LA TEMPESTA PERFETTA DI GORINO

Little Tall è un’isola di pescatori al largo delle coste del Maine. Mentre gli abitanti si preparano a fronteggiare la bufera, arriva fra loro il misterioso Andre Linoge, seminando morte e sconcerto. E’ disposto ad andarsene, certo, ma a patto che gli venga consegnato uno degli otto bambini che vivono sull’isola affinché possa insegnarli tutto ciò che sa. Solo uno degli isolani, Mike, è fortemente contrario, e prova a convincere gli altri che devono unirsi e far fronte, e non cedere a Linoge. Invano. Il nome del bambino verrà infine sorteggiato, e sarà il figlio di Mike a essere prescelto.
“La tempesta perfetta” di Stephen King, così come altri suoi testi, racconta quel che avviene in una piccola comunità che si sente (e in questo caso è) assediata. Racconta, in breve, che il mostro non è Linoge (lo è, per meglio dire, ma come può essere mostruosa una miccia: il materiale infiammabile era già pronto) bensì il meccanismo che scatta negli esseri umani quando credono di dover difendere il proprio ignorando che l’uno fa parte di un tutto.
Qualcosa di simile, credo, è accaduto a Gorino, frazione di Goro, provincia di Ferrara. Le cronache sono note: un centinaio dei circa quattrocento abitanti ha alzato barricate, non ha inviato i figli a scuola, ha sospeso la pesca delle vongole per impedire a 12 donne e a 8 bambini di essere ospitati in cinque stanze (su 30) dell’ostello Amore e Natura, peraltro, come ricorda oggi Arianna Ciccone, non di proprietà privata ma preso in affitto dalla provincia.
La contro-reazione, sui social e non solo, è stata immediata: e, attenzione, più che legittima. Gli abitanti di Gorino sono stati condannati e additati come esempio di tutto quel che di negativo, razzista, indifferente, esiste nel nostro paese.
E’ ovvio che anche io condanni e stigmatizzi. C’è un però, e mi piacerebbe sottolinearlo: vorrei capire. Cosa porta una comunità che nel passato si è dimostrata solidale (l’accoglienza dei profughi bosniaci e, a metà del secolo scorso, lo slancio nei confronti dei meno fortunati durante le onde di piena) a diventare quel che è diventata? C’è stata una narrazione tossica, e fin qui è persino banale dirlo. Basta guardare Dalla vostra parte su Rete4 e, se proprio non ce la fate, dare uno sguardo alla pagina Facebook della trasmissione: gli argomenti sono sempre quelli, e sono gli stessi usati dagli abitanti di Gorino. Non ce la facciamo più, lo Stato toglie a noi e dà a quelli, aiutateli a casa loro, porteranno qui l’Isis, arriverà la delinquenza.
Cosa intendo dire? Qualcosa di non nuovo, evidentemente, qualcosa di sostenuto infinite volte non solo qui: bisogna trovare una contronarrazione altrettanto efficace, non automatica, non fatta di parole svuotate di contenuto. Qualcosa di complesso ma intelligibile. Qualcosa che parta da un pensiero e arrivi a tutti, senza esclusioni. Qualcosa che contenga progettualità, e speranza.
Certo, non è detto che una volta trovata (e non è facile per niente) il razzismo, l’egoismo, la paura, la chiusura in difesa scompariranno come d’incanto. Permarranno, anzi, come è sempre avvenuto: ma sforzarsi di trovare parole, e ovviamente azioni conseguenti, diverse da quelle che ci vengono d’istinto – e che i furboni di Pagina99 hanno avuto buon gioco a ridicolizzare, contribuendo al pessimo servizio che si sta facendo a questo paese – è indispensabile. Stefano Bartezzaghi ricordava ieri che l’anagramma di Gorino è “ignoro”. Credo che sia vero. Ripeto, non è che andando in massa a Gorino a snocciolare i dati reali si verrà creduti, e forse neppure ascoltati. Possibile che avvenga anzi l’esatto contrario: ma lasciare campo libero ai Linoge dei nostri giorni, attivissimi a presidiare fisicamente e virtualmente il territorio, è un errore già compiuto. E mortale.

11 pensieri su “LA TEMPESTA PERFETTA DI GORINO

  1. Trovo che La vicenda di Gorino sia quanto di più universale stia accendendo in Italia in questo momento. Mi fa pensare alle masse di elettori di Trump, ai pescatori che hanno votato per la Brexit; persone che ti viene facile da disprezzare, e in effetti i media e le reti sociali con i loro commentatori arguti e cosmopoliti non mancano di farlo. Dicono che sono incolti che hanno le pezze al culo per colpe personali, non hanno saputo adattarsi alla globalizzazione, non conoscono le lingue, non hanno la laurea in ingegneria informatica e per questo meritano di stare dove stanno. Sono poveri di una povertà che non desta pena, perché i loro genitori stavano meglio di loro e quindi c’è qualcosa di sbagliato nelle loro scelte, hanno la pelle chiara e non scappano da guerre per cui che diavolo vogliono, aggiungessero un posto a tavola per i migranti, nella povertà bisogna essere solidali. Questa è la narrazione, e lo stesso si potrebbe dire per tutti i poveri dell’occidente. Non credo sia nemmeno del tutto falsa, ma sicuramente è inutile. Si punta il dito senza capirci nulla, senza parlare con loro, mi sembra arbitrario pensare che 30/40 anni fa fossero tutti aperti e accoglienti e oggi per magia siano diventati tutti egoisti e cattivi. Nessuno sa davvero che cosa accadrà, quale sarà la portata effettiva dei fenomeni migratori e quali gli effetti sulla popolazione. Di una cosa sono certa: le conseguenza le pagheranno i più deboli, e si prenderanno anche sonori insulti perché non realizzano le aspettative dei prominenti, quelli che vorrebbero un generale affratellamento nella povertà e non si curano minimamente di quanto frustrante sia vivere senza più alcuna certezza, come accade a molte di queste persone. Fermo restando che quanto è accaduto è mortificante, è importante cercare di risalire ai motivi anziché irridere, come si faceva con i brexiter, come si fa con gli elettori di Trump.

  2. *bisogna trovare una contronarrazione altrettanto efficace
    È facilissimo. Basta che lo Stato incominci a dire la verità.
    La verità è l’argomento più efficace. Solo che lo Stato non può permettersela. Figuriamoci la Chiesa coll’ineffabile vescovo!
    Accoglieteli che poi sistemeremo le cose? E chi ci crede? Quasi ovunque i primi venti sono stati quasi sempre il cavallo di Troia dei successivi cento.
    PS, perché usate narrazione / contronarrazione, tesi e antitesi suonavano male? “Argomento” era obsoleto?
    PPS, se i “dati reali” sono quei foglietti della Bonino, auguri! Non dice il falso, pecca solo di omissioni. Ripeto, auguri vivissimi!

  3. Domande vere, non per polemica su fatti non spiegati. 1. L’ostello di proprietà della provincia e dato in gestione paga un affitto alla provincia medesima? 2. E’ vero che si disponeva contestualmente la chiusura dell’unico bar del paese ospitato dal medesimo ostello?
    Giusto per capire non per giustificare. Dopodiché – non qui ma altrove – ho letto commenti in cui per condannare gli abitanti di gorino si augura loro una serie di sventure: da una nuova alluvione del Po a un terremoto. Qualcuno si spinge anche ad auspici di guerra. A questi signori che diciamo? Sono bravi perché difendendo i deboli si augurano la morte indiscriminata di un tot di abitanti del ferrarese?

  4. Se la loro risposta davanti a una manciata di donne e bambini in fuga sono le risate, i selfie e le costolette alla griglia in mezzo alla strada, temo che non ci sia contronarrazione che tenga, tanto più che se sono abituati a narrazioni semplicistiche e consolatorie difficilmente presteranno orecchio a qualcosa che tale, per quanto immediata la si renda, non può essere. Ma spero di sbagliarmi e ti ammiro sempre tanto perché non molli mai.

  5. Anch’io Loredana credo non si debbano liquidare le parole dei ferraresi come semplici storture del sistema.
    Quel continuo ripetere “no, non siamo razzisti” come una sorta di mantra autoassolutorio lascia intravedere un barlume di consapevolezza su cui poter lavorare.
    Personalmente ritengo che la narrazione debba sempre essere gestita sulle fonti più che sul destinatario del messaggio. Se insisti per anni sull’archetipo dell’invasione, chi ascolta si convincerà che davvero sia in arrivo un’orda di barbari pronta a distruggere tutto.
    Forse servirebbe anche un aiuto dai “migrati” di prima e seconda generazione, che per esempio nelle scuole sono assolutamente una parte consistente del numero di bambini e che tutto sommato si integrano abbastanza bene.
    Sembra stupido, ma ho apprezzato il videoclip del nuovo singolo Mina e Celentano. La canzone no, ma l’idea del video è interessante: raccontare storie quotidiane di emigranti, cercando – seppur minimamente – di uscire dal cliché.
    Sarebbe forse utile iniziare a raccontare film e romanzi in cui il cinese, il marocchino, il rumeno sono “italiani” cercando di non sottolineare la loro diversità (anche se a livello ‘reale’ siamo ben lontani da questo).

  6. “E come poterono gli ebrei essere sì lungamente perseguitati?”
    Perché la gente è quel che è. E ogni tanto si alza con la luna storta e dimentica che essere un profugo o un perseguitato è un tipo di accidente che, davvero, può capitare a chiunque.
    E le comunità sono fatte di gente. A volte scattano circuiti virtuosi, a volte viziosi.

  7. Conosco anch’io la generosità passata degli abitanti delle zone del delta del Po e ad Ale che si chiede come mai sono cambiati così tanto, rispondo che (per come la penso) trent’anni di “scuola della paura” del partito che da quelle parti impera, hanno dato i loro frutti. I cittadini di Gorino non hanno protestato per l’arrivo di un pugno di stranieri, si sono difesi come si fa in guerra. In questa occasione abbiamo perso tutti ed ha vinto il partito che promuovo la paura.

  8. Sari, il «il partito che da quelle parti impera» è il PD, già DS, già PDS, già PD. Non stiamo parlando del Veneto (e tra l’altro anche il Veneto adiacente non è il Veneto profondo ma il Polesine “rosso”). Gorino è in Emilia, Goro ha una giunta PD.

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