In poche parole, la notizia è questa. Una radio pubblica regionale polacca, Off Radio Kraków, licenzia i suoi conduttori e li sostituisce con Emi, Kuba e Alex, giovani e ammalianti speaker che si rivolgono alle nuove generazioni. E che non esistono, ma sono creati dall’intelligenza artificiale. Ne ha già dato notizia il Manifesto spiegando che l’esperimento si deve con ogni probabilità alla necessità di tagliare i costi:
“Marcin Pulit, che si presenta come “caporedattore”, Emi, Kuba e Alex sono «un esperimento» e «il nostro contributo al dibattito sui vantaggi e sui rischi posti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale». Va specificato che l’autore del post è una persona reale nonché, in realtà, il liquidatore incaricato di ridurre i costi gestionali dell’emittente pubblica regionale e della sua sezione Off. Fra il 2011 e il 2016 Pulit è stato presidente di Radio Cracovia. Venne rimosso per via di una legge sui media voluta dal precedente governo del centrodestra populista e in seguito dichiarata incostituzionale. A gennaio, quando è tornato a decidere il futuro dell’emittente, nelle nuove vesti di liquidatore, ha dichiarato che i conti sono «i peggiori fra tutte le 17 stazioni regionali pubbliche», aggiungendo che: «La priorità è stabilizzare la situazione finanziaria e garantire una programmazione di qualità e affidabile, per assicurare che la missione della radio pubblica continui».”
Oggi però ci torna il New York Times, raccontando la rabbia di uno dei conduttori licenziati, Lukasz Zaleski, dopo lo scoop dell’emittente: nientemeno che un’intervista a Wislawa Szymborska, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1996. Molto convincente, a quanto pare: anche se la poetessa è morta nel 2012.
Si dirà che molti lo sanno: ma non ci conto troppo, se penso alle volte in cui è stata fatta ri-morire Doris Lessing sui social. Né siamo nel campo delle interviste impossibili: perché in quel caso il gioco è dichiarato e l’intervistato è interpretato da un attore o un’attrice. Certo, si annunciano bis: come la nuova intervista col morto, Jozef Pilsudski, il leader della Polonia nei primi anni del Novecento.
Bene, ma si può fare?
Michal Rusinek, a capo della fondazione che gestisce il patrimonio letterario di Szymborska, ha detto di aver dato il permesso di usarne la voce, perché la poetessa “aveva senso dell’umorismo e l’avrebbe trovato divertente”.
Ma ha confessato che l’intervista “è stata orribile” e ha messo in bocca a Szymborska parole che non avrebbe mai usato, facendola sembrare “insipida”, “ingenua” e “di nessun interesse”. Ma questo, ha aggiunto, è stato incoraggiante perché “dimostra che l’intelligenza artificiale non funziona ancora” così bene come gli umani. “Se l’intervista fosse stata davvero buona”, ha detto, “sarebbe terrificante”.
Quanto al boss Pulit, ha respinto le accuse di essere un mostro e di voler invece conquistare il pubblico giovanile, perché gli ascolti non vanno bene. E comunque ha sospeso, lagnandosi non poco, l’esperimento.
Questa faccenda del fare un po’ quel che si vuole in nome dei giovani mi fa un po’ impressione. E certamente mi fa abbastanza impressione l’esperimento in sè: di certo, stiamo sottovalutando la faccenda, temo.
Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata –
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.
(Lei è la vera Szymborska, da Il 16 maggio 1973)