Due, dalle terre piemontesi e dopo una cena a discreto tasso etilico:
– Perchè quando Bret Easton Ellis spiega che il suo maestro è Stephen King, gli astanti accademici insistono nel dirgli che in realtà il suo maestro è Henry James? (pare che sia accaduto ieri, durante la visita torinese del medesimo).
– Perchè, avendo a disposizione una delle tecnologie potenzialmente più democratiche mai esistite, nella stragrande maggior parte dei casi la si utilizza non per creare una nuova (sì, lo scrivo) estetica, ma per conformarsi al (sì, lo scrivo) mercato?
Questo, nei fumi di un ottimo bianco, ieri sera, con una delle amiche più in gamba della sottoscritta. A dopo.
sulla 2: sarà mica un maggior desiderio di comunicazione piuttosto che di espressione?
cioè, io credo che il ‘medium’ web venga inteso più che altro come mezzo di comunicazione. ed è un po’ difficile pensare che sia una cosa sbagliata.
Sulla prima domanda (e in linea di principio, perché non ho letto B. Ellis): a me va benissimo che si dica sul conto dell’autore qualcosa che l’autore non sa sul proprio conto – il che peraltro non significa che quello che dice l’autore sul proprio conto sia falso. Aggiungerei anzi che è parte essenziale del mestiere del critico, o no?
(Se poi tu vuoi dire che la cosa varrà pure in generale ma aveva nello specifico un aspetto caricaturale, e gli accademici lo facevano per posa di accademico, beh, allora hai ragione: ma non sarebbe una grande domanda reloaded)
Che nuova estetica si dovrebbe creare? Io ne vedo già troppi di puntini di sospensione e aferesi… apòcopi… inutilmente. Temo si stia sviluppando il blogghese, una lingua che tale non è ma KE sta già in rete. :-(((
1) Difficile che si abbia “un solo maestro”. I maestri sono sempre tanti, che lo si sappia/voglia ammettere o no. Nemmeno alle elementari c’è più la maestra unica.
2)Nuova estetica? Vuoi dire
una “New thing”? (vedi di là da me):-/
Quando l’accademico voleva riportare il lavoro di Bret Easton Ellis a “Giro di vite” di Henry James, lui ha risposti che: “Sì, lo conosceva. Che sì, l’aveva studiato, ma era lontano, sia per gusto sia per epoca dalla sua formazione.”
Ellis ha ripetuto, più volte, che lui si rifaceva, soprattutto nel suo ultimo lavoro, a King, autore che sempre amato.
Il suo insistere su questo punto ha provocato un po’ di irritazione tra gli anglisti presenti, che non si sa perché, anche se Ellis lo spiegava chiaramente, non capivano che King negli Stati Uniti è un classico della letteratura.
È un diritto del critico affibbiare etichette all’autore, è un diritto dell’autore, dire al critico che si sbaglia.
A Beneforti,
Internet, oltre a essere comunicazione, visto il numero di download, legali e illegali, che rappresentano circa la metà del traffico, è fruizione, di conseguenza un nuovo modo di concepire la distribuzione.
Il punto tragico del discorso il nuovo e infinito pianeta fruizione/distribuzione ricalca il classico massmarket esattamente con le stesse percentuali.
In questo caso, data la natura del mezzo, non si può parlare di disinformazione o boicottaggi della grossa distribuzione. L’accesso è lineare dagli “Offlaga Disco Pax” a “Madonna”.
http://www.lastampa.it/_web/_RUBRICHE/Libri/default_articolo.asp
Interessanta aricolo di Giuseppe Culicchia che, ieri, presentava Ellis
sul nuovo BEEllis e S.King, vedasi inoltre il post di Severine su
http://severine.splinder.com/1130148392#6094297
@ alessandra
sì, chiaro che il web è anche fruizione e distribuzione, ma rispetto alla Lippa-domanda (perché non una “nuova estetica”) dicevo che prevale l’idea del web come mezzo di comunicazione, piuttosto che come ‘linguaggio’. di conseguenza la scelta va verso le forme più gradite al mercato, poiché si cerca di rendere massima quella comunicazione.
Non amo granché S.K. né B.E.E. Insomma, anche senza sopravvivo.
Sulla prima, riprendendo Massimo e Alessandra C: mi pare chiaro che gli accademici non hanno nessunissima intenzione di riconoscere King “maestro” di alcunchè, da cui la spiegabile irritazione.
Anche perchè per loro star li ad ascoltare uno che ha per modello “It” piuttosto che “Giro di vite” dev’essere stato frustrante.
No, non si cerca di rendere massima quella comunicazione. Perchè “quella comunicazione” è antiproducente per “quel mecato”. Vedi spot anti pirateria.
Diciamocelo chiaro: Stephen King è un classico della narrativa americana. Può piacere o meno; a me piace in parte. Ma a mio avviso ci sono scrittori assai più geniali di Stephen King e che si muovono su terreni, se non paralleli, molto vicini: Neil Gaiman e Jonathan Carroll li trovo geniali, assai più di Stephen King e Bret Easton Ellis. Così tanto geniali, anche nello stile, che li dico letteratura. S.K. e B.E.E. sono narrativa popolare, piacevole in molti casi. King è già un classico, in America, per fortuna. Speriamo non lo diventi pure qui. Ma temo sia già un classico anche qui: ma posso accettarlo, senza mettermi le mani nei capelli. King ha scritto grandi pezzi di narrativa, a volte riuscendo persino ad avvicinarsi alla letteratura. B.E.Ellis è ancora giovane rispetto a King, ed è meno bravo – almeno per ora – rispetto a quello che considera il suo maestro ispiratore. Tutto qui.
Neil Gaiman è inglese.
Se ti fa piacere, anche lui, considera King un maestro, proprio perchè, a suo dire, come King, lavora sulla linea sottile che divide i generi.
Riguardo al mezzo e alle teniche: il web dimostra che a volte non è un ‘probblema’ di tecnologia.
Come mai si ricreano le stesse dinamiche, a volte? sapere=potere=arroganza=sottomissione. La rete è ‘orizzontale’. la rete è uno strumento potente di libertà. chiunque diventerà succube (dell’istituzione, di un altro sito, di un’altra persona, dei soldi, della moglie) lo farà per sua scelta. la possibilità di ‘diventare liberi’ (vaso dei fiori che cade sulla testa permettendo) c’è.
manifestazione pazzesca a roma.
@ ALESSANDRA C
Cara Ale,
sì, certo lo so che Gaiman inglese. E anche delle sue opinioni.
La mia opinione è che Gaiman e superiore a King, a quello che ritiene un maestro.
Il problema mio è: chi più grande, Carroll o Gaiman? Al momento geniali entrambi: cominci un libro da loro scritto e non ti stacchi più. Anche Carroll guarda a Stephen King. Ma la mia opinione è che sia Carroll che Gaiman hanno superato “ampiamente” King. Ma non nego che King ha spianato loro la strada, facendo quindi quello che potremmo dire il lavoro sporco di spianare la strada. E come dissi in un precedente intervento dicevo di King, quali i suoi romanzi migliori a mio avviso; quindi non mi ripeto.
@ Loredana: “- Perchè, avendo a disposizione una delle tecnologie potenzialmente più democratiche mai esistite, nella stragrande maggior parte dei casi la si utilizza non per creare una nuova (sì, lo scrivo) estetica, ma per conformarsi al (sì, lo scrivo) mercato?”
Bella domanda. Posso rispondere con i fatti? (non riuscirò certo a creare una nuova estetica in venti minuti, ma la tua domanda è anche mia, e cerco una risposta nella prassi).
@ Giuseppe: non credo che “la nuova estetica” si riferisse alla scelta di una convenzione di comunicazione al posto di un’altra (tanto più che la convenzione a cui alludi, spesso, non è coscientemente scelta, ma è acquisita come una forma di automatismo in virtù della sua indubbia efficacia)
Caro Giuseppe,
non sto paragonando gli autori, non mi interessa chi è più grande di chi, sto solo dicendo che il lavoro di King ha dato la possibilità ad altri scrittori di esprimersi con un registro stilistico proprio.
Poi, che venga superato o no, non è un problema degli autori che lo citano.
Cara Ale,
se problema è, è dei critici dire questo migliore rispetto a quest’altro. Comunque, questo punto da me sollevato ammetto che è piuttosto sterile.
Forse mi sono espresso non troppo chiaramente: ci riprovo. Ammetto che Stephen King ha aperto – spianato – la strada ad altri scrittori – tra cui Gaiman e Carroll – affinché possano epsrimersi attraverso un loro proprio registro linguistico-fantastico.
@ IVAN
Caro Ivan,
la domanda non m’era troppo chiara – quella del post. E al momento non ho una risposta alla domanda, se non quella che ho già fornito e che è fuori binario.
Ecco la nuova estetica: ‘Non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace’.
Ivan sarà sicuramente d’accordo, benché non mi sia espresso in chomskese.
@ Lucio: non si può non essere d’accordo con una tautologia! Da qui a fabbricare una nuova estetica ce ne passa (e ci vorranno anni). In ogni caso, credo che i cambiamenti siano sotto gli occhi di tutti. Tu da quanto usi la rete? Da molti anni, mi par di ricordare…
signoora Lipperini,
sono indeciso se scriverlo, il commento, o urlarlo alla finestra che dà sulla corte, che magari mi sente anche così.
In ogni caso.
Ha ben ragione Massimo: chi legge sa sempre più di chi scrive.
Lo scrittore non può che “sperare” (anche nell’accezione spagnola del termine)il lettore, sperare il suo mistero, la chiave che apre porte.
Con buona pace di Ellis, good boy.
Quanto alla mancata Nuova Estetica (o: per un Nuova Stagione Estetica), lei sa bene che, più di una domanda, è una critica, e la faccio mia (la critica, dico)
Mi saluti la sua amica in gamba (anche se vale, puranco in questo caso, il principio della finestra sulla corte).
F
Qualcuno apra la finestra, per pietà…
Si può dire che il fumetto abbia creato una nuova estetica ? (Io non sarei poi così sicuro). Si può dire che il fotoromanzo abbia creato una nuova estetica ? (Io non sarei poi così sicuro di no). Stephen King sarà considerato letteratura solo fra un secolo (più o meno al livello di Eugène Sue e Ponson du Terrail), dunque, diamo alla critica e alla società il tempo di assimilare l’estetica del fumetto, del fotoromanzo e della rete. Le somme si tirano sempre alla fine.
Ferrazzi sbaglia il paragone, secondo me.
Per quanto io ritenga privi di senso paragoni e istogrammi, mi sbilancio e dico che King verrà considerato come minimo al livello di Dumas padre (benché scriva *molto meglio* di Dumas, senza la tirannia del “cottimo” feuilletoniano e con una maggiore consapevolezza teorica, cfr. “Danse macabre” e “On Writing”).
La capacità di lavorare sull’immaginario e far venire voglia di raccontare storie è la medesima.
Può darsi addirittura venga considerato al livello di Hugo.
Un consiglio ai critici che, non sapendo fare a meno del gioco della torre, storcono il naso all’accostamento tra King e Easton Ellis: (ri)leggersi alcuni King (“It” e “Cose preziose”, ad esempio) con un occhio alla descrizione dei piccoli oggetti neutrali, quelli che stanno lì a riempire gli spazi, come se fossero i salami di Jacovitti. Quelli che, in un film horror (buono: diciamo un Carpenter), si trasformano in armi per offendere o per difendersi. E poi rileggrsi “American Psycho” soffermandosi sulle descrizioni degli oggetti, sull'”ossessione per il dettaglio” (come direbbe qualcuno) di Easton Ellis.
No, dài, King che verrà forse considerato come Hugo??? Ma stai scherzando, nevvero? Come Dumas padre?
Condideriamo King per quel che è, cioè narrativa, buona in alcuni casi.
Allora Umberto Eco sarà considerato al livello del Manzoni. Almeno questa affermazione è credibile, ai contemporanei se non altro.
g.i.
“Un consiglio ai critici che, non sapendo fare a meno del gioco della torre, storcono il naso all’accostamento tra King e Easton Ellis: (ri)leggersi alcuni King (…)
E poi rileggrsi “American Psycho” (…)”
Un consiglio per tutti: prima di parlare di un libro, Lunar Park in questo caso, leggetelo.
La mia battuta sui venti minuti andava in quella direzione, Riccardo. D’altra parte, se non possiamo giudicare dal punto di vista dei posteri, possiamo progettare dal punto di vista dei “vivi”, e possiamo valutare e criticare i progetti già oggi, quando sono allo stadio di progetti (motivo per cui l’interrogativo sull’estetica non mi pare affatto fuori luogo). Infine, possiamo di sicuro azzardare una previsione, perché le previsioni non servono solo a anticipare il futuro, ma anche a comprendere il presente.
Lo scrittore, dato che è un essere senziente, sa quale sono i suoi riferimenti. E nell’atto della produzione sa cosa sta mettendo in scena.
Ellis è stato molto chiaro sui suoi riferimenti e ha spiegato, molto bene, perché il paragone con Henri James non gli apparteneva né per formazione né per immaginario.
Non capisco perché tutte le volte che si parla di King, e questo avviene solo in Italia, si scatenano queste polemiche. Che King sia già entrato nella storia della letterata è un fatto, non l’ha stabilito Wu 1, non l’ha stabilito Ellis, non l’hanno stabilito i milioni di lettori, l’hanno stabilito i critici.
Ma in Italia si sa, andiamo controcorrente e certe cose non vogliamo sentirle, però sappiamo perfettamente quello che vorrebbero dire vari e svariati autori… basta che non sia King.
Siamo l’unico paese al mondo ad avere i critici paranormali.
“Condideriamo King per quel che è, cioè narrativa, buona in alcuni casi.”
Esattamente quel che si diceva di Dumas padre (non del tutto a torto, peraltro: scriveva a ritmi forsennati, senza badare alla qualità; inoltre, se ti pagano a parola, tu infili il maggior numero di parole possibile, ed è esattamente quel che faceva lui).
[In alcuni quartieri “letterari”, lo si diceva anche di Hugo.]
A differenza di quel che è accaduto ad altri autori disprezzati dalla critica pseudo-colta a inizio carriera, King sta già ottenendo riconoscimenti (per quel che valgono). Due anni fa ha vinto l’ambito premio della National Book Foundation, cosa che fece infuriare Harold Bloom (il che divertì molto lo stesso King).
ma la domanda non era sull’estetica che può nascere dal web?
e cmq il riconoscimento che i posteri daranno a King o ad altri scrittori oggi popolari no ha molto senso prevederlo oggi, dato che il dato fondamentale per determinare quel riconoscimento è quale sarà la cultura dominante, e in che misura sarà dominante.
cuius regio, eius religio, come si sa.
… esattamente quello che si diceva di Philip K. Dick, con toni più feroci.
😯 Io ne farei un’altra, di domanda, del tutto diversa : ma che ruolo ha la consapevolezza tecnica nella misura della grandezza di uno scrittore?
Mi sembra molto più interessante parlare del riconoscimento che i posteri daranno a Beneforti, questa è la vera questione.
La risposta alla prima domanda mi pare semplice: perché sono accademici.
La possibile risposta alla seconda potrebbe (sottolineo il potrebbe) essere altrettanto semplice: perché il mercato risponde molto più rapidamente, è più appagante e richiede uno sforzo minore del “lavorare per i posteri”.
Buona serata. Trespolo.
Mi permetto di dire che Dick (autore fondamentale), per quanto affascinante dal punto di vista tematico, filosofico e narrativo (da quel punto di vista era Maradona), scriveva in modo alquanto piatto (da quest’altro punto di vista era un buon centromediano.
King, invece, se dal punto di vista tematico è più convenzionale (benché riservi sorprese anche in quel comparto), ha una scrittura ricca, versatile, mutagena, *calda*, capace di inattesi lirismi, e soprattutto migliora con gli anni.
Dobner fa i salti mortali, ma dovrebbero lasciarlo lavorare senza premura, affinché possa “rendere” al meglio la lingua kinghiana.
Mi sembra una discussione un po’ vana – nel senso che i grandi scrittori hanno tutti dei maestri, questo non significa che siano solo quelli individuati dallo scrittore stesso ma allo stesso tempo non è un plusvalore. Mi spiego: Ellis ritiene il suo maestro King, bene. I critici si dilaniano a trovare in Ellis tracce di James, bene. Ma chi se ne frega? Ci dovrebbe interessare solo l’hic et nunc dell’opera in esame, nel caso specifico il nuovo romanzo di B.E. Ellis. La ricerca dei maestri, primo non fa bene all’autore ché rischia di renderlo succubo di figure altre, non fa bene al lettore ché si aspetta qualcosa dal paragone che non è detto ci sia.
Paolo: “ma la domanda non era sull’estetica che può nascere dal web?”
Beh, le domande erano due.
Wu Ming1 “A differenza di quel che è accaduto ad altri autori disprezzati dalla critica pseudo-colta a inizio carriera, King sta già ottenendo riconoscimenti (per quel che valgono).”
Non vorrei procedere alla canonizzazione in vita di S.King, ma a parte il parere dei critici c’è anche il successo della sua narrativa negli adattamenti cinematografici. Il cinema ha dei tempi diversi rispetto al romanzo, abbiamo già visto che se un film non viene dimenticato entro dieci anni, quasi sempre, riesce a sopravvivere. Ogni narrazione parallela, sebbene agli inizi ambigua, dopo un po’ di tempo può essere presa come “indice”.
Torniamo indietro nel tempo: chi avrebbe scommesso sul successo del Frankenstein di Mary Shelley (più famoso il personaggio dell’autore, dicono alcuni)? In quel caso non fu il cinema ma dapprima il teatro, spesso con rappresentazioni incredibilmente ridicole, a verificare e tramandare una storia nel corso degli anni, fino a restituirci il gusto dell’originale adesso abbastanza noto (metto da parte la nota questione: se Frankenstein abbia inaugurato un genere, perché qui non c’entra nulla). Shining deve avere almeno 25 anni, adesso non ricordo: ma già 15 anni nel cinema sono un secolo.
…e inoltre i meccanismi per cui un libro di un secolo fa ottiene riconoscimento (subito, o più tardi) sono nettamente diversi da quelli che agiscono oggi. cioè, i paragoni in questo senso sono avventurosi.
poi, perché ci si accanisca a volere che King sia riconosciuto in Italy anche fuori dal suo genere, boh.
Alan Moore, non ho problemi a dirlo, è uno dei più grandi narratori viventi. Come? Scrive fumetti?
Oppss… che distratto che sono… mica è arte quella. La Mazzantini è arte, giusto… 😉
Secondo me il più grande è Giuseppe Culicchia.
Ha tradotto Lunar Park.
Lo ha recensito.
Lo ha presentato nella mia Torino.
Come da link di poco sopra, ha pure recensito la sua presentazione (ovvero, la presentazione da lui fatta di un romanzo da lui tradotto e recensito).
La classe non è acqua. Grande Giuseppe Culicchia, grande Einaudi, grande, affettuosa editoria!!! Questa è la nuova estetica!!!
Salut + smack.
@ Fernando,
non hai capito la dichiarazione è stata fatta da Ellis, ieri pomeriggio, parlando proprio del suo ultimo romanzo.
Paolo, il punto è che S. King è “già” nella storia della letteratura (non so, forse non mi sono espresso bene). Poi, se qualcuno vuole ridefinire la letteratura in modo da lasciar fuori King, si accomodi (posto che non sto certo parlando del mio autore preferito)
Ma povero Giuseppe, ma che t’ha fatto?
E poi non rientra neanche nelle fila degli enaudiani, ma lasciagli guadagnare la pagnotta, che se continua a dimagrire finisce per sparire.
no no, avevo capito! ma ciò non toglie che la dichiarazione di Ellis va presa per quel che è. Secondo me non è fondamentale sapere chi o qual è un “maestro”, un po’ come non è fondamentale conoscere la biografia di un autore. Se poi l’autore vuole dirci chi è il suo maestro, ok, se vuole darci (come nel caso di questo romanzo) un input autobiografico ok, ma secondo me non è interessante. Molto di più mi sembra invece la seconda domanda, cui ammetto di non avere una risposta univoca – e ciò mi sgomenta: ecco forse in me stesso una mancanza di estetica…
@ Wu 1
sai seguo poco il calcio, però i toni da epitafio della critica, per certi autori, mi sembrano sempre gli stessi.
Come dire, c’è un continuo d’intenti, fino alla prossima puntata o alla prossima beatificazione.
@ Ivan
sintesi perfetta.
Intanto che qui si discetta, sull’homepage di Repubblica va in onda la vita vera !
” Il libro che vi ha cambiato la vita ”
A volo d’uccello vanno forte Cent’anni di solitudine e Hesse, per le donne naturalmente Il piccolo principe. King non se lo fila nessuno.
Per la gioia del sig. Biondillo ecco un commento:
“Il libro che vi ha cambiato la vita
(4558 interventi, ultimo alle 25-10-2005 18:15:20)
4231. “Non ti muovere” Mazzantini.
Tremavo dall’agitazione mentro lo leggevo e tremavo perchè non capivo perchè tremavo.
Non credo mi abbia cambiato la vita ma mi ha scosso.”
E poi si dice che non è arte..
ivan, la storia scritta dai contemporanei ha un valore relativo. ci vuole più tempo.
cmq qualcuno ha scritto che in italia non si riconosce king come autore di valore tout court. non ho presenti Storie della Letteratura (universle o americana) recenti di autore italiano, quindi sono saprei. Né per altro credo si possa parlare di una sola “storia della letteratura”, e neanche di una occidentale – almeno riguardo ai contemporanei. Se prendi 10 storie della lett. scritte da autori di paesi diversi credo che troverai divergenze crescenti man mano che ci si avvicina all’oggi.
errata: “quindi sono saprei”
corrige: “quindi non saprei”
Come cc’hai raggione, Nautilus 😉