Comunicato stampa.
Cinquantaquattro. L’Italia rincorre primati: sono cinquantaquattro, dall’inizio di questo 2012, le donne morte per mano di uomo. L’ultima vittima si chiama Vanessa, 20 anni, siciliana, strangolata e ritrovata sotto il ponte di una strada statale. I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle.
Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. E’ ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza.
Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI. E’ tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace accettare la loro libertà.
E ancora una volta come abbiamo già fatto un anno fa, il 13 febbraio, chiediamo agli uomini di camminare e mobilitarsi con noi, per cercare insieme forme e parole nuove capaci di porre fine a quest’orrore. Le ragazze sulla rete scrivono: con il sorriso di Vanessa viene meno un pezzo d’Italia. Un paese che consente la morte delle donne è un paese che si allontana dall’Europa e dalla civiltà.
Vogliamo che l’Italia si distingua per come sceglie di combattere la violenza contro le donne e non per l’inerzia con la quale, tacendo, sceglie di assecondarla.
Comitato promotore nazionale Senonoraquando, Loredana Lipperini, Lorella Zanardo-Il Corpo delle Donne
Per adesioni: info@senonoraquando.eu
Prime adesioni
Giorgia Todrani (Giorgia), Susanna Camusso, Nicola Zingaretti, Renata Polverini, Olivia Guaraldo, Nadia Urbinati, Assunta Sarlo, Valeria Parrella, Giosetta Fioroni, Paola Minaccioni, Anna Vinci, Marina Terragni, Clara Sereni, Rosetta Loy, Stefano Ciccone-Maschile Plurale, Livia Turco, Oria Gargano, Rita Marcotulli, Gianni Biondillo, Grazia Francescato, Ritanna Armeni, Raffaele La Capria, Betti Leone, Giovanna Casadio, Beppe Vacca, Francesca Marinaro, Luca Cordero di Montezemolo, Anna Finocchiaro, Cristina Gramolini, Valerio Mastandrea, Angela Napoli, Luigi Zanda, Vladimir Luxuria, Erri De Luca, Agostino Megale, Costanza Quatriglio, Massimo Bray, Roberto Gualtieri, Raffaele Morese, Giuliano Amato, Emanuele Trevi, Dario di Vico (Corriere della Sera), Cinzia Bonfrisco, Natalia Aspesi, Massimo D’Alema, Elena Stancanelli, Toni Servillo, Walter Barberis, Maria Bonafede, Nicola Lagioia, Raffaele Morese, Tiziano Scarpa, Giuseppe Barbagallo, Nichi Vendola, Giulia Bongiorno, Aurelio Mancuso, Pierluigi Bersani, Mario Boselli (Camera della Moda), Kasia Smutniak, Roberto Saviano, Paolo Virzì, Mario Tronti, Domenico Procacci, Carla Girasole, Piero Cammarano, Girolamo De Michele, Daniele Vicari, Gabriella D’Angelo, Valentina Lodovini, Monica Cerutti, Luca Sofri, Luca Bigazzi, Vittorio Zucconi, ASSOLEI, Enrico Gasbarra, Daria Bignardi, Maria Carmela Lanzetta, Miguel Gotor, Marco Politi, Veronica Pivetti, Filippo Timi, Michela Murgia, Silvia Dai Pra, Andrea Romano, Nicola Rossi, Carlo Calenda, Giovanni Peresson, Laura Pugno, Franco Pitocco, Riccardo Iacona e la redazione di Presa Diretta, Silvia Ballestra, Giulia (Giornaliste Unite Libere Autonome), Giovanna Cosenza (disambiguando), Zeroviolenzadonne, Amedeo Pagliatoli (mente miscellanea), Francesca Sanzo (panzallaria), Giorgia Vezzoli (Vitadastreghe), Serverdonne, Valentina (blog Consumabili), Unaltrogeneredicomunicazione, Astrid d’Eredità (archeologhe che resistono), ARTICOLO 21, Beppe Giulietti, Alessandro Lanni (Reset), Rossana Mennulla FB FEMMINICIDIO PER NON RESTARE IN SILENZIO, SNOQ CASSINO, SNOQ TORINO, SNOQ MODENA, SNOQ FIRENZE, SNOQ NAPOLI, SNOQ OSIMO, Terra di Lei, Comune di Grugliasco, Fabbrica di Nichi Siziano, Legambiente Valdemone, Forum Donne Ancona, Associazione Equa Mente Roma, Associazione Telefono Donna potenza, Associazione Laima, Corte delle fate, Usciamo dal Silenzio, Donne viola, Onlus Rompisilenzio RIMINI, FISAC CGIL Firenze, Giovani SEL Pavia, Serena Romano, Corrente Rosa, Carlo Vaccari, Antonella Cappai, Sabrina Ancarola, Michela Gagni, Francesca Koch, Daniela Grossi, Giuliana Lomoni, Virginia Odoardi, Antonietta d’Emilio, Anna df, Maria Zuccarini, Maura Campo Carnazza, Stefania Boleso, Maria Chiaro danza, Andrea Morinivecchi, Suny, Rosa Lilli Nobile, Carla Varese, Le donne del 13 Febbraio Siena, Isabella Moroni (art a part of cut(ure)), Ilaria Baldini, Irene Chiappisi, Monica Zanfini, Fiammetta Benati, Sonia Masi, Terranova Erminia (Zabara, gruppo di canto popolare), ardovig – www.parliamoneasieme.it, Fiammetta Mariani, Francesca Varsano, Comitato Snoq Cagliari, Simona Padovani, Laura Bert, per me e le mie figlie, Roberta Buccianti, Antonella Gambato, Dario De Marco, SNOQ ANCONA, Loredana Galano, Simona Aravecchia, Irene Fellin, Silvia Prodi, Claudia Boscolo, Lucilla Matarazzo, Virginia Odoardi – Woman must go on, Monica Mazzitelli – scrittrice filmmaker, Laura Albano blog www.unaltradonna.wordpress.com, Libere tutte Firenze, Nadia Mazzoni, Vincenza Mandelli, Mirella Manfredi, Grazia Luzzi, Lidia Mangani, Marco Mondini, Elena Conti, Mariella Mantovani, Angela Di Lalla, Francesca Costa, Rosanna Mezzana, Stefania Panzieri, Mafalda Traveni Massella, Fabiola Angioni, Elvira Oliva, SNOQ Cerignola, Liviana di Gennaro, Barbara Patetta , Michela Villarusso, Alessandra Metta, Lucrezia Grieco, Sebastiana Spitale, Elisa Catanzaro, Cataniapubblica tv, Emanuela Chiarini, Patrizia Altieri, Laura Mariotti, Isabella Avellino, Alice Confalone ArT-Za , Anna Gallo ArT-Za , Marina Rippa Alessandra Asuni e Lina Gisonna (femminile plurale – Napoli), Francesca Schipa, Elisa Taurino, Deborah D’Emey, Barbara Summa – www.mammamsterdam.net, Emanuela Ligabue, artista, Giulia Sciannella, blogger – http://piepagina.blogspot.it/, Giulia Cerrone, Costanza Govino, Rosemarie Arena, Silvia Silvera Valle, Enzo Fusco, Margherita Ferrari, SNOQ Bologna, Rosa Rosae, Rete della Conoscenza, Link Coordinamento Universitario, Unione degli Studenti, Paola Zamboni, Rhea Arini, Raffaella Riva, Mariapina D’Amora, Stefania La Vaccara, Daniela Poggi, Giorgio Bernucci, Sonia Gazzelloni, Donatella Borghesi, Rete donne per la rivoluzione gentile, Elena Marasco, Marina Barausse, Daniela Bertini, Associazione Culturale Il gabbiano, Daniela Piccione, Valentina Visentini, Dante Perulli, Angela Palmisano, Loretta Boni, Sabrina Mocarli, Silvia Marchisio,Cristiana Coviello, SNOQ Milano, Cristina Obber, Raffaella R. 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aderito a mio nome ed anche a nome di art a part of cult(ure)
Grazie! Manda la mail, poi aggiorniamo le adesioni!
e menomale che era un appello agli uomini! mi pare che scarseggino un po’, speriamo sia solo una questione di riflessi ritardati… ora mando subito la mail
Quoto Dario, dove sono gli uomini? Aderisco subito, naturalmente.
Aderisco e diffondo.
Appena tornato da un viaggio. Appena aderito.
Grazie Gianni. E Laura, e tutte e tutti.
E’ una vergogna!
http://antifeminist.altervista.org/immagini/misandria/manifesto_violenza_maschile.jpg
Ho aderito anch’io
Ma a questo punto sono gli uomini che dovrebbero, oltre a firmare appelli, interrogarsi in profondità su quella che resta una pedagogia occulta, che non passa per le parole dei libri o degli insegnanti e forse nemmeno (o comunque non solo) per gli espliciti inviti al machismo di certi genitori o di certa TV. Quel che ho sempre invidiato alle donne degli anni Settanta è l’autocoscienza, quel che mi pare poco utile è lo sciovinismo. Il grande tema è ripensare la polarità di genere, in un contesto che va oltre il patriarcato ma anche l’equivoca riduzione del genere a sesso, appiccicato a un soggetto inteso come neutro (e tanto funzionale al mercato del lavoro imposto dal capitalismo). Recidere le differenze di genere è la cosa più sbagliata che ci sia, dopo la sottomissione di un genere a un altro.
La domanda (rubata a Carver) è:
di che cosa parliamo quando parliamo d’amore?
A margine del giusto approfondimento chiesto da Valter. Comunque la pensiate, il fatto che in pochi minuti, su Twitter, Bersani abbia detto “Si uccidono le donne. Le uccidono i maschi. é ora di dirlo di vergognarcene di fare qualcosa per stroncare la barbarie” e Roberto Saviano sia intervenuto contro l’obiezione di coscienza sull’aborto, be’…è più di qualcosa. Forse.
Aderisco, aderisco
su Bersani: non vedo proprio come e perchè gli uomini, come categoria intera, debbano vergognarsi come singoli. E comunque mi sembra la solita frase fatta e di convenienza.
Su Saviano e volendo limitare il tema dell’essere contro l’obiezione di coscienza in tema di aborto: personalmente la riterrei una cosa aberrante ma questa è solo la mia opinione.
Sul piano pratico come si fa? La si lascia ai “degni” e la si toglie agli “indegni”? Come? Chi fa la selezione e in che modo?
Al di là del fatto che non credo sia materialmente possibile, anche sul piano legislativo o costituzionale, anche se lo fosse, non credo che si possa risolvere molto vietandola.
Mi sbaglio?
volendo limitare il tema al piano logico, volevo dire.
@Rita
Appunto, rimaniamo sul piano logico. Essere contro l’obiezione di coscienza non implica la facoltà di decidere sul contenuto di quella obiezione, e vediamo perché. Semplicemente si tratta di vietare al medico la possibilità di astenersi dalla sua funzione, che non consiste in nessun modo nel dichiare i propri giudizi etici in decisioni che riguardano l’esclusiva pertinenza della volontà dei pazienti. È chiaro? Qualcuno potrebbe invocare il diritto dell’obiezione di coscienza sempre e per chiunque. Noi rispondiamo senza indugi con un secco no. Il medico, come individuo e per se stesso, ha tutto il diritto personale si essere per o contro l’aborto. In quanto professionista invece non può in nessun caso astenersi dalla o addirittura negare la richiesta legalmente permessa e tutelata di una paziente che voglia abortire. Se la cosa lo turba non fa il medico, e se proprio vuol farlo non finisce in ginecologia. Idem per il personale santitario.
Punto.
Continuo a pensare che 150 assassini all’anno su 30 milioni di uomini, o se si preferisce 150 donne uccise su 30 milioni di appartenenti al genere, siano un miracolo di civitas. Con tutti i quadri psicopatologici in giro questo numero non solo non rappresenta un enorme problema sociale, ma in termini numerici e di incidenza non rientra nemmeno nelle condizioni minimali per cui in Statistica si parlerebbe di caso o fenomeno. Mi chiedo se tutti quelli che aderiscono a un appello come questo lo fanno per sentirsi buoni o solo perché probabilmente hanno avuto la sventura di fare il liceo classico e quindi essere stati orbati fin da piccoli, che significa per sempre, a una cultura scientifica che educhi al concetto di ordine di grandezza
Lo fanno perchè hanno imparato (magari al catechismo), che quando si tratta di esseri umani non sono le cifre che contano ma la qualità drammatica del problema. E, se uomini, non possono non chiedersi quale fragilità maschile specifica si evidenzia in questi (pochi o tanti) casi.
E, se educatori, sanno che tutte le malepiante crescono da un seme, e forse bisogna cominciare a mettere sotto osservazione linguaggi pubblici e privati, esattamente come si fa per fenomeni di violenza razziale, che pure non sono numerosi nel paese.
PS – “una cultura scientifica che educhi al concetto di ordine di grandezza” facendone l’esclusivo canone di rilevanza per la definizione di ciò che è “reale” è parte del problema, e mi fa un po’ senso.
Io sono dalla parte di quel tizio che lascia il gregge ben pasciuto per cercare e soccorrere la pecora sperduta.
Divido il commento in due, altrimenti la presenza di link fa si che un commento di due ore fa non sia ancora online.
@Valter Binaghi
A parte il fatto che anche il falegname analfabeta diceva che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Lui stava impicitamente usando un quantificatore e chi lo ha letto ne ha tratto una massima di qualità. Appunto perché quando si tratta di essere umani è sempre la quantità a differenziare l’uno dai molti, e perciò è solo il numero che seganala la presenza di una regolarità e quindi la possibile esistenza di una regola e di un fenomeno rispetto Insomma, se questo è il risultato del catechismo mi pare che lei ci mi suggerisca un ulteriore motivo per stare lontano dagli oratori. Ma comprendo che coloro che accettano come credibili i miracoli di uno senza che a questo siano successi miracoli di altri, possano passare disinvoltamente da qualità a quantità.
Arriviamo al punto: qualità drammatica del problema? Posso concordare, ma allora in nessun caso si usi una retorica del numero parlando di “enorme problema sociale” o “massacro”. Se ciò che ci anima è la qualità (drammatica del problema), perché alimentare il proprio sdegno solo attraverso il battere continuamente sulla quantità (insignificante del problema)? Come mai lei che fa della qualità un valore in sé non ha notato che senza i discorsi sulle quantità le persone non si animano?
Lei è un educatore e ha fatto un esempio appropriato quando ha detto che tutte le malepiante crescono comunque da un seme. Si noti, tuttavia, che non è obbligatorio che il seme sia sempre lo stesso e con la medesima mutazione per avere effetti simili. La metafora è pacifica: equivale a dire che una svariata serie si patologie psichiatriche (quantificate e quantificabili nella nostra società) hanno come risultato l’eccesso di violenza e la mancanza di controllo degli impulsi, indipendentemnte dal contesto culturale ed economico, che nei casi fortunati può annullare e nei più sfortunati no ma che non darà mai come risultato zero omicidi. Ecco, la metta in questi termini: nella curva di distribuzione delle qualità dei semi, ce ne sono di corrotti a livello irrecuperabile. Il fatto che siano solo 150 su 30 milioni ci dice che questa fatalità è da accettare come una variabile ponderabile ma non del tutto evitabile, come i fulmini che colpiscono le persone, il numero di eruzioni vulcaniche di grado X in un secolo, il numero di persone che si suicidano. Tra l’altro l’Italia occupa il secondo posto dietro al solo Giappone per quanto riguarda il primato del più basso numero di omicidi di donne per milione di abitanti http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro#cite…). Altro che primato contrario!
Inoltre è interessante notare che esiste una statistica anche del numero di uomini uccisi dalle rispettive partner, e il rapporto tra uomini che uccidono donne e e donne che uccidono uomini è di 3,79 a uno. Linko dalla Casa delle donne, tanto per non destare sospetti maschilisti e interessati sulle fonti http://www.casadonne.it/cms/images/pdf/p…)
Perciò ne consegue che almeno 40 uomini saranno uccisi dalle donne nel 2012, sempre che le donne uccise arrivino a 150.
Cosa ne dice, Binaghi, a titolo di educatore? Vogliamo ancora mettere sotto osservazione linguaggi pubblici e privati o constatare che siamo di fronte a numeri talmente esigui che non sono sensibili a interevnti di alcun tipo, che riguardano entrambi i sessi, seppur con rapporto diverso – ma non troppo in termini assoluti delle vittime.
Binaghi dice cose giuste, tutti dobbiamo essere contro la violenza e non c’è niente di male a dirlo ad alta voce, ma è anche vero che queste mobilitazioni ancorchè prove si proposte concrete, si prestano facilmente alle strumentalizzazioni;
Per es. più su la Lipperini scrive che “finalmente qualcosa si muove “Saviano è intervenuto contro l’obiezione di coscienza sull’aborto”.
C’entra qualcosa?
Ma se qualcuno crede che questa sia già una strumentalizzazione, provi a pensare che effettivamente il Mahatma Ghandi considerava l’aborto un omicidio.
ciao,k.
@Hommequirit e K.
Come avrete capito, non sono uno che rifiuta il dibattito e lesina parole, andrei avanti su questo discorso. Potrei spiegare per esempio che c’è un simbolico in certi fatti che travalica la loro consistenza numerica e richiede massima attenzione. Così come la violenza sulle donne e l’aborto sono due cose diverse, stanno ugualmente a cuore alle femministe ma forse non nello stesso modo a me, o almeno il mio giudizio su queste due cose non è identico al loro.
Solo che percepisco in voi due un’ostilità pregiudiziale alle loro rivendicazioni, che sinceramente mi dispiace, e perciò non credo che ulteriori argomentazioni vi possano smuovere.
@Binaghi
Per quel che mi riguarda mi tacito visto che lei crede che il problema sia nelle premesse di ciascuno di noi. Le faccio tuttavia notare che non è vero in quanto la salvaguardia delle donne dagli omicidi maschili preme a me come a lei. Questa è la premessa ed è comune. Quello che rimprovero a lei e ad altri è il criterio con cui si vuole decidere quale strategia debba portare a una diminuzione degli omicidi e se questa strategia sia possibile o sia vana. E tutto ciò implica comunque l’assumere un criterio quantitativo e una consapevolezza degli ordini di grandezza. Perciò non ci sono pregiudiziali ostili ma solo la constatazione misurabile della consistenza della realtà rispetto all’inconsistenza dei sogni.
Esclusivamente sui criteri quantitativi: dire 150 donne su 30.000.000 italiane uccise in un anno esprime evidentemente una percentuale molto piccola. Ma, riflettiamoci, è un numero in qualche modo significativo? Intanto, delle stimate 30.000.000 donne italiane moltissime, semplicemente, quest’anno non moriranno affatto. Altre, numerose, moriranno per cause naturali, o in incidenti. Se vogliamo atteggiarci a quelli che trattano i numeri con rispetto, e se cerchiamo numeri che dicano qualcosa sulla nostra “civitas”, confrontiamo il rischio di essere uccise da un uomo con le altre cause di morte (magari suddivise per fasce d’età, dato che da una certa soglia in poi si tende massicciamente a morire di vecchiaia). Oppure, con un taglio diverso, vediamo quanti omicidi in un anno hanno per vittima una donna rispetto al totale degli omicidi, e tra queste donne quante percentualmente sono state uccise da uomini.
@ ziadada
c’è il rapporto criminalità istat, oppure le pagine citate su wikipedia. http://demo.istat.it/bil2010/index.html qua nel 2010 sono riportati quasi 600.000 decessi, le donne poco più di 300.000. quelle uccise poco più di 100 se non ricordo male, probabilmente tutte o quasi uccise da uomini. grossomodo sono un quarto degli omicidi totali. negli ultimi 40 anni si può dire che gli omicidi sono calati fino a stabilizzarsi intorno ai quasi 1000 all’anno, ed essendo scesa la quota rappresentata dai casi di criminalità è salita quella dei casi di delitti in ambito familiare. per quanto tutto ciò non so bene che senso abbia.
Sono una autrice di romance. sono per le donne, scrivo di donne x le donne. Aderisco!
@Ziadada
La informo subito con i dati Eurostat yearbook 2012.
La prima causa di morte per le donne in Europa sono le malattie del sistema nervoso, con 126,2 casi su 100.000 abitanti;
– Cancro a fegato, laringe tachea e bronchi: 117,8
– Cancro (neoplasie maligne): 91,6
– Cancro al seno: 86,2
– Malattie del sistema circolatorio: 68,9
– Incidenti automobilistici: 56,4
Il primato in fatto di omicidi femminili in Europa è del Belgio all’ottavo posto nella graduatoria mondiale con un’incidenza di 29,30 donne uccise ogni milione. L’Italia è al 34esimo posto su 40, con 6,57 assassini per milione.
Prendendo come dato il Belgio, quindi il peggiore, si hanno: 2,93 donne ogni 100000 abitanti. Per l’Italia siamo a 0,65 donne uccise su 100000 donne (sempre che il mezzo pollo di Trilussa non la offenda). Confronti lei con le altre cause summenzionate.
Capirà, cara ziadada, che la probabilità di essere uccise da un uomo è praticamente impercettibile e di conseguenza sarebbe interessante capire quali metodi culturali avrebbero la pretesa di portarla a zero. Per me si può fare una Petizione anche contro la morte, la stanchezza o la bruttezza sebbene malignamente la migliore sarebbe una petizione contro le petizioni. Si faccia ciò che si desidera, sempre che si sia consci di ciò che si vuole ottenere. E sempre che ciò che si vuole ottenere non siano ulteriori lauti sussidi pubblici per tutte le associazioni che denunciano facilmente ma risolvono difficilmente.
Lei scrive: “vediamo quanti omicidi in un anno hanno per vittima una donna rispetto al totale degli omicidi, e tra queste donne quante percentualmente sono state uccise da uomini.”
Questa risposta mi prende 5 sudati minuti. Non volendo considerare alla stregua di omicidi le morti sul lavoro, cimitero di esclusiva pertinenza maschile (oltre 1100; fonte Osservatorio indipindente di Bologna), consideriamo gli omicidi nel totale.
Secondo il documento del 2011 (aggiornato agli ultimi dati disponibili, 2008) redatto dalla commissione ONU (UNodc), gli omicidi in Italia sono stati 590. Se ne deduce che gli uomini uccisi sono comunque in numero mediamente 4 volte superiore ai caduti femminili. Purtroppo non posso entrare in ulteriori distinzioni, tuttavia qui interessa lo statuto di vittima non di carnefice anche perché dire che se gli uomini si uccidono da soli lo statuto della vittima val meno del femminicido siamo alla frutta. Però un paio di commenti addietro può trovare la percentuale di donne uccise da uomini e quella di uomini uccisi da donne dedotta dal sottoscritto da dati della Casa delle donne. Certo, le cifre cambiano (sebbene molto molto poco) e idealmente si vorrebbe parlare con tutti i dati al 2011. Ma confido che la sua intelligenza riesca a dedurre che morire per mano maschile è l’ultimo ma proprio l’ultimo dei problemi femminili – ma sopratutto è già un miracolo che sia così basso.
http://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/statistics/Homicide/Globa_study_on_homicide_2011_web.pdf
Rapporto omicidi a vittima maschile/femminile: 3 volte pardon non 4.
Hommequirit, temo che stia esagerando. L’accenno alle associazioni “che denunciano facilmente e risolvono difficilmente” è ingiusto e ingeneroso. I centri antiviolenza, in Italia, avrebbero bisogno di ben altri fondi per funzionare. Abbiamo capito, questa non è la sua battaglia. Ma è la mia, e quella di altre persone. Le chiedo, per l’ennesima volta, rispetto.
Proprio per il rispetto delle Associazioni serie e di chi vi lavora, la invito a malincuore a leggersi il documento presentato alle Commissioni del Senato da parte di un coacervo di magistrati, avvocati e psichiatri forensi. Documento che denuncia purtroppo come l’80% delle denunce di violenze presentate da donne in corso di separazione siano false e partecipano della correitàdi assistenti sociali e associazioni troppo zelanti nel credere alle versioni date loro. Capisce che questo rappresenti una grande tristezza anche per il sottoscritto e più in generale un invito a diventare scettici/he e rigidi verso le violenze maschili come quelle femminili e verso chi le denuncia.
Eccole l’abstract:
http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm02/documenti_acquisiti/957%20FENBI%20-%20A.pdf
Hommequirit, capisco che più le rispondo e più lei posterà anche una profezia dei Maya che dice che nessuna donna in realtà è stata uccisa. Quindi, mi taccio. Buona serata.
Eh no, Lipperini. Affermare che ciò che posto è profezia è il massimo dell’antifrasi. Coerentemente a questo modo di pensare, le auguro il buon mattino.
hommequirit (scusate se continuo sull’obiezione di coscienza in tema di aborto), le convinzioni (sincere ovviamente) del singolo ginecologo contrario alla pratica dell’aborto, si traducono nella repulsione nei confronti di azioni materiali che portano a sopprimere un essere umano, non credo sia paragonabile ad altre convinzioni. Pertanto la logica del (solito) ragionamento per cui ci dovevi pensare prima non regge secondo me. Anche perchè molti ginecologi che gli aborti li fanno, non ne escono particolarmente felici mi pare ….
Quindi il problema concreto è come far rispettare una legge dello stato ed è un bel problema secondo me, non banalizzabile e non risolvibile di certo impedendo l’obiezione di coscienza
Però o la legge ci sta a cuore sempre, oppure la cosa puzza un po’ di faziosità: ad esempio ci sono stati alcuni casi di sentenze di non ricordo più quale corte, che hanno permesso ad alcune coppie di agire in deroga a quanto previsto dalla legge sulla fecondazione medicalmente assistita…
@Rita
Le ho già spiegato: intraprendere la carriera di ginecologo non te lo ordina il dottore. È una libera scelta professionale, quindi chi la intraprende deve pagare il dazio di sapere che il suo compito è quello di assistere il/la paziente e la sua volontà compatibilmente con il quadro giuridico. Punto. Se la cosa non gli va e comunque vuol fare il medico, invece che lo scrittore o il fiorista, allora faccia il geriatra, così non ha problemi.
ho appena firmato la petizione e sicuramente diffonderò tramite blog e fb.