai ebbe l’audacia di mandare in onda il documentario “Processo per Stupro“, di Loredana Rotondo, che portò l’opinione pubblica a riflettere sulla duplice violenza subita dalla parte lesa: lo stupro e il processo alla moralità della vittima, e dalla quale scaturì una proposta di legge di iniziativa popolare per una nuova legge contro la violenza sessuale”.
Settenove é: “una casa editrice indipendente, un progetto di prevenzione alla violenza di genere, un impegno contro la discriminazione, un contrasto agli ostacoli culturali, una proposta di nuovi linguaggi, pari opportunità tra le persone, diritti, rispetto, collaborazione”. Insomma, tutto quel che si sogna in un momento quanto mai aspro e rissoso anche tra i femminismi: perchè invece di dare corpo ai risentimenti adulti, comincia dalle bambine e dai bambini. E perché, per combattere la violenza, prova a lavorare sui meccanismi che la generano, invece di invocare pacchetti sicurezza o il bando per i maschi.
Dunque, date un’occhiata ai titoli: c’è la storia di un padre felice per il bimbo in arrivo, per esempio. E, per gli adulti, Meat market di Laurie Penny, dove si spiega che capitalismo e discriminazione sono più che connessi.
Procuratevi i libri, diffondeteli, chiedeteli al vostro libraio, fate pubblicità: perché questa è la strada da percorrere, comunque la pensiate, a qualunque genere apparteniate. Buona fortuna, Settenove, e grazie.
Grazie per la segnalazione! Ce n’è proprio bisogno di titoli come questo: le amichette di mio figlio giocano sempre alle principesse e a lui non resta nessun ruolo se non il principe azzurro (ma io mi annoio mamma!) oppure il cattivo…
Regalerò il libro alle bambine che conosco.
Anche ai bambini 🙂
Ovvio, anche ai bambini… e comunque sai bene come la penso… giusto ieri il mio figlio di 5 anni mi ha detto stringendo a se’ un pupazzo: Mamma stasera faccio che lui è il mio bambino, va bene?
Grazie per la segnalazione, li comprerò per i miei bimbi e per la biblioteca della scuola dove lavoro.