NON DURERA', E' COSA TROPPO STUPIDA

Sono giorni strani, e sarà la decima volta almeno che inizio un post così. Il punto è che sono strani davvero, per tutti. Abbiamo affrontato l’inizio della pandemia come un trauma, e trauma era, e come poteva del resto essere diversamente? L’abbiamo quasi tutti gettato dietro le spalle, quel trauma, con i primi cieli estivi e i primi sandali e i primi vestiti chiari, e avevamo così tanta voglia di scendere nelle strade e di abbracciarsi che abbiamo voluto credere che ogni crisi fosse a tempo, e un tempo piccolo, ristretto, di breve durata. E ora, davanti alla prospettiva di ripetere quel che abbiamo già attraversato siamo tristi, e spaventati, e stanchi.
Albert Camus ha sintetizzato meglio di tutti lo stato d’animo, ovviamente ne La peste:
“I flagelli, invero, sono una cosa comune, ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti piombano sulla testa. Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati. Il dottor Rieux era impreparato, come lo erano i nostri concittadini, e in tal modo vanno intese le sue esitazioni. In tal modo va inteso anche com’egli sia stato diviso tra l’inquietudine e la speranza. Quando scoppia una guerra, la gente dice: “Non durerà, è cosa troppo stupida”. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. La stupidaggine insiste sempre, ce ne si accorgerebbe se non si pensasse sempre a se stessi. I nostri concittadini, al riguardo, erano come tutti quanti, pensavano a se stessi. In altre parole, erano degli umanisti: non credevano ai flagelli. Il flagello è commisurato all’uomo, ci si dice quindi che il flagello è irreale, è un brutto sogno che passerà. Ma non passa sempre, e di cattivo sogno in cattivo sogno sono gli uomini che passano, e gli umanisti in primo luogo, in quanto non hanno preso le loro precauzioni. I nostri concittadini non erano più colpevoli d’altri, dimenticavano di essere modesti, e pensavano che tutto era ancora possibile per loro, il che supponeva impossibili i flagelli. Continuavano a concludere affari e a preparare viaggi, avevano delle opinioni. Come avrebbero pensato alla peste, che sopprime il futuro, i mutamenti di luogo e le discussioni? Essi si credevano liberi, e nessuno sarà mai libero sino a tanto che ci saranno i flagelli”.
Bene, siamo esattamente a questo punto, temo. E nonostante la consapevolezza, prepariamo viaggi ed esprimiamo opinioni, perché sopprimere il futuro è impossibile. Quello che ho imparato, ed è una piccola cosa, è affrontare una giornata alla volta, provando a non programmare nulla se non in minima parte. Difficile dire se ci riuscirò, non vedo però altra possibilità. Non ora.

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