Sì dicendo, le terga gli percuote
Con lo scettro e le spalle. Si contorce
E lágrima dirotto il manigoldo
Dell’aureo scettro al tempestar, che tutta
Con lo scettro e le spalle. Si contorce
E lágrima dirotto il manigoldo
Dell’aureo scettro al tempestar, che tutta
Gli fa la schiena rubiconda; ond’egli
Di dolor macerato e di paura
S’assise, e obbliquo riguardando intorno
Col dosso della man si terse il pianto.
Rallegrò quella vista i mesti Achivi,
E surse in mezzo alla tristezza il riso
Tersite non è molto amato da Omero. Pur essendo abile oratore, e certamente non prono davanti al potere, nell’Iliade appare un codardo, che dà per persa la guerra di Troia e invita gli achei a ritirarsi. Ed è per questo che Odisseo lo percuote fino a farlo piangere.
Eppure noi amiamo Tersite. Lo amiamo per quella risata con cui, molto dopo, deride Achille che stupra il cadavere di Pentesilea. E per quella risata viene ucciso.
Tersite è un antieroe, e oggi voglio parlare di antieroi che vengono percossi. Voglio raccontare una storia piccola, ancora una volta, che però dice molto di quel che siamo e da cosa siamo circondati.
Qualcuno di voi ricorderà Costantino, il vecchio (forse) rom con cui scambio due chiacchiere all’ingresso della metropolitana, e che già in marzo era rimasto senza nulla grazie al fantasmagorico incendio tanto auspicato dal sedicente Comitato Beltramelli-Meda-Portonaccio, ovvero Casa Pound.
Ora, al mio ritorno Costantino non era al suo solito posto. Passano due giorni e mi decido a chiedere notizie ai non moltissimi umani che lo avevano preso a cuore. Se ne è dovuto andare, mi dicono. E per questo motivo. C’è stato un tizio, un tizio con un cane, a cui era stato rubato un cellulare. Non da Costantino, evidentemente, che passa le giornate seduto davanti alla metropolitana e al massimo lo si ritrova dal fruttivendolo bengalese a comprare pomodori. Comunque il tizio col cane ha deciso che era stato un rom, uno qualunque, magari quello che si ostina a non andarsene. Arriva, sbraita. Grazie al cielo, uno dei pochi umani suddetti chiama la polizia. Il tizio desiste. Ma all’una di pomeriggio, quando per il caldo son tutti rintanati, torna. Con un altro tizio.
E un bastone. E con quel bastone massacrano Costantino, gli spezzano le costole. Non c’è nessuno, a quell’ora, in agosto. Costantino finirà in ospedale. Infine, deciderà definitivamente di cambiare quartiere, suppongo per la gioia del sempre sedicente ComitatoblablaCasaPound.
Non c’è una morale in questa storia, non cercatela. C’è una costante. Ed è l’oggetto, scettro o bastone, che cala sulla schiena di chi viene considerato un antieroe, l’esatto opposto dei selfie muscolosi che quelli del Comitatoblabla si fanno sui social. Ma le storie sono di tutti: e io scelgo di raccontare questa, e di diffonderla più che posso. Non rendo giustizia, certo: ma racconto. E prima o poi i muscolosi del Comitatobla renderanno conto di quel che fanno: come, prima di loro, Agamennone, lo stesso Odisseo, e lo stesso Achille, che uccise Tersite col suo pugno.
Di dolor macerato e di paura
S’assise, e obbliquo riguardando intorno
Col dosso della man si terse il pianto.
Rallegrò quella vista i mesti Achivi,
E surse in mezzo alla tristezza il riso
Tersite non è molto amato da Omero. Pur essendo abile oratore, e certamente non prono davanti al potere, nell’Iliade appare un codardo, che dà per persa la guerra di Troia e invita gli achei a ritirarsi. Ed è per questo che Odisseo lo percuote fino a farlo piangere.
Eppure noi amiamo Tersite. Lo amiamo per quella risata con cui, molto dopo, deride Achille che stupra il cadavere di Pentesilea. E per quella risata viene ucciso.
Tersite è un antieroe, e oggi voglio parlare di antieroi che vengono percossi. Voglio raccontare una storia piccola, ancora una volta, che però dice molto di quel che siamo e da cosa siamo circondati.
Qualcuno di voi ricorderà Costantino, il vecchio (forse) rom con cui scambio due chiacchiere all’ingresso della metropolitana, e che già in marzo era rimasto senza nulla grazie al fantasmagorico incendio tanto auspicato dal sedicente Comitato Beltramelli-Meda-Portonaccio, ovvero Casa Pound.
Ora, al mio ritorno Costantino non era al suo solito posto. Passano due giorni e mi decido a chiedere notizie ai non moltissimi umani che lo avevano preso a cuore. Se ne è dovuto andare, mi dicono. E per questo motivo. C’è stato un tizio, un tizio con un cane, a cui era stato rubato un cellulare. Non da Costantino, evidentemente, che passa le giornate seduto davanti alla metropolitana e al massimo lo si ritrova dal fruttivendolo bengalese a comprare pomodori. Comunque il tizio col cane ha deciso che era stato un rom, uno qualunque, magari quello che si ostina a non andarsene. Arriva, sbraita. Grazie al cielo, uno dei pochi umani suddetti chiama la polizia. Il tizio desiste. Ma all’una di pomeriggio, quando per il caldo son tutti rintanati, torna. Con un altro tizio.
E un bastone. E con quel bastone massacrano Costantino, gli spezzano le costole. Non c’è nessuno, a quell’ora, in agosto. Costantino finirà in ospedale. Infine, deciderà definitivamente di cambiare quartiere, suppongo per la gioia del sempre sedicente ComitatoblablaCasaPound.
Non c’è una morale in questa storia, non cercatela. C’è una costante. Ed è l’oggetto, scettro o bastone, che cala sulla schiena di chi viene considerato un antieroe, l’esatto opposto dei selfie muscolosi che quelli del Comitatoblabla si fanno sui social. Ma le storie sono di tutti: e io scelgo di raccontare questa, e di diffonderla più che posso. Non rendo giustizia, certo: ma racconto. E prima o poi i muscolosi del Comitatobla renderanno conto di quel che fanno: come, prima di loro, Agamennone, lo stesso Odisseo, e lo stesso Achille, che uccise Tersite col suo pugno.