Molti anni fa (impressionante dire “molti”, vero?), e dunque grosso modo a metà degli anni Zero, Alessandra C., la cui squisita intelligenza ha raccontato e racconta e agisce i videogiochi, scrisse una frase che mi sono appuntata: “L’esperienza ludica è sempre virtuale. Giocare a guardia e ladri prevede l’immedesimazione e un notevole grado d’astrazione. Due elementi imprescindibili dal gioco e dal videogioco”.
Stamattina mi chiedevo quanto questa frase, in molti sensi, sia applicabile anche alla lettura. E lo è, secondo me. Me lo chiedevo leggendo in dettaglio la relazione di Giovanni Solimine e Gino Roncaglia “La circolazione dei libri nel 2020: questioni aperte e ipotesi interpretative”. Ne ho già in parte parlato, ma avendo davanti il documento completo vorrei sottolineare due punti:
“A fronte di un calo complessivo dei lettori pari a poco più di sei punti percentuali nel periodo 2010-16, che non è mai stato superiore ai tre punti all’anno e che a volte ha addirittura manifestato oscillazioni di segno positivo, tra le generazioni più giovani si è aperta una vera e propria voragine, raggiungendo addirittura uno scarto di oltre quattordici punti nella fascia d’età 11-14 e di dodici punti nella fascia 15-17, di gran lunga più pesante di quanto non sia accaduto per le altre generazioni; da rilevare che, nello stesso periodo, tra gli over 60 la lettura aveva tenuto o era addirittura cresciuta. Siccome i giovani erano e, malgrado tutto, restano ancora coloro che leggono di più, il loro allontanamento dai libri ha inciso proporzionalmente in misura notevole nella determinazione del risultato complessivo. Non è casuale che la crisi del mercato editoriale sia sovrapponibile alla migrazione sulla rete di un’intera generazione di lettori, fortemente attratta da Internet mobile e dai social network: quindi la causa del calo è più articolata e può essere attribuita alla concorrenza nell’uso del tempo fra contenuti online e forme più tradizionali di lettura, comprese quelle legate alla forma libro. È probabilmente l’insieme di questi fattori – e in particolare la diffusione di smartphone e tablet sempre più potenti, associata all’abbattimento dei costi della navigazione da dispositivi mobili – ad aver contribuito al calo tanto degli indici di lettura quanto della redditività del mercato editoriale tradizionale”.
Sicuramente è vero che la generazione appena successiva a quella che si è formata sui libri di Harry Potter (grandissimi moltiplicatori di lettori) ha avuto un’immersione più profonda nel digitale e nell’esperienza, aggiungo, videoludica. Mi chiedo quanto sia sostitutiva e non l’altra faccia di una medaglia simile. Non uguale, simile.
Dove è dunque il vulnus? Diverso tempo fa Annamaria Testa diceva:
“Basterebbe dire che leggere, un atto normale di persone normali in posti normali, è un modo per uscire dalla realtà e aprire porte verso mondi fantastici. Che i lettori sono una comunità che condivide storie che generano altre storie. Che chi legge sa esprimersi meglio, e con parole che toccano il cuore”.
Parole diverse, e molto più semplici (e vere) di quelle che d’abitudine usiamo quando parliamo di lettura e della sua promozione. E che riguardano i giovani, ma anche gli adulti. Ecco altri dati.
“A partire dal 2017 si è verificata una leggera ripresa, ma anche questa va letta attentamente: nel 2015 si è invertita la tendenza della spesa media delle famiglie per l’acquisto di libri; il mercato dei libri di varia è cresciuto del 2,8% nel 2017 rispetto all’anno precedente, dello 0,7% nel 2018, tendenza confermata nel 2019 con un incremento del 3% circa; nel 2019 le vendite complessive hanno nuovamente superato i 3 miliardi di euro. Una crescita legata però in primo luogo all’aumento medio dei prezzi di copertina, mentre non vi è stato alcun incremento del tasso di lettura: rispetto al 40,5% del 2016, l’indice è stato del 41% nel 2017, del 40,6% nel 2018, del 40% nel 2019: variazioni minime, che rientrano nei margini di errore statistico. Il fatto che i dati economici migliorino senza un corrispondente allargamento del perimetro della lettura, si spiega col fatto che in questi ultimissimi anni è leggermente aumentato il prezzo medio del venduto e finalmente, dopo quasi otto anni, è aumentato del 4% anche il numero di copie vendute. In generale sembra che si siano venduti più libri a chi già era lettore e che si sia recuperata una parte del pubblico giovanile, mentre le cose non sono andate bene nelle fasce d’età comprese fra i 25 e i 64 anni, e cioè quelle più direttamente legate alla vita lavorativa; un peggioramento che riguarda soprattutto il pubblico femminile, che resta largamente maggioritario ma arretra più sensibilmente. Nel corso di nove anni, fra il 2010 e il 2019, la percentuale delle donne lettrici (criteri ISTAT) è scesa dal 53,1% al 44,3%, con una perdita dell’8,8%; nello stesso periodo, la percentuale dei maschi lettori è passata dal 40,1% al 35,5%, con una perdita del 4,6%.”
Le donne leggono di meno perché hanno meno tempo. E ci sta. Ma penso anche a quanto di quel poco tempo viene impiegato a altre letture e scritture che le e ci coinvolgono quotidianamente e più volte al giorno. I social, appunto.
Ogni tanto mi chiedo se per caso questo sapere tutto di tutti non finirà per aiutarci, invece che distruggerci. Conosco molte delle vostre vite, so se vi siete tagliati con una scatoletta di tonno, se avete impastato tagliatelle, se state guardando il derby. Se i vostri genitori sono morti, se avete scoperto di essere malati, se combattete la malattia. Se vi è nato un figlio. Se vostra figlia si è laureata. Se il vostro gatto è dal veterinario. Se avete infine scelto i sandali argento al posto di quelli neri. Conosco le vostre vite e in moltissimi casi non vi conosco, eppure so come state, cosa provate, cosa pensate. Spesso mi capita di temere che le nostre esistenze (perché anche voi sapete molto, moltissimo, di me) non si stiano finalizzando alla loro rappresentazione. Altre volte, come stamattina, penso che se integrassimo, se riuscissimo a trovare il mondo di racchiudere esperienze che continuiamo a considerare separate nell’unica esperienza dell’immaginazione e della creazione, forse avremmo trovato una delle strade possibili. Forse.