Ida Magli è stata una grande antropologa. Ho seguito le sue lezioni, molto tempo fa, per un periodo breve ma per me determinante: un certo modo di guardare al mondo mi viene da lei, o da quel che lei era, dai suoi libri di allora (Gli uomini della penitenza, Matriarcato e potere delle donne, La donna: un problema aperto), dalla lucidità e dal carisma con cui questa donna piccolina e dalla voce sottile interpretava e decostruiva l’apparenza del quotidiano (ricordo, per dire, una lezione magnifica sui pericoli in cui incorreva il femminismo maneggiando il simbolico).
Quanto scritto fino alla riga precedente costituisce il mio grazie. Da questo punto in poi, comincia lo sconcerto. Conoscevo le posizioni recenti di Ida Magli, ma non avevo mai visitato il suo sito. L’ho fatto ieri, curiosa per l’uscita del suo ultimo libro, Omaggio agli italiani-Una storia per tradimenti (Rizzoli). Vado e trovo una citazione che provoca i primi brividi: è di Henri-Frédéric Amiel, i Frammenti di diario intimo, già citati da Guido Ceronetti in Tra i pensieri (Adelphi). Ovvero:
"Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga."
Poi arrivo all’ editoriale dell’11 giugno, “Provetta vuol dire distacco dall’uomo”. Stralcio:
“Si tratta di favorire la vita, dicono ancora i fautori delle nascite in laboratorio. La vita? Quale società più insensata di questa che paga col sistema sanitario di Stato l’aborto di massa e poi si dilania per far nascere qualcuno a tutti i costi? Si afferma che non è in discussione la legge sull’aborto. Bene: non lo sarà per i politici ma non per gli esseri umani in quanto questi sono forniti dello strumento del pensiero, della logica, della razionalità, che è l’unico a garantirgli l’appartenenza alla specie umana. Sarà bene dunque conoscere qualche cifra, anche se il ministero le fornisce con molto ritardo e fa di tutto per non diffonderle. Nel 2001 gli aborti ufficiali sono stati 130.512 (più di un quarto delle nascite). Calcolando con larghezza un 10 per cento di interruzioni dovute a malattie, a malformazioni, a rischio grave per la madre, tutto il resto è voluto, e già lì era stato cancellato il maschio, il padre dalla procreazione. Oggi siamo di fronte ad una responsabilità enorme: distaccarci dal Pene significa distaccarci da tutto quello che è stato costruito, nel bene e nel male, ma comunque costruito dagli uomini maschi. La leggerezza con la quale le donne si sono avviate su questa strada induce a temere che non se ne siano rese del tutto conto…”
Bene. Non sono mai stata convinta fino in fondo della necessità di uccidere (metaforicamente) i propri maestri. Mi sembra comunque una condizione migliore del dover giungere a provare per loro umana pietà.
Oh cara, condivido il lutto, ma mi si accende un intimo dubbio: non è che l’ipervalutazione sia in qualche modo una costante della LippeVita?
x Lipperini.
Bastava dire che non eri d’accordo con lei, e magari ripetere le tue ragioni.
Di Ida Magli, chissà quante cose non ho condiviso in passato, ma ad ogni persona si deve innanzitutto umano rispetto, specie poi quando il dissenso è sulle idee.
Scusa se dico queste cose ad una persona intelligente quale tu sei, ma mi piacerebbe tanto che nei confronti tra persone si pensasse sempre (salvo che non ci si trovi di fronte ad un criminale o cose del genere) che il nostro interlocutore è un essere come noi, con il diritto alle proprie convinzioni. Che potrebbero anche mutare nel tempo, ma se non mutano, egli resta sempre degno di rispetto.
Difficile sapere a chi appartenga la verità. E se poi, davvero, di verità ce ne fossero, come qualcuno sostiene, più di una?
“Quando coloro che lottano per la vita’ e per gli embrioni ci dicono che ritengono doveroso e bello rendere attuale ogni persona potenziale, perché condannare le persone potenziali all’inesistenza permanente è una crudeltà che partecipa della inammissibilità dell’omicidio, è qui che possiamo rispondere che il nostro impegno andrebbe profuso non solo a favore di tutti gli embrioni, ma a favore di tutti gli ovuli e di tutti gli spermatozoi; più vastamente, di tutte le persone potenziali che genereremmo se ci accoppiassimo con tutti i nostri partner sessuali possibili. È solo contro questi paladini della potenzialità che è pertinente l’obiezione in base alla quale dovremmo lanciarci in sforzi riproduttivi continuati e promiscui. In particolare, coi cattolici che ricorrano a questo argomento dovremmo lagnarci del fatto che i cardinali, le suore e i sacerdoti lascino nell’inesistenza una gran massa di persone potenziali: che crudeltà.’
http://www.larivistadeilibri.it/2005/05/bacchini.html
L’embrione del filosofo
FABIO BACCHINI
Vedi anche: ‘I fiori della piccola Ida’, Andersen:-)
E la sua splendida foto nel mio blog.
di nuovo, era un maestro finchè la pensava come te (meglio: finchè eri erroneamente convinta che la pensasse come te). come la storia del poppolo, che è buono finchè non ti contraddice.
di nuovo, era un maestro finchè diceva quel che pensi anche tu. come la storia del poppolo, che è buono finchè non ti contraddice.
Conosco poco sia te, sia la Magli ( e leggere qualche libro non credo sia sufficiente per dire: conosco), ma, ed è una mia “costante” mentale, preferisco sempre partire da una considerazione, a mio parere sia ben chiaro, fondamentale: la persona con la quale sto interagendo (perché ci parlo, perché leggo un suo scritto, perché mi ha fatto causa, perché mi ha invitato a cena, …) non è “scema”.
Tanto più quando si vanno a toccare, scrivendo e discutendo, argomenti così “labili” quali sono gli argomenti citati nel tuo post. Insomma per farla breve e come dice un saggio cinese del quale non ricordo il nome (e i cinesi sono sempre saggi): “La verità è infinita. La mente umana è finita. Provare a spiegare l’infinito con il finito è un’attività che può essere molto pericolosa.” 🙂 Buona giornata. Trespolo.
la “fallacite” dilaga, magari ida magli sta pensando di uscire anche lei con un bel cofanetto, una trilogia dell’intolleranza, “il pene e la pena”, “la passera e la provetta”, “il maestro e la pippa” raccolti e arricchiti da “l’armageddon del pisello – intervista a se stessa”.
che dire, a volte mi chiedo se l’onnipotenza non sia aspirazione di coloro che la attaccano. a me sembra che la Magli confonda categorie che appartengono alla psicanalisi e alla antropologia con quelle necessariamente più pragmatiche della giurisprudenza e del quotidiano, tanto per intenderci, una cosa è il complesso di edipo e un’altra è materialmente scoparsi la propria madre e uccidere il proprio padre. e poi, se proprio si ha la necessità di interpretare la questione in termini di potere patriarcale, allora la Magli non fa caso alla violenza assoluta che è insita nella attuale legislazione, con la standardizzazione del corpo femminile che obbliga le donne alla storia assurda dell’impianto triplo. e poi, scusate, ma per me il referendum riguardava due questioni molto importanti, la libertà individuale all’interno della società e la procreazione (brutta parola, ce ne vorrebbe una che indica la volontà di avere un figlio/a, di fare l’esperienza di essere genitori, che vuol dire vivere qualcosa che è tutt’uno con l’essere figli), e non la vita. la vita è uno dei concetti più astratti che si possa chiamare in causa in questioni di legge.
vedi loredana, io sarei anche daccordo con bartolomeo di monaco sul fatto che in questo caso si rischia di attaccare una persona che, anche se presa come esempio, è comunque chiamata in causa direttamente, però, magari facendo attenzione, trovo che sia utile discutere su una posizione che, per quanto non condivido, sia comunque articolata. il dubbio per me rimane solo questo: quanti la pensano come Ida Magli? quanto può essere utile analizzare questa posizione per comprendere i risultati del referendum?
perchè è vero, l’appiattimento verso il basso, in italia, c’è stato e c’è ancora, anche se io non sono convinto che sia una naturale conseguenza della democrazie, semmai di un certo modo di fare democrazia…magari accoppiato a un certo modo di non fare democrazia.
nella magli c’è stata un forte involuzione. il che non è bello già di per sè. considerando poi che questa involuzione ha seguito le mode, direi che è ancora peggio. mi ha sempre fatto un po’ di diffidenza, però, lippa. 🙂 e nun te buttà così nee cose, no?
@ RRR – ovviamente si ha la certezza di quello che si sta dicendo, senza escludere di poter cambiare idea, e non su cosa sia giusto o sbagliato.
ciò che si mette in discussione è proprio la possibilità di leggere la realtà in termini di giusto o sbagliato, senza per questo, però, predicare il relativismo etico.
ma la questione di stabilire i confini tra individuo e società è insito nella definizione dei due concetti. il referendum, o meglio, il dibattito sulla legge 40 è un’occasione per sottolineare le incongruenze di una legge che getta le basi per una ridefinizione di questi due concetti, e lo fa in un senso che a me non piace affatto.
e poi, scusa, potresti elencare i buoni propositi dei progressisti finiti in papocchio.
Oggi non è giornata, queste non sono giornate, ma un autunno in anticipo.
Spero basti questa premessa a spiegare la pesantezza di quello che vado a scrivere 🙂
Innanzitutto trovo antipatico il ribattere, lui non è d’accordo con te e quindi tu lo osteggi e non sai rassegnarti alla diversità di opinioni.
Perchè, voi siete d’accordo con simili opinioni?
Vi sembra davvero che queste perfide donne stiano/abbiano sradicato quello che i Peni avevano costruito? non credo che a simili opinioni si possa replicare con la semplice constatazione che esistono e tant’è. Certe convinzioni esistono, non si taglia la testa a nessuno per averle elaborate, ma si contrastano. Non è solo esercizio di mera retorica il contrastarle è esercizio e di sopravvivenza.
Il mondo che accetta anche le loro espressioni di pensiero è un mondo che loro non sono disposti ad accettare e il mondo che intendono creare è uno spazio/tempo in cui chi ha idee diverse non può esistere.
Sappiamo che molti sono fascisti, ma non possiamo limitarci alla constatazione se non vogliamo che le loro idee e il loro agire ci sovrastino, dobbiamo contrastarli prima con le idee, l’aggregazione, la costruzione di spazi alternativi e se questo non basta anche con una lotta più forte.
Non si tratta solo di essere metereopatica.
Stamane ho sentito un commento su radio ’24 ore (di buio)’ e sono abbastanza incazzata. Ero insonnolita e non ricordo quale Ministro della Rep. abbia detto, soddisfatto,qualcosa come: questa è la fine che fanno i referendum fatti dalla e per la gente che piace.
Forse era davvero meglio se questi referendum non si facevano se si pressava il Parlamento per le modifiche, ma vista la campagna infame dell’astensione e dell’assassinio di innocenti e del Dio non lo vuole era necessario votare per ripristinare e riconoscere almeno i limiti minimi di vita democratica.
Che adesso uno dei Min. della Rep. (da quel che mi pare di risordare un ex DC, un amico di B. un amico di tutti i maggiori esponenti P2uisti etc.) gongoli e scateni l’ira delle plebi contro quel minimo di intellighenzia che aveva osato aprire bocca contro leggi contradditorie e limitanti. Anche questo lo accetto, perchè esiste, ma non posso fare a meno di pensare che è in fase conclusiva la crociata che vuole spingere intellettuali e altamente istruiti dentro il recinto di casta dei privilegi o fuori nel mondo di quelli a perdere.
Mi sembra che anche un certo fascismo tuonasse contro gli intellettuali non dico di sinistra, ma in generale critici, non palesemente asserviti anche se ininfluenti come capopolo.
Come diceva qualcuno la storia si ripete, ma a me non convince che si ripeta sempre come farsa.
Baci
io non capisco come si possa avere questa certezza assoluta nel dire cosa sia bene e cosa male…chi vi può assicurare che nelle infinite maglie della storia che verrà questa non sia stata la decisione più saggia? Tutti i buoni propositi progressisti sono sempre finiti in pappocchio…perchè questo dovrebbe essere un’eccezione?
L’opinione c’è ed anche pensata, il (finto) paradosso aborto-fecondazione riportato alla ribalta e comprensibili (e talvolta inconfessati) timori maschili espressi come spettatrice di uno stravolgimento, ancor minimo, in corso. Lascio (nel senso che capisco) alla signora Magli ed a tutti quelli che la pensano come lei il processo logico della creazione della loro opinione.
A mio avviso il domani di cui parla e si interroga RRR non è tutta la restante storia umana, e neanche una significativa parte di essa. Anzi, il processo è proprio irrefrenabile, se non qui, altrove.
Ma io mi chiedo, qui ed adesso: cosa intravede la signora Magli, scenari di banche del seme congelato da qui all’eternità per soppiantare il ruolo del maschio? Come si permette di immaginare statistiche sugli aborti spontanei, come si permette di sindacare la decisione delle donne che hanno abortito, come fa a sapere che hanno deciso tutto da sole per mero calcolo di superficiale convenienza? Perché mascherare, e qui parlo di un atteggiamento generale, la paura di diventare un paese popolato dalla stragrande maggioranza di improduttivi stravecchi con un problema di coscienza, tornando sempre sulla questione dell’aborto?
no, il relativismo di comodo per favore no!
in Italia, (almeno) dai nani e ballerine in poi abbiamo visto di tutto. ripensiamo – per farla breve solo a- berlusconi. ha combattuto in nome, e per la libertà (?).per riprendersi la sua o per toglierci la nosra (vedi sopra, andreac, e diritti individuali minimi)
e allora meglio un eccesso di passionalità (e di giusta “indignazione”) in più (alla Lippa) che la
tiritera su diritti degli anticonformosti che tali che non sono.
sugli sperimentali che non vogliono “sperimentare”
sugli avanguardisti che vanno avanti solo per accusare quelli che stanno dietro, qualsiasi cosa dicano, quelli che stanno dietro. per accusarli, anzi, (toh!) solo perchè “sono rimasti indietro!”
Beh, condivido lo sconcerto di Loredana, avendo letto e conoscendo gli scritti della Magli, un po’ di stupore ci sta. Anche i primi libri della Fallaci a me erano piaciuti, tanti e poi tanti anni fa(non linciatemi, ora!)… mah, è pur vero che il pensiero si modifica, però un po’ d’amaro in bocca resta.
Ida Magli è stata anche la mia insegnante. Anzi, diciamo che abbiamo frequentato le stesse lezioni.
E diciamo che ci ho messo molto, troppo tempo per capire che -sempre- il suo era un punto di vista scientifico e non un moto dell’anima.
A me quella lezione sul femminismo e la simbologia dove lei concentrava perte del discorso sul significato che ogni donna attribuisce ad un anello, mi fece star male per giorni: cosa dovevo fare? Rinunciare all’importanza di un simbolo per essere una buona donna in lotta?
Solo dopo ho capito che la sua era soltanto un’analisi. Un punto di vista tecnico.
Voglio credere che anche questo scritto possa (o debba) essere guardato da questa angolazione.
Certo lo sconcerto e la sensazione di schifo che ci ha regalato Oriana Fallaci (quanto l’ho potuta amare ai tempi di “Un Uomo”!) si riverbera su tutti coloro che oggi sembrano cambiare idea.
Ma devo permettermi di pensare che non tutti sono uguali.
C’è un però.
Che nonostante tutto non mi sento di tralasciare.
Chi fa opinione deve essere attento anche quando scrive.
Diventa sempre più facile scambiare un assunto scientifico per un pensiero personale.
Con la comunicazione rapida e divorata, i piani si sovrappongono, e le note o le chiose a margine sembrano sempre essere insufficienti.
Se Ida Magli avesse sottolineato che parlava per un’analisi antropologica sulla fecondazione artificiale (che da quel punto di vista mi sembra corretto in funzione dell’evoluzione dei legami parentali) forse avrebbe suscitato meno emozione, forse non sarebbe stata strumentale al giornale per il quale ha scritto, ma avrebbe chiarito che il suo era uno sguardo da scienziata.
Così ci costringe a rimpiangere di saperla ancora ascoltare.
@ andrea
la democrazia, i referendum popolari, gli aspirapolvere
@ rrr – non so cosa dedurre dalla tua lista.
che c’è di male nell’aspirapolvere?
nei referendum popolari? che il divorzio o l’aborto sono finiti in papocchio?
e nella democrazia? qual’è secondo te l’alternativa?
ripeto, ci sono effetti collaterali dovuti all’impiego sbagliato di uno strumento. volendo, posso bruciarmi col fuoco, posso ammazzarmi con ‘elettricità. se democrazie vuol dire una applicazione stupida o strumentale del concetto di uguaglianza, posso distruggere l’umanità, ma, ribadisco, è nei concetti che sta la differenza, la citazione di Amiel ha il sapore amaro del rancore, quello del vecchio fascista che da bambino incontravo sull’autobus e parlava con nostalgia dei tempi andati.
per favore, dato che il mio post mi sembrava abbastanza elaborato, voleva essere un inizio di conversazione, se non ti va, non fa niente, non ne parliamo.
“Nel 2001 gli aborti ufficiali sono stati 130.512 (più di un quarto delle nascite). ”
Udita ieri da un donna carissima ed incinta: Sono stata all’ASL, la ginecologa mi ha detto che era ora di fare l’amniocentesi, io le ho detto: per adesso no, lei mi ha guardata strano, quasi di brutto, poi il suo volto si è immielito ed ha detto: Aaaah, lei è una di quelle che accettano tutto…tutto.
Cioè, dice la mia protagonista, mi ha preso per una cattolica di acciaio, di quelle che accetterebbero anche un figlio deforme.
Poi vi è stato un chiarimento ove la ginecologa ha detto che il 99 per cento, se non di più, delle italiane, anche cattoliche dichiaratissime, abortisce in caso di feto con malformazioni cioè secondo la Chiesa catt. commette omicidio
Questo ho riferito per manifestare la “singolarità” di comportamento degli italiani.
Tutto si può comprendere anche questo, però….poi non votano. O no?
Io non entro nella discussione su uomo e donna.
Entro sulla citazione e condivido i brividi.
Non sono un intellettuale e posso permettermi di dire che chi condivide quell’atteggiamento, Magli come Ceronetti, mi fa orrore.
Rispondo a Bartolomeo e Trespolo: non ho insultato Ida Magli. Ho detto che “io”, personalmente prima ancora che intellettualmente, mi scoro e mi impietosisco davanti ad affermazioni più che veementi che risultano esattamente capovolte rispetto a quelle in cui ha creduto, ha impegnato una buona parte della sua esistenza intellettuale, ha fatto credere altre persone. Certo che la verità non è una, figurarsi: ma qui si tratta di un’inversione di rotta totale (e, RRR, non riguarda soltanto i referendum).
Sifossifoco: meglio ipervalutare che sottovalutare, a mio modestissimo parere 🙂
secondo me la questione su cui riflettere, a partire dall’argomento di oggi, riguarda l’importanza degli ‘intellettuali’ (virgolette necessarie) nell’interpretazione e nella formazione di una ‘opinione di massa’. mi spiego, un atteggiamento come quello di Ida Magli, al pari del delirio intollerante della fallaci, può facilmente fare presa su una fetta non indifferente della società italiana. nel periodo natalizio ho lavorato in una libreria e ho visto accorciarsi e andare esauriti i cofanetti-bidone della fallaci che molti, nonostante avessero già i volumi precedenti, acquistavano per l’intervista a se stessa. quelli che a me sembravano lo sfogo di una signora un po snob a cui il cane islamico aveva cagato sulla moquette color champagne del salone buono venivano presi come sintesi massima del pensiero occidentale.
che senso ha un fenomeno del genere, e perchè altri libri che pure affrontavano la questione del terrorismo non hanno avuto lo stesso ‘successo’? dove sta il problema?
se il problema sta nella complessità di certi discorsi che non si presta ad una fruizione da cesso, come mi sembra, il problema risulta estremamente complicato. è possibile semplificare questioni che sono estremamente complesse? oppure la questione sta anche nel fatto che è più fruibile uno scritto chiuso, una condanna, una fatwa, piuttosto che uno che apra a domande?
è possibile informare senza complicare? è davvero utopico fornire gli strumenti per affrontare la complessità?
@ Lipperini.
La parte che non ho condiviso e che ha sollecitato il mio intervento è molto piccola ma ha il peso e il sapore del piombo. E’ questa (la cito per non essere frainteso):
“provare per loro umana pietà.”
Il suo valore spregiativo è ben chiarito e anticipato dalle parole precedenti:
“Non sono mai stata convinta fino in fondo della necessità di uccidere (metaforicamente) i propri maestri. Mi sembra comunque una condizione migliore del dover giungere a…”
Provare “umana pietà” per chi la pensa diversamente da noi sul piano delle idee, mi è parsa, in quel contesto, un’espressione irriguardosa.
Posso capire l’indignazione, la delusione per una posizione intellettuale che non si condivide, ma mai la mancanza di rispetto.
E quell’espressione è alquanto offensiva, non credi?
Torno a scusarmi se mi sono permesso questa osservazione, del tutto personale.
Hai (per quanto possa valere) la mia stima per le tue battaglie, che conduci fieramente, anche se qualche volta non sono d’accordo.
I maestri andrebbero tutti uccisi da piccoli…
ora non vorrei fare l’avvocato dei poveri, anche perchè sarei più povera dei difesi, in questo caso, però,
“uccidere i propri maestri” è frase dal punto di vista “vocale” – il cui suono – è riferibile agli anni ’70
per chi avesse in antipatia quel tipo di fraseologia effettivamente potrebbe suonare offensivo.
ma – a me pare – l’espressione, “uccidere i proprio maestri” pare ormai entrato nel parlare corrente. quasi come sinonimo di “uccidere il proprio passato”.
in quanto all’umana pietà credo che la frase sia da considerarsi quasi un sinonimo di “ma che s’è rincoglionita?”, da lì, la pietà.
quasi come un sentimento di umana comprensione, nei confronti degli effetti deleteri dell’età avanzata. e sì. perchè se una vecchia prende e ti mette lì il bastone proprio mentre attraversi, e già il tutto ti si para davanti con una certa difficiloltà, io lo capisco invece che ti venga da dire, vecchia, o giovane, bambina o anziana, “aho, ma che te sei rincoglionita?”
la lippa, più educata e rispettosa di me, fa” Non so se scegliere l’una o l’altra…”, fa 🙂
– Franz, sono d’accordo a patto che, lipperianamente, si tratti di sola cosa metaforica. 😛
– Mi accodo anche a Marcel
– Non riesco a capire cosa c’entra la distinzione tra assunto scientifico e pensiero personale di cui parla Isabella. Sarò limitata, ma fatico a scorgere l’assunto scientifico. Help me
– A Bartolomeo vorrei consigliare di sentirsi donna per un attimo e di pensre che, visto il sesso, si tratta di animale che in questi ultimi decenni (dei secoli invero) sta distruggendo tutto ciò che il sacro Pene ha eretto. Pene, per inciso che nei secoli ha forgiato e costruito dal nulla circondato dall’inutile corollario di vagine che niente erano e niente facevano. Poi, provi a ripensare le parole della Lipperini. Io dalla mia angolazione le trovo oltremodo pacate, dignitose e diplomatiche.
Besos
“Oh cara, condivido il lutto, ma mi si accende un intimo dubbio: non è che l’ipervalutazione sia in qualche modo una costante della LippeVita? ”
Ipervalutazione? Vai a leggere cosa ha scritto Ida Magli durante la sua carriera, fai questo sforzo.
Riesco ad accedere ai commenti solo adesso, e leggo meglio. Sbigottito.
@ Bartolomeo, che scrive:
“x Lipperini.
Bastava dire che non eri d’accordo con lei, e magari ripetere le tue ragioni.
Di Ida Magli, chissà quante cose non ho condiviso in passato, ma ad ogni persona si deve innanzitutto umano rispetto, specie poi quando il dissenso è sulle idee. ”
No, non bastava dirlo, secondo i codici linguistici a me noti (ma forse parliamo due lingue diverse). Io davvero non riesco a credere che tu non sappia che “uccidere il maestro” sia una polirematica piuttosto diffusa per rinnegare una discendenza intellettuale, un rapporto di consonanza intellettuale e in alcuni casi emotivo, e così via. Non è la stessa cosa dire “non sono d’accordo”. (!)
Ho la netta sensazione che la pacatezza con cui ti esprimi, e che ameresti leggere negli altri, sia la più inutile “neutralizzazione” del senso a vantaggio din un “buon senso degenere”, ossia di un vuoto pneumatico espresso sotto forma di saggezza delle masse: una saggezza, tra l’altro inesistente.
Auguri!
Ivan
Finalmente sono riuscita a leggere l’articolo. Sono sempre basita. Ho trovato utile il discorso sulla nascita della società improntato alla domanda se sia stato piu’ utile l’uovo o la gallina. Preso partito per l’uovo e deciso che costui è il solo motore della civiltà (l’ha pensata, costruita, ma con quale parte anatomica meglio …ehm tacere) si capisce e deduce subito che le galline nel frattempo razzolavano e scodellavano ovetti con o senza costrizione, punto.
E va bene, nel bene o nel male, siamo tutti figli di Pene e a questo ci possiamo rassegnare.
Solo che..attualmente…
La provetta che elimina l’uovo (= pene) dalla filiera riproduttiva non è una possibilità emergenziale e limitata, ma l’inizio della fine della civiltà Penosa,(corriggettemi si sballio). L’antropologa precisa che questa fine è iniziata da tempo visto che le galline praticano l’aborto (eliminando, lo dico con una bruttissima espressione, il lavoro del pene alla base)e cita numeri a riscontro oltre a chiamarlo di ‘massa’. Mi sono soffermata su questa affermazione e mi sono detta che la signora deve avere informazioni che non ho visto che non mi risulta che nel passato le pratiche per abortire le usassero le marziane. Mi pareva di aver capito che quelle pratiche, l’infanticidio, l’abbandono fossero cose un pò vecchiotte (sicuramente molto discutibili) che avevano una lunga storia anche nella civiltà degli Ovi. Forse datavano dagli inizi della civiltà del Pene, ma non ne sono sicura. Non sono un’antropologa.
Sembra, si mormora, che, pur esistendo ed essendo forse gli unici contraccettivi possibili non mettevano (allora, in quei tempi e che tempi!!)in discussione la civiltà del Pene. Quando le galline morivano per qualche intruglio o sotto i ferri delle mammane si parlava di cause naturali.
Adesso che si pubblicano le statistiche (che danno la pratica dell’aborto in diminuzione) la civiltà del Pene rischia di afflosciarsi. Quale leggerezza!!
Anche gli antropologi hanno i loro segreti professionali e quindi quì mi fermo in attesa di capire meglio.
Quanti casini ci saremmo risparmiati se fossimo rimasti androgini…
Notte e baci
Scusate se sono irriverente, non odio la Magli e le mie cazzate (o penate: come pare a voi) sono indirizzate solo all’articolo citato in alto e pubbliato sul ‘Giornale’ qualche giorno fa. Nessun rancore verso l’autrice.
@Spettatrice
basta studiare per sapere cosa significa la differenza.
E basta leggere tutto l’articolo della Magli che non è un articolo contro l’aborto o contro le tecniche di inseminazione, ma un articolo che parla (anche se a toni esasperati) del distacco culturale della società e della donna dall’uomo. Inteso come Pene procreatore.
Questo, antropologicamente, è un punto di vista assolutamente corretto.
Come tutte le teorie scientifiche altrettanto passibile di essere sconfessato da una teoria diversa e verificabile.
Resta il fatto che come dice lun altro commento (mi scuso se non cito, ma dovrei ritornare alla pagina dei commenti) il ruolo degli “scienziati” alla formazione della cultura di massa è delicato e male utilizzato.
Buona giornata
@ roquentin (Ivan).
Quasi certamente abbiamo sensibilità diverse, da ciò l’incomprensione.
Non è certo quell’uccidere i maestri, che ha un significato metaforico precisato dalla stessa Loredana, su cui appunto la mia osservazione. Esso rappresenta il “forte” contesto che dà il significato a quel “provare una umana pietà”.
Quest’ultima espressione, legata a quel disconoscimento, non pone, intanto, i due interlocutori sullo stesso piano intellettuale e di rispetto, ma significa: “io ho ragione e tu hai torto”.
Le parole scelte, inoltre, contengono un apprezzamento ancor più irriguardoso per la persona della quale non si condivide il pensiero e vanno anche al di là della traduzione (come qualcuno ha fatto) di rimbambimento.
In realtà vi è un disprezzo, non troppo velato, nei confronti di quella persona, legata alla diversità del pensiero.
Spero di aver chiarito, in quanto non ho più parole per spiegarmi meglio.
Per quanto riguarda la mia persona, credo che ogni volta che ho confrontato le mie idee con gli altri non sia mai venuto meno a questo principio.
L’altro è una persona come noi: prova sentimenti, emozioni, affanni, come noi. Ha i problemi dell’esistenza quotidiana, anche se non ne parla, come noi. Sopporta la sua fatica, come noi, per superare le asprezze e i mille imbrogli della vita.
Merita sempre rispetto. Questo io penso ogni volta che mi confronto con qualcuno. Se non ne condivido il pensiero, devo sempre tener presente che egli è in tutto uno come me.
Credo di ricordare un solo episodio nella mia vita in cui non ho avuto rispetto per una persona. E’ accaduto a it.cultura.libri, ed ero stato pesantemente insultato.
Ma su questa questione del rispetto (peraltro importantissima) non vorrei farla troppo lunga.
Bart
(Off Topic)
Cara L., rispondo qui da te al quesito che implicitamente mi hai rivolto nello spazio commenti di Roquentin, dentro al quale non scriverò più nulla in quanto la postura “submissive” (strutturalmente richiesta per “rapportarsi” a lui) proprio non mi si addice: uno spazio commenti o è libero o non lo è, per me non ci sono altre alternative. Ti dirò tra parentesi che anch’io ho apprezzato la “precisione chirurgica” di cui parli, nel ritagliare e mantenere in vista gli aspetti più irrilevanti del mio commento, quelli che potevano farlo sembrare un (duplice?) attacco “ad personam”. Nella risposta di R. trovo peraltro molto indicativo che quella sorta di delirio egocentrico sostanzialmente privo di “vincoli” esterni, di cui egli rivendica continuamente la prerogativa sul proprio sito, non venga prontamente concesso al prossimo, che si vorrebbe vincolato alla più umile delle esegesi.
Dove sta il cinismo? Questa è una questione che travalica R. e che investe proprio voi, “mitici” letterati. Sono mesi che vi osservo e rifletto su ciò che scrivete, e che mi interrogo su come si possa mai sposare la libertà del delirio, le frequenti cadute nell’abiezione del desiderio mimetico che si riflette nelle vostre rivalità (ed alleanze) cognitivamente accecanti e sentimentalmente feroci, nel narcisismo sfrenato che si esprime nel titanico disprezzo verso tutto ciò che non si conosce (e che, con utile economia, non si vuole conoscere) e viene quindi prontamente derubricato ad “imbecillità” (in questo R. è proprio al top – aldilà di qualche sua cautela formale – l’uso, chiaramente ironico, del “noi” quando si insultano le collettività – il senso complessivo del suo discorso non ammette fraintendimenti) con l’enfasi sentimentale di un falsamente ingenuo “impegno civile”, buonista all’inverosimile, pronto a condannare sdegnosamente ogni “riduzione” materialistica, ogni manifestazione di quell’egoismo comune, legato al bisogno e alla percezione di precarietà, che, se paragonato a certi deliri romantici, appare come candida innocenza.
Mi sono spesso chiesto dove diavolo possa esserci il nesso tra le competenze linguistiche (la litterarité) acquisibili nell’individualismo più sfrenato ed indecente che contraddistingue certe pratiche “poetiche” (la ferocia mimetica dei poeti – o sedicenti tali – quella mi ha davvero sgomentato) e l’acquisizione di responsabilità sociali, la coscienza della complessità e della delicatezza dei meccanismi sui quali l’intera società precariamente si sostiene.
La risposta se ne sta lì, solare, nei blog di R. ed associati: nessun nesso.
Il loro senso democratico si condensa nell’augurare la morte e l’estinzione biologica alla “massa” che ha disertato quel referendum che ha consentito loro di sentirsi così diversi, superiori, eletti: e qui sta l’evidente (per me) ipocrisia. Io penso che globalmente si tratti di puri irresponsabili, pronti a fare qualsiasi cosa suggerisca loro il proprio selvaggio e confuso sentimento (e questo lo prenderanno, giustamente, come un complimento) e quindi è giusto, giustissimo, che aldilà di qualche risarcimento simbolico, da “cottolengo sociale” – per usare le efficaci parole di un poeta – socialmente se ne stiano lì buoni, in quel loro giardino d’infanzia, a fare e distruggere i propri castelli di sabbia, perché se certe parole non andassero intese come semplice finzione letteraria, allora significherebbe che le atrocità di una guerra civile sono davvero dietro l’angolo, pronte a scattare alla prima vera crisi “materiale”.
Certi bei tomi, tanto democratici, si danno il puralis majestatis ed hanno loquela magistrale o meglio cardinalizia.
Io invero credo che inconsciamente vogliano diventare ed essere il “nuovo gran clero”.
Mario Bianco
Leggendovi mi è venuta un’idea, dirò alla prima ragazza carina che passa per la strada ” lascia da parte, bella, quella polirematica piuttosto diffusa per rinnegare una consonanza emotiva, guardami per quello che sono, una parte della filiera produttiva del piacere nonché un pene creatore” poi, dopo queste romantiche parole, la bacio in bocca.
Se chiama i carabinieri che faccio?
Non ti odio e non mi riferivo a te. Ma questo è tutto quanto hai rinvenuto in ciò che ho scritto? Vabbé, vorrà dire che abitiamo universi cognitivi troppo differenti. E’ un dato di fatto. Ciao
Lipperini, la frase che tanto ti ha turbata (“distaccarci dal Pene significa distaccarci da tutto quello che è stato costruito”) contiene un tragico refuso: la Magli intendeva dire, in reatà, “distaccarci dal Bene”. Quanto ai peni, ne ho appena fatta una scorpacciata con Atomico Dandy (vedi di là da me):-/
Elio, è possibile che abitiamo in universi, non solo cognitivi, alquanto lontani. Comunque hai ragione, non è giusto estrapolare soltanto una frase del tuo intervento.
Per esempio, quando scrivi:
“Sono mesi che vi osservo e rifletto su ciò che scrivete, e che mi interrogo su come si possa mai sposare la libertà del delirio, le frequenti cadute nell’abiezione del desiderio mimetico che si riflette nelle vostre rivalità (ed alleanze) cognitivamente accecanti e sentimentalmente feroci, nel narcisismo sfrenato che si esprime nel titanico disprezzo verso tutto ciò che non si conosce (e che, con utile economia, non si vuole conoscere) e viene quindi prontamente derubricato ad “imbecillità””.
Ti chiedo, ma senza alcuna provocazione: dove, quando, in chi hai rinvenuto tutto questo, dal momento che da mesi siamo sotto osservazione?
E’ un limite della sottoscritta, ma non riesco a capire quando io avrei dato dell’imbecille a qualcuno, per esempio.
Antropologicamente: “scordarsi” del contesto inficia l’analisi. Il contesto dal quale parliamo è quello occidentale bianco verticistico, organizzato secondo regole di dominio/sottomissione tecnologie comprese. All’interno di questo contesto la relazione dominato/dominante non PUÒ essere liquidata in base alla presenza o meno di dotazione penica. Leggera è l’antropologa che fissa nostalgicamente CIOE’ manu militari l’idillio allo stato di natura (quale?). Irresponsabile è colei che mi attribuisce, in quanto “portatrice d’utero” l’esclusiva responsabilità della buona scienza. Vogliamo fare un esempio? Parlare di esaurimento delle risorse? OGGI E’ proprio la qualità dello sperma, la “merce più preziosa”, ad essere in pericolo. La percentuale di infertilità tra donna e uomo si ripartisce ormai in misura del 50%. La vitalità dello sperma dei maschi nati dopo il 1975 è minore di quella di un uomo di 50/60 anni. La causa? L’inquinamento (i pesticidi, ad esempio, contengono ormoni femminili. Femminili. Sono colpevole io in quanto donna? Sono io, SIMBOLICAMENTE, sono io donna ad essere castrante? Nelle aree ad altra industrializzazione gli organi sessuali maschili degli animali (I pesci in particolare) si atrofizzano. Il Pene fisicamente si STA ESTINGUENDO. Paura? Colpa delle donne, le frankestein neoliberiste, le mengele dell’economia di mercato? Trovare una soluzione in questo contesto, in questo ambiente, in questo (deva)stato di natura no, eh? Agricoltura biologica, biciclette e un reddito di cittadinanza che possa garantirci, a donne e uomini, il pane e un minimo di sicurezza economica per far figli, se vogliamo, nei tempi biologici? La vogliamo fare questa battaglia a botte di prima pagina su il “giornale” ? Ci sto. E se no? Senza le banche del seme l’umanità perde la sua “merce più preziosa”, ciao ciao.
Oh signore! Elio scrive:
“Il loro senso democratico si condensa nell’augurare la morte e l’estinzione biologica alla “massa” che ha disertato quel referendum che ha consentito loro di sentirsi così diversi, superiori, eletti: e qui sta l’evidente (per me) ipocrisia”.
Non odiarmi se mi scappa da ridere: passo i primi cinque mesi dell’anno a sentirmi accusare di essere populista e adesso l’accusa è di far parte di un’elite disgustata?
A questo punto, alzo le mani in segno di resa.
Per Bartolomeo, ancora: mi dispiace se la mia frase viene interpretata come sommo sprezzo verso chi non è d’accordo con me.
Non posso che assicurarti di nuovo che non è così: il mio, semplicemente, è un profondo dispiacere verso chi ha capovolto la propria idea fondante.
E’ diverso. Non provo, per dire, “umana pietà” verso coloro che sono portatori di un’opinione opposta alla mia. Se posso, e se sono disponibili a farlo, discuto con loro. Altrimenti, rimaniamo su posizioni diverse.
In questo caso, però, vedo un’abiura: e verso chi abiura non provo rabbia o disprezzo, provo, appunto, pietà.
@ Loredana.
Ti ho scomodato due volte. Troppo. Ti ringrazio di avermi risposto direttamente.
Per me la questione è chiusa.
Ciao.
Bart
Secondo me che il topic esprimesse un profondo dispiacere era chiarissimo e siccome non è fiction ma una cosa sentita a me è piaciuto molto. Vabe’
Lippa, ti chiedo una cosa off topic, mi dici se pubblichi la recensione allo Sbrego, dove e quando la posso leggere?
Dénghiu
Hai ragione, il mio discorso sposta implicitamente i contesti con eccessiva comodità, facendo di tutta l’erba un fascio. Così non è, e me ne scuso: il contesto di riferimento si incentrava sui siti strettamente collegati a quello di Roquentin, ed io non l’ho correttamente precisato.
Comunque specifico che la mia osservazione non ha natura poliziesca, ma rientra in una logica di “ricerca” puramente personale, starei per dire esistenziale, solo che su tale termine avverto il peso di troppi copyrights 🙂
Babsi, dimmi, al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che [tu e Roquentin] conosceste i dubbiosi disiri?
@Elio C.
“Nei blog di R. ed associati”, pare che tu lo ripeta come un mantra. La blogpalla produce ciclicamente Profeti della Combriccola. Peccato che si tratti di visionari: non brilli neppure per originalità. Gli omini verdi “associati” a Roquentin stanno tutti nella tua testa, Elio, fattene una ragione. Consiglio del Serenase 🙂
D’accordo Babsi, me lo procurerò. C’è anche il fatto che la dinamica stessa del “botta e risposta” mi porta ad esprimermi solo sugli aspetti che mi appaiono come un limite nei vostri discorsi, ed a tacere invece sulle cose che apprezzo. Voglio assicurarvi che non vi demonizzo né mi siete antipatici, non vi ritengo né imbecilli né particolarmente malvagi, ma anzi dei soggetti interessanti. Vi ho esposto immagini ed associazioni che si sono consolidate in me interagendo con i vostri scritti, e che quindi non si pongono certo come verità stabilite, ma che tuttavia, essendo espresse in “buona fede”, non sono forse neppure prive di utilità, fosse solo per farvi conoscere alcune possibili connotazioni di ciò che proiettate all’esterno. Io almeno troverei abbastanza utile ricevere un feedback del genere e dunque ho agito applicando la “regola aurea”. Forse mi sarei aspettato da parte vostra una maggiore creatività, o capacità di entrare più profondamente nello “spirito” della mia critica, ma si trattava chiaramente di un azzardo.
@ Lucio:
“Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria” [traduco: la tua].
Scusa, ma presti un po’ il fianco…Lucio, dopo che mi hai persino inviato il link del tuo blog, non pensi che sia tuo dovere dare il meglio di te lì anziché il meglio di Dante qui? (che poi non è il suo meglio, lasciamela passare).
@ Bartolomeo:
Ho capito ciò che sostieni. Ho un’osservazione da farti sul tuo modo di intendere lo scambio dialogico: tu affermi:
“Quest’ultima espressione, legata a quel disconoscimento, non pone, intanto, i due interlocutori sullo stesso piano intellettuale e di rispetto, ma significa: “io ho ragione e tu hai torto”.
Bartolomeo, secondo me il tuo ragionamento può avere valore in un altro contesto, come in uno scambio di battute. Ma qui mi sembra che si tratti del punto di vista di una persona (non è in corso nessun dibattito tra Loredana e Ida Magli, ancora) che stia esercitando il proprio diritto di critica utilizzando, eventualmente, l’ironia, o addirittura l’umorismo. Per me vale, come descrizione, G.B. nel Candelaio: “in tristitia hilaris, in hilaritate tristis”. O anche: leggo prima la storia dell’identificazione, poi il pirandelliano avvertimento del contrario. Alla buona, io sarei molto meno severo di te, altrimenti si rischia di bandire dalla lingua italiana ogni ombra di creatività. Non vorrei mai che una lingua si trasformasse in un linguaggio formale, non serve a programmare…
Il discorso sarebbe molto lungo, immagino.
Ivan
@ Elio: questo non è lo spazio commenti di Roquentin.net. Per le giaculatorie personali c’è la mia mail, abbi fede, è vera, esiste. Non farneticare sulla democrazia, se non capisci quello che scrivo ci sono tre possibilità: o manchi di senso dell’ironia, oppure mi sono espresso male: infine, potrebbero essersi verificati entrambi i casi (ce ne sarebbe un quarto di cui non voglio tener conto, per non offenderti).
Nel caso in cui non sia riuscito a scovare la mia mail, eccola: ivan.roquentin@gmail.com.
Mi scuso per l’OT.
@ Ivan,
sono convinto, Ivan, che se ci fosse stato un dibattito diretto tra i due (anche qui), Loredana non si sarebbe espressa in quel modo.
Ma, mi ha risposto Loredana, ed io vorrei chiudere. Altrimenti si rischia di andare avanti ciascuno per la sua strada, annoiando gli altri,e, come è successo nel dibattito sui nick, ognuno resta infine confermato nella propria opinione.
Ti ringrazio dello scambio, utilissimo, comunque.
Bart
@Babsi
Vedi però, il fatto che in quei luoghi si adoperassero pseudonimi, ovvero un’anonimità relativa che comunque convenzionalmente rispetto come se fosse assoluta, il fatto che si coltivasse un discorso radicale fino all’impietoso, mi faceva confidare che le piccole ingiustizie ed imperizie legate alla “maieutica” sarebbero state subito dimenticate al profilarsi delle questioni essenziali, che ritenevo avrebbero allettato degli spiriti critici spregiudicati quali mi apparivate (oops, pardon! 🙂 e che invece nessuno ha visto (di questo devo certo tenere conto). Io non intendevo personalizzare nè contestualizzare troppo soltanto per favorire la libertà e l’astrattezza del discorso – dare a Cesare quel che è di Cesare non era nei miei programmi. Mi sono invece ritrovato impelagato nei fili spinati delle suscettibilità. Vabbé, forse saprò calibrare meglio il tiro alla prossima occasione. Ciao
Elio, non hai capito. Io non so chi tu sia, sicché non ho un’opinione su di te. E’ proprio l’uso del plurale (avete, siete) a infastidirmi. *Io* sono Babsi Jones, il mio weblog è là, le cose che scrivo le firmo tutte con lo stesso nick, gradirei essere tirata in causa per quel che ho scritto *io*. Roquentin.net è uno spazio collettivo, partecipano in molti; ne vado fiera, ma se permetti continuo a pensare con il mio cervello e non con il cervello di Roquentin, B. Georg, Cadavrexquis o Loredana o chiunque abbia ripubblicato post su Roquentin.net… Non sto dissociandomi, ben intesi, sto solo facendoti presente che far di tutta l’erba un fascio (siete, dite, avete) è un gioco comune, nella blogpalla (il passo successivo è menzionare mafie, sette e congreghe) e io non lo gradisco. E sono certa che nessuno dei suddetti lo gradisca. That’s all, senza rancore.
Elio: l’idea di tornare per la trentesima volta sulla faccenda pseudonimi, credimi, mi atterrisce. Piuttosto ti regalo la ragione, tanto mi ha sfinita la diatriba che cominciò con i Guardiani della Soglia e altre amenità. Facciamo così: mi chiamo Gennaro Esposito, faccio il piastrellista; Babsi Jones è un programma d’intelligenza (sic) artificiale con bachi grossi quanto il Frejus e nient’altro. Il termine maieutica, detto fra noi, mi provoca brevi ma intense coliche renali. Vedo che insisti col plurale, ma posso giurarti che né Babsi Jones versione 2.1 né il qui presente Esposito Gennaro (piastrellista) sono il Mago Otelma. Dammi del tu 🙂