IL DISVELAMENTO DI JIANWEI XUN E L’EVOCAZIONE DI GUGLIELMO DA BASKERVILLE SU VALDITARA: TUTTO SU L’ESPRESSO

Per una volta, vi invito apertamente a comprare L’Espresso, per un paio di motivi.
Il primo: Sabina Minardi racconta il disvelamento di Jianwei Xun, autore di Ipnocrazia, saggio pubblicato da Tlon sui meccanismi del potere nell’era digitale. Lo legge, coglie alcuni indizi disseminati nel testo, comincia a dare la caccia al filosofo. E capisce, infine, che si tratta di un esperimento sulla costruzione della realtà nei nostri tempi. Così, intervista Andrea Colamedici, che racconta come il libro sia nato da un esperimento di “cocreazione” con l’intelligenza artificiale.
Mitopoiesi, si diceva negli anni Novanta a proposito di Luther Blissett, ma ci si torna.
Nell’intervista, Colamedici spiega il processo di costruzione di Xun e invita, ed è necessario, a una riflessione pubblica. Da leggere.
E già che ci siamo, in questo numero, oltre alla Cosa preziosa della settimana, c’è un mio lungo articolo sulle Nuove Indicazioni 2025 del ministro Valditara.
Che comincia così:

“Immaginiamo che a Guglielmo da Baskerville, il sapiente protagonista de Il nome della rosa di Umberto Eco, venga chiesto se è vero che “solo l’Occidente conosce la Storia”, come si afferma nelle Nuove Indicazioni 2025 per la Scuola dell’infanzia e il Primo ciclo di Istruzione. La domanda andrà naturalmente corredata da una precisazione per non incorrere nell’ira di Ernesto Galli della Loggia, che sul Corriere della Sera del 25 marzo ha detto, non senza anatemi verso “la miseria del nostro ceto intellettuale”, che la frase con cui si apre la parte del documento dedicata allo studio della Storia va intesa così: “solo in quell’area geo-storica che si chiama Occidente la conoscenza dei fatti storici e la riflessione su di essi — alimentata dal pensiero greco-romano e dal messaggio cristiano — ha dato vita a una dimensione culturale particolarissima nella quale il realismo analitico più crudo si è mischiato al profetismo sociale più estremo”.
Alla fine della prima riga Guglielmo si sarebbe tolto gli occhiali sbuffando, e, cercando di essere paziente, avrebbe snocciolato una serie di nomi, chiamando a convegno i cinesi Sima Qian, autore di  Shiji o Memorie Storiche,  Ban Gu e sua sorella Ban Gao, cui dobbiamo molto di quanto sappiamo della Cina antica, gli storici arabi Ibn Ishaq e poi Ibn Khaldun la cui Muqaddimah (Introduzione alla Storia Universale) è  considerata una delle opere maggiori della storiografia tutta (vi si parla persino di asabiyya , o solidarietà sociale). Guglielmo avrebbe proseguito ricordando le rivoluzioni orientali che secondo Della Loggia non sono paragonabili a quelle occidentali e sempre pazientemente, ma sbuffando come un mantice, avrebbe citato la rivolta cinese dei Taiping del 1850 che rovesciò la dinastia Qing e almeno la Restaurazione Meiji che segnò la fine del feudalesimo giapponese. Infine, esausto, avrebbe riferito quello che ha scritto recentemente Franco Berardi (sì, Guglielmo conosce anche Bifo): “lo sanno tutti che la nozione di storia come processo teleologico e direzionato discende dalla tradizione giudeo-cristiana. Ma nella tradizione cinese lo svolgersi del tempo si compie secondo modalità che non sono teleologiche né lineari e l’agire volto a sottomettere gli eventi e la natura può essere sostituito dal wu wei, il non agire che si piega agli eventi e alla natura.” A quel punto Adso lo avrebbe portato via per evitare che desse, con ragione, in escandescenze”.

Segue in edicola.

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