Il terzo presidente del consiglio in visita in alcuni dei luoghi del terremoto ha portato solidarietà e ha dichiarato di non voler parlare male dei predecessori. Eppure, chissà, gioverebbe ricordare che lo sfacelo attuale (casette consegnate dopo un anno e mezzo, terremotati ancora nelle coste, ricostruzione di là da venire, divieto di piazzare un alloggio temporaneo nei propri terreni, e tutto quello che chi segue questo blog da novembre 2016 sa a memoria). Gioverebbe ricordare che un pasticcio di queste dimensioni non si vedeva da tempo. E che la giunta regionale delle Marche continua a fare pasticci: ricordate i famosi soldi degli sms solidali? Ebbene, sono davvero andati, tre milioni di euro per la precisione, per restaurare la grotta di Acquasanta Terme, in barba a ogni senso comune.
E’ ovvio che in una situazione di questo tipo si creino casi come quello di Castelluccio di Norcia, dove disperazione e abbandono portano alla creazione di fortini sordi e ciechi a qualsiasi dialogo. E se ne parlo oggi, in ore dove siamo tutti attoniti e sgomenti per le decisioni prese nei confronti dei migranti dell’Aquarius, è per sottolineare che se non si trova il modo di dimostrare empatia agli ultimi e ai penultimi, ma coi fatti, nessuna buona parola convincerà quella metà spaccata dell’Italia che vale la pena essere, appunto, una comunità solidale.
Sul Deltaplano, lo status recente di Michele Sanvico.
CASTELLUCCIO DI NORCIA / “DELTAPLANO”: CONSUMO DEL SUOLO, FACCIAMO UN PO’ DI CONTI
Continuiamo a esercitare un basilare, costituzionalmente garantito diritto di cronaca su temi di grandissimo interesse pubblico, nell’assenza di una adeguata copertura da parte dei mezzi di informazione istituzionali.
Tenteremo, questa volta, di illustrare quali siano le dimensioni fisiche del noto “Deltaplano”, la struttura in corso di realizzazione presso il colle di Castelluccio di Norcia, destinata alla delocalizzazione di esercizi commerciali che necessitano al più presto di poter ripartire con la propria attività, interrottasi dopo le disastrose scosse del 24 agosto e 30 ottobre 2016.
Queste informazioni sono rilevanti al fine di comprendere quale sia il consumo del suolo che l’implementazione del “Deltaplano” sta comportando, e se fossero (o siano ancora) concepibili soluzioni alternative di minore impatto. Si tratta di considerazioni basate sui dati resi ufficialmente disponibili, e in merito alle quali sono graditi commenti/integrazioni/correzioni da parte di professionisti, istituzioni e cittadini.
Quanti esercizi commerciali saranno ospitati nelle tre strutture del “Deltaplano”, una volta completate?
La risposta ce la fornisce l’Architetto Francesco Cellini il quale, nel corso della presentazione ufficiale del progetto tenutasi a Castelluccio alla fine del luglio 2017 (da minutaggio 1:21 in poi), ha illustrato i seguenti numeri, elencando i ristoranti che saranno ospitati, in totale, nell’insieme dei tre fabbricati:
– 4 ristoranti da 120 mq ognuno
– 4 ristoranti da 80 mq ognuno
– 3 ristoranti e 1 bar da 50 mq ognuno
Abbiamo quindi 12 esercizi commerciali, di cui alcuni più grandi, altri medi e alcuni più piccoli. Il totale degli spazi disponibili per gli esercizi risulta essere pari, dunque, a 1000 mq.
Ma quale è l’impronta che i tre fabbricati avranno sul suolo del colle? In questo caso, la risposta è contenuta nella Determinazione Dirigenziale n. 1098 del 05/02/2018 con la quale la Regione Umbria – Direzione Regionale Governo del Territorio e Paesaggio, Protezione Civile, Infrastrutture e Mobilità ha approvato la documentazione progettuale relativa alle strutture temporanee del “Deltaplano” ( pag. 5 ), ed eccola riportata qui sotto:
– Struttura “A” – metri 42,95 x 13,00
– Struttura “B” – metri 41,55 x 13,15
– Struttura “C” – metri 45,75 x 13,15
Queste sono le dimensioni dei tre “magroni” in cemento, sui quali sono edificate le tre costruzioni. Il totale del suolo occupato è dunque pari a 1706 mq (di cui 1000 mq “calpestabili” per i 12 esercizi commerciali).
E, infine, quanto è estesa l’area collinare complessivamente occupata dall’intera struttura, incluse le vie di accesso, gli sbancamenti e i terrapieni?
La risposta la troviamo, nuovamente, nella Determinazione Dirigenziale n. 1098/2018, a pag. 4: si tratta di 11504 mq.
Sulla base di questi dati, non può non sorgere un dubbio di rilevante interesse: al fine di fornire 1000 mq a 12 ristoranti, era veramente necessario consumare un suolo collinare pari a oltre 11.000 mq? E si tratta di suolo vergine, perché, come abbiamo avuto modo di mostrare in precedenti post, la famosa cava copre solo una piccola parte dell’area interessata dalle opere.
Sorge, inoltre, un’ulteriore domanda: era veramente necessario garantire, in questa situazione di totale emergenza, ben 120 mq a quattro ristoranti? Non sarebbe stato preferibile accordare a tutti gli esercizi commerciali, per ragioni di opportunità e di più facile implementabilità emergenziale, una superficie inferiore (ad esempio, 60 mq ciascuno), limitando quindi gli spazi complessivi da realizzare a un valore intorno agli 800 mq totali?
E, infine: limitando in questo modo la dimensione dei ristoranti, non sarebbe stato possibile realizzare 12 piazzole/chalet da circa 60-70 mq ognuna negli spazi già edificati del paese, magari rimuovendo, in alcuni luoghi, parte delle macerie? Ogni piazzola avrebbe avuto dimensioni non superiori a 10×7 m, ospitando piccoli chalet prefabbricati che – benché non certo ottimali, perché piccoli – avrebbero comunque permesso una rapida ripartenza, in condizioni emergenziali, alle varie attività commerciali interessate.
In questo modo, il consumo del suolo sarebbe risultato veramente minimo, andando a insistere su aree già in precedenza edificate (senza incrementare l’uso del suolo e posando dunque i “magroni” in cemento su superfici già consumate in passato), e non avrebbe comportato le presenti grandi edificazioni sul colle di Castelluccio, con alterazione del profilo e mutamento del carattere dei luoghi, e con l’introduzione di una struttura moderna, del tutto estranea alla meravigliosa natura del complesso paesaggistico del Pian Grande.
E i tempi di realizzazione sarebbero stati, presumibilmente, molto più brevi.
Sulla base di quanto pubblicato a titolo di commento da alcuni utenti Facebook in precedenti post, sembrerebbe che questa ipotesi sia stata effettivamente presa in considerazione, ma che sia stata in seguito scartata, dando così origine al progetto, ben più impattante, del “Deltaplano”, con tutti gli sbancamenti ivi realizzati.
Undicimila metri quadri del “Deltaplano”, contro un progetto a basso impatto costituito da 12 chalet che avrebbero occupato più o meno un decimo di quella superficie. Sarebbe stato possibile? E se sì, perché è stata effettuata una scelta diversa? Si potrebbe ancora tornare indietro e predisporre la soluzione di minore impatto in tempi compatibili con le urgentissime e vitali esigenze di ripartenza dei Castellucciani?
Perché si è preferito intraprendere la costruzione di una grande struttura, tra l’altro collocata in una posizione assolutamente panoramica, che certamente non suggerisce l’idea di una realizzazione emergenziale su aree di rapido reperimento, e che pare invece più confacente ad un fabbricato ad uso turistico potenzialmente concepito per permanere nel tempo?
Tutte le domande che qui poniamo sono pertinenti al diritto di critica da tutti liberamente esercitabile su questioni di grandissimo interesse pubblico. In tale contesto, sono graditi commenti, critiche e valutazioni alternative.