Ogni tanto qualcuno chiede: come sarà il futuro dei blog?
Invariabilmente, rispondo che non lo so, che non sono né Harry Potter né
Derrick De Kerchove, che non ho il Logos come lui, la lunga esperienza e
l’acume che spettano a lui, la capacità analitica invidiabile a lui, l’abilità
di aggregare disparatissimi visitatori che ammiro in lui (e se oggi il medesimo
chiude i commenti per un po’, forse vale la pena di farci una riflessione, che
ne dite?).
Poi ci sono quelli che entrano ancor più nello specifico,
e chiedono: cosa sarà dei lit-blog, o blog letterari, o (come pare si usi
altrove anche se suona orrendamente) bloggerati? Ovvero: quale ruolo si prospetta dopo un anno in cui, nel bene e
nel male, più o meno profondamente, si sono affrontate tematiche antiche e
nuovissime, ci si è confrontati e anche scontrati e a volte insultati, con
prosieguo cartaceo o convegnistico? Ci si sta avvitando su se stessi? La
discussione impegnata sta lasciando il posto allo svacco? E anche se il livello
è alto, perché non si riesce mai a tirare le somme (ma è proprio necessario?)?
Insomma. Sta sorgendo l’alba del giorno dopo? E’ ora di pensare a nuove forme
di comunicazione in ambito culturale?
Risposta
identica: non lo so (anche se,
banalmente, resto convinta che questa sia una fase di assestamento, e che noi
tutti dobbiamo ancora capire fino in fondo cosa abbiamo per le mani). Per farla corta, mi limito fare quello che
ho sempre fatto, anche in altri luoghi del comunicare: attraverso. E dal
momento che, ormai tre anni fa, quando mi sono occupata per la prima volta di
blog mi è venuta in mente (con le dovute differenze) una precisa trasmissione
di Radio Tre, Prima pagina, e dal momento che oggi quella trasmissione compie
trent’anni…beh, mi concedo ottimismo. Almeno per un po’.
Ps. Che poi continuano ad accadere non poche cose: qui il
nuovo sito di Free Karma Food, qui quello di Dies Irae di Giuseppe Genna, qui gli amici del Cicap alla maniera di Marco Philopat sul duellone di ieri sera,
qui il secondo florilegio di Alessandro Canzian, che Dio ce lo conservi, su lingua
e letteratura, qui Piero Sorrentino sul romanzo del XXI secolo.
Lippa, da Carmilla e riferito a M. Philopat
ATTENZIONE: non è lui l’autore di questo reportage, bensì l’associazione “Amici del CICAP alla maniera di Marco Philopat”.
besos
Ciao, Spettatrice. Non sapevo tu fossi amica del Cicap. Mentre tu bighellonavi, io ho visto Capote:- )
Gli “Amici del CICAP alla maniera di Marco Philopat” hanno fatto un resoconto fedele e realistico della serata (ma si sa: è il realismo trillerista immperante!).
Mi dispiaccio solo di non aver incrociato i 4+4 di Nora Orlandi.
Gianni,
ci saranno altre occasioni, forse.
Lucio, non so chi siano gli “Amici del CICAP alla maniera di Marco Philopat” anche se ho dei vaghi sospetti.
besos
Lucio, ok Capote, ma aspetto con ansia quella su Karma Food 🙂
besos
non lo faccio mai.. ma..
OFF TOPIC
avete letto la sbrodolata di D’Orrico su questo “ci vediamo al bar Biturico” di autore pseudonimo…?… vi prego aiutatemi: sono scemo io, oppure sto assistendo a un altro insopportabile “caso” confezionato..?.. e poi, soprattutto, perché D’Orrico scrive sui libri in una maniera che se un povero studente di giornalismo all’Ifg ci provasse lo farebbero secco lì, su due piedi?!!
Spettatrice. Secondo me Free Karma Food è lo specchio apocalittico — ovvero ben poco
distorto — del presente reale con le sue nevrosi
biochimiche e di un futuro possibile che puzza di
alcol etilico e carne bruciata. Cacciatori e cacciati consumano pneumatici, droghe e vite umane,invertono ruoli e riscrivono storie narcotizzando
ogni morale lineare,impegnati in un inseguimento
dove non conta sapere chi arriverà prima. Ma cosa
significa arrivare:- )
Make me feel so good, baby one more time……sì sarà proprio una bella primavera!
letto attentamente il resoconto di “Amici del CICAP alla maniera di Marco Philopat” constato che c’era il solo Paris dell’unto, mancava Giusy la Ganga e qualche altro nome di portata evocativa che non ricordo bene. Dimenticati? assenti?
besos
Nonostante de.tenga un blog da due anni e mezzo, e me ne senta arricchito, non sono in grado di fare nessuna previsione sullo strumento medesimo. In fondo io sono fautore del caso, degli slittamenti progressivi del senso, e il mezzo telematico è per essenza un luogo di incroci, quasi la rappresentazione di un in-comune. Che in quanto tale deve essere lasciato alla deriva. E non ha bisogno di alcuna (in)somma.
Peraltro mi sento di sottoscrivere il discorso sulla responsabilità da parte di Macchianera: il nickname è arma a doppio taglio, nella sua possibilità fondativa non si dà libertà senza irresponsabilità. E giustizia vuole che si affronti ogni caso singolarmente, senza approntare alcuna regola univoca – così almeno mi pare, in una materia così incerta. Come ho già scritto altrove, però, guai a tacciare il nickname di “terrorismo” (ovvero di massima irresponsabilità “in sé”): se mai, di fronte a un’irresponsabilità “per sé”, occorre semplicemente sottrarsi. Ricostruire. Armarsi – di pazienza, ma armarsi…
Loredana, intanto tutti questi “lui” un po’ m’hanno sconcertata. C’è pure qualche “lei” che ne parla, di blog, ad esempio quella del link che ti lascio qui (son sempre io, comunque). 🙂
Tirare le somme, attualmente, è prematuro, siamo in una fase, a mio parere, di forte cambiamento. Evolutivo o involutivo, ancora non so. Il sottile ingresso della pubblicità sui blog, ad esempio, mi spinge a pensare che se, da un lato, alcuni potranno curare meglio il proprio occupandosene a tempo pieno, dall’altra mi preoccupa l’influenza che essa avrà sui contenuti.
Per quanto riguarda Macchianera, a mio parere chiudere i commenti, specie con i toni e le parole usate, è un grosso errore. La sensazione, leggendo il post che dichiara la limitazione, esprime troppa arroganza e presunzione per non passare dalla parte del torto, soprattutto generalizzando così fortemente la “pena” inflitta ai visitatori.
Non so, mi sembrano atteggiamenti tipici di chi non è in grado di dialogare, e si rifugia nella ripicca, nel dispetto. Un po’ infantile, insomma.
Per concludere sono d’accordo con te, ancora non so dove andiamo, epperò voglio andarci, per vedere che c’è. 🙂
ho scoperto per caso questo spazio. è un bel luogo d’incontro e la gente che lo attraversa lo fa con la consapevolezza di trovare un bit (scusa, una spalla) su cui appoggiarsi. bei temi e bello stile, mi piacerebbe che anche il mio blog fosse tanto vivo. cercherò di tessere una tela e tra le sue trame lascerò scivolare i pensieri più disparati. complimenti.
Dovremmo chiedere a Johnny Palomba che ne pensa lui dei blogghe.
Non sono tenutaria di blog e l’unica cosa di cui posso parlare è del ‘me’ nickname. Sono d’accorso con Alderano e con le sue ultime affermazioni. Per quanto mi riguarda posso dire che a me piacciono i nick e mi piace dare coerenza e personalità ai miei (non troppi e molto simili, credo). Un nick dice (mia opinione) più cose degli umani di quante questi sono in grado di tirare fuori in una seduta psicoanalitica o in un libro. Per questo a volte mi capita di guardare con distacco i miei interventi sotto nickname e di ritrovarci cose che non dire volentieri (o a tutti) nella versione carne e ossa o solo ossa.
Mi piace moltissimo incontrare altri nick amati da chi li partorisce, soprattutto se si tratta di versioni ironiche e giocose. Questa dimensione è così intrigante che ho finito per considerare anche Lolip e molti altri come ‘personaggi’nick. D’altronde il solo fatto che non ci siano voci, intonazioni, sguardi rende gli spazi bloggheschi più simili a un libro che a una discussione condominiale (non sempre? ehm…).
Mi sembra che quando ci si rende conto anche di questo essere ‘personaggi’ e si coltiva il proprio nick (con nome proprio o no) si finisce per comunicare meglio e ricavare/condividere un certo diletto.
Vabbè a stomaco vuoto non mi viene di meglio. Cercavo di infiocchettare l’annosa questione ‘del dalli all’anonimo’ portando elementi per un socievole rapporto coi propri/e altrui nick. Ho il terrore dei blog in cui bisogna registrarsi(dichiarare generalità e genere, dare codice fiscale, p.i. e quant’altro) e anche delle terrrribili, benedette, polemiche contro l’anonimato che deresponsabilizza. Irresponsabile lo sono da sempre :-). Nei miei nick cerco la ‘via’ alla ‘responsabilità’? bho
besos
ps. ho letto macchianera solo in ultimo e visto che non è luogo che frequento spesso sono basita. Non so cosa abbiano scritto o commentato, ma deve essere stato pesante da sopportare. Quando descrive i comportamenti compulsivi che spingono a intervenire sempre e a buttarla su commenti del tipo: gliel’ha data o non gliel’ha data, non parla solo di nick, ma della reale dimensione di troppe persone. E’ facile rendersene conto in molti contesti e dove si agisce ‘come con i nick’. Ci sono colleghi tutti educati e precisini nel ruolo ufficiale che ruttano e sparano un bel pò di ‘puttana’ o terun o negher non appena si socchiude la porta. Non è una questione di nick, è una questione di non sapere vivere con se stessi e con gli altri, ed è in aumento. Chi gestisce spazi aperti come i blog non assiste a una particolare deriva umana favorita dal mezzo, ma alla commedia che si consuma comunque nel sociale con o senza nicknames.
In ultimo anche i ‘titolari’ di blog hanno più o meno attitudine a gestire uno spazio aperto e a tollerare un minimo di fuori tema, ironia e cazzeggio che comunque esistono, non si possono arginare e se fatti bene sono pure utili e divertenti.
Lolip è persona idonea, affabile, gentile e (i violini in sottofondo suonano sicuramente Mozart) prima di recintare con filo spinato e corrente elettrica lipperatura ci penserà molte volte:-). Apoteosi di violini.
besos
Spettatrice, non hai degnato di uno sguardo la mia recensione di Free Karma Food. E pensare che l’hanno addirittura messa in quarta di copertina…
P.S. Qui a Venezia del libro non c’è ancora traccia.
P.P.S Uno dei miei nick di maggior successo (con allegato personaggio webbico) fu “Ow Ouch”. Bello, no?
Noi lavoriamo a questo progetto, dalla settimana prossima entreremo nella fase “villaggio”, con l’ingresso di altri autori nel reality. Ciao e scusa, ma mi sembra che tu non lo conosca: ha poco di tipico del web, e non è un blog, e non è di “amicucci vari”, ma il discorso sarebbe lungo.
Perché anche su Internet la gente non fa che riprodurre l’idea di “setta” già prospera nell’editoria?
Lucio, avevo notato, ma stavo cercando nei meandri del sito wumingo e poi…. neanch’io ho letto. WM1 aveva parlato di uscita nella seconda metà di marzo (se non erro) e quindi non so se sia già in libreria. Farò un salto la settimana prossima. Mi incuriosisce molto e se hai letto i nomi dei partecipanti (protagonisti o comparse)direi che promette un bel mix. L’unica cosa che mi spaventa è questo tema della carne: sono vegetariana 🙁
comunque la tua recensione (autentica e cazzeggiata) la aspetto al varco 🙂
besos
Lucio,
sì, bello il tuo Ow Ouch. Dove lo usavi? sul come, ehm, solo se non vietato a persone sensibili come me 🙂
Sono relativamente giovane sia in rete sia come nick (più o meno dall’ottobre del 2004)e quindi non ho accumulato grandi ‘eperienze’. visto che la tua militanza webbica è lunga e articolata (adesso hai pure un blog) che idea ti sei fatto dei blog? dei nick ne avevi parlato in altre occasioni..
besos
Nella homepage di wumingfoundation c’è scritto:
“In libreria il
22 marzo 2006.
Rizzoli 24/7,
pp. 238, € 14,50.
Su carta riciclata Cariolaro
(50% di fibre postconsumo, sbiancata senza cloro).
Clicca sulla copertina per entrare nel mini-sito di FKF”
Spettatrice. Lo usavo in it.cultura.libri, al tempo in cui i lit-blog non erano ancora nati. Ma non fare ricerche su google/groups… potrebbero venire fuori cose tremende. Ero odiatissimo/amatissimo… al mio solito:- )
In questi giorni sto esplorando il pianeta delle chat erotiche. Quasi quasi mi compro la webcam. C’è gente pazzesca, in giro per la rete.
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