LA MORTE DI SHELLEY DUVALL E DUE COSETTE CHE I KINGHIANI NON AMANO DEL FILM SHINING

Stephen King definisce su X “underused” Shelley Duvall, scomparsa ieri, che fu protagonista della versione di Shining girata da Stanley Kubrick, da sempre tormento dei kinghiani, oltre che di King medesimo. Naturalmente ognuno ha le sue ragioni, e i cinefili venerano Kubrick così come i lettori del romanzo provano ad alzare la manina e dire che, davvero, il romanzo è un’altra cosa, perché i suoi personaggi, soprattutto Jack Torrance, sono diversi, attraversati da chiaroscuri e, soprattutto, redimibili. Che un padre, in King, sia redimibile è il centro della narrazione.
Però lascio la parola direttamente a King, in un intervento del 1983 su Playboy.

 

“La versione di The Shining di Stanley Kubrick è molto più difficile da valutare per me [rispetto a Carrie], perché sono tuttora sinceramente combattuto circa l’intera cosa. Ho ammirato Kubrick per lungo tempo e ho avuto grandi aspettative per il progetto, ma sono stato profondamente deluso dal risultato finale. Parti del film sono raggelanti, caricate con un terrore claustrofobico e implacabile, ma altre precipitano nella noia.

Penso che il film abbia due problemi fondamentali. Il primo è che Kubrick ha un carattere molto freddo – pragmatico e razionale – e quindi aveva grosse difficoltà a concepire, anche solo teoricamente, un mondo soprannaturale. Era solito farmi telefonate transoceaniche dalla sua casa in Inghilterra a ore bizzarre del giorno e della notte; mi ricordo una volta che squillò il telefono, risposi ed era lui che mi chiese “Credi in Dio?” Io ci pensai un minuto e dissi “Sì, penso di sì.” Kubrick replicò “No, secondo me Dio non esiste” e riattaccò. Non che la religione debba essere coinvolta in un horror, ma uno scettico viscerale come Kubrick semplicemente non poteva cogliere la chiara disumana malvagità dell’Overlook Hotel. Così ha cercato il male nei personaggi e ha trasformato il film in una tragedia domestica con solo qualche vaga sfumatura soprannaturale. Quello era il difetto del film: poiché lui per primo non ci credeva, non ha potuto rendere il film credibile per gli altri…

Il secondo problema risiedeva nei personaggi e nella scelta degli attori. Jack Nicholson, che pure è un grande attore, era completamente sbagliato per il ruolo. Il suo ultimo personaggio importante era stato in Qualcuno volò sul nido del cuculo e a causa di questo e del suo ghigno malefico il pubblico lo ha identificato col pazzo lunatico fin dalla prima scena. Ma il libro tratta della discesa graduale di Jack Torrance verso la follia a causa degli influssi maligni dell’Overlook Hotel, che in pratica è un grossa batteria carica di malvagità, potente abbastanza da corrompere tutti quelli che ne entravano in contatto. Se il personaggio è pazzo fin dall’inizio, tutta la tragicità della sua caduta viene sprecata. Per questo motivo il film non ha nessun centro e nessun cuore, nonostante le disturbanti riprese angolate e il brillante uso della steadycam .

Quello che in fondo è sbagliato nella versione di Kubrick di Shining è che si tratta di un film fatto da una persona che pensa troppo e sente troppo poco; e questo è il perché, nonostante i virtuosismi, non ti mette mai ansia e non ti fa sentire in trappola come ogni buon film horror dovrebbe fare.

C’è molta carne al fuoco. Ma è come una grossa Cadillac senza motore. Ti ci puoi sedere e puoi sentire l’odore della pelle nuova – solo che non ci puoi andare da nessuna parte. Io farei tutto in modo differente. Il vero problema è che Kubrick si è avviato a fare un film dell’orrore senza apparente comprensione del genere. Ogni cosa di Shining grida questo dall’inizio alla fine, dalle decisioni prese sulla trama fino alla scena finale – che è stata copiata da un episodio di Twilight Zone.

4 pensieri su “LA MORTE DI SHELLEY DUVALL E DUE COSETTE CHE I KINGHIANI NON AMANO DEL FILM SHINING

  1. Ma infatti! Il romanzo si svolge in un albergo stregato, il film si svolge, salvo le prime scene nella mente di Jack Torrence (e c’è un preciso momento in cui Kubrick ce lo fa capire). Nel romanzo i fantasmi, o quel che sono, sono reali (King ce lo dice tramite Shirley con i coriandoli in ascensore), Kubrick ha evitato ogni spunto che potesse sciogliere l’ambiguità, compresa l’ultima scena girata e poi tagliata, con la palla da tennis al posto dei coriandoli. Il romanzo è un horror, il film una riflessione sulla violenza: ma nei film di Kubrick la violenza è *sempre* l’ineluttabile conseguenza delle interazioni fra uomini, mentre l’elemento salvifico è sempre il femminile (io sospetto che Kubrick fosse jungiano, e quindi Marte Vs Venere, come sottolinea Hillman). Quindi Jack Torrence non può redimersi, il tema è Wendy che salva il figlio Danny: l’isteria di Wendy non è gratuita, è necessario che Wendy scenda al fondo per trasformare in forza la sua debolezza. Sono due universi neanche paralleli, ma non è una buona ragione per sceglierne uno piuttosto che l’altro.

  2. Sì, è incredibile come da un romanzo meraviglioso come “Shining” sia potuto uscire un film altrettanto meraviglioso eppure così “traditore” rispetto all’originale.
    Ovviamente non condivido le parti di noia commentate da SK, perché in realtà è una pellicola di tensione costante.
    Come appunto, nel film viene utilizzata la “Sinfonia Fantastica” di Berlioz, la cui “trama” è molto interessante in relazione all’opera di Kubrick.

  3. Amo il romanzo e amo il film. Ho sempre pensato che i film tratti dai romanzi siano un’interpretazione del testo non una loro realizzazione per immagini in movimento. Su Kubrik si può esprimere King con il quale ha avuto rapporti, per noi semplici spettatori e lettori, che non abbiamo mai avuto il piacere di una telefonata dell’uno o dell’altro, è meglio essere più rispettosi e meno presuntuosi con le nostre recensioni

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