Sì, sono tornata, sì, il libro è stato appena consegnato e, sì, devo riprendere contatto con la realtà. So bene di aver lasciato indietro molte cose, fra cui torri di libri da leggere, articoli da consegnare, questioni lavorative rimaste pericolosamente in sospeso. Piano piano, riguadagnerò terreno, promesso. Nel frattempo, fra un treno e l’altro, sono riuscita a leggere tre romanzi di altrettante signore: per cominciare, Les Adieux di Arianna Giorgia Bonazzi, primo titolo della collana Quindicilibri di Fandango, diretta da Alessandro Baricco e Dario Voltolini. Queste le regole:
1) La collana pubblica solo primi e, occasionalmente, secondi libri.
2) Tutti gli autori pubblicati in questa collana percepiscono lo stesso anticipo e la stessa percentuale.
3) Da quando si decide che il libro verrà pubblicato a quando il libro viene effettivamente pubblicato, non devono passare più di sei mesi.
4) L’autore non è obbligato a sottoscrivere alcun tipo di opzione e rimane proprietario di tutti i diritti secondari.
5) L’autore deve presentare il proprio libro in pubblico in almeno 10 sedi concordate con l’editore.
6) Sul libro non compaiono foto dell’autore, né note biografiche maggiori di tre righe.
7) I libri sono scelti da Alessandro Baricco e Dario Voltolini.
8) Il prezzo di copertina non dovrà superare quello di due biglietti per il cinema (prima visione).
9) I testi si pubblicano così come sono. Quando è proprio necessario si permette un editing leggerissimo che non prevede interventi strutturali né profonde modificazioni.
10) La collana pubblicherà 15 libri, poi chiuderà.
Com’è il libro, a proposito? Visionario, curioso, comunque anomalo.
Quindi.
Ho letto Più forte di me di Rosanna Campo, che con questo romanzo fa un deciso strappo rispetto alle sue opere precedenti. E sto finendo di leggere La bambina felice di Silvia Dai Pra’.
Infine.
Sapevate, vero, che Babsi Jones ha cambiato casa?
mi sarebbe piaciuto leggere un estratto di codesto libro.
magari passo in libreria.
ma questa collana, oltre a pubblicare quasi esclusivamente primi libri, ha altri fili conduttori?
Mi sfugge il senso dell’ultima regola: una colana che si propone di trattare bene (o meglio) i propri autori non dovrebbe (cercare di) pubblicare finché c’è almeno un autore che lo meriti?
Il decalogo della piccola casa editrice, libera e indipendente.
1) La collana pubblica, ed è una gran cosa, questa.
2) Alcuni autori (con agente) percepiscono un anticipo, agli altri se va bene e se ci piace e noi le percentuali.
3) Da quando si decide che il libro verrà pubblicato a quando il libro viene effettivamente pubblicato passerà un po’ di tempo: da uno a cinque anni. Prima, passano gli autori con agente (bravo).
4) L’autore, soprattutto quello senza agente, firma tutto a occhi chiusi, anche le opzioni capestro (tanto sbavate, pur di pubblicare, giusto?).
5) L’autore deve presentare il proprio libro in pubblico ; ad alcuni, pochi, verrà dato un rimborso spese, gli altri si fottano (siamo tutti amici, no?).
6) Sul libro mettiamo le foto di chi vogliamo noi. Chi comparirà con foto è pregato:
a- di consegnare una foto della prima comumione, ma senza brufoli
b- ritoccarla in modo decente
(per gli autori con agente letterario, famoso s’intende, il discorso sarà fatto informalmente).
7) Da chi sono scelti i libri sono affari nostri.
8) Il prezzo di copertina ha una logica che conosciamo solo noi e sulla quale logica nessuno deve mettere becco (pensate solo che l’editing in nero ci costa un euro a pagina).
9) I testi si pubblicano come vogliamo noi. Si prega di non piagnuccolare, poi, per eventuali refusi (ci sono nei libri mondadori, quindi…).
10) La collana pubblica, onorate la collana. Parlate bene della nostra collana (male delle altre, ovvio).
@ remo
posso onorare la regola 10 del tuo decalogo, non avendo dovuto osservare le otto precedenti (la 1 sì, ovviamente)?
http://www.radioalt.it
Qui, in data odierna, troverete la bella intervista a Valentino Ronchi dedicata in minima parte alla sua poesia e in massima parte al nostro premio: viva l’umiltà!
facendo due conti, con la mia limitata esperienza, se un libro viene pubblicato senza editing, dovrebbe costare molto meno di due biglietti del cinema… lo sapete quanto peso hanno i cosiddetti “costi umani” sul costo dei libri? vedo che in questi ultimi mesi, da parte di molti addetti ai lavori, si sta sviluppando una campagna sconcertante (nelle parole e nei fatti) contro gli editor (che in italia in realtà si potrebbero tranquillamente chiamare redattori editoriali, per non fare confusione con quelli che “scelgono” i testi da pubbblicare e che poi non si mettono certo fare un umile editing, togliendo svarioni, incongruenze, brutture, errori di ortografia e di grammatica e non potete immaginarvi quanto altro..). è come se i produttori cinematografici cominciassero a dire ai registi: il tuo film non si monta, si manda in giro così come l’hai girato… chissà che pacchia per gli spettatori. e i lettori? siamo sicuri che sia un vantaggio per loro leggersi dei testi che costano magari un euro in meno (perché 15 euro è comunque il prezzo medio di un lbiro, questa cosa dei due biglietti del cinema è proprio una presa in giro!!!) e non hanno avuta alcuna cura? mah, a quando una riflessione seria seria su cosa voglia dire fare l’editing di un testo? a quando un’umile presa di coscienza che non tutto ciò che si pubblica era già pronto per essere pubblicato? lo sapevate che primo levi si lamentava se non gli correggevano niente? (primo levi dico, la penna più cristallina del secondo novecento…)
Tornavi da Varsavia col treno? Per leggere tre libri…
O è proprio vero che le FFSS sono a pezzi?
Scusa, puoi dire a Baricco che negli anni ’90 arrivammo in finale insieme al premio Calvino? Nessuno dei due, però, vinse. Magari, adesso che lui si è comunque fatto un certo nome, gli viene lo sghiribizzo di ripescarmi:- )
Al di là della bravura dell’autrice, di cui non so e non dico: ma l’hanno pescata dalla Scuola Holden Baricco e Voltolini! Sfido che poi non vogliono editarla 😉
Ero contento quando ho letto su ttL della nuova collana. Però penso anche che se Dario è bravissimo nel sentire la scrittura altrui, il suo mestiere è scrivere. Vorrei che scrivesse come un pazzo furioso. Vorrei che tutti gli ostacoli contro la sua scrittura – soprattutto quelli materiali – venissero attratti da un buco nero facendo la fine che si meritano: digeriti dall’antimateria, evaporati in un piccolo rutto cosmico.
“Com’è il libro, a proposito? Visionario, curioso, comunque anomalo.”
e sempre a proposito, ma che fine ha fatto Callisto Tanzi?
e si può sapere, adesso, chi è Andrea Barbieri? Perchè a me sembrava proprio di chiamarmi utente anonimo..
ah ecco.. andrea barbieri è quello sopra. è per questo che non faccio mai i test sul q.i.
Vi consiglio di leggere i primi due titoli della saga thriller-noir di Felice Muolo: COMPLANARE PUTTA e CRISTO NON SI CORICA, Edizioni IL FILO.
Sai Felice? Farsi autopromozione in questo modo è il modo migliore per non farsi leggere. Almeno da me.
Lipperini, puoi dire una volta per tutte – urbi et orbi – qual è il modo giusto per farsi leggere da te?:- )
Non c’è un modo giusto.
Sicuramente ci sono vari modi sbagliati che si raggruppano sotto la parola “insistenza”.
Ma il povero Muolo non ha insistito. Era la sua prima volta, che io ricordi:- )