Ieri Renata De Palo ha compiuto cento anni. E’ nata nel 1923, come mia madre. Come tutte le madri, la ricordo giovane e bellissima nel salone luminoso ed elegante della casa di via Asmara, teatro di feste, chiacchierate interminabili, confessioni, allegria e tristezza. Ricordo anche una fotografia in una cornice d’argento, una Renata ancora più giovane con un sorriso pieno di luce.
Quando penso a lei, provo un misto di amore e rabbia. Rabbia per quella cesura, come una crepa in uno specchio, che ha diviso in due la sua vita e quella della sua famiglia a partire dal 2 settembre 1980, quando Graziella è svanita in chissà quale strada polverosa di Beirut.
Amore, e riconoscenza, per tutto quello che con la sua famiglia ha fatto. Per anni questa coraggiosissima donna ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, ed è stata praticamente ignorata. Tutta la documentazione su Graziella era a disposizione già da prima del mio romanzo e del mio podcast: io mi sono limitata a metterla in forma narrativa, ma già il libro di Nicola De Palo era leggibile da anni. E tutto il lavoro fatto dai suoi figli, Giancarlo prima e Fabio oggi, è incommensurabile.
“Non morirò finché non saprò la verità”, mi ha detto un giorno Renata.
Se un giorno questo dolore sarà utile, è cosa che non possiamo dire ora. Ora, speriamo con tutto il cuore che la verità arrivi.
Auguri, Renata cara. Tanti.