LE MADRI HANNO SEMPRE TORTO

L’analisi fatta da Gustavo Pietropolli Charmet sul bullismo, venerdì, era quasi impeccabile: più che dei media, diceva, la responsabilità è del malaugurato atteggiamento familiare che fa di moltissimi bambini qualcosa di simile a piccoli, radiosi, intangibili dei. Certo. Il “quasi” di cui sopra è dovuto ad una conseguenza neanche troppo implicita del suo discorso: specie nel passaggio in cui Charmet raccontava della madre lavoratrice che consegna il piccino al nido augurandosi la sua pronta socializzazione “perché lei ha da fare”. Sensazione della sottoscritta (condivisa, scoprirò poi, dalla stragrande maggioranza delle attonite spettatrici presenti al Teatro Comunale di Carpi): ergo, la colpa è, come al solito, delle sciagurate donne che trascurerebbero la famiglia per il lavoro? Parrebbe.
Tra l’altro, il simpatico concetto si ritrova anche in non pochi testi scolastici per le elementari, argomento almeno sfiorato dalla vostra eccetera e, sì, accolto e rilanciato dalla viceministra Mariangela Bastico. Che ha rincarato la dose in materia di sessismo: pare che in certe antologie per le superiori, per dire, Sibilla Aleramo venga presentata come “l’amante di Dino Campana”. Alè.
Ne riparliamo.
(Raffreddore ai livelli di guardia, giornata da trascorrere nelle famigerate cose-che-non-mi-piacciono-più, ottimo sabato in ottima compagnia, domenica affollatissima a Romics, in buona parte nel folle, adorabile stand di XL. Poi vi dico cosa faccio mercoledì)

19 pensieri su “LE MADRI HANNO SEMPRE TORTO

  1. tra l’altro, la mia esperienza di “padre che accompagna le figlie a scuola” mi insegna che sono proprio le mamme casalinghe (e non quelle lavoratrici) che trattano come dei dell’olimpo i loro figli.

  2. accidenti, loredana. si tratta di accuse solo parziali.
    ce ne sono altre ancora più gravi. ad esempio che dire della eccessiva matrizzazione dell’insegnamento. sai quanti leggono il bullsimo come il risultato di un processo educativo quasi tutto affidato alle donne? troppe donne insegnanti praticano un codice che è quello materno, che non insegna le regole, i limiti, le norme. Dunque anche le insegnanti sono responsabili dei piccoli bulli che crescono. alemno così dicono i titolari delle cattedre di pedagogia (quasi tutti uomini a fronte delle migliaia di migliaia di studentesse) e gli psicologi che scrivono sulle riviste, partecipano ai convegni e lamentano la scarsa presenza delle madri nella vita familiare.
    or ora, ti scrivo per questo, mentre preparo il pranzo, su tg 2, un servizio sull’anoressia. nello schemino approntato per spegare le cause dell’anoressia c’è ovviamente il rapporto mamma – bambino. sempre problematico, mai pacificato, sovente compromettente. parola di uomo: giornalista, pisicologo, direttore di istituto di ricerca.
    i miei bambini sono tornati da scuola e non posso permettermi di compromettere niente. neanche con un commento su un blog

  3. Ci sono bambini viziati da mamme casalinghe e bambini “viziati” dalla forzata assenza dei genitori. Poi ci sono bambini figli di casalinghe o di lavoratrici che non sembrano risentire del contesto. Tutto è relativo. Ci sono bambini difficili a Milano 2 così come a Novegro. Ma ci sono bambini spendidi a Milano 2 così come a Novegro. Certo, spesso sono “difficili” e “splendidi” in modo diverso. ma il discorso si farebbe lungo e io devo rientrare a scuola.

  4. … ma come, mercoledì non vieni a mangiare il sushi con me? 😛
    scusa, ma non potevo farne a meno 😉
    Per quanto riguarda le responsabilità della riuscita dei figlioli comincio ad avre le idee confuse.
    Di certo so solo che non mi piacciono molte madri, non mi piacciono affatto le insegnanti e mi piace ancora di meno l’insieme delle linee guida entro le quali volenti o nolenti alla fine questi ragazzi crescono.

  5. lavoro a tempo pieno da sempre, ho lasciato i figli al nido a 12 mesi; i miei 3 figli sono i migliori della classe, adorati dai professori che ne decantano le doti di serietà impegno ed equilibrio nonché le spiccate capacità da leader positivi per tutto il resto della classe; mandami sto’ Charmet che gli do una ripassata…
    è sempre colpa della mamma di tutto sai perché? perché la psicologia non è una scienza, è una amabile chiacchierata, si può dire di tutto, tanto come si fa a provare? ogni decennio ha la sua teoria pedagogica del piffero e le mamme a casa, Loredana, semplicemente fanno comodo in un sistema sociale che non regge più i costi; tutto questo gran parlare è solo un puntello sociologico a un problema economico che le donne casalinghe risolvono GRATIS!!!!!

  6. niccolò
    oddio… resta tutto il resto.
    Comunque se proprio dovessi scegliere cosa buttare giù dalla torre, comincerei con le insegnati.
    Le linee guida (ovvero quello che ci troviamo a vivere) si modificano col passare del tempo, le madri sono immutabili, ergo ce le teniamo (in fondo anche volentieri).

  7. @naima
    mi sa che se le/gli insegnanti dovessero scegliere chi buttare giù dalla torre comincerebbero dai genitori 😉

  8. E come la mettiamo con le insegnanti che sono anche mamme e che, dopo aver pazientemente sopportato le poco amabili bizze dei viziatissimi figli altrui (in nome della “missione”, già), hanno poco tempo e voglia di ascoltare i figli propri? Parola di insegnante, figlia di insegnante, e mamma a sua volta ( e sì, parecchie docenti butterebbero giù dalla torre una buona quantità di genitori)

  9. Alessandro Bergonzoni ripete spesso che dovremmo imparare a considerare i figli come degli autostoppisti che fanno con noi un tratto di strada e poi proseguono altrove. E James Hillman scrive paigine molto convincenti contro il “complesso familiare”. Condivido i loro pensieri.
    La mia domanda è: come mai siamo così disposti a credere a tutte queste fandonie psicosociali sulla colpa di questo o quello (ma soprattutto quella) e mai a scommettere sugli individui? E come mai siamo così disposti ad accettare questi modelli come buone finzioni e importarle (per esempio) nelle chiacchiere come nelle fiction televisive, rinforzando questi fantasmi?

  10. Inzomma la psicolgia come un’amabile chicchierata è un assunto un po’ grossolano. sarà che so’ psicologa. Diciamo invece che la psiche fa minchiate a prescidere dall’occupazione del titolare e anche dal genere del titolare. Il quale può essere un buon genitore casalingo o un pessimo genitore casalingo, siccome un pessimo genitore lavorante o ottimo.
    In psicologia e persino in psicoanalisi, sono almeno trent’anni e anzi più che si lavora in torno agli stereotipi di genere. e non a caso sui libri scientifici, non si parla più di madri, ma di caregiver – termine orrendo che ha il merito però di sottolineare il ruolo di chi si prende cura, a prescindere dal legame biologico, in un momento della vita estremamente importante per lo sviluppo. Perciò quando leggo di codesti corto circuiti tra faciloneria reazionaria e psicologia della domenica, che giustamente incazzano la Lipperina, inorridisco. Anche quelli di segno opposto però eh…

  11. zauberei ti chiedo scusa,
    non è che ce l’abbia con gli psicologi, però sono in una età e in una cerchia di frequentazioni in cui capita di ricorrere agli psicologi per questioni tipo: – come comportarsi con i figli nella separazione; – come comportarsi con il coniuge separando o separato; – come comportarsi con se stesso separato che non dorme la notte e trema di giorno; – come comportarsi nell’ambito del matrimonio quando subentra la crisi dei 40 anni… e giù di ricette di psicofarmaci e pretese di andare finalmente dietro alla propria felicità mai coltivata… beh. ho visto cose in giro negli ultimi tempi che mi hanno lasciata molto perplessa e mi sono chiesta da quale autorità ci facciamo sputare sentenze inappellabili sulla nostra vita privata, sui nostri affetti, sulle nostre amarezze e sul nostro dolore privato che è anch’esso parte imprescindibile della nostra esistenza

  12. Ilse, credo che nessuno psicologo possa prescrivere psicofarmaci. Può farlo (limitatamente) il medico di famiglia, invece!
    Io ho a che fare con adolescenti che vedono lo psicologo e hanno “problemi”, che non vedono lo psicologo e hanno “problemi”, che vedono lo psicologo e non hanno DAVVERO “problemi”, e per fortuna anche che non e non. Massimo rispetto per chi svolge un ruolo così delicato, ma non sono del tutto convito che il rapporto che lo psicologo può instaurare con il proprio paziente possa offrire molto. Proprio perché la psiche fa minchiate, ma lo psicologo raramente è lì quando la psiche sminchia, e il lavorare sul racconto e sul dopo del fatto è davvero difficile – specialmente con gli adolescenti!
    Zauberei, tu vedi anche degli “ado” nella tua pratica?

  13. Si. Li vedo solo, nel senso che ho appena cominciato il mio secondo tirocinio proprio in un reparto di psicopatologia evolutiva. Invece collaboro con uno studio psichiatrico ove si recano adulti.
    Detto ciò – capisco la posizione di Ilse. E’ una cosa su cui mi sono interrogata anche io, che per fare questo mestiere sono stata paziente per molti anni- sono stata anche da rottamare per molti anni, e siccome sono diventata un po’ meno rottamabile grazie alla psicoterapia, ho fiducia nei suoi benefici. Pure da paziente e da terapeuta non ho mai pensato che nessuno psico sputasse sentenze, all’atto pratico. Anche se io lo desideravo tremendamente. Ora, come in tutte le professioni, vi è una significativa percentuale di imbecilli e non c’è da sperare che tra gli psicologi manchino. e quindi non escludo che ilse si sia trovata qualche volta nelle mani di uno di questi. Considerando poi che questo è un mestiere che corre grossi rischi di rincoglionimento qualora sia svolto in una struttura pubblica – in Italia però non ovunque. Ma questo è un altro paio di maniche. Ma spesso ce le aspettiamo a priori quelle sentenze, quando invece il lavoro ben fatto va in tutt’altra direzione. Meno se parla è meglio è.
    Detto ciò, sono mesi che osservo e faccio relazioni su un gruppo di adolescenti. Che fanno una terapia appunto di gruppo. Adolescenti con storie di violenza e di stupro. E si, possono darsi dei cambiamenti importanti, perchè la terapia di gruppo per esempio, offre a quel ragazzino fluido la possibilità di rivedersi e costruirsi nel contatto con gli altri. Per l’adolescenza la terapia di gruppo è molto indicata, nei casi più gravi si accompagna con l’individuale. Insomma sono cose complesse e molto lunghe da spiegare.
    Ma una cosa la vorrei dire. Chiunque faccia psicoterapia, da entrambi i lati del tavolo, sa che l’obbiettivo non è non soffrire, ma imparare a farlo. E non si va dallo psicologo a ogni minima cazzata – ma per motivi seri.

  14. “…l’obiettivo non è non soffrire, ma imparare a farlo”: una delle cose più intelligenti che ho letto negli ultimi mesi.
    Sarà che leggo cose brutte?

  15. perfetto, zauberei. detto questo, per completezza, direi che allo stesso modo anche gli educatori e i genitori, quando saltano su per dar voce alle proprie teorie generali fanno spesso un torto alla loro intelligenza e sensibilità. Generalizzare non fa quasi mai bene al pensiero.

  16. Detto con tutto l’equilibrio possibile, diciamo che tutte le cose andrebbero fatte con equilibrio.
    Ache gli impegni di lavoro andrebbero “riequilibrati” a favore dei figli e non viceversa.
    E’ un dato di fatto che oggi le donne tendono ad abbandonare alcune funzioni che sono sempre state naturalmente le loro, senza che nessuno vi subentri.
    Questa non è l’unica ragione dei guai, ma certamente è una.

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