LE ZUCCHE DI DELLA LOGGIA (D’ANNATA), HALLOWEEN, I RITI E TUTTO IL RESTO

Tutti gli anni qualcuno ha qualcosa da dire contro Halloween.
A mia memoria cominciò davvero molto tempo fa, e lo ricordo perché ne parlai a Lampi. Sul Corriere della Sera del 2 novembre 1998 venne pubblicato un editoriale di Ernesto Galli della Loggia titolato “Feste, fantasmi e zucche vuote”. Lo so, l’inferno è una buona memoria, ma ricordo bene che cominciava così (l’ho cercato, trovato e copiato): “Perché degli italiani, giovani ma anche meno giovani, decidono a un tratto di mettersi a festeggiare Halloween sì che improvvisamente non solo le città ma anche i borghi più riparati della Penisola (ne sono stato testimone diretto) si riempiono improvvisamente di zucche, di streghe e di folletti? Perché degli italiani, giovani ma anche meno giovani,  che probabilmente neppure si ricordano più di che cosa sia la Befana   e che  ancora  più probabilmente non hanno mai saputo cosa siano i fuochi di San Giovanni, decidono invece che fa proprio al caso loro una festa celtica importata dagli irlandesi negli Stati Uniti? Perché tutto ciò che non si presenta con connotati italiani può, in Italia, contare sempre su un’attenzione immediata e spesso su un successo travolgente?”.
Lo scorso anno, oltre ai parroci seccati dal rito satanico, fu Stefano Massini a condannare il rito.
Ma come ogni anno tocca ricordare che Halloween, l’antica Samhain (non è un prodotto d’importazione: basterebbe leggere i libri di Eraldo Baldini sull’argomento, o persino googlare, per saperlo), è esattamente il momento in cui da sempre, con guerre e carestie in corso, prendiamo atto di quel che siamo: donne e uomini che danzano in un cono di luce, circondati dalle tenebre.
Come scrive Baldini, “Ma, volendo immaginare che gli scriventi siano in buonafede, si può anche pensare che si tratti solo di pregiudizio e di ignoranza (intesa nel senso etimologico del termine). Che non sappiano affatto cos’è Halloween, arcaica celebrazione originariamente densa di religiosità che, pur ovviamente con altro nome, fu propria di tutte le popolazioni europee (italici compresi) – che con l’emigrazione la portarono poi in America – quale importante culto dei morti (la Chiesa stessa nell’alto medioevo a cercò di cristianizzare quelle usanze trasformandole nelle festività di Ognissanti e Commemorazione dei defunti). Che non sappiano che il significato e la celebrazione di Halloween altro non sono che uno straordinario “esorcismo comunitario” contro il male”.
In altre parole, questa notte è l’occasione per rientrare in contatto con i mondi magici, anche inconsapevolmente, anche superficialmente, ed è esattamente a questo che servono i rituali, letterari o festaioli, che riguardano il giorno dei morti. Aprire i confini, farci guardare negli occhi la nostra mortalità. Possiamo farlo oggi con gli spritz e ieri con i biscotti a forma di osso, non è questo. E’ l’essere insieme che conta. Anche e forse soprattutto quando camminiamo in valli oscure.
Io sarò a Lucca, stanotte, anche se non ho l’età e un po’ mi preoccupo. Domattina alle 10 presento il Segno del Comando all’Auditorium di San Girolamo, ed è un modo di attraversare la notte, no?
A lunedì.

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