FEMMINICIDIO, FEMMINISMI, SVISTE, PERICOLI

Dice,  non vorrai mica parlare del Don Piero di San Terenzo? Quello che sta sulle pagine di tutti i quotidiani? Quello che basta nominarlo, oramai, e tutti a dire peste e corna, giacché  non costa nulla dire peste e corna di un signore che, abito talare o meno, non sembra essere molto in sè?
Dico, sì, voglio parlarne, perchè mi sembra che fin qui le reazioni stiano andando in una direzione che rischia di far perdere di vista il problema (che c’è e resta, e va affrontato). Dunque, cominciamo dall’inizio.
Nel 2012 sono state uccise tante donne. Tantissime. No, il numero esatto non lo possiedo, perché a oggi non esiste un centro di monitoraggio che non sia volontario, e che vada a dirci quanti sono quelli che ancora la cronaca chiama “delitti passionali” e che si è convenuto di chiamare “femminicidi” (esiste il rapporto sulla criminalità del ministero dell’interno, però, e ci dice che mentre i delitti, in assoluto, calano, quelli che riguardano l’assassinio della ex moglie o ex fidanzata aumentano, e in questa sede, per ora, non aggiungo altro per non ridurre la faccenda a una rissa sui numeri. Ci sarà occasione, non dubitate). Le donne uccise sono, appunto, donne abbandonanti. Gli omicidi, uomini abbandonati.
Primo punto: questo non significa in alcun modo che chi affronta questo argomento, e lo denuncia, e cerca di immaginare come mettere fine alla catena di sangue sia:
– sostenitrice della guerra fra generi. Femminismo non significa, a mio parere, difendere le donne a prescindere. Se ti ha piantata il fidanzato, non prenderò le tue parti perché tu sei donna: questa è una questione che riguarda te, non i diritti e l’armonia della comunità in cui viviamo. Se ti presenti alle elezioni senza un programma che riguarda i diritti delle donne, non ti voterò solo perché appartieni al genere femminile. Se compi azioni che feriscono altre o altri, non ti giustificherò perchè sei donna. Affermare che le donne sono buone “a prescindere” è la peggior gabbia in cui possiamo essere rinchiuse. Femminismo, per me, è battersi perché le donne usufruiscano di pari diritti: cosa che, al momento, non avviene in settore alcuno.
– giustizialista. Ovvero, fautrice di un inasprimento delle pene. Non è aggravando la pena prevista che si cancellano i femminicidi. Occorre altro: formazione, prevenzione, mutamento culturale. Già detto e ripetuto.
Chiaro fin qui?
Il secondo punto riguarda non solo i femminicidi, ma il modo in cui si si usa la presunta inesistenza del fenomeno per colpire al cuore ogni rivendicazione che riguarda i diritti delle donne.
I femminismi sono barzellette, caricature, faccende da signore snob, frigide e bacchettone. Questo è il messaggio che passa in ambito laico da un anno a questa parte: e ci sarà pure, come è inevitabile, una banalizzazione di contenuti – come sempre avviene quando un fenomeno esce dalla nicchia; e ci sarà pure chi sui femminismi ha fatto due conti (anche tre) per proprio calcolo elettorale o di visibilità. Ma questo non può e non deve annullare ogni discorso in favore del filo di perle e della tazza di te’ della parodia che ne viene offerta.
I femminismi hanno distrutto la vera essenza del femminile, che è sacrificio e mansuetudine e sottomissione e annullamento del sè. Questo è il messaggio che passa in ambito cattolico, in una gamma che va dalla apparente soavità delle scrittrici che vorrebbero intitolare le scuole alle donne che sono morte per aver rifiutato di curarsi il cancro e salvare il nascituro fino al can can mediatico di don Piero.
Già, don Piero, che ha appena abbandonato il sacerdozio (anzi no: non ci pensa proprio, ma fermiamoci qui). Non so se qualcuno se ne sia accorto: ma il famigerato volantino affisso nella bacheca della Chiesa non era farina del sacco del talentuoso sacerdote, ma il copia e incolla di un post di Pontifex, sito ultras di cui si era già parlato poche ore prima.  Capito come funziona? Si scrivono due righe (e io ammetto di averlo fatto) su un social network dicendo, in sostanza, ma guarda questi di Pontifex a che punto arrivano. Seguono condivisioni a valanga. Segue rilancio del prete di Lerici e il caso decolla dai social a giornali e televisione. Don Corsi lo ha fatto per convinzione? Non ci credo. L’ha fatto per i soliti cinque secondi di microfama: perchè, come diceva Lucifero-Al Pacino in un vecchio film, la vanità è il peccato preferito del diavolo.
Dunque? Dunque, bisogna imparare a parlare di femminicidio. Non solo i mezzi di comunicazione devono farlo. Dobbiamo farlo noi, che siamo ormai, ognuno nel proprio ambito, comunicatori. Dobbiamo imparare a riflettere per far passare il messaggio giusto. Dobbiamo trovare le parole. Non dobbiamo semplificare, per nessun motivo. Perché il rischio è quello che la semplificazione cannibalizzi e annienti quanto è stato fatto e il moltissimo che resta da fare. E dobbiamo anche sapere che è molto più deprecabile la definizione dell’elettrice italiana da conquistare (presidente Anci, Graziano Delrio, marzo 2012: il governo “deve aprire gli occhi, badare ad Angela (Merkel), ma anche alla signora Maria che ha il marito in cassa integrazione’’) degli astuti vaneggiamenti che vengono da Lerici.  Perché a me quel “signora Maria” puzza tanto di casalinga di Voghera. E quel tempo è, o dovrebbe essere, finito.

79 pensieri su “FEMMINICIDIO, FEMMINISMI, SVISTE, PERICOLI

  1. breaking: il prete dice che lascia l’abito talare, le boiate che ha affisso hanno provocato un salutare sussulto e persino la chiesa ne ha preso ufficialmente le distanze
    gioco, partita e incontro, poi ditemi che Pontifex non serve a niente, serve precisamente a stanare gli ipocriti che quelle cose le dicono comunque all’orecchio dei fedeli quando nessuno può accorgersene, in questo senso è come un sensore piazzato nel cul…ehm… nel cuore del cattolicesimo oltranzista

  2. Intanto auguri laicissimi a te, Loredana, e a tutti i frequentatori di questo blog. E’ una mattina un po’ pigra, al lavoro siamo in due e la chiacchiera mattutina caffè – sigaretta con il collega si è protratta un po’ di più. Per commentare il fatto che nella cosiddetta agenda Monti (lui l’ha letta, io non ancora e penso di farlo in serata, con i pupi addormentati) di temi etici non si parla, e che questo non è percepito dai più come un limite: lui, io, abbiamo provato a far riflettere amici e conoscenti sul fatto che non di solo pareggio di bilancio è fatta una democrazia, e che anzi mutilarla di ogni aspetto etico significa ammazzarla; senza risultato alcuno, né da parte sua né da parte mia. E non stiamo parlando di bigotti o di trinariciuti, no: stiamo parlando per lo più, anche se non solo, di quelli che nel marketing si chiamano “affluent”: gente con laurea, master, tenore di vita piuttosto elevato e orientamento “progressista”, qualsiasi cosa voglia dire questa parola. Radical chic, si sarebbe detto una volta. Che però non hanno sviluppato la benché minima sensibilità rispetto a cosa il vivere associato dovrebbe significare. Non credo di stare andando OT, perché per costoro – che mi sembra siano decisamente la maggioranza, in questo paese – il femminicidio è una tematica assolutamente affine a quelle di carattere etico in quanto a peso specifico: vale zero, punto e basta. E’ percepito, al più, come un problema di ordine pubblico. Tornando all’agenda Monti, che ormai possiamo dire con certezza essere la tavola della legge per questo paese nel prossimo decennio, se ho ben capito di donne si parla solo per dire che va rimosso ogni ostacolo al loro pieno impiego produttivo. Sacrosanto, ci mancherebbe altro. Ma questa unidimensionalità, questo schiacciare gli esseri umani sulla loro coordinata economica e solo su quella, io lo trovo pericoloso quanto e più di una dichiarazione di guerra. E questo è un discorso che, nel momento storico che stiamo attraversando, secondo me precorre tutti gli altri: dobbiamo prima riappropriarci della nostra complessità di esseri umani, perché solo armati di quella complessità potremo ridare efficacia, profondità e colore all’azione politica. Da cui nessun tema comune può prescindere, e tanto meno la lotta al femminicidio.

  3. Il virus è nelle parole, nei gesti , nei comportamenti del quotidiano. Monti nella sua conferenza stampa si è soffermato sulle donne. Ingenuamente ho pensato “ora lo dice”. Non solo non lo ha detto una parola sul femminicidio ma ha invitato le donne a fare più figli. Ci rendiamo conto?
    Ciao Loredana

  4. Segnalo, OT ma non troppo con riferimento al discorso ampio che credo vada avviato, questo pezzo di Barbara Spinelli:
    http://www.repubblica.it/politica/2012/12/27/news/moderatamente_europeo-49496435/?ref=HREA-1
    Estraggo un brano dalla parte finale:
    “È significativa l’assenza di due vocaboli, nell’Agenda. Manca la parola democrazia (tranne un riferimento alle primavere arabe e alle riforme europee “democraticamente decise e controllate”) e manca la laicità: separazione non meno cruciale in Italia.
    Diceva Raymond Aron di Giscard d’Estaing, l’ispettore delle Finanze divenuto Presidente nel ’74: “Quest’uomo non sa che la storia è tragica”. Qualcosa di simile accade a Monti, e un esempio è il modo in cui pensa di risolvere la questione Vendola, espellendolo dall’union sacrée perché le sue idee “nobili in passato, sono perniciose oggi”. Quel che il Premier non sa, è che Vendola impersona la questione sociale che fa ritorno in Occidente, assieme alla questione dei diritti e di un’altra Europa. Quel che pare ignorare, è che pernicioso non è Vendola. È il malessere che egli denuncia. Della sua voce abbiamo massimo bisogno.
    Non sono semplicemente idee, quelle bollate come perniciose. Sono il vissuto reale in Grecia, Italia, Spagna.”

  5. Una delle poche cose interessanti dei socialcosi è la loro capacità di “misurare” l ‘umore e il pensiero della massa. Li possiamo intendere come una cartina tornasole, non precisissima ma in grado di misurare l’ acidità o basicità della massa. Di questi tempi vedo parecchi giovani che stigmatizzano le “uscite” dei loro genitori davanti al tubo catodico, in favore dei vari politicanti di lungo corso e degli esecutori europei. Questo mi dice che “la casalinga di Voghera” è ben lungi da essere in via di sparizione, per un semplice motivo anagrafico, e così il suo omologo maschile, da me chiamato “il leghista di Voghera”. Anche i “radical chic” citati sono ben lontani dalla via dell’ estinzione. Bisogna dunque rivolgersi esclusivamente ai giovani, perchè per le categorie citate, a mio avviso, non ci sono più speranze, neanche nel caso in cui il loro status sociale e le loro possibilità economiche subiscano un rovescio. Nel frattempo, aspettando la nuova generazione, l’ unica lotta possibile è quella di difesa, possibile solo se lotta di classe, lotta di classe che non esclude certamente il femminismo ma, al contrario, deve porre come elemento centrale proprio la donna. Sono convinto che saranno le donne la “chiave” per iniziare il cambiamento ed educare le future generazioni. L’ unico ostacolo è quello della pigrizia, dell’adagiarsi su un ferale “tanto non si può far nulla”. E riguardo alle “trappole” in cui si può cadere sono d’accordo su quanto detto nel post, in particolare sulla semplificazione, anch’essa figlia della pigrizia, il secondo peccato preferito dal diavolo.

  6. Loredana, ancora una volta grazie e auguri. Ti segnalo che a Trieste la vicesindaco (con delega alle Pari Opportunità) Fabiana Martini si sta proprio occupando di questo. Io estenderei il discorso: dei femminicidi si parla molto e male, delle situazioni che li generano no e della violenza contro le donne male e poco.
    Come ti ho scritto, nel nostro piccolo ci stiamo provando con il progetto Rinarrate su bora.la, e le difficoltà non mancano (ma le soddisfazioni pure). Appena trovo un minuto, te ne scrivo con calma.
    Auguri anche a tutto il commentarium, per un 2013 migliore.

  7. “bisogna imparare a parlare di femminicidio”… SI’, ma bisogna trovare nuove parole per parlare delle donne in generale.
    Più passa il tempo e più delle donne si parla con “format” e abitudini che a nessuno viene in mente di mettere in dubbio. Neanche alle donne.

  8. Voi donne siete sempre brave a recitare il ruolo delle perseguitate, ogni volta che vi si dice “a” saltate sempre sulla sedia.
    Se questo libro lo avessero dedicato a voi non oso pensare cosa avreste fatto:
    “101 Motivi per cui le Donne Ragionano con il Cervello e gli Uomini con il Pisello”
    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__101-motivi-per-cui-le-donne-ragionano-con-il-cervello-e-gli-uomini-con-il-pisello.php
    Ovviamente se viene dedicato a noi allora vi va tutto bene, vero? W il “rispetto reciproco”!

  9. Caro Claudio, se avessi letto il post, forse avresti capito che va esattamente nella direzione opposta a quella che ipotizzi. Quanto al libro, per sventura ne esistono molti di più sull’idiozia femminile. Ma sono nefasti entrambi. Se non si fosse capito, lo stereotipo donna vittima uomo predatore porta sciagure a tutti e due. A tutti e due.

  10. Libri sull’!idiozia femminile! non ne ho mai visti, ma ne ho visti tanti contro gli uomini, e non mi risulta che lei abbia mai scritto un articolo per condannarli (anche perché sennò salta lo stereotipo che le donne sono sempre vittime e gli uomini sono sempre colpevoli)
    “101 Motivi per cui le Donne sono più Intelligenti degli Uomini ma non Sono al Potere”
    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__101-motivi-per-cui-le-donne-sono-piu-intelligenti-degli-uomini-ma-non-sono-al-potere.php?idsearch=4337426
    “Io odio gli uomini per 222 buoni motivi”
    http://www.ibs.it/code/9788865060285/odio-gli-uomini.html
    “Peter Pan e gli uomini che hanno paura di crescere”
    http://www.stampalternativa.it/wordpress/2009/10/05/peter-pan-e-gli-uomini-che-hanno-paura-di-crescere/
    “Le Donne Vengono da Venere, gli Uomini… dall’Inferno”
    http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__donne_vengono_venere_uomini_inferno.php
    “Sono Tutti Uguali
    Tutto quello che vi serve sapere sugli uomini”
    http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__sono-tutti-uguali.php
    “Falli soffrire. Gli uomini preferiscono le stronze”
    http://www.ibs.it/code/9788838471117/argov-sherry/falli-soffrire-gli.html
    “Antonella Boralevi
    PRIMA CHE IL VENTO
    Una storia struggente sul coraggio delle donne e la vigliaccheria degli uomini.”
    http://rcslibri.corriere.it/rizzoli/popup/novembre04/1700457.htm

  11. Claudio, si vede che era distratto. Credo che sia ancor più distratto perchè viene a fare l’elenchino sotto un post dove si parla esattamente contro gli stereotipi della vittima e del colpevole. Per la cronaca, la definirei distratto anche se le fosse donna, omosessuale, transgender, altro. Saluti.

  12. Non mi risulta che lei abbia mai criticato le donne, e difeso gli uomini, né che abbia mai scritto mezza riga contro gli stereotipi su di noi (se vuole gliene elenco un po’ di quelli molto diffusi)

  13. “Maschilismo” vorrebbe dire superiorità del maschile sulle donne, mentre “femminsmo” vorrebbe dire “pari dignità”, un po’ come se dicessi che “interista” significa tifare per l’Inter e “milanista” significa tifare per tutte le squadre, oppure che “cristiano” significa devoto alla religione cristiana e “musulmano” devoto a tutte

  14. Si sbaglia. Critico eccome le donne, naturalmente quando e se vale la pena. Insisto sul fatto che gli stereotipi sono sempre negativi. Questo, però, non significa dimenticare i fatti: i fatti sono minor lavoro, stipendio inferiore, servizi nulli per quanto riguarda le donne. E, per quanto riguarda la morte delle medesime, un tasso di femminicidi che è comunque in aumento. Ripeto. Questo non significa dire “uomini cattivi e predatori-donne vittime”. Significa che esiste un problema, e che dovremmo occuparcene sia lei che io. Negarlo non serve. Serve lavorarci. Insieme, possibilmente.
    Ps. Con questo, la invito anche a esprimere un pensiero compiuto in un commento, senza invadere lo spazio con una serie di interventi consecutivi. Ancora una volta, l’invito prescinde dal genere sessuale di appartenenza, e vale per tutti. Grazie.

  15. @Claudio: come epitome di un intero genere che mette al centro una certa rappresenrtazione del femminile, le propongo un titolo immortale: “Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda”. E’ vero che Loredana Lipperini, almeno a mia memoria, non ha mai recensito questo capolavoro della patria filmografia; il quale, pur non configurandosi come libro, se approfondito con la dovuta diligenza dovrebbe tuttavia coprire abbondantemente la grave lacuna culturale da lei denunciata (“Libri sull’!idiozia femminile! non ne ho mai visti[…]). Auguri.

  16. invitare le donne a fare più figli non è un insulto di per sè.
    lo diventa quando lo dice un orrendo primo ministro che ci ha affamato ulteriormente e che ci affamerà sempre più grazie alla compiacenza di partiti e sindacati, tutti inchinati davanti agli speculatori.
    sul fatto specifico, non c’è bisogno di dire molto altro.
    ricordo però che un Giuliano Amato disse che molte donne abortiscono per non rinunciare alle vacanze e una Anna Finocchiaro, sollecitata da un giornalista riguardo questa dichiarazione, disse a sua volta che a un intelligentissimo come Amato si perdona tutto …
    il fatto è che la libertà di pensiero prevede anche questo, che piaccia o no e l’importante è saper contrapporre argomenti e comunque tutto è meglio, secondo me, dell’ipocrisia (chè molti uomini, anche quelli al di sopra di ogni sospetto, la pensano come quel prete di Lerici, e anche molte donne …)

  17. Secondo me il problema non è quello che dice Pontifex o quello che dice il prete misogino. Gli uomini misogini esisteranno sempre. Il problema è che rischiano ancora di essere più forti di noi, perché essere uomo, oggi, significa avere più probabilità di lavorare, di fare un buon lavoro, di avere un buono stipendio. E la Chiesa è ancora potentissima. Se le donne avessero la forza anche economica (e non solo “culturale”, scusate se semplicizzo ma cercate di capirmi) che oggi non hanno, gli uomini come quelli riceverebbero sputacchi in faccia anche dalle bambine (e dai bambini) di prima elementare.

  18. Quello che dice Pontifex e’ da temere, non e’ l’opinione di qualche sciroccato, piuttosto la linea di una parte della chiesa, quella più conservatrice. In alcuni punti tange con quelle che sono le linee guida del Vaticano ed e’ questo che i cattolici, anche quelli più progressisti, non vogliono prendere in considerazione. Se convenga ignorarli od opporcisi non mi e’ chiaro, certo che quando la risonanza ha preso piede meglio fare resistenza.

  19. Ora le cose stanno così: da una parte c’è un potere immenso, quello della Chiesa, che ha la capacità di elargire lavoro, aiuto, favori e via dicendo. Dall’altra parte c’è una società impoverita in generale, in cui le donne sono particolarmente vessate. Se i rapporti di forza fossero diversi io sono convinta che le bambine e i bambini sputerebbero in faccia anche al Papa in persona. Che buona parte della Chiesa sia composta da gentaglia che odia le donne e che ha una visione della società terrificante è chiaro. Ma il problema non è che ci sia questa visione, quanto che questa visione abbia dalla sua ospedali, imprese, luoghi di accoglienza, fondazioni e via dicendo.

  20. Adrianaaaa rischia di avere ragione. Una società come la nostra, in cui i cittadini ignorano del tutto il funzionamento della macchina dello Stato e la dimensione del fiume di denaro che viene convogliato verso la chiesa cattolica di Roma, è probabilmente destinata a salutare come benefattori i propri aguzzini, quando questi elargiranno in forma di elemosina le briciole del bottino che hanno predato. E sarà additato come mostro chi li denuncerà, reo di malevolenza verso chi “fa del bene”. Che è l’argomento principe usato non da oggi dalle gerarchie ecclesiastiche, rappresentanti dell’unica onlus a cui non viene richiesta la benché minima certificazione di spesa per verificare la destinazione delle risorse enormi che ogni anno le vengono trasferite.

  21. Riguardo alla benficenza mi permetto di citare Wilde: “Le persone scoprono di essere circondate da una spaventosa povertà, da una spaventosa bruttezza, da una spaventosa fame. È inevitabile che tutto ciò le commuova. Di conseguenza, con intenzioni ammirevoli ma male indirizzate, con la massima serietà e molto sentimentalismo, si impegnano nel compito di rimediare ai mali che vedono. Ma i loro rimedi non curano la malattia, non fanno che prolungarla. Di fatto, i loro rimedi sono parte della malattia. Cercano di risolvere il problema della povertà, per esempio, tenendo in vita i poveri o, nel caso di una scuola molto avanzata, divertendoli. Ma questa non è una soluzione, è un aggravamento del problema. L’obiettivo giusto è cercare di ricostruire la società su basi che rendano impossibile la povertà. E le virtù altruistiche hanno di fatto impedito il raggiungimento di questo obiettivo. (…) I peggiori schiavisti erano quelli che si comportavano gentilmente con i loro schiavi, e così impedivano che l’orrore del sistema fosse compreso da coloro che soffrivano per sua colpa e da coloro che lo osservavano. (…) La beneficenza degrada e demoralizza. È immorale usare la proprietà privata per alleviare i mali orribili causati dall’istituzione della proprietà privata”. E credo che questo valga in parte anche per chi “usa” le donne all’ interno di un sistema maschilista, magari nominando ministri donna, al solo scopo di rassicurare e cercare consenso, ma in realtà fornendo un rimedio che è parte della malattia.

  22. Grazie Loredana
    per aver centrato il problema
    per averlo rimesso nella giusta direzione
    e per cercare di andare al di là della mipia da cui siamo colti ogni volta che la questione femmini9le viene sollevata
    Grazie per aver esplicitato il malessere forse di una nicchia di persone che sono preoccupate per il prossimo futuro
    che non vedono profilarsi al orizzonte politco nessun segno reale di cambiamento e di assunzione di responsabiltià
    Vivo da anni in Francia e chheché ne dicano i corrsispondenti italiani la situzione non è poi così diversa
    la discriminazione esiste eccome
    l’unica reale differenza è che qui esiste uno stato in Italia non non esiste si stya facendo
    e che è ancora per poco un paese apparentemente laico nonnancora per poco dominato dall’ideologia religosa
    La lotta contro la discriminazione per l’ affermarsi e il concretizzarsi dei diritti pewr cui abbiamo lottato negli anni 70 è una lotta internazionale
    e bisogna cominciare dal paese d’origine
    con piccoli passi come stai facendo tyu e fanno altre blogger
    e bisogna cambiare il linguaggio e mai abbassare la guardia
    dobbiamo essere vigilanti e non miopi
    e sopratutto mai tacere far valere e sentire la nostra voce non solo in rete ma anche e sopratutto fuori dalla rete come fai come facciamo intanti noi invisibili iimperituri idealisti

  23. Concordo con l’analisi di Loredana e su tutte quelle forme di femminismo imperfetto che deprimono, invece di aiutare, la nostra lotta al femminile per l’eguaglianza tra i generi. Di diverso direi che un’inasprimento delle pene per i reati di violenza sulle donne non sarebbe male. L’uomo é anche un gran fifone, ricordiamocelo. Qui in Italia in molti hanno ancora l’idea di poterla passare liscia quando si tratta di “delitto passionale”.
    Faccio un passo indietro, ritorno a “donne abbandonanti, uomini abbandonati”, perché questo é il problema di fondo: ci scegliamo male, in modo superficiale, secondo criteri che si dimostrano debolucci a supportare una decisione di comunione di vita. Così le decisioni falliscono, le coppie si spezzano e il dolore provoca nei più deboli dei più deboli le aberranti reazioni violente che conosciamo. Il fatto che il più debole in questi casi sia l’uomo non é un’opinione, é statistica sui libri di psicologia.
    Io dico che se siamo le più forti nel momento della separazione dobbiamo essere anche le più sagge nel momento dell’unione. É una grande responsabilità scegliere l’uomo che ci vivrà accanto, pensiamoci tre volte prima di farlo, non precorriamo i tempi della convivenza. Perché, ormai l’abbiamo capito: lui faticherà tantissimo a riconoscere un fallimento di coppia, anche qualora sia evidente, perché l’uomo si appoggia alla sua donna, scambiandola per la sua mamma, anche quando non la ama più.
    Dunque spetta a noi, ragazze, essere migliori, anche nel momento della scelta.

  24. la Chiesa Cattolica ha potere e privilegi enormi e li manterrà finchè glieli continueremo a garantire noi con il nostro conformismo religioso.
    continuare a lamentarsene quando per primi si è fautori di un simile stato di cose, appare sempre più assurdo e ridicolo.
    basta poco, un minimo di coerenza con le proprie idee, tantopiù oggigiorno.

  25. Trovo molto condivisibile e equilibrato il post, cara Loredana. Neanche io ragiono per generi.
    Sarebbe anche troppo facile dare addosso al signor prete e allo scritto di Pontifex, che è un cumulo di sciocche idiozie (non è casuale la forzatura lessicale di “sciocche idiozie”).
    Però: c’è il classico però, e penso che per una completezza di temi del dibattito e per una conseguente maggior efficacia dello stesso, penso vada affrontato, pur nella sua “scivolosità”.
    Quando si parla di “autocritica” della “donna”, io non la intendo certo nel senso di questo scritto volgare di Pontifex: la intendo nel senso di consapevolezza o meno di come ci si propone nel mondo, soprattutto dello spettacolo; intendo: Michela Murgia per esempio fa un lavoro di critica su lessico giornalistico, che a suo parere tende a una de-responsabilizzazione del carnefice: cioè lavora su una parte che lei ritiene importante per cominciare a cambiare le cose: ossia le parole sono pietre. Condivisibile o meno, è la sua rispettabile strada.
    Ma se le parole sono pietre, le immagini sono asteroidi? Intendo il fatto che molte donne si prestano a “fomentare”, sia in tv che nella pubblicità, l’immagine della donna come “corpo”: ma perché le critiche vanno sempre ai poco originali sceneggiatori di spot e trasmissioni, e raramente alle donne che si prestano a essere utilizzate così?
    Io non credo che quelle donne siano sempre vittime o manchino di consapevolezza e che dunque siano ingranaggi di una macchina “culturale” ormai solida (anche perché si farebbe loro gran torto, dipingendole come bambole senza cervello che fanno gli “oggetti” perché non hanno la capacità mentale di esserne consapevoli), ma penso che molte lo facciano con consapevolezza (Belen mi pare tutto tranne che ingenua, e gioca col ruolo di donna-oggetto: è libera di farlo, per carità, però quando critichiamo la società maschilista e il ruolo umiliante della donna, ricordiamoci anche delle Belen, delle veline, delle letterine che volontariamente fanno ciò che fanno, e non solo degli sceneggiatori).
    E noto che spesso la stessa donna utilizza il suo corpo, anche per manifestazioni benefiche: quando vediamo le modelle nude contro la caccia o la fame nel mondo o il riscaldamento globale, perché usano il loro corpo, dando così forza (anche se per ragioni “benefiche”) al fatto che la donna abbia “solo” il corpo per farsi sentire? Tra l’altro, con una nobile causa sotto, si rafforza paradossalmente l’equivalenza “donna=corpo” e le si dà dignita anche “culturale”, perché quasi non ci si vede nulla di male nel farlo per una “buona causa”.
    Raramente vengono usati nudi di uomini per cause simili.
    Tutto ciò, e non solo le parole sbagliate denunciate da Michela Murgia, concorre (insieme a tanti altri aspetti socio-culturali che ora non sto ad elencare perché già sappiamo di cosa parliamo) alla creazione dell’immaginario di “donna-oggetto”.
    Vorrei specificare, visto che è meglio essere precisi che vaghi su questo tema, che non dico certo che “le donne” si cerchino la morte e le violenze: è una colossale fesseria.
    Cerco solo di avere uno sguardo il più possibile vicino ai 360 gradi su questo tema.
    Su tutto sono dunque d’accordo con te, però in effetti nel dibattito andrebbe messo in primo piano anche questo aspetto.

  26. E specifico che mi riferisco all’immagine “mediatica” di alcune donne, non certo alle abitudini private di chi indossa o meno “abiti succinti” (per citare il pezzo pubblicato dal prete), dando per scontato che si sia liberi di farlo senza sentirsi insultare o addirittura considerare responsabili (da persone che definire trogloditi culturali sarebbe riduttivo) di violenze subite.

  27. e dal discorso dichiaratamente reazionario e fascista di Pontifex (“copritevi sennò vi violentano!”) siamo passati al discorso politically correct e falsamente progressista di Pier (“copritevi perchè fomentate l’immagine della donna-oggetto”)..difficile dire quale sia il peggiore…anche perchè entrambi i discorsi, quando sono fatti da uomini etero, nascondono (ma è la mia personale opinione) un non detto che gli uomini nemmeno sotto tortura confesseranno: “copriti perchè io mi vergogno di quello che provo quando ti guardo, copriti perchè ho paura di te e del tuo corpo”..il problema è interamente o quasi interamente maschile..e se gli esponenti del mio sesso, invece di far prediche (catto-fasciste o catto-progressiste che siano) accettassero serenamente ciò che provano senza esorcizzarlo e non scaricassero sull’altro sesso la loro incapacità di gestirsi sarebbe meglio..perchè è questa incapacità o non-volontà di accettare di avere certe pulsioni, certe sensazioni per poterle poi gestire bene, il pericolo vero per le donne e non solo, più di qualsiasi velina. Su una cosa Pier ha pienamente ragione: veline e letterine no sono bambole senza cervello..sulle capacità cerebrali di altri soggetti non mi pronuncerò

  28. Caro Paolo,
    io non ho mai detto “copritevi perché fomentate l’immagine della donna-oggetto” (dovrebbe fare attenzione nell’utilizzare i virgolettati, invece di piegare frasi altrui a suo uso e consumo), perché non è il corpo scoperto in sè che crea l’oggetto: ma è l’atteggiamento, l’essere ammiccante (pensavo fosse sottinteso, mi pare elementare, ma visto che per lei l’elementarietà non è di casa, lo specifico). Sfido a dire che Belen o le veline o le letterine non siano ammiccanti: si parla tanto di “donna-oggetto”: mi dica solo da dove nasce questa figura, e da cosa è generata; esiste o no? La sto inventando? è generata da tutti, uomini e donne, è responsabilità di tutti, io non do colpe, ma penso sia costruttivo cercare responsabilità in un campo e nell’altro, anche in quelli che paiono scomodi. Poi se vogliamo, o vuole, continuare a ignorare un aspetto del problema, faccia pure.
    Detto ciò, mi pare che il politicamente corretto sia lei, non io: che non sono neanche progressista. Così come non ho nessuna repressione sessual/morale e vivo serenamente il rapporto col corpo degli altri/e, senza pansessualismi.
    Per cui non vedo come possa, istericamente nel suo commento, sapere come io sia fatto e addirittura supporre che possieda “non detti che nemmeno sotto tortura confesserei”: lo deduce da un post? Ragiona per categorie, vedo, visto che pensa che gli uomini possiedano questi non detti (tranne lei, immagino). Chi è più reazionario, allora?
    Dal commento deduco dunque che la sua mente sia piena di preconcetti, e lo dimostra la sua aggressività.
    E siccome non voglio farmi trascinare in risse ma discutere con tranquillità, la saluto e mi congratulo per la sua capacità di giudicare il prossimo dalla lettura di due righe di un commento.

  29. va bene..basta sostituire il “copritevi” con il “non siate ammiccanti” e la sostanza non cambia.
    Ho anch’io i miei “non detti” e i miei problemi, le mie difficoltà come tutti, e come tutti o quasi credo, cerco di lavorarci su.
    comunque se mi dice che lei non ha alcun problema col sesso, non mi resta che essere contento per lei.
    Saluti

  30. Ri-specifico che a me che una donna o un uomo “comuni” indossino questi famosi “abiti succinti” non mi fa né caldo né freddo, sono liberi e sono libero anche io di farlo, non si devono certo coprire e non sono talmente stupido da pretenderlo.
    E, mi perdoni, tra lo “scoprirsi” e “l’essere ammiccante” non è vero che la sostanza non cambia: c’è anzi un abisso.
    Io parlo dell’immagine mediatica di alcune donne: la questione è ben diversa. E ne parlerei anche se stessimo discutendo di uomini oggetto: ma purtroppo la donna oggetto è dominante quantitativamente.
    Se poi per lei è normale che ci sia un ammiccamento quasi onnicomprensivo e un pansessualismo esasperato anche nelle pubblicità di colle o siliconi, beh la pensi pure così.
    Un saluto.

  31. se ci limitiamo agli spot le dico che usare il sesso esasperato per promuovere dei prodotti che peraltro non hanno alcun nesso col sesso, l’eros e la seduzione (tipo cellulari o colle) mi sembra sopratutto un segno di scarsa creatività da parte dei pubblicitari e mi fa tristezza più che altro..poi parlando di tv, provo tristezza anche quando mi capita di guardare Forum, sopratutto quando parlano alcuni del pubblico..anche se là non ci sono ragazze ammiccanti.
    Comunque, io continuerò a pensarla come mi pare, lei faccia altrettanto
    La saluto di nuovo

  32. @ Pier
    Ma il problema non è la donna-oggetto che non vuol dire nulla, anche se rende l’idea, è quanta possibilità ha la donna di scegliere. Belen o chiunque altra fa benissimo a fare quel che fa, e non genera nessuna idea di donna oggetto in me, e neanche di puttana per arrivare al dunque. L’umiliazione che si vede o che si è vista dipende dal contesto e dalla volontà di umiliare di chi guarda e di produce certi programmi. La responsabilità non può essere in ogni caso della donna, perché maschilismo e sessismo nascono prima della tv. Sarebbe come dire che se una donna si prostituisce poi alimenta l’idea negli uomini che le donne siano puttane e dunque bisogna criticare le donne che si prostituiscono. No, va criticata l’idea, è quello che ci deve interessare, poiché una donna è libera di prostituirsi, ammiccare e comportarsi da oggetto se vuole. Ovvio che in una società le cose intersecano e dunque la tv influisce sulle discriminazioni che subiscono le donne, e certamente il maschilismo e il sessismo sono alimentati anche dai comportamenti di alcune, ma non è criticando le donne che si risolve, perché si genera una distinzione morale tra donne per bene e donne per male, che è la stessa che si vuole eliminare.

  33. i rom subiscono il razzismo, e noi critichiamo il razzismo, non critichiamo anche i rom che rubano, per quello c’è la polizia, come per tutti.

  34. Alesina e Giavazzi sul Corriere.it di oggi: “Il programma di Monti si occupa esplicitamente di famiglia e di occupazione femminile, ma anche qui proponendo di allargare lo spazio occupato dallo Stato: «Va incoraggiata la più ampia creazione di asili nido». La soluzione non è questa, bensì, come lo stesso programma indica in un altro punto, detassare il lavoro femminile e lasciare che le famiglie decidano come meglio credono la cura dei figli”. Questo è il liberismo, ed è l’ idea di fondo su cui si regge l’ Ue. O la cambiamo, o sono cavoli amari. Per donne e uomini.

  35. Pier pone un problema delicatissimo. La reazione più semplice è: “ognuna può decidere cosa fare del proprio corpo”. Ma il discorso sull’autodeterminazione, a mio parere, va inquadrato nei tempi attuali. Perché scegliere “per sè” dovrebbe significare “scelgo in completa autonomia, dopo aver ponderato i modelli di riferimento”. Ora, quel che si è detto molte volte, da queste parti, è che quei modelli sono pochissimi. Due, in sostanza: santa e puttana, come ai vecchi tempi. Per questo, prima dell’autodeterminazione, dovrebbe venire la riflessione sugli stereotipi. Maschili e femminili. Per questo, e soprattutto per questo, bisognerebbe come atto primario lavorare per introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, laddove evidentemente si ragiona anche di emozioni, modelli – appunto – affettività. Personalmente, credo che l’ossessione del corpo, specie femminile, sia un problema. Vedo però che molto difficilmente viene affrontato.

  36. @+°
    Il paragone col razzismo secondo me è un po’ forzato, sono due cose completamente diverse.
    Il mio discorso non porta alla distinzione tra donne per bene e donne per male, perché io ribadisco che Belen è libera di fare ciò che vuole, e io non la giudico certo per questo. Ma, assieme all’essere liberi di fare ciò che si vuole, si affianca sempre (per almeno una questione di obiettività e maturità, si spera) il concetto del prendersi responsabilità e conseguenze dei propri comportamenti: siccome Belen (ora non sto facendo un discorso personale su di lei, la prendo come “esempio” per semplicità) non vive in un mondo ideale o in una campana di vetro, ma in un mondo in cui il pansessualismo, soprattutto femminile, cresce dappertutto sui media, si renderà conto che la sua “immagine mediatica” è potentissima (più delle parole) e comunica, volente o nolente, certi messaggi: da cosa nasce secondo lei una pubblicità di un salume, della quale si parlava qualche giorno fa, in cui una BAMBINA ammiccava a un bambino (“l’uomo è cacciatore”)?
    Certo, le responsabilità sono anche e soprattutto di sceneggiatori poco creativi (maschi o femmine che siano), ma non credo di dire un’eresia nell’affermare che anche gli (o le) interpreti debbano prendersi le loro responsabilità, semplicemente (come per ogni azione umana, sennò è troppo comodo). Facendo un paragone molto ma molto forzato (non lo prenda alla lettera), ma che possa rendere l’idea, allora li vedrei come “collaborazionisti”.
    Senza distinzioni tra “per bene” e “per male”: solo per constatazione.
    Tutto nasce da un sostrato culturale che nasce ANCHE dall’immaginario che dal drive-in in poi si è diffuso viralmente, e che poco si critica (nel senso di critica analitica, e non moralistica) per paura di essere considerati puritani, moralisti, o bacchettoni (o anche peggio, mi succede a volte quando ne parlo e gli altri vogliono sentire ciò che fa comodo a loro e non ciò che dico).
    Ribadisco che farei questo discorso anche se parlassimo di corpo-oggetto maschile: ma ne vedo ben pochi “usati” in quel modo.
    Ci sono molti studi sul ruolo del corpo femminile nel mondo dei media e dello spettacolo e del commercio, e il problema esiste.
    E penso che lo si possa affrontare solo essendo onesti e riconoscendo responsabilità di TUTTI (autori e interpreti).
    Non ho in mente soluzioni, attualmente (non auspico certo la Buoncostume!, rimedio peggiore del male), ma discuterne maggiormente senza isterie o accuse di puritanesimo aumenterebbe la consapevolezza del problema e, come si è arrivati alla consapevolezza dei danni dell’inquinamento e si tenta di fare qualcosa per limitarli, si può arrivare a cambiare anche questa cosa senza accettarla fatalisticamente, per far sì appunto che non si debba scegliere solo tra due modelli: santa o puttana, come dice Loredana.
    Scusate la lunghezza, ma appunto penso sia un problema complesso.

  37. Sono d’accordo praticamente su tutto tranne che sull’ultima e più importante parte: la semplificazione, l’imparare a parlare di femminicidio, la non banalizzazione del fenomeno e i rischi che possono intercorrere nel volerlo fare.
    Ho sempre creduto nella pluralità dei femminismi e mi sono sempre resa conto, a livello percettivo, dell’enorme differenza tra militanti femministe e le donne digiune di femminismo che vivono felicemente anche senza questa gloriosa consapevolezza. Molto spesso le militanti vogliono potersi identificare con il mondo femminile nella sua interezza, qualcosa di assolutamente utopico e inesistente, composto da circa qualche miliardo di persone che ha il piacere di essere frammentato nella propria meravigliosa individualità. Per questo motivo mi fregio di essere un’avanguardia, per quanto demenziale, che propone sbagliando e imparando, qualcosa che poi servirà a me stessa e a chi vorrà usufruire anche delle mie lotte, senza forzare nessuno.
    E quindi sì, mi ha fatto molto piacere partecipare alle varie manifestazioni, reali e virtuali, agli hashtag sui twitter, ai #nonsonounmediacomplice e in generale alle lotte che sono state fatte in questi anni per riuscire a far comprendere ai media che esiste un problema di genere e che gli omicidi compiuti sulle donne in quanto donne si chiamano femminicidi.
    Adesso che lo sanno tutti, che ne parla La vita in diretta su Raiuno o l’eco della gazzetta del corsera della repubblica de noartri non è mia intenzione intervenire anche sull’uso che verrà fatto delle lotte militanti da donne digiune di femminismo, dalla vicina sotto casa, dalla giornalista precaria, dall’ortolano del mercato.
    Così come per la manifestazione del 13 febbraio c’è chi ha scelto di supportare, di andare con gli ombrelli rossi o di non andare come ho fatto io senza per forza indagare su quale fosse il metodo più opportuno (qualcuno scrisse addirittura “più intelligente”) di agire.
    Per quanto mi riguarda una lotta che ha ormai rotto gli argini ed è diventata comune non può più essere ancora interpretata come miltante, è diventata patrimonio di tutti/e.
    Giusto l’altro giorno sedevo dalla parrucchiera e mi faceva compagnia una bambina undicenne. Solita pila di giornali, soliti servizi di moda, solite pubblicità photoshoppate e nel bel mezzo un articolo sul femminicidio neppure tanto banale. La bambina mi chiede, fa domande, io spiego e lei curiosa smette di guardare le immagini delle modelle e si legge tutto l’articolo.
    Vedo e leggo molte cose brutte nel web ultimamente, la semplificazione ha il suo contraltare con esperimenti comunicativi di dubbia onestà, non mi esprimo su queste cose nè sulle modalità che ogni femminismo ha di comunicare le proprie istanze perchè semplicemente non mi appartiene, non mi apparterranno mai.
    Grazie per questo spazio, spero di non essere andata troppo OT.

  38. @ Pier
    ho fatto l’esempio del razzismo non per darti del razzista, ma per il meccanismo sotteso. Uso il tu se non ti dispiace.
    La pubblicità che citi però è sessista, e se ne critica il sessismo. Ma una volta analizzato un programma che usa le donne, a cosa porta criticare le donne stesse che a quel programma hanno partecipato? Sembra voler dire che sarebbe meglio se nessuna facesse tv. Se il nostro problema è non avere programmi che usano le donne va bene, è una possibile soluzione, ma è questo il problema? Si fa una critica generale sullo stato della tv, si critica una tv pubblica che non svolge il proprio ruolo e si criticano i marchi commerciali che producono pubblicità sessiste. Si pone l’accento sull’importanza della scuola per dare a tutt* gli strumenti necessari per autodeterminarsi.
    Dopodiché la donna-oggetto è uno stereotipo, come appunto la donna santa o puttana. Uno stereotipo che resiste nella testa dei\delle maschilist* e sessist*. Spostare l’attenzione sui comportamenti delle donne a me sembra fare una distinzione tra donne per bene e donne per male. Se accettiamo che una è libera di mostrarsi come vuole è perché non lo consideriamo lesivo per gli altri, mica per amore della libertà, e dunque la critica su che base la facciamo?

  39. @+°
    Certo, il tu non mi dispiace.
    Il sessismo, e i programmi televisivi, però, non sono entità a se stanti isolate dal mondo: sono fatti prima di tutto da persone, dal particolare che diventa universale, non il contrario. Dunque la critica analitica (lo ribadisco, per non confonderla con critica della morale o moralistica, anche se i confini sono sottili) si fa anche e soprattutto sulle persone, perché se così non fosse sarebbe come una discussione sul sesso degli angeli.
    A me, quando parlo, piace portare nella discussione esempi concreti e fare nomi e cognomi (con tutti i rischi di causare reazioni animate, di cui sono consapevole: ma non è necessariamente un male suscitare reazioni animate), perché a mio parere si affrontano meglio le questioni.
    Prima di criticare il sessismo come concetto, dunque, si critica chi il sessismo lo utilizza (magari non essendolo, ma solo a fini commerciali: e chissà cosa è peggio), perché il sessismo nasce sempre da persone e comportamenti, non è un concetto autosufficiente.
    Io, ripeto, non ci vedo nulla di male nel dire che “le Belen” abbiano le loro responsabilità nella mercificazione del corpo femminile: perché dovrei aver paura di dirlo, o dovrei negarlo? Sembra quasi che davvero si abbia paura a constatarlo: perché? Non è un insulto.
    Siccome appunto non ragiono per generi, ma per persone, mi sembra doveroso dar loro parte di responsabilità (non parlo di “colpe”), come la do a questi famosi sceneggiatori/trici.
    Il modo migliore per evitare ghetti o razzismi al contrario e trattare tutti e tutte allo stesso modo, è riconoscere sia oneri che onori, sia responsabilità che torti subiti, invece magari di non riconoscerla, questa corresponsabilità, non si sa perché.
    Ribadisco che non faccio distinzioni tra “per bene” e “per male”, se la percepisci così è un problema di interpretazione: però tua, perché io nego di volerlo dire.
    La “critica”, per rispondere alla tua domanda finale, la si fa solo sulla base dell’assunzione di responsabilità e di consapevolezza di ciò che la propria immagine veicola.
    Se no davvero si finisce quasi per dire, come per gli ufficiali nazisti, che loro non avevano responsabilità perché eseguivano gli ordini: qua allora potremmo dire che le Belen non hanno responsabilità perché non fanno altro che accodarsi acriticamente a uno status quo?

  40. @+°
    PS: non sto “spostando l’attenzione sui comportamenti delle donne”, come dici: semplicemente li considero, come è giusto che sia, e cerco solo di non ignorarli e di considerare la questione a 360 gradi, assieme a tutti gli altri fattori.

  41. mi sembra che tutti guardiate il ‘dito’ e non vi rendiate conto di quanto stà succedendo! Tempo una generazione o due e questo fatto apparirà come una barzelletta, abbiamo in casa una buona percentuale di persone che non avranno il sofisma di questo prete! che in definitiva si è scandalizzato di quanto vede intorno a se e noi non lo percepiamo perchè come ha detto il buon benigni, siamo figli della ‘costituzione’ che non è come i ‘Dieci Comandamenti’ che proibiscono questo e quello. La costituzione ci ha resi liberi, e quel diavolo di un berlusconi, la vuole cambiare! però tranquilli, ci penseranno fra una o due generazione i cugini di quelli della primavera egiziana, siriana, libica, tunisina o del marocco e tante altre! e c’è gente che spinge per farli votare e presto! e le nostre donne in silenzio si adegueranno anche all’infibulazione, così non potranno neanche ‘godere’!

  42. Gigiprimo, perdoni ma lei sta travalicando i limiti. Approfitto per informare che in questo blog non sono ammessi contenuti razzisti. Dunque, chi li posta e insiste nel farlo verrà serenamente bannato. Grazie.

  43. pensa che sia razzismo dire che continuando in quella che è la proporzione odierna si avrà un superamento di mentalità diverse da quelle attuali?!?!? non ho mica detto che bisogna uccidere chi la pensa in modo diverso dal nostro! ho fatto solo una teoria matematica dell’italia del futuro! siamo a crescita zero, dipendiamo per energia da certi paesi. Però ho capito, quel prete può essere ucciso allontanandolo dalla società, ma forse la mela marcia non è lui! forse non dovevo toccare benigni, ma lui ha detto quanto ho riportato e nessun prete si è sentito offeso?!?!?!

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