Girolamo De Michele sullo stato delle cose (filosofiche): l’articolo è apparso su Liberazione, due giorni fa.
Diciamolo francamente: il
panorama attuale della filosofia non è esaltante. Sono anni (c’è chi dice
decenni) che non succede qualcosa di nuovo, o quantomeno che accadono
pochissimi eventi memorabili. E il confronto con lo stato delle arti figurative
e letterarie, con le scienze cosiddette "dure", è tutto in perdita, e
non da oggi. Il più delle volte la filosofia contemporanea reagisce a questo
stato di cose con insofferenza, e si rinchiude in una sterile
autoreferenzialità, o nella reiterazione di antinomie (analitici/continentali,
logica/ontologia, libertà/tragicità), che un tempo avevano almeno la forza
della battaglia culturale, e che oggi risuonano sapute, banali, in fondo
rassicuranti. In questa situazione, che collide clamorosamente con l’entusiasmo
che la filosofia suscita nelle pubblica piazza (come dimostra il Festival di
Filosofia di Modena) Roberta De Monticelli ha pubblicato un aureo libretto dal
titolo modesto, Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi (Bollati
Boringhieri, 2006), che dovrebbe essere letto e meditato quantomeno da ogni
studente come introduzione al pensiero filosofico, un po’ come ogni apprendista
lettore di Platone dovrebbe leggere l’Eutifrone, uno dei punti di riferimento di De
Monticelli, che ne esalta la dimostrazione di come l’etica o è laica o non è etica, sfuggendo alle
trappole insite nel far dipendere il bene dal volere di Dio. Una ventata d’aria
fresca pervade questo libro, esemplare per metodo e capacità di tenere il
lettore avvinto al punto: e dall’allieva di Dummett, studiosa di Frege e
Husserl e traduttrice delle Confessioni di Agostino non c’era da
aspettarsi di meno. Il libro è solo apparentemente diviso in due parti: una
difesa della logica, attraverso un serrato confronto tra Heidegger e Frege,
prelude a una disamina del tema del "tragico" del male nei testi di
Dostoevskij e dei suoi principali interpreti, tra i quali ci sembra prevalere,
secondo la sensibilità dell’autrice, Pareyson. Sulla logica De Monticelli ha da
dirci, in sintesi, che la logica non è, come vorrebbero Heidegger e gli
heideggeriani (compresa, purtroppo, Hannah Arendt) una sorta di signoria o
dittatura del modo logico di porre la questione dell’essere sul pensiero.
Ovvero, non è affatto la riduzione della complessità del mondo alla scelta tecnico-funzionalistica
che deresponsabilizza l’individuo, men che meno l’imposizione di un’unica,
totalizzante modalità razionale di pensare: «la logica è preziosa perché ci
insegna non di cosa parlare e di cosa no, ma come parlare perché le
nostre proposizioni, di qualunque cosa parlino, abbiano la chance, la
meravigliosa possibilità di essere false». Logica ed etica sono i due termini
di una relazione che «non possono, almeno nella pienezza del loro essere,
sussistere indipendentemente dalla relazione»: la responsabilità etica insita
nel fare un’asserzione che sarà comprovata o confutata dalla realtà, sta nel
costruire l’affermazione «solo a condizione che noi li costruiamo in
modo che abbiano ben definita la condizione di verità». Il che non
implica l’abbandono delle "ragioni del cuore" o della poesia: citando
il noto adagio shakespeariano, De Monticelli afferma che la logica ci aiuta a
capire che ci sono più cose in cielo e in terra di quanto ne sappia la
filosofia. Proprio conoscendo con esattezza i confini della ragione che
argomenta io so, senza improprie confusioni, che oltre alla ragione ci sono
altri domini dell’anima, ai quali si può assentire per fede, piuttosto che
aderire per convincimento. La filosofia di Orazio proposta da de
Monticelli è questa felice sintesi tra la consapevolezza dei limiti del
pensiero logico-deduttivo e la responsabilità etica del parlare che la logica
comporta: «una cosa è aprire il pensiero filosofico al compito di pensare la
vita; tutt’altra cosa è sostenere che si possa pensare la vita soltanto al
prezzo di far violenza alla logica». Se questa violenza prevale, se bene e
male, giusto e ingiusto si confondono, entriamo in una sorta di regno tragico
in cui tutte le vacche sono oscure: è il tema del male, dell’interrogazione sul
suo perché che pervade i romanzi di Dostoevskij e dal quale discende la
riflessione contemporanea sul tragico. Secondo il pensiero
nichilistico-tragico, se Dio non c’è (o non ci fosse), ovvero se bene e male
sono valori relativi, allora tutto sarebbe permesso: «ma perché se Dio non c’è
le cose non dovrebbero avere qualità di valore, positive o negative?». In
verità deresponsabilizzante è la fede nell’origine divina dei valori, il credo
nel bene che è tale "perché Dio lo vuole". A questo pensiero De Monticelli
risponde ricordando quel fondamento dell’etica che consiste nella percezione
della differenza tra il bene e il male: tragico non è che il male esista, ma
che si sia dimenticata la differenza tra ciò che è lecito e ciò che non è
lecito fare, anche se non ci fosse alcun Dio. Sta all’uomo, alla sua
responsabile indipendenza da un’autorità ultraterrena, farsene carico.
Grazie per la segnalazione: dove si parla di DIOstoevskij compro a scatola chiusa o semichiusa come in questo caso.
Dal punto di vista filosofico, un’umanità capace di legiferare eticamente, riconosciuta come tale, con Dio o senza Dio, è pur sempre trascendente, e “divina”, e metafisica rispetto al singolo individuo… ma questo è un altro discorso, o forse è proprio lo stesso.
Non condivido la visione della filosofia che è in disgrazia. Anzi penso mai come ora forse sta diventanto attuale permeando il tessuto quotidiano. Si inizia ad andare dal filosofo invece che dal psicoterapeuta, le aziende assumo filosofi come formatori. Mai forse come oggi, se non nell’antica grecia,la filosofia è uscita dalle sale riservate a pochi per esser utile al mondo. E’ un corso che va incoraggiato anche se qualche “Barone” arriccia il naso.
Ps: Un filosofo come può esser pessimista? Perchè fa il filosofo allora?
(questo è un mio pensiero, scusate)
Max, nell’articolo io sottolineo il contrasto tra la dimensione pubblica che la filosofia sta assumendo e la crisi che sta attraversando. Se ci pensi, chi fa “filosofoterapia” usa più Platone che i contemporanei. Fermo restando che l’uso della filosofia come surrogato del prozak, dello psicanalista o del formatore d’azienda è, per me, uno dei segni della sua crisi. Libri come quelli di De Monticelli lasciano passare un raggio di luce in un ambiente tutto sommato molto nebbioso.
Perché mai un filosofo non dovrebbe essere pessimista? Io sono pessimista quanto allo stato delle cose (non solo in filosofia), ma non lo sono in generale, e non trovo alcun impedimento alla filosofia in una visione realisticamente pessimistica del presente: uno dei (pochi) vantaggi pratici della filosofia è l’abitudine allo sguardo sul lungo, a volte lunghissimo, periodo.
Per quanto riguara la scesa della filosofia nel quotidiano anche lavorativo son felice, la mia visione poi è che è talmente aperta la filosofia che dopo i “Platone” il resto è un continuo lavoro e restauro.
Per quanto riguarda il pessimismo, ritengo che l’uomo naturalmente scelga il piacere. Il filosofo non è una professione come l’operaio per arrivare a fine mese, ma fatta perchè piace, per cui mi risulta difficile che uno cerchi naturalmente il pessimismo.
Uso la filosofia per guardare nel lungo periodo e per capirne il bello.
Ma è solo un mio punto di vista
Se la filosofia appare in crisi forse non è per colpa sua. Anzi credo che il panorama sia molto attivo, basta dargli spazio. Il problema riguardo alle forme di filosofia come pratica di consulenza è che spesso si ritiene sia un momento di “svendita” alle masse del pensiero; invece il dibattito può mantenere un alto livello pur concedendo qualcosa di sè ai neofiti. Riguardo al libro di De Monticelli, che conosco solo tramite la recensione del blog, dice cose molto condivisibili, ma non sono certo delle novità spiazzanti!
http://freespaces.blog.kataweb.it/
Leonardo, c’è differenza tra “novità spiazzante” e “ventata d’aria fresca”…
A proposito del senso filosofico che emerge nel pensiero di Dostoevskij e il suo intrecciarsi alle riflessioni radicali di Leopardi, Nietzsche, Gentile, suggerisco a maria strofa e a chiunque sia interessato la lettura del libro Il muro di Pietra di Emanuele Severino.
La “Speculazione” – oggi – trova la sua défaillance sopratutto nello spirito affaristico di cui l’ente intelligente ne è (per così dire)risucchiato. Tuttavia, il morbo viene contratto già nella famiglia la quale non esercita più il suo prioritario ruolo educativo…Una quercia partorisce ghianda, non intelletti…Per cui, a mio credere,occorre restaurare dapprima la “psikè” dell’adulto affinché possa ritrovare il concetto di “Comsapevolezza”. Sono certo che Ella ha ben compreso il mio ragguaglio con la “Pedagogia” o, meglio, con la “Filodofia dell’ “Educazione”.
Saluti cordiali!
Mirko
Nell’attuale era non attribuite il dolo alla “Filosofia” se gli intelletti ne hanno smarrito il “senso” e la “necessità”…Infatti, non è la speculazione che si è distanziata dal dal “Logos”…bensì viceversa….
Mirko
Mirko, se tu parlassi come mangi forse capiremmo qualcosa di quello che pensi prima di parlare. Sempre che invece tu non mangi come parli :-/
Mirko, se tu parlassi come mangi forse capiremmo qualcosa di quello che pensi prima di parlare. Sempre che invece tu non mangi come parli :-/
TU NN DOVRESTI PARLARE DI FILOSOFIA….MA SOLO DI AGRARIA!! PRIMA DI SCRIVERE E OFFENDERE SENZA CONOSCERE – SCIMUNITO – USA IL “LOGOS”!!
dott. Mirko: laureato in filosofia : indirizzo pedagogico…
Sei un povero ridicolo e frustrato!!
“Dottor Mirko”. Non sono gradite frasi come l’ultima apposta nel Suo commento. Grazie.
Se non sono di buon auspicio le mie locuzioni….tanto meno dovvrebbero esserle di colui che per primo si è legittimato partorire ingiurie, per di più, a persone di cui misconosce lo spessore..Quindi se la “FILOSOFIA” è sinonimo di razionalità….cerchi di porre sulla bilancia i due contesti…Le rammento che alle ingiurie si risponde con le medesime…Tale assioma lo ratifica altresì la magistratura… Cerchi di usare equità…e non essere di parte…
Ossequi…
dott. Mirko
Mirko, se per te filosofia è mettere insieme paroloni altisonanti nella speranza di produrre un estasiato “ooh!”, non stupirti se non viene apprezzato dagli incliti e dai bifolchi lo spessore della tua cartavelina. Cercherò di usare il Logos (“IL“? toh, guarda: ancora del materiale archeologico che crede all’unicità del logos), possibilmente dando ascolto a lui (o “Lui“? boh…), e non a chi lo declina con abbreviazioni da sms: sai, il Logos è suscettibile, non credo sopporti gli NN.
La “Sua” replica “Signor NN” sembra un’enciclica il cui contenuto si ragguaglia al pensiero di un aspirante “Papa” partorito da un Istituto Agrario… I “Suoi” insulsi indiscreti sono frutti velenosi vomitati dopo aver ingoiato:”sconfitta”,”frustazione” insipienza”. “Lei” a quanto pare, misconosce sia l’accezione del “Logos” che della “Filosofia” ad esso annessa….Forse la “Sua” pseudo cultura la smarrisce in soffitta ove abitualmente si reca per filosofare sul comportamento dei babuini suoi simili? Legga e medita assai sul consecutivo costrutto(se riesce a decodificare il latino):OMINIUM RERUM RUDIS IGNARUS QUE EST!!
dott. Mirko: laureato in filosofia 110/110+lode(indirizzo pedagogico)alla “Sapienza”
P.S.
Ella farà molta strada….sicuramente quella circoscritta dal dialetto della “Sua” regione meridionale”: dimmi come parli e ti dirò chi sei!!
LO SPETTACOLO E’ APPENA INIZIATO!!
dott.Mirko
No. Finisce qui. E subito.
amo questa donna! 😉
Forse la discussione è stata chiusa, non so. Provo comunque a dire qualcosa succintamente. Ho letto il libro di De Monticelli e la bella recensione di De Girolamo,
e devo dire che sono d’accordo con lui e con lei. Una filosofia d’impostazione fenomenologica quale quella dell’autrice del testo, però, può al massimo produrre una ventata d’aria fresca, il che, visti i tempi che corrono fra nihilismi imperanti, pensieri deboli ecc. è già qualcosa. Manca non tanto una novità spiazzante (ogni presunta novità nasce sulla rielaborazione di “vecchietà”; è così che procede la cultura), ma un progetto che, a medio o lungo termine che sia, faccia breccia nell’era tecnologica d’acciaio, e si proponga di orientare eticamente il comportamento degli esseri umani. In altri termini, che piazzi qualche idea “diversa” nel supermercato del pensiero unico. Io faccio filosofia in pubblico, e credo che questa sia una delle funzioni più alte della filosofia.
saluti
cilo