Letture di guerra. Certo, tutte quelle che vi vengono consigliate da chi conosce a fondo la letteratura russa e ucraina, e quella dei russi nati in Ucraina. E dunque Gogol’ e Bulgakov, e Anna Achmatova, e Isaak Babel’, e Vasilij Grossman e Irène Némirovsky e tutti gli altri e le altre.
Però, se nessuno si offende, io consiglierei la lettura di The Expanse, che altre volte ho citato parlando della serie televisiva che ne è stata tratta. E’ una saga in sette volumi, pubblicata in italia da Sergio Fanucci, a firma di James S. A. Corey, pseudonimo dietro il quale ci sono Daniel Abraham e Ty Franck, già collaboratori di George R.R. Martin.
Cosa racconta The Expanse? Di un complicato equilibrio nell’intero sistema solare: nel XXIV secolo, la Terra è una vecchia potenza, che ha dalla sua il maggior numero di armi, mentre l’ex- colonia, Marte, è ormai una Repubblica Congressuale indipendente e ha armi più sofisticate. In mezzo, la Cintura, ovvero la fascia di asteroidi cui sia Terra che Marte attingono per le risorse. Ma i cinturiani ne hanno poche, respirano aria e bevono acqua riciclate. Il loro sfruttamento, come si immagina e come avviene, porterà a una radicalizzazione di una larga parte della popolazione.
E allora? E allora basta essere James Holden, il protagonista. E’ un trasportatore di ghiaccio, sembra disinteressato, ama il caffè e i viaggi. Ma è cresciuto leggendo Don Chisciotte, ed è utopista quanto basta, anzi, utopista fino alla fine: ha solo tre membri dell’equipaggio con sé, che inizialmente non si fidano nemmeno troppo e infine formeranno quello che King chiamerebbe un Ka-Tet. Ma nell’ostinata, continua, ricerca della pace Holden riuscirà a ottenerla, e a realizzare quello che nessuno, nella galassia, avrebbe immaginato. La ottiene perché non vuole essere un leader, ma creare una comunità. Mulini a vento, certo. Ma abbiamo bisogno di utopie, mentre camminiamo in una distesa di distopie.