Chiamiamola Esse. Mi ha mandato la sua storia, che ne racchiude tante altre. Storie di bambine e bambini, di scelte, di obiezione di coscienza, di aborto. Io la trovo una storia bellissima, e ve la offro.
Credo ci sia una connessione tra il fatto che esistono parecchi paesini, piccoli come quelli della vicenda di Anna Maria Scarfò, in cui la chiesa spadroneggia ed è l’unica realtà presente sul territorio a poter organizzare realtà di aggregazione, e come queste realtà sono organizzate, e soprattutto, cosa ruota loro intorno.
C’è un paese piccolo come quello in cui è nata la Scarfò, in cui succede che nasco anche io. Una come tante altre nate, col fatto che però è nata femmina. Come tante altre. Che però capisce chiaramente che se nasci femmina non è che ti va poi tanto bene.
Maschietti da una parte, femminucce dall’altra. Sin da sempre. Nessuna ribellione registratasi.
Gli oratori, i luoghi dove i bambini e le bambine si incontrano per giocare, sono rigorosamente separati a seconda del sesso. Io femminuccia sono obbligata ad andare a quello per le femmine. Niente maschi. Una miriade di femmine intorno a me, io andavo molto più d’accordo coi maschi, ma niente da fare. A tenerci d’occhio ci sono altre femmine, grandi, queste, e le suore.
I maschi so che loro, non hanno suore, né preti (che per me erano il corrispettivo maschile delle suore), solo ragazzi grandi che si prendono cura di loro. L’oratorio femminile è l’asilo parrocchiale del paese. L’oratorio maschile è l’enorme cortile della chiesa del paese, ha anche un campo gigantesco da calcio (adoravo giocare a calcio, quanto gliel’ho invidiato…), e due campi da basket. Poi c’è un tendone enorme sotto il quale si tengono varie attività che coinvolgono anche gli adulti, a volte. Da noi invece non ci stavamo tutti, per cui solo le bambine potevano starci, le attività di socializzazione erano altrove. Quando c’era l’oratorio feriale, poi, capitava che nel frattempo c’erano anche i bambini della materna, e allora stavamo coi bambini, li curavamo, pure. Niente di trascendentale, sia chiaro. Ma perché ho dovuto iniziare a giocare a fare la mamma senza scegliermelo? Avevo sei anni.
All’oratorio ci si andava tutte le domeniche, e d’estate tutti i giorni feriali, perché i genitori lavoravano e c’era l’oratorio ad occuparsi di noi. La mattina si era stati tutti in chiesa, ed anche lì, all’interno dell’edificio, la fila di panche della navata di destra era riservata al sesso maschile, quella di sinistra, al sesso femminile. Rigorosamente separati anche durante la funzione, la domenica pomeriggio era naturale pensare come ovvio quello di andare in due posti diversi, io femmina qui, tu maschio lì. Si giocava, giochi di squadra, soprattutto. Poi c’era la famigerata ora di catechismo della domenica, tenuta da due ragazze che a me, bambina, sembravano vecchissime, in realtà avranno avuto al massimo diciotto anni. Un’ora di catechismo che a me sembrava durare ore, giorni… Che sofferenza infinita lì inchiodata a quella chiesa, anche se per loro era ovvio che noi non avremmo mai potuto desiderare nient’altro che stare lì ad ascoltare le gesta dei Santi, mentre ai maschi veniva data la possibilità di giocare su quell’infinito campo di calcio (e allora sì che quell’ora sarebbe stata più sopportabile!). Mi divertivo solo quando potevo fare un po’ di casino con qualche altra che si annoiava a morte insieme a me.
A volte venivano i maschi in bicicletta dall’altro oratorio, e si fermavano davanti ad un cancello del nostro oratorio. Noi, dietro le sbarre del cancello, li guardavamo là fuori, liberi. Parlavamo un po’, non si faceva niente di anormale, ma bisognava stare attente che non ci beccasse nessuno, sennò sarebbero stati guai seri. E’ stato lì che ho iniziato ad amare il mio essere prigioniera. In un modo quasi perverso, aspettavo i maschi da dietro le sbarre, e sognavo di essere liberata da loro, miei salvatori. Un mondo di rabbia era dentro di me, sognavo di bruciare tutto e poter godere di un po’ di sana libertà. Avevo dieci anni al massimo. Il disagio che, secondo il prete, sarebbe nato ovunque tranne che dove c’era Cristo, era proprio lì sotto i suoi occhi, nato dal suo oratorio, e dalla sua politica di reclusione.
E ora arriviamo al punto. Il punto di rottura.
Dodici anni. Dopo sei anni di ininterrotta frequenza di quel posto, con quelle modalità, dopo aver dovuto visionare vari documentari pseudoscientifici che sostenevano che il feto urlasse e piangesse quando veniva praticato l’aborto, dopo tutto ciò, un bel giorno ci danno una specie di compitino da fare. C’era una domanda. Non mi ricordo su che cos’era. Ricordo solo che risposi tutt’altro, raccontando la storia delle streghe, e dell’inquisizione cattolica. Ricordo che le catechiste giovani mi presero da parte per chiedermi se ero diventata matta. Il fumo mi usciva dalle orecchie. Decisi di non andarci mai più, e difatti fu l’ultima volta che le vidi.
Solo che ne uscii io come quella strana che fa cose strane. Ed era effettivamente strano fare una cosa del genere, per un paese come quello, con quella mentalità incontrastata. Era normale sostenere che i feti piangessero nell’utero, era normale pensare che i maschi e le femmine dovessero stare in due oratori separati senza poter socializzare, era normale non poter condividere niente con loro, era normale che fosse un tabù. Era normale essere strani se non si sostenevano i sacramenti della Comunione e della Cresima rispettivamente all’età di otto e dieci anni, era normale venir divisi in classi d’età per quanto riguardava il catechismo settimanale. Era normale non poter uscire dal clima che si respirava nella classe delle scuole elementari: anche la religione era una riproduzione eterna del conflitto e dell’armonia scolastica. E sono cose normali ancora oggi.
Quel punto di rottura io me lo porto dietro da moltissimi anni. Quella rottura, il fatto che io ne sia uscita fuori ovviamente quella strana, ma non altrettanto ovviamente derisa per la mia debolezza, perché sì, ero debole perché ero piccola e sola, e nessuno ha pensato al bisogno di comprensione e di aiuto, di supporto. Nessuno, soprattutto, ha mai pensato al fatto che in questi paesini vige la regola non scritta “o con noi, o contro di noi”. E se sei “contro di noi”, a dodici anni che fai? Niente più luoghi di aggregazione, niente di niente.
Essendo io quella strana, è ovvio immaginare quanto gli obiettori di coscienza lì, possano trovare terreno fertile per le loro idee. Se tu nasci, cresci e vivi in un posto del genere, arrivi a crederci. E non solo. Arrivi anche ad odiare le donne, perché questa parrocchia ti conferisce tutto un armamentario teorico di supporto. La chiesa, se è abbastanza potente, infatti, può anche arrivare a possedere un giornale settimanale su cui scrivono persone come l’autrice di “Sposati e sii sottomessa.”, o giornalisti de Il Giornale. Può godere del parere di presunti esperti che non si firmano quasi mai ma che usano la crisi economica e sociale di questi tempi per avallare ragionamenti da far invidia alla Lega nord, di un razzismo e di un elitarismo da spavento. Quella stessa parrocchia, nel suo giornale, ad oggi, rema contro il governo Monti in una direzione ancora più conservatrice, parla male dei giovani sparando nel mucchio, evocando strane storie di ragazzi-bamboccioni che non hanno voglia di fare nulla, e che, diciamocelo, un po’ la disoccupazione se la cercano, e dulcis in fundo, gode, per quanto riguarda “la questione di genere” dell’eminente opinione della scrittrice sopra citata, che dovrebbe rappresentare quello che le donne vogliono, come le donne sono. Può, il giornale, addirittura arrivare a sostenere che se la scuola pubblica è anticreazionista, allora viva le sovvenzioni pubbliche alla scuola privata.
Questa è una parte d’Italia dimenticata, in cui governano delle realtà che, in definitiva, operano una sottile e capillare opera di reclusione femminile tutti i giorni, sin dalla più tenera età, in tutte le forme, e con tutti i mezzi che hanno, senza che tu, femmina, ti possa ribellare, se non uscendone completamente distrutta dal punto di vista psicologico.
Mia zia è morta a Gerusalemme nel 2008, dopo una lunga malattia. Ha avuto una vita meravigliosa.Si fece suora all’età di ventuno anni, ebbe così la possibilità di girare il Medioriente come missionaria e di visitare luoghi che altrimenti, se fosse rimasta al paese, non avrebbe mai potuto vedere. Nata nel 1930, era destinata ad una vita di massaia, madre e moglie, cui comunque le sue sorelle furono destinate, se non avesse scelto di farsi suora francescana. Fu così mandata ad insegnare in Egitto, Siria, Giordania, e infine, Palestina e Israele. Era la più grande di sette fratelli, dovette respingere tutti i suoi corteggiatori per conquistarsi una libertà che le avrebbe fatto conoscere una vita completamente diversa.
Mi piace ricordare che mia zia non ebbe scelta. Forse raccontò ad altri che l’aveva. Ma guardo, ora, le sue sorelle, e poi ricordo la sua vita, le sue lettere con quella busta dai bordi blu e rossi (spedizione internazionale!), e quanto mi facevano emozionare le sue parole piene di felicità e serenità… Confrontando le due vite è chiaro che mia zia scelse quella via perché avrebbe avuto più indipendenza. Siamo nel 2012, sono passati tantissimi anni da quando lei era una ventenne, ma a quanto pare, in questi piccoli paesi, le cose restano sempre uguali, finchè qualcuno non si deciderà a remare contro le politiche sessiste di certi preti, piccoli uomini che non sanno fare altro che odiare.
Finché qualcuno non deciderà che è ora che le donne abbiano scelta.
Dickensiano anni Cinquanta.
Al mio paese le bambine giocavano a fare le capanne nei boschi con noi maschi e qualche volta anche al dottore.
Meno letteratura, per favore.
Sul momento ho avuto l’mpressione di leggere un romanzo ambientato negli anni 40…e spero che, se la storia è vera, si riferisca prorpio a parecchi decenni fa.
Ora come ora un po’ ovunque ci sono squadre di caldio femminili o che comprendono bambine, e ne sono certa dato che in famiglia tra giocatori e allenatori non ci manca nulla…sprasi in tutta Italia e anche al sud. Anche il catechismo ormai prevede classi uniche composte da maschi e femmine…e dopo l’ora di catechismo e la Messa non manca lo spezio del gioco.
Insoma, spero propio che storia come questa siano una rara eccezione, pur sempre inaccettabile, o, meglio ancora, lontana acqua passata.
Ovvio che certe probelmatiche esistono, e qui se ne parla ampiamente e in maniera costruttiva.
Non ho poi capito se la zia ha confessato di aver scelto la via della Chiesa per costrizione o se è una supposizione di chi scrive.
Per quanto rara, immagino che la vocazione esistesse anche negli anni 30.
Se davvero però esiste questo “piccolo paese” e le cose vanno ancora così come descritte, fatico a vedere la colpa nella Chiesa.
Questi bimbi avranno dei genitori, no?
Possibile che “i piccoli preti che non sanno fare altro che odiare” educhino intere generazioni?
Possibile che questo piccolo paese sia così isolato dal mondo?
E parrocchai a parte…a scuola non hanno la ricreazione?
I bambini non giocano in cortile?
E se ce ne fossero molte di eccezioni? Sarebbe gravissimo, ho il sospetto che purtroppo accada ancora tutt’oggi, il commento di Pateticus, mi sembra un pò insultante, perchè questa persona deve inventarsi, una storia del genere è un pò patetico, come tutte le cose superficiali…..Cmq una bella storia, un’ottima testimonianza, di come a volte la religione viene vissuta ancora oggi, in maniera integralista, la nostra religione……cattolica…..
Millenni di esercizio alla sottomissione e al disprezzo delle donne, esseri ontologicamente insufficienti che necessitano sempre di un tutore non si spazzano via in 40 anni o poco più.
Se mia nonna fosse ancora viva, sapendo che mi sono sbattezzata e che leggo libri come Caino di Saramago si sottoporrebbe ad infiniti “fioretti” per salvare la mia anima.
E qualche anno fa, i bambini a cui una mia amica fa lezione di ceramica hanno avuto gli incubi a sapere che la loro amata maestra non era battezzata perché già se la immaginavano all’inferno.
Roma, fine XX-inizio XXI secolo.
Vi ricordate di quando i comunisti mangiavano i bambini?
Il genere letterario è quello.
Il “piccolo paese” sarà pure anni ’50, ma credo che il racconto serva più che altro a mettere in guardia dal ritorno di certe modalità “educative”. Siamo davvero al sicuro ora che le cose sono cambiate? Io credo di no. Intanto, perché non sono cambiate del tutto, né dovunque; e poi perché l’offensiva teocon e oscurantista miete successi da almeno vent’anni, risospingendo l’Italia verso il baratro da cui faticosamente si stava tirando fuori. Parlo con cognizione di causa, essendo cresciuto anch’io in un “piccolo paese” in cui le suore ci aspettavano sulla porta della scuola per prenderci a ceffoni a mano larga, se il giorno prima ci avevano visto giocare con le bambine per le strade del paese. Io ho 47 anni e da osservatore esterno di quel paese che ho lasciato tanto tempo fa, ma in cui vivono ancora mia madre, mia sorella e mia nipote (tutte donne, quindi), registro che i ceffoni sono spariti, ma le pressioni psicologiche verso comportamenti “corretti” di genere che diventano grotteschi nelle bambine e sfociano nel bullismo nei maschietti persistono. E non si tratta di problemi esclusivi della provincia (che pure non è certo un granellino trascurabile, ma è anzi buona parte dell’Italia). Nel nido in cui porto i miei bimbi, a Roma, alcuni papà hanno mostrato perplessità forti quando le maestre hanno proposto attività di iniziazione alla danza per tutti i bambini. Ieri mia moglie ha comprato per i nostri due maschietti un set di pentoline da cucina, tra le rimostranze del negoziante che insisteva a proporle pistole e macchinine. La segregazione di genere si è attenuata in certi decenni ormai andati, ma sta tornando prepotentemente attuale. E la chiesa cattolica, ovviamente, ha come al solito le responsabilità più pesanti.
Mio marito per esempio mi dice che nel suo paese quando era ragazzo lui e anche dopo era assolutamente così. Quando ci vado di quel mondo vedo spesso le tracce, le prosecuzioni di quella mentalità: cene dove i maschi stanno a un lato del tavolo e le femmine dall’altro. Argomenti e logiche divisi per genere, ruoli assegnati.
E nell’ultimo anno – (leggi 2011) due ragazzine di 17 anni che hanno partorito. Un dato interessante anche se non statistico (ma sull’emergenza delle gravidanze precoci in Italia c’è un rapporto di Save the Children) Quel mondo è cambiato ma non si è ribaltato.
Vi assicuro che questo racconto avrebbe potuto essere ambientato anche in altri piccoli paesi italiani (sebbene la realta’ FUORI dalla parrocchia fosse MOLTO meno repressiva, in parte, questo post mi ha ricordato il modo in cui le cose venivano gestite nella mia parrocchia, anche se da noi l’apartheid sessuale era meno marcata e il lavaggio del cervello meno estremo: durante il catechismo si stava tutti insieme mentre maschi e femmine venivano separati solo durante le ore di attivita’ fisiche/sportive/di gioco, calcio per i maschi, bambole per le femmine, ça va sans dire. E parliamo della fine degli anni ’80-primi ’90, per la cronaca).
Penso che pero’ se non fossi stata obbligata a cresimarmi e a ricevere una diffusa educazione religiosa, se le regole imposte da fuori non fossero state cosi’ tanto in contrasto con la legge morale dentro di me e con la mia natura e la mia personalita’, forse avrei letto meno articoli di epistemologia, mi interesserebbe meno la teoria dell’evoluzione e non mi sarei appassionata a Elena Gianini Belotti (che mi ha portato qui e in altri luoghi).
Una volta, discutendo con un amico/collega (un Agnostico-della-Teiera-Celeste anche lui), riflettevamo sul fatto che essere nati cattolici e’ veramente un buon passo iniziale per diventare atei: in effetti, quando da adulta ho cercato di rivalutare criticamente anche la mia visione atea/agnostica, mi e’ bastato farmi un giro sul sito di Pontifex e sul blog della signora scrittrice citata nell’articolo (che linka anche istruttivissimi articoli del suo amichetto Camillo Langone) per capire che – questioni epistemologiche/teologiche a parte – no, io con la chiesa cattolica preferisco non averci nulla a che fare. Ora, non voglio dire che la repressione crei SEMPRE piccole Rita O’Grady ma sicuramente puo’ affinare il senso critico (e per informarsi sulla storia della chiesa, su come funzionino la contraccezione e la contraccezione di emergenza e su cosa sia l’aborto, adesso c’e’ internet per fortuna).
Anche io dal paesello me ne sono scappata a 19 anni e dall’Italia a 25. Adesso, quando torno nelle strade in cui sono cresciuta, riesco persino ad apprezzare le cose belle che ho attorno (aria pulita, tanto verde, amici di vecchia data) e questo perche’ la gabbia interiore nella quale mi avevano chiusa e’ ormai stata scassinata e abbandonata. Penso che sia quasi sempre un processo doloroso, quello di uscire dalle gabbie. Penso anche che lo sia in modo NON necessario, che si potrebbero evitare anni adolescenziali inquieti passati a domandarsi se si e’ davvero quegli essere orribili che hanno aperto il vaso di Pandora/mangiato il frutto della conoscenza/ceduto alla curiosita’ di voltarsi in fuga da Sodoma e Gomorra, per poi giustamente essere trasformate in statue di sale, passati a chiedersi se davvero si e’ venuti al mondo per scontare una pena commessa da qualcun’altro/a in un fumoso passato.
Penso che probabilmente non avro’ figli/e, ma che vorrei che ogni nuova bambina e ogni nuovo bambino che arriva al mondo non dovessero essere indottrinati con queste ed altre stronzate (scusate il francesismo). La vita prevede sicuramente un buon calice di tristezza e delusioni per ciascuno e la felicita’ va guadagnata, ma non e’ nemmeno la maledizione atroce che ci vogliono far credere (e no, il dolore in se’ NON e’ un valore da perseguire per purificarsi, cavolo).
Scusate il lungo excursus che e’ anche un pochino OT, ma volevo solo dire che questo articolo mi e’ piaciuto molto e mi ha messo di buon umore. Si puo’ cambiare anche un ambiente ostile, basta che le pecore nere si coalizzino.
Però forse un po’ di rispetto per chi è credente non guasterebbe. Inoltre, credo si inutile ribadire, che la Chiesa non è solo quello che viene qui riportato, ma lo faccio lo stesso. E la suora missionaria forse aveva una vera vocazione, o forse no, questo non è dato saperlo. E certo che se uno è ateo/agnostico e vuole confermarsi nelle sue idee va su Pontifex o sente Padre Livio e va sul sicuro (della serie: ti piace vincere facile…).
Poi anche a me, personalmente e senza nessuna offesa, il racconto sembra un po’ stilisticamente forzato, probabilmente ciò è il frutto di una intensa e profonda sofferenza interiore la cui causa potrebbe tuttavia non essere tutta imputabile al contesto.
@Hottanta…
Forse hai ragione tu sul “vincere facile” ma ho una domanda (non polemica): quali fonti ufficiali della chiesa cattolica consigli di leggere per farmi un’idea differente? Perche’ secondo me, uno dei punti fondamentali della religione del nostro paese e’ proprio l’aderenze alle direttive ufficiali del vaticano (e peraltro Pontifex ha recentemente polemizzato proprio contro padre Livio in quanto non ABBASTANZA ortodosso: parla troppo della madonna di Medjugorje quando il Vaticano non si e’ ancora espresso ufficialmente in merito, a quanto pare)
Personalmente non ho nulla contro chi crede (anche se io non credo), ho molto contro l’educazione cattolica cosi’ come io l’ho ricevuta – cattolica, non cristiana, nota bene – perche’ su di me ha avuto esiti “mortiferi”, nel senso che non mi ha donato gioia di vivere finche’ l’ho praticata in modo ortodosso. Punto di vista soggettivo.
Per il resto se la mia riflessione personale risulta offensiva, mi spiace, ma e’ appunto personale e sentita.
@Barbara F rispondo brevissimamente perchè non voglio essere scortese nè con te nè con la padrona di casa facendo un dialogo a due. Io non sono un’esperta, sono solo una credente piena di dubbi e in perenne cammino. Però posso dire con assoluta certezza che la fonte ufficiale principale è il Vangelo.
Le dinamiche descritte nel racconto sono molto evidenti nei paesini, ma, non di rado, la comunità che ruota attorno alla parrocchia vive così anche in una metropoli.
Vorrei pure io che nessuna bambina e nessun bambino fossero più indottrinati e manipolati da certi personaggi, avendo vissuto sulla mia pelle più di un’esperienza negativa, dal rifiuto della mia individualità alle cure fatte di acqua santa ed esorcismi. Di aneddoti agghiaccianti ce ne sarebbero da raccontare, personali e no, per dire l’anno scorso durante una processione, non ricordo più se per Natale o Pasqua, sono stati mezz’ora, quelli della parrocchia dietro casa mia, sotto casa di una donna che aveva abortito a parlare in un megafono di fiamme dell’inferno, ira divina, e angioletti che piangono – alla faccia della privacy e della pietà cristiana, questo è stalking!
Questo a Napoli.
Rispetto le persone credenti, ci mancherebbe, ma non sopporto proprio più l’invadenza della Chiesa in ogni aspetto della vita, anche e soprattutto dei non credenti, il vittimismo e la retorica quando contesti qualcosa, è incredibile, gli spazi di affermazione non gli bastano mai, solo la Chiesa possiede la morale, il diritto di parola e la verità.
Una mia amica praticante dice di essere molto felice nella Chiesa, le credo, chi sono io per dire che non è così? Ma personalmente ho iniziato ad essere felice solo quando sono uscita dal cattolicesimo.
Se avessi dei figli li terrei ben lontano da tutto questo.
Neanch’io capisco perché debba essere considerato poco rispettoso esporre esperienze personali di vita reale e le riflessioni che ne conseguono, quando queste riportano vissuti negativi rispetto alla chiesa cattolica romana. Verrebbe da dire, polemicamente, che se la chiesa ritiene questo un’offesa l’unico modo per non riceverne di ulteriori sarebbe quello di comportarsi in materia diversa… Io i ceffoni li ho presi davvero, i tentativi scoperti di invadere l’ordine istituzionale dello stato sono sotto gli occhi di tutti, il calvario che la legge 40 ha imposto a chi non riusciva ad avere figli in modo “naturale” l’ho vissuto sulla mia pelle, insieme a mia moglie; i costi esorbitanti, emotivi e monetari, li abbiamo pagati in prima persona, fino al viaggio in Spagna risolutivo. Che rispetto ha mostrato la chiesa cattolica per noi in questi frangenti? E i cattolici “dissenzienti”, quelli che ci tengono a dire che non tutta la chiesa è così, che hanno fatto per alleviare le nostre sofferenze? Io non ho visto processioni di dissidenti sotto casa di Ruini e Bagnasco… e sì che abito a mezzo chilometro dal Vaticano!
Hottanta, il Vangelo la fonte ufficiale della Chiesa cattolica di Roma? ho letto bene?
@Maurizio mi riferivo al francescismo di Barbara F
@CaterinaS libera di pensare come vuoi ma mi sembra sarcasmo gratuito
Storia terribile…c’è bisogno di ribelli come Esse, ma temo moltissimo le donne che si pensano naturalmente sottomesse e inferiori…non le capisco e non capisco la loro non autostima. Mi fanno paura. Sarà off topic, ma leggendo questa lettera ho scoperto l’esistenza del libro “Sposati e sii sottomessa”…sono andata su anobii sicura di non trovare recensioni positive…invece ecco una recensione dell’anobiana Ridinbux:
“La vocazione della donna al servizio della famiglia e all’accoglienza non è certo un tema che tira. Con le femministe tristi e incazzose che ci sono in agguato il tentativo di questa moglie, madre di 4 figli, in carriera per di più in TV, e oltretutto una bella figliola, è quanto meno coraggioso.
Inventarci ruoli e opzioni di vita contrari e alternativi alla natura e al ruolo assegnatoci dal buon Dio non ci ha reso più felici e libere, tutt’altro. Questo il concetto base, sviscerato da tanti punti di vista quante sono le lettere che Costanza indirizza a persone a lei care, che poi ulteriormente commenta (forse questo poteva rispamiarselo…)
Forse un poco pedante nel confessarci i suoi difetti e le imperfezioni, e forse allunga un po’ il brodo.
Ma è una teologa mondana: ironica, sagace, disponibile a farci entrare nell’intimità della sua casa raccontandoci della sua famiglia.
Oggi essere felici non è più di moda, ed è per questo che le spose sottomesse sono le nuove anticonformiste”
Non è terribile? Come pensare a suore e diciottenni che indrottinano ragazzine a sminuirsi…le insegnanti sono soprattutto donne, dei bambini se ne devono spesso occupare mamme e nonne (in Italia è spesso così) e mi capita di pensare…se tutte le donne si mettessero d’accordo e insegnassero l’uguaglianza che grande forza saremmo!! Ahime molte mamme e insegnanti pensano per stereotipi e dovrebbero essere le prime a non farlo…e mi fa un po’ paura…
Io non credo che la testimonianza di Esse, volesse sminuire o vilipendere la chiesa cattolica, è soltanto una testimonianza di come in alcuni ambiti la chiesa cattolica non dà il meglio di se. Mi irrita molto il commento piuttosto superficiale, ancora, di Pateticus, che mi sembra abbia un nick-name appropriato, sto esagerando, me ne scuso, però la storia è bella e sono contento che provochi reazioni nelle persone che hanno una visione della chiesa, come istituzione intoccabile, che non può essere criticata, devo ammettere che la loro irritazione, mi fa un pò piacere, non è bellissimo, ma…..
@Andrea Lucidi se ti riferisci a me, e non mi pare ci siano dubbi, sbagli di grosso. Essere credente e difendere la Chiesa non sono un’equazione. Io sono credente nonostante certa Chiesa. In ogni caso inviterei a leggere meglio il senso dei miei interventi, perchè evidentemente qui appaio come una legionaria fondamentalista e la cosa devo dire mi fa un po’ male.
Un po’ di storia, e quindi un po’ di date, e di luoghi: sono nata a metà del 1959, dunque, dal punto di vista dell’ambito socio-culturale descritto dalla lettera, ho vissuto l’epoca del post-concilio Vaticano II, a Roma. Insomma, l’epoca delle comunità di base (ah, anche quella della “teologia della liberazione”, condannata da Ratzinger quando era sant’uffizio): non mi sembra il caso di dilungarmi, riferisco soltanto che quando accenno con le mie amiche ed i miei amici, anche soltanto di dieci anni più giovani di me, a qualunque cosa che non sia coerente con il clima culturale della controriforma woytiliana etc. etc. con tutto ciò che segue, mi guardano come se avessi le allucinazioni e si rifiutano categoricamente di credere che sia esistito qualcosa di diverso da quello che loro hanno conosciuto. Che aggiungere? l’involuzione è cominciata all’inizio degli anni ’80, e in Italia l’involuzione autoritaria e oscurantista della chiesa cattolica è andata di pari passo, prima, con le magnifiche sorti e progressive dei soporiferi tettaculistici anni ’80, poi, con la loro appendice berluscoide di lotta e di governo. E così siamo al punto in cui siamo: la me…lma è salita in superficie ed ha guadagnato i più ampi territori: da casapuond sdoganata ai feti che piangono. Non che prima non ci fossero i fascisti da una parte e gli integralisti cattolici dall’altra ma, appunto, la loro presenza era minimamente influente, sul piano culturale, non pervasiva, diciamo. Ora, se è vero che l’irregimentazione delle parrocchie, per es. con la dissuasione delle comunità di base e l’incoraggiamento di nuove aggregazioni (a caso: comunione e liberazione, neocatecumenali) può essere considerata una conseguenza ineluttabile delle nuove direttive vaticane, chiedo: ma i partiti e i movimenti di sinistra, che avrebbero dovuto rappresentare l’alternativa culturale, ‘ndo’ stavano? ‘ndo’ stanno?
@hottanta
Grazie per avermi risposto e perdona nuovamente il francesismo: purtroppo la diplomazia non e’ tanto il mio forte, ma ritengo davvero che alcune pensate del vaticano non brillino per realismo e perspicacia e facciano piu’ danno che bene.
A me l’approccio leggi-il-Vangelo-e-ragiona-di-testa-tua non dispiace (se credessi, sarebbe l’unico approccio che potrei avere, penso), ma mi pare un’idea abbastanza protestante e mi sembra che di cattolico non abbia tanto.
A parte cio’, secondo me di “legionari fondamentalisti” non ce ne sono molti qui dentro (troll a parte), si discute abbastanza con calma anche se si hanno idee diverse. Poi Pateticus puo’ dire quel che vuole, magari lui vive a Disneyland e dalle sue parte tutti i preti sono pii e Camillo Langone pubblica solo articoli femministi
@Paola m, analisi impeccabile. Sottoscrivo
Faccio mie le tue parole, perchè questo intervento non è frutto di “letteratura”, nè di soli piccoli preti ma di realtà vissute da molte di noi, grazie Loredana.
…finchè qualcuno non si deciderà a remare contro le politiche sessiste di certi preti, piccoli uomini che non sanno fare altro che odiare.
Finché qualcuno non deciderà che è ora che le donne abbiano scelta.
Nessuna descrizione patetica: realtà italiana da molte vissuta.
Il commento di Pateticus però è interessante perchè racconta di un certo atteggiamento spesso riconducibile ad intellettuali radical chic che sono ormai distanti anni luce dal Paese, dalla gente, dalla realtà. Basta andare in giro per il PAese, ascoltare le persone e scoprire che le storie sono simili a quelle qui raccontate.
Dovete scusrare mio fratello, è uno che prende lucciole per lanterne.
Dice che queste storie pubblicate qui e che illustrano il paese reale sono come le interviste fatte dal TG4 a “gente della strada” cui si chiedeva alla massaia che ne pensa di Berlusconi e lei: “Grand’uomo, peccato ch’è già sposato!”
E’ chiaro che mio fratello è stupido o in malafede. Qui si fa tutt’altra cosa. Qui l’esempio è probante, argomentativo, immediatamente statistico.
@hottanta, perdonami, non era affatto sarcasmo il mio ma sincera incredulità, visto che quello che descrivi mi sembra un approccio protestante anziché cattolico.infatti io sono cristiana e credente ma non cattolica.
@CaterinaS, allora scusa tu me, non avevo colto minimamente il senso, avevo capito tutt’altro. La mia affermazione riguardo al Vangelo come fonte ufficiale voleva semplicemente rimandare alla “radice”, senza escludere tutto il resto. Non essendo in grado di citare fonti e testi ufficiali mi è sembrato corretto rimandare al “dove tutto nacque”. Mi sembra del resto che tra Pontifex e il Vangelo non ci sia dubbio su chi sia più autorevole!
io con i radical chic c’entro tanto come i famosi cavoli a merenda e sono con i piedi ben piantati per terra (tutto sommato … magari fossi una radical chic, avrei forse meno problemi materiali) ma condivido i fratelli Patetico e Patetica, nel senso – per me – che certe storie possono sì succedere, e succedono, ma qui ce n’è sempre un concentrato troppo altro. Vale per questo post come per altri precedenti che prendevano spunto da mail ricevute.
Una storia di libertà…
Una storia di ribellione a un sistema opprimente per giungere alla felicità…
È davvero questo che questa donna ci sta raccontando?
Mi parla di divisioni in chiesa e all’oratorio, questo vuol dire che come minimo ha 50 anni, altri tempi, un’altra realtà sociale, non solo per la Chiesa, ma per il popolo italiano, mi sta parlando di un tempo in cui la separazione e il divorzio erano malvisti non dai preti, ma dalla società. E la società la fa la gente e non i preti. (Che poi diciamocelo, ma a un prete se tu divorzi o meno, sai quanto gliene frega?!?! Nulla.)
Detto ciò stiamo parlando di una storia che ha 60 anni e la scrivente dice di essersene liberata all’età di 12 anni, e ancora tutto questo astio? Ancora tutto questo rimuginare sulla sua libertà mancata e “desiderio perverso di reclusione”. Ma non ha appena detto che finalmente è riuscita a liberarsi da questi schemi malati all’età di 12 anni?!?! E a 60 ancora stiamo qui a parlarne?
Che poi tutto questo discorso non c’entra nulla con il suo discorso femminista finale, mi scusi. Ma lei abortisca pure, viva da sola, si dia al sesso libero, perché è una donna e rivendica la sua libertà di scelta.
Ma non dia la colpa dei suoi traumi psicologici al “sopruso” fattole da piccola, perché, mia cara signora, forse lei la gente che sta davvero male e che ha davvero problemi, non l’ha mai vista. Mi azzardo a dire, che se si sente vuota e triste il problema lei ce l’ha dentro ed è inutile che continua a prendersela con il mondo fuori.
Le auguro il meglio, e di poter trovare il suo equilibrio e la sua pace.
La serenità che sta cercando.
PS.
Sua zia non è che è andata a farsi una scampagnata in quei paesi, lo sa questo sì?!?! Non è che l’hanno mandata in uno chalet a cortina o in un vallaggio vacanze a villasimius… cioè dico, ne è cosciente?!?! Me lo chiedo perché mi sembra di no. Sua zia ha fatto una scelta, lei il perché e percome lo può congetturare, ma poi quello che ha davvero vissuto in quegli anni, TUTTO quello che ha imparato giorno per giorno vivendo in quei posti, lei non può saperlo… provi ad andarci, magari lo scopre.
Io farei alcune considerazioni. Primo la Chiesa ha educato generazioni di persone. Nel mio piccolo paese di montagna il parroco con le sue sorelle ha portato il cinema (don Milani a Barbiana dice qualcosa?) , ha mostrato il mare, ha edificato scuole (materne ed elementari…sempre don Milani docet e di don Milani in Italia ce ne sono stati migliaia), ha insegnato arti. Ha valorizzato il territorio distribuendo bellezza in ogni dove…Il parroco di un paese qui accanto ha pubblicato la storia, l’unica storia del paese, dalle origini ad oggi…Oggi il direttore di un grande Museo nazionale, un grande imprenditore, un artigiano sono infinitamente grati di come la Chiesa (non lo Stato) abbia provveduto a generare libertà.Se qualcuno ha vissuto in maniera opprimente la propria situazione non è ascrivibile alla Chiesa, ma a persone che in quel determinato contesto hanno reso faticoso un certo contesto. E’ come se io dicessi…”Quando ero piccolo io andavo a scuola e l’insegnate che avevo era terribile…che schifo la scuola italiana”. Francamente mi sembra una testimonianza commovente e drammatica, ma figlia di una situazione ingenerata da tanti fattori (la Esse non ci ha detto nulla della sua famiglia…). La Chiesa è stata ed è tutt’ora una straordinaria ineguagliabile agenzia educativa. Nel paese dove io vivo se non ci fosse l’Oratorio della Chiesa col suo parroco, i bambini e i ragazzi del paese, non saprebbero dove andare soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Un educazione – lo ricordo – gratuita. L’Oratorio non costa. Gratis il parroco, gratis i catechsti e gli animatori, gratis chi fa le pulizie…Mi sembra che certe polemiche siano borghesi. Infine, l’osservazione finale, “preti, piccoli uomini che non sanno fare altro che odiare” è così piena di odio che mi auguro che presto la ferita si rimargini.
@dario – che siano gratis, pero’, mi sembra lontano dalla realta’.
Un pezzo sulla Chiesa che spesso e volentieri non c’è (non più almeno). Un pezzo che non serve a nulla se non a ingenerera il solito, stucchevole ormai, odio verso Chiesa e cristiani. A volte viene umanamente voglia di consigliare a preti e religiosi di chiudere oratori e agenzie educative per un mese. Un solo mese. E, come diceva Jannacci, “vedere l’effetto che fa….”. Ma poi capisci che non ne vale la pena. Chi ci mette impegno e abnegazione non ha neppure il tempo di leggere ste cose. Ha ben altro da fare….
Come se non fosse chiaro a tutt* che nella Chiesa ci sono anche persone che fanno bene, che sono aperte, intelligenti, che lavorano in “vera coscienza”.
La questione è che queste persone avrebbero fatto lo stesso anche se non fossero state nel sistema Chiesa. Perché queste cose le fanno anche quelli che non ci sono dentro, anche chi è di altra confessione, anche chi non segue nessuna religione ed è ateo/a.
Mentre il peso negativo del sistema Chiesa è enorme, e non riguarda solo i fanatici, riguarda la vita di un paese bloccato – legge 194, per esempio – è questo il tema delle lamentele.
Per dire poi sì la Chiesa ha favorito l’arte, e certo perché era una corte e si comportava come tutte le corti, allo stesso tempo le opere servivano a illustrare a più livelli i temi del vangelo, non è che fosse arte decorativa, aveva una funzione cultuale. I preti scrivono storie di paesini? E certo, per tradizione sono loro che hanno le migliori biblioteche e loro studiano/avano le lingue morte e conservavano negli parrocchiali archivi i documenti. Tutto questo non ha a che fare con la bontà della Chiesa, ma col suo potere politico amministrativo.
E il fatto che la Chiesa supplisca alle mancanze dello Stato è sempre parte di quell’intreccio, lo Stato delega e la Chiesa ne approfitta perché è uno dei modi per indottrinare i bambini, quelli di tenerli in parrocchia nel pomeriggio, fargli fare i compiti con le volontarie che guarda caso spesso sono anche catechiste o aiuto catechiste.
Non c’è niente di gratis in questo.
Ai fini della discussione ritengo utile specificare che ho ventuno anni. Ciò significa che le vicende narrate si svolgono dal 1996 al 2002, all’incirca. E che le cose descritte nel testo succedono ancora oggi nel paese oggetto del racconto, il paese dove sono nata, perché la mia famiglia è rimasta lì ed ho a disposizione (ahimè) le testimonianze dei miei cugini e delle mie cugine che ancora vivono lì.
E se per caso la zia fosse diventata suora perché le piaceva, e per giunta quella vita fosse stata davvero appassionante come quella di DECINE di suore che conosco? E’ chiaro, è appassionante per chi è appassionato di Dio e degli uomini, mica della propria ideologia.
Veramente la giornalista che ha scritto “Sposati e sii sottomessa” lavora nientemeno che alla redazione del Tg3 (bell’autogol per la scrittrice della lettera!)…
ah poi quel libro è intelligente, utile e fa schiantare dalle risate, ma immagino che chi ne parla in quei termini non lo abbia neanche preso in mano!
Mah.
Posto un documento interessante.
Dura 30 minuti, sottotitoli in italiano.
Ah non fatevi ingannare dai primi 3 minuti, l’argomento è ben altro.
http://www.youtube.com/watch?v=7y2KsU_dhwI
Ti m’hai fatto perdere 33 minuti per vedere stà stronzata. Poca fantasia proprio, le donne che abortiscono sarebbero come i nazisti, andiamo un po’ di impegno! Nuovi argomenti! Per non parlare del montaggio, i prolife hanno proprio Fede, cioè si ispirano a lui per cucire i “documenti” video.
C’hai provato.
“Veramente la giornalista che ha scritto “Sposati e sii sottomessa” lavora nientemeno che alla redazione del Tg3 (bell’autogol per la scrittrice della lettera!)…”
più che altro un autogol per il tg3