Gl D’Andrea mi manda un articoletto. Riguarda la prova Invalsi. E io lo pubblico, qui sotto:
La scuola pubblica è il silenzio al centro della società italiana. Le urla che dovrebbero riempirla, trasformandola in uno spazio vivo, sono ammutolite da ciò che Borges considerava abominio: lo specchio.
Una vanità carica di disprezzo e rancore – le due onde anomale su cui la pseudodestra italiana (quella del braccio destro alzato a salutare un ministro della Repubblica) ha costruito e continua a costruire la sua supremazia. Non uso alla leggera questo termine: supremazia. In mancanza di un pensiero critico, le intelligenze sono costrette alla reazione. In altre parole il pensiero critico è subordinato (in alcuni, imbarazzanti casi, addirittura prono) al pensiero dominante.
La supremazia si rivela tale quando può permettersi di ridere delle parodie di cui essa stessa è oggetto. Anche qui: non uso alla leggera il termine parodia. Convinti che la risata sia un segno di intelligenza, confondiamo il riso con la disperazione. Il riscontro narcisistico che ne deriva è immediato e gratificante, due parole per dire: ambiguo, se non addirittura pericoloso. La parodia è espressione del sottile piacere automortificante che deriva dalla sottomissione. Non più specchio deformante dell’oggetto della critica diviene strumento di asservimento. E’ come la pirite: l’oro degli sciocchi. Letta in quest’ottica possiamo dirci fortunati: viviamo in un’epoca di grande ricchezza.
Il passo successivo è quello di utilizzare quelle stesse parodie come strumenti per espandere il proprio dominio. L’ennesima prova di questo processo è presto data. Il brano imposto come parte “A” della grottesca prova Invalsi, la parte cioè che dovrebbe permettere all’esaminatore di valutare le capacità di “comprensione del testo” degli alunni che le scuole secondarie di primo grado hanno “somministrato” ai propri studenti è tratta da “Storie di primogeniti e figli unici” (due cartelle di discorso libero diretto che piombano sul tredicenne come un macigno) di Francesco Piccolo. Lo sceneggiatore de “Il caimano” e del prossimo film di Moretti “Habemus Papam”.
Il dominio è la riduzione ai minimi termini delle società. Le società dominate sono il silenzio al centro degli uomini.
Io temo di non aver capito proprio niente:) a na so magari sento che dice qualcosa che mi piace – ma se qualche commentatore dopo se la Loredanerrima molto impegnata puaretta non può, mi spiega – sono grata.
Per quel che ho capito io, mi sembra che l’autore dell’articolo metta in luce il fatto che la scelta di un autore come Francesco Piccolo (che lui ricorda come sceneggiatore de “Il caimano”) per la prova Invalsi, risponda perfettamente a quel meccanismo per cui il sistema di potere tende a fagocitare tutto, compresa la parodia di se stesso.
(Ci ho provato ;))
Anche io la vedo come Brain, dovendo interpretare D’Andrea. Dico interpretare perché non ci arrivo per direttissima: ci devo ragionare un po’. Ho letto prima D’Andrea e poi il pezzo di Piccolo, immaginando di trovare chissà che: ho riscontrato solo che in effetti potrebbe essere un po’ complesso per un tredicenne. (Che poi, non ho esperienza diretta di come siano i tredicenni al giorno d’oggi, magari mi sbaglio, ma forse conoscendo la generazione precedente…).
Riguardo al senso dell’articolo… non credo che il solo fatto che Piccolo si sia reso colpevole (!) di testi antiberlusconici sia sufficiente a dimostrare le teorie di GL. Teorie, beninteso, condivisibili ed esposte con invidiabile lucidità. Però non trovo il nesso con la prova Invalsi. Inoltre sono così poco fiducioso nelle capacità di chi architetta le prove d’esame (e organizza la scuola tutta) che non riesco a immaginarli capaci di tali sottigliezze.
Se poi vogliamo parlare dell’efficacia delle “crocette” per valutare il grado di comprensione di un testo, è un altro paio di maniche (non posso farci niente, questionari e lettere secondo me non vanno d’accordo).
Posso dire che il pezzo di Piccolo è molto significativo e fa riflettere? 🙂
Non solo. E’ il passo successivo, la supremazia che diventa statuto (l’uso di Piccolo nell’Invalsi). Ciò che mi spaventa (e che mi ha spinto a questa piccola analisi) è l’incapacità di comprendere che la parodia è sistema di potere e non di anti-potere. Da cui, secondo me, dovrebbe nascere un serio dibattito.
Parolaio! Parolaio!
😉
GL: Ma secondo me non basta “l’uso di Piccolo”, ovvero l’uso della Voce del Nemico, per giustificare “la supremazia che diventa statuto”. Se la Voce del Nemico invece di dire “Anatema su te!” dice “Siam tre piccoli porcellin” (banalizzando) è difficile che possa essere presa come emblema del Potere che si serve del suo nemico per normalizzare la critica (o la parodia).
Specie poi quando quella Voce non è, diciamo, un Antonio Gramsci (ma pure una Sabina Guzzanti, per parlare di nomi che parlano da soli al di là di ciò che dicono) ma un molto più discreto scrittore/sceneggiatore di cui ci hai dovuto svelare tu i trascorsi.
non c’entra molto il termine “nemico”: Piccolo è un (mediocre) scrittore alla moda. Le prove Invalsi anche in questo tradiscono solo un desolante ma non sorprendente conformismo.
Ema: bene, l’uso di Piccolo non può essere preso come emblema, e infatti l’ho preso come spunto per un’analisi dell’impotenza. La supremazia non si misura (e qui rispondo anche a v – tra l’altro, “nemico”?) dai Grandi, ma proprio dai piccoli. L’Invalsi non è conformismo, è strumento per bastonare massmediaticamente parlando, la scuola pubblica. E qui sì che bisognerebbe rispolverare Gramsci…
Seguendo il suggerimento di G.L. (nel brano e nel suo ultimo commento), per stavolta non sorrido, mi faccio serio e vi propongo il discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950 da Piero Calamandrei. Lo trovo profondamente attuale e spero che non sia già stato proposto in questo blog (come detto, non lo frequento da molto tempo):
“Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime… Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A ‘quelle’ scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.”
“La parodia è espressione del sottile piacere automortificante che deriva dalla sottomissione”
cioè il contrario di:
“una risata vi seppellirà”?
non so che cosa pensare
Ilse: una risata ci ha già seppellito. Ed era una risata preregistrata. Bisogna esserne consapevoli e smetterla di sbattere la testa contro il muro. Troppo comodo.
Grazie Francesco per la proposizione del pezzo, davvero notevole.
Peccato che non sembrasse il 1950 ma il 2005, più o meno.
GL: “una risata preregistrata ci ha già seppellito”. Bellissimo, e tristissimo a un tempo.
A proposito della prova Invalsi. Quando sento dell’ennesimo precario anziano della scuola fatto fuori dall’ultima manovra, mi viene in mente la carta… i 40 fogli della prova ministeriale svolta da quasi 600 mila studenti di terza media, in tutta Italia. 40 pagine per 600.000. Poi, a settembre, risentiremo parlare di digitalizzazione nelle scuole, progetti di informatica, riduzione degli sprechi
(http://www.repubblica.it/scuola/2010/06/17/news/esami_invalsi-4924998/?ref=HREC2-4).
Credo sia lo stesso meccanismo di cui parlava Luciano Bianciardi: dopo aver scritto e pubblicato “La vita agra” era convinto che lo avrebbero cacciato a calci da Milano. Invece per lui si aprirono da quel momento le porte dei “salotti”.
penso che il grandioso lavoro fatto dal berlusconismo in questi anni sia stato proprio questa forma selvaggia di digestione di tutto, compreso le voci discordanti. Una supremazia, appunto, senza lotta come dice Lipperini ma per assimilazione: esclusi pochi casi “non assimilabili” e verso i quali si scaglia con inaudita ferocia, bava alla bocca, col resto è stato bravissimo. Blandire, convincere, remunerare, soggiogare.
Lui cavalca la vittoria epocale del capitalismo (straccione all’italiana) meglio di chiunque altro in qualsiasi altro posto del mondo (meglio di Thatcher, meglio di Reagan, meglio di Craxi…).
L’aziendalese è divenuto verbo politico e sociale alle nostre latitudini, fin dentro il nostro midollo. Con buona pace. E ormai più nessuna risata, nemmeno pre-registrata!
Non per pignoleria ma Invalsi è l’acronimo di Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione e per la prova di comprensione per le secondarie è stato scelto il li libro di Francesco Piccolo “Storie di primogeniti e figli unici” (scusa GL, ma senza i commenti altrui, il tuo pezzo, peraltro condivisibile e a modo suo bello, sembra a tratti di compiaciuta incomprensibilità). Il pensiero critico non esiste più da un pezzo, ma mi rifiuto di soggiacere a questa passività. Difendere la scuola pubblica e sostenerla, farla tornare importante, arrabbiarsi, darsi un appuntamento davanti alla sede del governo. Lo possiamo fare? I giochi di rimandi Borges vs Michel Houellebecq non mi appassionano, le risate finte men che meno.
In questo documento (“Un sistema di misurazione degli apprendimenti per la valutazione delle scuole: finalità e aspetti metodologici” ) del dicembre scorso, possiamo leggere il senso del progetto:
“A regime, le prove dovranno essere somministrate all’intera popolazione scolastica delle classi di riferimento”; verrà costituito un “ranking provinciale, regionale e nazionale rispetto a tutte le scuole o alle scuole dello stesso tipo, costruito sulla base della media o della mediana dei risultati dei rispettivi studenti”. I risultati alle prove verranno correlati sulla base della “predisposizione di un’Anagrafe Scolastica Nazionale che segua nel tempo tutti gli studenti consentendo di abbinare la loro performance alle caratteristiche delle scuole frequentate e degli insegnanti incontrati, nonché a dati di fonte amministrativa sulle caratteristiche demografiche ed economiche delle loro famiglie”. Ciò permetterà di “disegnare un sistema di incentivazione che premi i singoli operatori della scuola in funzione del conseguimento di obiettivi relativi agli studenti con i quali essi siano entrati direttamente in contatto” e parallelamente di agire su “a) Reclutamento e rimozione dei presidi sulla base della performance ottenuta. b) Reclutamento e rimozione degli insegnanti” fino in casi estremi “all’accorpamento o alla chiusura della scuola”.
Chiaro?
A parte che con la manovra finanziaria tutto ciò che concerne migliori retribuzioni agli insegnanti va a puttane (come non potrebbe essere diversamente con questo governo), si è impressionati dalla lucida dabbenaggine del progetto stesso – peraltro organizzato in un modo cervellotico e farraginoso -, che pretende (al costo di diversi milioni di euro ogni volta) di individuare standard didattici simili fra una scuola della Milano bene e un barcone di figli di disperati fuggiti da guerre e miseria. Prove uguali per tutti, insomma, e più soldi a quelli che possono vantare “risultati migliori” (per es, un congiuntivo al posto suo e non dove lo mette la signora Gelmini, che però è fuori concorso, avendone già vinto uno a Reggio Calabria come avvocato dopo averlo perso dalle parti sue, che pure hanno goduto negli anni di una sicura crescita del Pil grazie ai trasferimenti da una scuola all’altra (private) della stessa signora Gelmini una volta constatato (sempre la sfortunata signora) che il liceo statale era al di sopra della sua portata).
La manovra, come detto, azzera tutto. In un certo senso, il suo autore, lo stesso guarda casa che comanda l’istruzione, il Tremonti che cercano di far passare per genio e che è solo un nemico dell’umanità e dell’intelligenza aveva previsto e preparato tutto: gli Invalsi diranno quanto somari siano gli insegnanti e l’opinione pubblica troverà che non poterli licenziare è un vero scandalo.
Infine lui, il grande Piccolo della sinistra piaciona e simpatica e indulgente. Avevo o no ragione di dire che sta sempre in mezzo? Per la prova d’Italiano hanno preso proprio due paginette delle sue – in effetti, elementari. Ne sarà orgoglioso, immagino. Anche d’essere oggetto di domande come questa, forse
Il tema centrale del testo è:
A l’evoluzione nel tempo di un rapporto di amicizia
B il progressivo allentarsi di un rapporto di amicizia
C la riflessione su un rapporto d’amicizia ormai finito
D il rimpianto per un rapporto d’amicizia ormai finito
Bravo Lupo!
Per chi volesse leggerlo integralmente, questo è un link, non a caso dal sito dell’Associazione diesse, una delle ramificazioni della lobby clerico-ciellina che allunga le mani sulla scuola: http://www.diesse.org/detail.asp?c=1&p=0&id=2932
Uno dei tre autori è Giorgio Vittadini, ex presidente della Compagnia delle Opere, attuale presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, insomma un pezzo da 90 di Comunione e Liberazione.
Chiaro?
Desian: concordo solo, davvero non senti le risate? hai mai provato a proporre qualcosa contro lo status quo, magari in un forum, un circolo, al bar o simili? notato come dopo circa due virgola quattro secondi arriva il saputello “de sinistra” che smonta l’inizio di discussione con la “risata” usata come missile terra-terra (in tutti i sensi)?
Vincent: penso che si tratti di trovare un linguaggio che possa creare un contro-immaginario. Poi, per picchetti e manifestazioni ben vengano. Ma anche Borges. Per quanto riguarda il mio modo di scrivere accetto la puntigliosità (ma preferisco abbozzare, con il sistema blog c’è sempre il rischio di scadere nello slogan, preferisco così) e vorrei farti notare che l’acronimo Invalsi è superato dalla contingenza. Altrimenti non si spiega come mai uno strumento per la valutazione dell’istituto Scuola finisca per fare media… 🙂
Lupo: questa mia voleva essere una riflessione sulla supremazia, non un attacco a Piccolo.
Girolamo: chiaro. faccio Puffo Quattrocchi, però. C’è un vecchio studio della fine degli anni Ottanta che parlava di “polverizzazione dei saperi” che è il vero inizio dello scempio che stiamo vedendo. Aggiungo: la prova Invalsi è fortemente voluta dall’UE, la gentaglia che citi ha solo colto la palla al balzo. Inoltre, scusa, il mio intervento voleva essere una riflessione sull’incapacità di reagire alla supremazia odierna senza scadere nei soliti, biechi, narcisismi. Tutto qui.
piccola testimonianza dall’estero europeo
in effetti la tendenza è questa. testo crocetta. quest’anno, ad esempio:) a metà della II media rigorosamente pubblica, a mio figlio hanno affibbiato come PROVA DI ITALIANO un estratto di memorie di una ragazza per bene di de beauvoir (foto e bio, tra l’altro, appese fuori dall’aula di francese). però alla fine c’era spazio per le considerazioni personali lo “spazio libero” debitamente introdotto da debite domande di stampo psicologico familistico economico indagativo, che per altro il pargolo (accanito videogiocatore nonché altrettanto accanito “lettore di genere”) ha sgamato immantinente (sunto della sua considerazione personale: fatevi i cazzi vostri, vi confermate come una merdosissima cia. conclusione testuale: altro non dico in caps lock+ punto esclamativo).Il tutto è stato poi corretto come si conviene da un prof esterno alla scuola. risultato: massimo dei voti.
Io sono un’insegnante di Lettere delle medie. L’articolo di Gi non l’ho capito più di tanto, e non credo che a Gi interessi essere capito da me.
Comunque ne ho approfittato per andare a guardarmi la prova di italiano. Il brano va benissimo, alcune domande sono chiaramente formulate da una persona che non ha chiaro come funziona la mente di un comune essere pensante, di tredici anni o di qualsiasi altra età – esempio lampante la domanda citata da Lupo, dove su quattro risposte almeno due sono giuste e le altre due accettabili (ma, secondo LORIO, una sola è giusta!).
Aggiungo, visto che le prove Invalsi le conosco, simulo, correggo, valuto, somministro e sorveglio da quando esistono, cioè tre anni: può darsi che sotteso al tutto ci sia un grandioso progetto per schedare scolari e insegnanti, ma allo stadio attuale delle cose siamo solo davanti a una spettacolare massa di carta (giustissima l’osservazione di Angelo. E molta di questa carta è francamente inutile) in cui dubito l’INVALSI riesca a districarsi, considerando che si tratta di gente imbranata assai e piuttosto sprovveduta sul piano informatico.
A titolo personale aggiungo che sono abbastanza favorevole a una prova “oggettiva” uguale su tutto il territorio nazionale per tastare il polso dell’utenza. Mi piacerebbe però che fosse fatta con criterio.
Aggiungo che la parte di grammatica è piuttosto ragionevole, IMHO.
Quanto alla risata che ci seppellirà, per chi vuole assistere ad uno spettacolo ridicolo le prove INVALSI offrono varie possibilità. Ad esempio l’anno scorso, per Italiano, la prova “oggettiva” poteva essere valutata in due modi diversi… che portavano naturalmente a due valutazioni diverse ^__^
@ GL
Del tutto d’accordo con te. Che oggi questa macchina per bastonare massmediaticamente la scuola sia finita nelle mani di CL-Compagnia delle Opere (con le loro scuola private da favorire a scapito della scuola pubblica) non deve far dimenticare le responsabilità di chi, anche dal fronte opposto (non mi viene da dire “sinistra”) ha seguito i pifferai dell’OCSE, della Commissione Europea, e via dicendo, con totale incapacità di capire dove stavano andando e a chi tiravano la volata. Proprio per questo, se non vogliamo accontentarci di sbattere ritualmente la testa contro il muro, dobbiamo individuare i terreni di resistenza: uno di questi è il sapere ridotto a quiz e crocette, a quantità, a numero manipolabile; e al suo interno il governo politico della conta di queste crocette e di queste manipolazioni. Ricordo che lo scorso anno le prove Invalsi (esame terza media) avevano contradddetto la comune convinzione che gli studenti del sud fossero i peggiori: dopo due correzioni, i dati si sono adeguati, gli studenti del sud sono diventati quello che dovevano essere, e i loro insegnanti si sono presi l’accusa di aver fatto copiare gli studenti (peccato che, dati alla mano, avevano bocciato il doppio degli altri). Ed ecco che, a fronte di tagli alla scuola comunque drammatici, ma concentrati soprattutto al sud, l’inefficienza delle scuole nel meridione diventa un alibi ripetuto.
Non ho particolari idee sul fatto che sia stato scelto Piccolo: credo che la scelta dei testi sia indifferente a chi elabora i dati (oltretutto l’Invalsi ha pochissimi dipendenti, è probabile che questo livello sia stato subappaltato a un qualche contrattista assunto ad hoc), proprio perché il vero scopo politico è la riduzione di ogni qualità a quantità.
Riduzione di qualità in quantità, vero. Aggiungo però che la scelta di Piccolo mi ha fatto sobbalzare – e riflettere. Ora, penso che il discorso Ocse sia più che giusto, ma ho anche un sospettino che mi piacerebbe veder confermato (o no). Penso che l’Invalsi (come altra robaccia) sia l’esempio di come all’interno dell’UE ci sia una guerra. Una guerra fra i paesi del Nord (la cui impostazione “mentale” anche quando in buona fede proprio non riesce a digerire una certa modalità “umanistica” di approcciarsi ai saperi) e quelli dell’area del Mediterraneo. Per motivi “geografici” conosco abbastanza bene un certo tipo di mentalità nordeuropea, spesso, a torto, esaltata come “aperta” e “tollerante”: la parola tolleranza mi mette i brividi (primo esempio che mi viene in mente, fine anni Novanta inizio Doppiozero un giorno sì e l’altro pure paesi scandinavi in sede europea denunciavano l’Italia e la Spagna per la brutalità con cui “accoglievano” le ondate migratorie, poi le ondate sono arrivate fin lì e hanno iniziato a pressare Italia e Spagna affinchè facessero qualcosa…) Così, in quest’ottica, la tua asserzione sulla riduzione della qualità in quantità, assume significati parecchio sinistri…
Grazie, Murasaki
Ho provato più volte a dire – ma per la Lipperini evidentemente è un problema, vista la cansura – che la sorpresa di G.L. è – testi dello sceneggiatore alla mano – fuori luogo. Non mi pare che il mondo letterario di Piccolo si configuri come un “contro-immaginario”
Michele Lupo, calma e gesso. Il tuo commento era in moderazione per una questione di IP, e la Lipperini, che starebbe lavorando, non riesce a stare tutto il giorno davanti al computer per sbloccare. Sono sinceramente e profondamente stufa delle persone che ululano alla censura senza sapere di cosa stanno parlando.
Lipperini, ululare è il mio mestiere, per ovvi motivi. Ho provato cinque sei volte a postare, altre volte è successo in passato, m’era venuto un sospetto, tutto qua. Se mi sono sbagliato, tanto meglio e tante scuse.
Michele: ululati a parte mi piacerebbe che tu approfondissi il tuo pensiero. Moretti non è il “simbolo” del cinema impegnato e “contro” italiano? (e guarda che non sto facendo dei panegirici, è un dato)
“Il mio intervento voleva essere una riflessione sull’incapacità di reagire alla supremazia odierna senza scadere nei soliti, biechi, narcisismi. Tutto qui”.
Il solito, bieco, narcisismo. Tutto qui.
Ipse dixit.
Michele Lupo mi scrive in privato un commento che non riesce a postare qui per motivi logistici. Copioincollo.
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@ G.L. – se la tua affermazione la definisci un “dato” è difficile andare
avanti; per come la vedo io (perdona la sbrigatività, potrò riprendere se
vuoi la discuss. solo domani) non basta dichiararsi politic. antiberlusc. e
fare il Caimano per dirsi artefici di “un linguaggio che possa creare un
contro-immaginario” come lo chiami tu; così come è ovvio, il Partito
Desolante, o Deprimente, non mi pare possa vantare grandi titoli per
presentarsi come davvero “altro” rispetto all’andazzo in corso (lo hai mai
letto il presunto romanziere Veltroni?); per fermarci a Piccolo,non posso
fare qui analisi testuale dei suoi testi di finzione ma sul mio blog
troveresti un florilegio di citazioni dai suoi corsivi su L’Unità
sufficienti a farti venire dei dubbi sul suo essere “contro” o “impegnato”
(sempre parole tue)
@Michele: rettifico, allora. E’ un “dato” nel “senso comune”. Tipo: dimmi-il-primo-nome-di-un-regista- contro-che-ti-viene-in-mente. E guarda che ti dico PURTROPPO. Ed è proprio per questo che il “linguaggio del contro-immaginario” stenta a nascere perchè richiede un “mea culpa” da parte di questi signori qui. Leggo spesso gli interventi di Piccolo e per quanto mi riguarda (ma parlo personalmente) fa parte di quelli che sono il vero emblema della supremazia di cui sopra. vedi? siamo più vicini di quanto tu non pensassi. Semplicemente, data la resistenza direi fisiologica della rete, al discorso costruttivo, ho cercato di nascondere nel “fra le righe” questo mio pensiero. Non voglio che lo spazio che la padrona di casa mi ha gentilmente concesso si trasformi in un verminaio di attacchi e… Uh guarda…
@Giovanni: l’hai già detto e l’ho sottolineato: sono un Ubernarcisista, falso come una moneta da due soldi (o un nick fin troppo facile da smascherare), quindi: se hai voglia di contribuire alla discussione, ottimo, se invece hai solo voglia di ribadire l’ovvio immagino tu abbia qualche scadente libro da scrivere.
@ GL
Le notizie di oggi sulle prove Invalsi inserite nella terza prova del liceo fanno da corollario a questa discussione.
Torno sulla questione-Piccolo per dire che potrebbe essere successo intenzionalmente quello che pensi tu; potrebbe essere un caso, o addirittura un trimestrale che ha creduto di fare il furbo infilando la pagina di Piccolo, e nessuno se n’è accorto (chi conosce l’organigramma dell’Invalsi sa che è possiible che il nome “Francesco Piccolo” risulti sconosciuto). Il punto è che questa macchina tritura qualunque cosa e la risputa fuori in forma di coriandoli. Qualche anno fa uscì Attilio Bertolucci, e uno potrebbe pensare: vogliono che i programmi di italiano arrivino ai contemporanei, ai viventi? Beh, l’effetto fu lo stesso delle altre domande e delle altre prove: un testo da analizzare così e cosà, per quel che riguarda i ragazzi poteva anche essere anonimo. È questo che mette i brividi…
Dopo di che, per tirarci su, posto come OT il link al “Pais” su Saramago: una lezione di giornalismo (ringraziando i miei ex alunni che me lo hanno segnalato: e una di loro ci fece il saggio breve, su Saramago, alla faccia delle crocette dell’Invalsi)
http://www.elpais.com/especial/jose-saramago/
Giralomo: occhio, non sottintendevo una volontà, ho preso questa storia come un “segno” e mi piaceva discuterne per vederne cosa ne sarebbe uscito. Condivido i tuoi brividi, peraltro.
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Vado OT (davvero OT? ricordo sui Quaderni delle pagine meravigliose sulla scuola pubblica) e ti invito a leggere (ma con un sorriso, questa volta sì) qui http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#12
Caro GL
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Mi scuso per la secchezza dell’intervento che in effetti dava a intendere troppo poco, col rischio di essere solo uno di quegli interventi irritanti che non comunicano nulla se non la propria irritazione. Quello che intendevo era: l’argomento che trattavi era interessante. Parlavi della capacità di un pensiero sopraffatore di inglobare anche le critiche a se stesso (Piccolo, sceneggiatore di Moretti, anti-berlusconiano) e di usarlo come arma propria. Riferivi implicitamente, mi sembra di capire, questa ‘messa in parentesi’ all’esecrabile abitudine -su internet e altrove- di mettere tra virgolette qualsiasi affermazione, giocando consapevolmente con il senso (il “non mi hai capito, sei tu che non cogli l’ironia”).
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Bene. Mi chiedo però perché la forma con cui ti esprimi sia così opaca e involuta, come rivelano anche alcuni commenti qui di seguito. La mia irritazione nasceva dall’impressione -personale- che l’opacità della tua scrittura dica ben poco sull’argomento Invalsi e faccia invece solo risaltare lo scrivente. A questo scrivente sarebbe bastato fare un intervento sul suo blog per dire le stesse cose; dal momento però che hai abdicato alla possibilità di avere un ‘dialogo’, come lo chiami, mi chiedo quale sia lo scopo di intervenire nei blog altrui se non quello stesso narcisismo che tu attacchi, qui e in altre sedi.
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L’anonimato non è solo una protezione, come tu pensi, ma un modo per esprimere un’opinione avendo come pura forza, o debolezza, quello che si dice, e non il valore presunto di chi lo dice. E senza appunto fare presenza, atteggiamento per il quale provo una (personalissima) repulsione.
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Sulla discussione mi sarebbe piaciuto molto intervenire visto che l’argomento della valutazione degli studenti mi tocca molto da vicino. Se non lo faccio è solo perché i termini con cui ne hai discusso mi sembrano troppo vaghi. Per esempio: quali sono i criteri di valutazione esteri che sono il modello dell’Invalsi? Qual’è stata l’esperienza dei professori e degli studenti di quei paesi in cui un metro valutativo del genere? Quali sono i modelli pedagogici su cui si basano questi test? (competenze o conoscenze? mi sembra che in Italia valga sempre e soltanto la seconda).
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Per quanto mi riguarda, non temere: romanzi scadenti ne ho scritti e ne scriverò. Grazie a dio: è l’unica speranza che ho di finirne prima o poi uno decente. Fino ad allora -e possibilmente anche oltre- mi conoscerai per i meriti o di demeriti di quello che dico quando lo dico, non di quello che ho già detto, sulla carta stampata o su un blog.
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Buon narcisismo e buona scrittura.
Giovanni: impressione personale, perfetto, che ribadisce – che bravo! – per l’ennesima volta – voilà – l’ovvio: sì, sono un narcisista compulsivo. E su questo: non ci piove. Quante altre volte dovrò ribadirlo?
Intervengo sui blog altrui? Probabilmente perchè questo “pezzetto” è frutto di un dialogo che il sottoscritto scrivente porta avanti assieme alla padrona di casa da parecchio tempo. In effetti parla di Invalsi, di Piccolo, di Internet, ma soprattutto di – segni. Che poi è (o dovrebbe essere) il pane per gli “scriventi”.
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L’anonimato, mio caro, è quella cosa per cui uno spande merda e pensa di non farsi beccare. Occhio: il puzzo di merda resta attaccato. Il resto, mio caro, è fuffa.
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Ti sarebbe piaciuto, ma non lo hai fatto. Per due motivi: uno, molto più divertente rompere le scatole, anzichè provare a costruire. Due: qui si parla di come uscirne, non di come sprofondare ancora di più.
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E adesso, dimmi: in una scala da dieci a dieci, quanto sono bello?
GL
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veramente l’ho già fatto il mio intervento. Si chiamata preterizione: dire di non dire, e quindi dirlo.
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Ma aggiungiamo un altro pezzettino: mi pare che nessuno di voi abbia infatti finora parlato di un quadro didattico complessivo. Competenze e conoscenze sono due termini che ho usato prima con cui comunemente in didattica si intende un approccio ai risultati. Cosa si vuole da uno studente? Che sappia o che sappia fare? In questa visione di insieme la discussione se l’utilizzo di Piccolo da parte del ministero sia più o meno una contromossa del potere è a mio parere irrilevante. Potrà anche essere una manipolazione sottile dello Stato, ma ai fini della didattica non cambia niente, perchè qualsiasi test, ingabbiato in quel modo, non può che dare una comprensione assolutamente risibile. Che ci sia un brano di Piccolo o l’elenco del telefono poco cambia. Questo test è in effetti l’eredità del peggior pragmatismo anglosassone, di cui tra l’altro in Inghilterra praticamente tutti si lamentano, soprattutto all’università, quando ricevono le applicazioni di milioni di studenti mal formati e ignoranti. Ragion per la quale in quei lidi si parla da diversi anni di cambiare sistema… Allora perché noi lo abbiamo adottato?
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Il punto è che il test Invalsi non solo è tecnicamente retrogrado, è anche un innesto mal riuscito: perché riprende dai paesi anglosassoni un test che lì tende comunque a dare una valutazione sulle abilità di scrittura (per esempio. la parte sui sinonimi: valuta un abilità cognitiva, non la conoscenza dei sinonimi, ed in questo è efficace) mentre per noi diventa soprattutto un test di conoscenza vero e proprio. E sulla strategia fallimentare di questo approccio ci sarebbe molto altro da dire…
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Egregio GL (continuando)
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L’anonimato può essere forse quello che dici, per altri. Il mio eteronimato è il modo in cui personalmente ho deciso di gestire i miei interventi sul web per diverse ragioni, innanzitutto per non fare presenza (sempre per una repulsione personale verso la ‘vetrina’). E in secondo luogo sì, anche per proteggermi dall’abitudine sul web per cui per attaccare le ragioni di qualcuno si attacca la persona e quello che si presume di sapere su di essa. Strategia che dovresti conoscere bene: innanzitutto perché l’hanno impiegata spesso contro di te; e poi perchè l’hai appena usata.
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Per quel che mi riguarda ti ho sempre attaccato sulle tue affermazioni sui blog solo quando le trovavo smaccatamente contraddittorie: ma mai ho detto nulla sul tuo essere scrittore, né ho fatto affermazione di valore suoi tuoi libri. E non perché non avessi opinioni a riguardo, e magari anche solide ragioni per sostenerle, ma semplicemente perché tali opinioni erano assolutamente irrilevanti in merito alla discussione in atto. Sono infatti fermamente convinto che su internet -come altrove- non debba valere la presunta autorità di chi afferma ma la validità di ciò che si dice. A meno che appunto si facciano affermazioni che sono valide solo se non chi le fa abbia un precisa conoscenza dei fatti e una competenza professionale. Conoscenza e competenza che sul test Invalsi non mi sembra che tu possieda.
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Quindi, non solo insisto nel mio eteronimato ma ti invito ad impiegarne uno anche tu. Non per lanciare il sasso e nascondere la mano: per dire e ascoltare senza dover essere il personaggio GL D’Andrea che, ne converrai, a volte è un po’ pesante da gestire. Sii narcisista di una maschera invece della tua faccia. Ti assicuro che è un’esperienza liberante.
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Se poi vuoi insistere a insultarmi privatamente ti pregherei di farlo al di fuori di uno spazio che non è il tuo e che evidentemente parla o dovrebbe parlare d’altro che non della tua bellezza mattutina. Per ogni doverosa offesa puoi contattarmi alla mail: melmoth2010AThotmail.com
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Ossequi (inchina il cappello piumato)
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P.S.
Melmoth l’ho già preso io, e Melmoth2 non vale.
Torniamo al punto. Anche perchè mi pare che sulla questione scuola ci sia parecchio da dire.
E, Melmoth, sono stata io a offrire a Gl questo spazio perchè mi interessano le sue argomentazioni, ok?
Io non credo che la scelta del brano di Piccolo miri a disinnescare la forza eversiva in essa contenuta. No, troppa intelligenza, sprecata per la scuola, sprecata per la burocrazia. La scelta dei testi propsti ai ragazzi dipende da anni da criteri puramente tecnici (perfino autoreferenziali) che uccidono ogni approccio educativo fin sul nascere condizionando i ragazzi a detestare la lettura, il sapere, la conoscenza.
E’ l’ultimo atto di una tragedia che dura da vent’anni. La cronaca di una morte annunciata. La colpa è anche nostra. Noi docenti abbiamo tollerato che ai ragazzi si proponessero antologie letterarie e testi scolastici ridicolmente pretenziosi e tecnici, in cui il “come” prevale sul “perché”.. La specializzazione delle discilpline ha ucciso il senso del sapere, delle conoscenze e della bellezza. Le prove Invalsi di quest’anno mirano semplicemente stabilire come se la cava lo studente con il diretto libero, con un testo allusivo ecc… basta. Non esiste nient’altro. L’anno scorso c’era fra le varie proposte un testo che inneggiava alla flessibilità. L’anno prossimo chissà. Il contenuto non ha più importanza. La vera genialata del potere che ci vuole servi è stata questa. Distoglierci dal centro e dal cuore delle cose. La scuola, se non facesse resistenza l’umanità di studenti e docenti, sarebbe una palestra di pura astrazione e di miope analiticità.
Non so se sono stata chiara,
buona giornata,
roberta
@Melmoth: ti risponde direttamente la lipperini, magari irritata da tutti noi che abbiamo perduto per strada l’argomento scuola, poi non dovendo difendere nessuno, meno che mai GL, mi permetto di dire che sembri tu ossessionato da lui e non il contrario. Vuoi anche essere offeso via mail privatamente, sei sicuro che sia un’esperienza liberante come scrivi (p.s. io conoscevo le esperienze liberatorie e sono indietro con le evoluzioni della lingua italiana)?
@Roberta: hai ragione, in questo disastro il corpo docente non è poi così immacolato, ha le sue responsabilità. Fate outing!
Roberta sei stata Chiara 🙂
Il “come” prevale sul “perché”.
Vorrei solamente evidenziare che questo processo coinvolge anche l’università (e mi riferisco a Lettere, non a Fisica o Chimica).
Gramsci diceva che l’egemonia era l’ideologia della classe dominante, una visione distorta della realtà che non viene imposta con la forza, anzi sembra godere di un grande consenso. Fa sembrare sensato e naturale l’assetto del potere e tende a liquidare l’opposizione allo status quo come dissidenza e devianza.
La classe dominante di oggi sta facendo un ulteriore passo avanti, tentando di mostrarsi in grado di assorbire al suo interno qualunque forma di opposizione.
Anonimo=lucio
Sì, sulla questione scuola c’è parecchio da dire. In questo periodo, ad esempio, chi ci lavora dentro sta sempre a lamentarsi perché mancano i soldi per la carta igienica, le fotocopie e le supplenze – che sono questioni terra terra ma la scuola è un mondo molto terra terra, diviso in tanti piccoli settori dove tutti cerchiamo di tirare avanti giorno per giorno perché le soluzioni vanno sempre trovate qui e adesso, domani non servono più.
Quindi io non riesco a collegare il nobile ragionamento di GL alla scuola. Dal mio punto di vista la prova INVALSI è fatta male perché all’INVALSI non sanno fare il loro lavoro, e l’idea che stiano lavorando al loro complotto demoplutogiudaicomassonico mi risulta troppo irreale perché mi riesca prendere sul serio la questione.
PERO’
un paio di osservazioni dall’interno sono in grado di farle.
La prima è che una prova nazionale con pretese di oggettività si può fare solo così, con le crocette. Non ha senso metterci dello spazio per i testi liberi perché allora i testi liberi li devi far correggere a degli insegnanti che valutano secondo il loro personale giudizio. A quel punto non è più una prova oggettiva, senza contare che già c’è il tema e fare un doppione del tema non ha molto senso, soprattutto all’esame.
Se poi vogliamo metterci a discutere se esistono le prove oggettive, beh, qui ci sono varie scuole di pensiero ma una comprensione del testo non è mai molto oggettiva, secondo me – per la grammatica invece qualche speranza c’è.
Nel caso specifico però il problema non è il tipo di prova o la scelta dei testi (perché i testi sono due, uno di narrativa e uno di geografia) ma il cervello di chi l’ha preparata: abbiamo due testi da leggere, per un totale che passa le tre pagine, e 47 risposte da dare 47, di cui 37 riferite ai testi e 10 di grammatica. Troppa roba da fare in un’ora. Si tratta di scuola dell’obbligo, non la fanno solo i fulmini di guerra e, soprattutto, nelle altre prove il tempo viene elargito in abbondanza perché basti ai lenti e ai veloci, com’è giusto che sia. Perché l’INVALSI è fatta solo per i centometristi?
Se qualcuno volesse sostenere che è in atto un complotto da parte dell’INVALSI, del MIUR, del governo o del Vaticano per spingere le nuove generazioni a sparare risposte a caso pur di fare in fretta, beh, direi che gli estremi ci sono.
Il testo di GL parlava di questioni molto più elevate e rarefatte, ma staccate dal referente: non ha importanza chi ha scelto il testo e con quali motivi, se per ridere di sé, per ridere degli altri o perché il micio di casa non era rientrato la mattina e lui era preoccupato: il testo in sé non ha importanza in una maratona del genere perché gli studenti che ci lavorano devono fare in fretta e sono perennemente in ritardo peggio di Bianconiglio.
Questo però non è colpa della destra o della sinistra, ma del fatto che chi lavora all’INVALSI non sa contare, oppure ha “somministrato” deliberatamente una prova che una buona metà degli alunni avrebbe sbagliato o consegnata incompleta, proprio quest’anno che le prove INVALSI incidono in maniera piuttosto forte sul voto finale.
Penultima cosa: no, l’elenco del telefono non va bene per una comprensione del testo. Forse però si poterbbe usare la pagina introduttiva, quella con le istruzioni ^__^
Last but not least: delle antologie scolastiche è cosa buona e giusta dire male, perché per quanto se ne dica male non se ne dirò nemmeno la metà di quel che si dovrebbe. Ma l’andazzo è quello che è perché gli editori vogliono brani tagliati per non pagare i diritti d’autore. Sugli esercizi, qualcuno lavora e qualcuno no. Per quanto posso vedere io, il corpo docenti di tendenza continua a lavorare nel modo che più gli sembra comodo e proficuo per la classe, per quanto l’abbiano frastornato, e il didattichese è guardato con molta ostilità.
Roberta: come dice Murasaki non penso che la scelta di Piccolo sia stata voluta, e comunque non ha importanza se non come “segno” che indica quanto la supremazia sia pervasiva e quanto impotente il “segno contrario” (la parola opposizione mi disgusta). La scuola è un centro fondamentale delle società e la tua definizione mi piace molto.
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Vincent: sul corpo docenti l’ideale sarebbe che ne facessero parte le menti migliori e vive. Esattamente come la politica. Così non è, per motivi economici, ma non solo. Domanda: perchè?
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Lucio: la classe dominante (un inchino per Gramsci) ha dalla sua il post-moderno, per di più. Domanda: può il postmoderno parodico fare fesso il postmoderno dominante? io, personalmente, credo di noperchè “quando un uomo con la pistola, etc etc”. Quindi la domanda di fondo, quella che in Italia siamo chiamati a rispondere è: si può superare il postmoderno?
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Murasaki: sappi che gli studenti in ritardo come il Bianconiglio la riciclerò. Comunque anche sul discorso Invalsi-fatta-alla-cazzo la domanda è sempre quella: perchè un ganglio dello Stato di vitale importanza è abbandonato alle correnti?
G.L. non so se riuscirai ad ubriacarmi più del test invalsi. Ci ho provato molto seriamente ma confesso di essere riuscito a dare una risposta secca – tra A B C D – solamente a 10 delle 20 domande, con poche certezze. Delle altre 10: alla n.6 non so cosa rispondere, alla n.11 mi rifiuto di rispondere, e alle altre ho dato 2, ma anche 3 risposte differenti.
Merito più di un 3?
Giocando con la tua domanda, invece, mi rimane la convinzione che anche superando il postmoderno non si possa fare fessa la classe dominante.
E se becco un 9 qui, aggiusto la media.
A volte, è vero, si ride solo per non piangere.
Ultima puntata, alcuni brani tratti dall’articolo “Scuola, il test Invalsi abbassa la media…” oggi sul giornale della Capitale.
“Chiusura amara per gli esami di terza media. Quest’anno, infatti, i voti finali si sono abbassati sia per effetto delle nuove regole sulla valutazione…, che per la difficoltà del test Invalsi che, in molte scuole, ha messo -in ginocchio- anche i superbravi. …
Raccontano dalla media Villoresi di Roma – Alla prova Invalsi non abbiamo avuto nessun 10, mentre i 4 sono stati due o tre per classe. …
Il preside della scuola Gramsci di Firenze, spiega che il test Invalsi era lungo e alcuni, persino tra i migliori, non sono riusciti a completarlo.
Problemi simili al Marino di Ponticelli, Napoli….
Il quiz sembra essere andato meglio nel Nord Est. Il Presidente dell’Associazione scuole autonome del Friuli, Stefano Stefanel (giuro, si chiama così) ha dichiarato che la media è stata del 7.”
Anche il titolo mi sembrava già chiaro “Scuola, il test Invalsi abbassa la media” ; o suona meglio “Il test Invalsi abbassa la scuola media”?
Alla prossima