“Non c’è montagna che li meravigli”, scriveva Rilke degli uomini. Non c’è montagna che susciti il loro interesse: al massimo, quando apprendono del disastro in cui versa molta parte del nostro territorio dopo le bufere di lunedì scorso, scrivono che è colpa dei governi precedenti, e che non stiamo lasciando lavorare il nuovo. Così è, così è avvenuto. Ieri ho riportato su Facebook il messaggio di un ascoltatore. Questo:
“Scrivo dal Cadore, alto Bellunese, Valle del Boite, siamo isolati dal mondo da lunedì, qui come le valli circostanti, la strada principale (la statale) è aperta, non si sa come è per quanto, qui è come in guerra, code ai distributori, case scoperchiate, interi boschi abbattuti. Non c’è corrente da lunedì, la notte si va sotto zero ma niente riscaldamento, acqua calda, niente, si tira avanti a generatori (privati), finché reggono, finché rimarrà benzina. Siamo la provincia della provincia italiana, per i media italiani non esistiamo. Parlate di noi, non lasciateci soli”.
Se ne sono aggiunti altri.
“Qui, in provincia di Trento, ho vissuto la stessa situazione da lunedì sera a ieri a quest’ora. In molte valli la corrente elettrica non è ancora stata ripristinata, le valli e le zone di montagna sono praticamente disboscate e spesso gli alberi sono caduti sopra i cavi della linea elettrica oppure il peso e la violenza del vento hanno spezzato o piegato i tralicci. Squadre di soccorso, sia di volontari che della Provincia e dei Comuni, sono al lavoro ininterrottamente da lunedì ed è grazie a loro se in molti paesi siamo tornati quasi alla normalità, ma fino a ieri sera la situazione era quella descritta dall’ascoltatore”.
Nei commenti (e questa è la parte bella di Facebook) ci si sono scambiate informazioni e aiuti concreti, per fortuna. Ma la situazione è pessima. Ancora il mio ascoltatore, stamattina:
“Siamo ancora senza elettricità, in fondo valle, qualche paese la ha, così ci dicono…fa freddo, abbiamo la stube a legna, ci si scalda. Noi, in Cadore siamo stati fortunati, la valle vicina noi, l’Agordino…alcune frazioni non esistono più…è cambiata la geografia, l’orografia, la storia in una notte. Qui hanno riaperto la statale, passano i tir per le aziende della bassa , li vediamo passare, inermi, noi. Siamo uno sfondo, fantasmi. Un vaso sanguigno periferico e sacrificabile di un sistema circolatorio che ha altri interessi. Gente buona per pagare tasse e bollette ma servizi zero, avere fiumi invasi da centraline e non abbiamo la luce. Una vecchia canzone di qui diceva che un giorno qui, nel bellunese, ci recinteranno e verranno a vedere da fuori come vivono i bellunesi, allo stato brado. Parla, parlate del Cadore ma sopratutto dell’Agordino e del Comelico”.
E ancora, di bacheca in bacheca:
“Sono con il wifi di un bar di Cencenighe, ma devo tornare subito a Rocca Pietore…. Fate parlare di noi. Stavolta è durissima. A Rocca più che altrove”. L’appello del sindaco Andrea De Bernardin suona drammatico. Rocca Pietore è il comune che, con il suo sindaco e il coinvolgimento delle altre 7 amministrazioni del Medio Alto Agordino, anch’esse duramente piegate – Alleghe, Cencenighe Agordino, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana, San Tomaso Agordino, Taibon Agordino– sta lavorando con tutto l’impegno e la passione massima, perché, con il progetto di sviluppo territoriale #DolomitesMaadness- #HostedbyNature”, possano imporsi alla ribalta nazionale e internazionale tutte le meraviglie ambientali e le potenzialità turistiche di questo territorio. Il sindaco di Rocca Pietore ci chiede di condividere il più possibile, di fare girare queste immagini: «A livello nazionale nessuno sta parlando di quello che succede qui”
Ancora, Lucia Delle Aivane:
“31 ottobre 2018
ciao Italiani !!!
😀 😀 siamo i vostri “cugini” TRASPARENTI.
Siamo gli SVIP.
Se i VIP sono VERY IMPORTANT PEOPLE (persone molto importanti), noi siamo gli italiani SVIP, quelli che non contano.
Esondano fiumi a Padova e Verona, acqua alta a Venezia, disastri in tutto il veneto-friuli-trentino per milioni di euro.
Ogni telegiornale però, dedica minuti e minuti di servizi nelle località italiane più note, dimenticando quasi completamente (o facendone brevissimo cenno), la provincia di Belluno, l’alto Agordino, il Cadore, il Friuli, il Trentino, la Val Zoldana….tutti paesi piccoli ma che hanno avuto danni spaventosi, persone che hanno perso la vita, persone che hanno dovuto abbandonare le loro case, 14 ragazzi dello SkyCollege di Falcade che solo OGGI 31 ottobre hanno potuto tornare alle loro case e comunicare con le loro famiglie, DOPO 4 GIORNI di isolamento totale.
La viabilità è un disastro ancora adesso, ci sono zone tuttora off limits, irraggiungibili, senza possibilità di comunicare in nessuna maniera, soprattutto in Alto Agordino.
Scuole e fabbriche ancora chiuse, strade che non esistono più, ponti pericolanti e chiusi, migliaia di persone che non riescono a raggiungere il posto di lavoro, persone che da giorni non riescono a comunicare con i membri della propria famiglia perché non c’è corrente elettrica e le linee telefoniche sono quasi tutte saltate.
TUTTA LA PROVINCIA DI BELLUNO E’ IN GINOCCHIO !!!
Questo è il titolo della prima pagina del Corriere Delle Alpi di oggi…….vi dice niente ?
Alla maggior parte degli italiani no, perché ne hanno parlato davvero poco, TROPPO POCO.
TANTI paesi sono ancora isolati ancora oggi 31 ottobre, ci sono persone al terzo, quarto giorno senza corrente e senza telefono.
Scusa……..ma Belluno, esattamente….. dov’è ??
ma è in Trentino? ma è Alto Adige ? Siete in Friuli ??
Questo ci sentiamo chiedere dagli amici che ci contattano per sapere come stiamo.
Noi per fortuna stiamo benissimo, a parte il disagio di rimanere diciannove ore senza luce, c’è stata la tensione delle strade chiuse, dei telefoni fuori uso e la nostra personale preoccupazione per due suoceri quasi ottantenni che abitano a più di 50 km da noi e di cui solo oggi dopo tre giorni siamo riusciti ad avere buone notizie.
Per fortuna stiamo tutti bene .
Ogni tg riporta con dovizia di particolari, servizi su :
* i tombini che si sono intasati a Roma
* gli alberi ribaltati in toscana
* lussuose barche da 12 metri distrutte dal mare in burrasca ….poveri ricchi…come faranno a vivere senza il loro 18 metri affondato dal mare grosso !!??
eh già perché nel servizio, mentre la gente parlava dei danni, delle case con un metro e mezzo di acqua in salotto, dei mobili da buttare e della loro rabbia e desolazione,i giornalisti che blateravano le solite cretinate ( tipo….ma come si sente oggi?? e come cazzo volete che si sentano queste persone ?? siete fortunati che non vi hanno buttato in mare, con ste domande da deficienti !!)
Durante i servizi, le telecamere inquadravano il mare ancora molto grosso, e solo file di yacht di gran lusso parcheggiati distrutti e accatastati uno sull’altro.
Dei minuscoli gusci di noce, delle barche dei pescatori che poveri cristi, vivono e campano la famiglia grazie solo alla loro barca e alla forza delle loro braccia ….di quelle barche distrutte, di quelle vite distrutte, di quelle prospettive di vita che fanno fatica a trovare un futuro nell’immediato del dopo alluvione…….di quelli non frega una sega a nessuno…….
Ciao Italia, siamo gli italiani di serie B, quelli che DA SEMPRE si tirano su le maniche e non fanno video strappalacrime chiedendo l’aiuto dello Stato .
Siamo i cugini di quei friulani dopo il terremoto del 1976, e chiediamo come loro chiedevano, “pic e pale” e cemento, mattoni e “cop” (tegole per i tetti) per riparare tetti, mezzi di sgombero e motoseghe per liberare strade, tagliare alberi grossi come e più di un uomo, e ripristinare una viabilità disastrata, ricostruire ponti portati via dall’acqua.
Siamo quelli che non fanno teatro piangendo in televisione perché siamo più occupati a rimettere ordine con le nostre stesse mani, piuttosto di piangere in televisione e aspettare a braccia conserte un aiuto che chissà mai se arriverà e quando.
Adesso c’è da ripulire riparare, sgomberare, tagliare alberi per liberare le strade e RICOMINCIARE !
Siamo quelli che hanno avuto squadre di volontari che a rischio della loro stessa vita, lontani per giorni dalle loro famiglie, si sono spezzati la schiena per aiutare altre persone, hanno evacuato interi paesi, organizzato soccorsi e sgomberi senza aver nemmeno il tempo di riposare e mangiare, sempre sotto l’acqua, sfiniti ma mai fermi.
Siamo quelli che ANCHE STAVOLTA si rialzeranno da soli, dopo una alluvione paragonabile a quella del 1966.
Siamo quelli che ai danni di questa alluvione, aggiungono (sempre in Agordino!!) i danni di un incendio devastante (il peggiore degli ultimi 30 anni in tutto il Veneto), avvenuto SOLO QUATTRO GIORNI PRIMA dell’alluvione stessa.
Dal fuoco all’acqua, in soli quattro giorni, mica male eh?
Siamo quelli che grazie ad una radio locale, grazie alla bravura e alla professionalità di Mirko Mezzacasa e a tutti i suoi collaboratori, grazie a Radiopiù Emittente Agordina, sono riusciti per giorni ad avere informazione in tempo REALE sulla situazione locale, fino a esaurimento dei cellulari, delle batterie di scorta, dell’energia fisica, e poi anche Radiopiù, dopo due giorni di dirette senza sosta con prefettura e soccorritori, ore e ore di collegamenti dalle zone alluvionate, collegamenti con organi competenti, dopo tanto tanto instancabile meraviglioso lavoro, anche Radiopiù adesso è inesorabilmente silenziata per la mancanza di energia elettrica che dura tuttora in zona da 3 giorni.
Siamo quelli che tramite soccorso alpino e protezione civile, e tutti quelli che ci hanno ascoltato, continuano a chiedere a gran voce :
* MOTOSEGHE
* PALE GOMMATE
* SCAVATORI DI OGNI TIPO E MISURA
Da mezza friulana e mezza bellunese, posso solo dire che ho una gran rabbia, perchè l’italia non è solo Roma o solo Napoli, ma non è nemmeno solo Portofino con le barche miliardarie rovinate.
La sola persona che mi ha colpito nel servizio sulla mareggiata che ho visto, è stato il proprietario di una pizzeria in riva al mare, diceva….”Ho lavorato qui 15 anni come cameriere, a dicembre 2017 sono riuscito a comprare il locale e da cameriere sono diventato proprietario, ma oggi in cinque minuti ho perso tutto”……………mi veniva male per lui, ALTRO CHE IL LUSSUOSO YACHT CAPOVOLTO E SEMISOMMERSO INQUADRATO SULLO SFONDO !!!
Non venite a dirmi che l’intervistato non era italiano, perchè non raccolgo l’aggancio per litigare in situazioni come quella che si sta vivendo ora in giro.
Siamo SVIP, quelli che non fanno notizia, o che fanno meno notizia di un tombino che rigurgita acqua a Roma.
Ci sono danni incalcolabili in tutto l’alto Veneto, in Trentino e in tutto il Friuli.
Copio e incollo un commento di Riccardo Zucchetto che non fa parte dei miei amici di FB ma che mi ha colpito molto, spero non me ne voglia :
Dal servizio di RaiDue sul maltempo si evince che:
– il Tagliamento scorre completamente in Veneto;
– al cronista non è stato concesso il visto per entrare in Friuli: si è fermato prima del ponte di Latisana, non ci sono state altre notizie relative al Friuli, per cui presumo non gli sia stato permesso di entrare e prendere atto della situazione;
– probabilmente per questo motivo, la Carnia non ha avuto problemi, non ci sono state esondazioni (ma in Liguria sì);
– i vigili del fuoco che controllano il Tagliamento sono quelli del veneto e del trentino (!!!!);
– fanno paura tutti i fiumi del Veneto, quelli del Friuli si devono ancora svegliare invece;
– i friulani non esistono: tutti gli intervistati erano veneti (al massimo trentini);
– il Friuli, ovviamente, non esiste; siamo un po’ il Molise del nord.
Dal Friuli è tutto, a voi studio.
Alle sue parole non ci sono commenti, se non che si potrebbe sostituire “Friuli” a”Belluno” e il senso sarebbe identico.
Si potrebbe commentare sarcasticamente, che tutti gli intervistati erano veneti ma nemmeno uno era bellunese, che qui da noi va sempre “tut benon”.
Per i telegiornali i fiumi fanno paura solo per la piena che si attendeva “alla bassa” : Padova, Rovigo, Verona.
Dei danni incalcolabili che hanno fatto gli stessi fiumi PRIMA di arrivare alla bassa….dei ponti che si sono portati via, della notte di terrore dove il Piave ( e non solo il Piave!) si sentiva ruggire minaccioso e rabbioso a chilometri e chilometri di distanza…..ne vogliamo parlare…. oppure pensate che PRIMA di arrivare alla bassa, queste acque devastatrici abbiano attraversato territori deserti, e totalmente disabitati ???
Ora guardate bene le foto di quello che è successo da noi, in provincia di Belluno ( eh si, perché Belluno fa provincia eh? pensa che scoperta!! E non siamo in Friuli e neanche siamo in Trentino e manco in Alto Adige, pensa !! )
Guardate queste foto che ho trovato in diverse bacheche, tramite amici e condivisioni con altri amici.
Strade scomparse, paesi devastati, ci sono luoghi nella mia memoria che ora sono completamente ricoperti di fango, tronchi di alberi, sassi grossi come una lavatrice, ci sono luoghi che non saranno mai più come io li ricordo, ci sono alberi centenari divelti dal terreno da un vento che sembrava portarsi via la casa come durante un uragano, vento che è andato ad aggiungersi domenica sera alle piogge torrenziali dei giorni precedenti e all’incendio dei giorni ancora prima.
Guardatele, queste foto, e poi ditemi se questa devastazione non meritava un misero servizio dedicato alle nostre zone, anche solo per informare gli italiani che noi, BELLUNESI, montanari, orgogliosi e fieri di esserlo, ESISTIAMO.
CI SIAMO.
Siamo in ginocchio ma continueremo a lavorare senza darci per vinti.
Forza Belùn !!
Forza Trentin !!
Fuarce Friûl !!”
Infine, Zenone Sovilla:
“Stando a numerosi Tg nazionali trasmessi fra ieri e oggi, sono l’acqua alta a San Marco e gli yacht di Rapallo le immagini simbolo della catastrofe meteo abbattutasi tragicamente su alcune zone d’Italia.
L’impressione è che si fatichi veramente a mettere a fuoco l’idea che a finire davvero in ginocchio (tanto per cambiare) sono le zone di montagna, già largamente abbandonate dalle politiche nazionali (a eccezione di alcune aree con status autonomo e peraltro sempre più nel mirino del neocentralismo che avanza).
È deprimente che i Tg non si concentrino sul filo conduttore drammatico che unisce i territori alpini (per esempio il Bellunese e il Trentino, entrambi devastati da 48 ore in balìa dell’acqua e del vento), che l’informazione non offra all’opinione pubblica un quadro esauriente e unitario di un’emergenza da ricondurre alla più vasta questione montagna.
D’altra parte ricordo pochi anni fa, mentre si preparava la deleteria legge per semidistruggere le Province ordinarie, un ministro che accoglieva come ineluttabile e probabilmente auspicabile lo spopolamento dei paesini di montagna, così scomodi per chi ci vive e per chi deve assicurare loro un minimo vitale di servizi.
In questo Paese (e in Europa pure, salvo poche eccezioni fisiologiche tipo Svizzera e Austria) continua a mancare un discorso serio sullo stato e sulla sofferenza della montagna, sulla necessità di costruire fra l’altro sistemi istituzionali differenziati che consentano agli abitanti decisioni politiche e relativi finanziamenti per assicurare una vita dignitosa fra rocce aspre e strade a rischio.
Reputo, al contrario, altamente probabile che forze politiche di governo possano riproporci discorsi insensati come l’abolizione delle province (fondamentale snodo della democrazia territoriale, già colpito da una riforma folle) e la riduzione sic et simpliciter dei parlamentari (quindi della rappresentanza, naturalmente penalizzando le aree periferiche e meno popolose). La riduzione del numero di deputati e senatori potrebbe avere un senso, certo, ma solo nel quadro di una riforma federale che assicuri il massimo di autogoverno locale e un’articolazione reticolare delle istituzioni che, parallelamente al dimagrimento parlamentare, trasferisca poteri reali da Roma alle periferie.
Forse per vedere un barlume di una simile profondità di pensiero ci vorrebbe per i numerosi eletti metropolitani di governo e di opposizione un annetto di soggiorno montano nei paesi in quota, fra torrenti in piena, vento che soffia, alberi che cadono e viveri che scarseggiano, magari al freddo fra un blackout e l’altro e con le strade interrotte da frane e alluvioni.
Forse”.
Cosa altro bisogna dire? Guardate, raccontate, pensate, parlate, maledizione.
Io temo tanto la parola degli uomini.
Dicono sempre tutto così chiaro:
questo si chiama cane e quello casa,
e qui è l’inizio e là è la fine!
E mi spaura il modo, lo schernire per gioco,
che sappian tutto ciò che fu e che sarà;
non c’è montagna che li meravigli;
le loro terre e giardini confinano con Dio!
Vorrei ammonirli, fermarli; state lontani!
A Me piace sentire le cose cantare!
Voi le toccate diventano rigide e mute!
Voi mi uccidete le cose!
(Rainer Maria Rilke)