Calma, sangue freddo, ragioniamo.
Che il neofascismo stia rialzando la testa, mi sembra difficilmente negabile. Preventivamente, dico di non ricominciare con i discorsi sulla caccia alle streghe: in questo paese, negli ultimi vent’anni (anche trenta) è avvenuta una mutazione del comune sentire. Non riguarda tutti, ma riguarda una buona parte di chi lo abita. E’ avvenuto che si possano esprimere pubblicamente opinioni razziste, sessiste, violente. Nelle aule del Parlamento e sulla stampa (in proposito, date almeno uno sguardo al lavoro di Giornalisti contro il razzismo). In strada. In rete. Ovunque.
Mi sembra difficilmente negabile anche che non pochi nodi stiano venendo al pettine, e che stiano diventando evidenti e pubbliche situazioni fin qui striscianti: se avete lo stomaco, date un’occhiata anche al forum di Stormfront e ai commenti che si susseguono a un testo di Julius Evola sull’America Negrizzata. Questo non è neofascismo: è neonazismo).
In tutto questo, chi esprime critiche, come Femminismo a Sud, sull’operazione di cosmesi fatta negli ultimi anni a proposito di CasaPound, viene demonizzato come estremista. La sento risuonare un po’ troppo spesso, questa parola, e troppo spesso viene attribuita a chi, semplicemente, cerca di raccontare quel che sta avvenendo e ha il coraggio di prendere le distanze da posizioni insostenibili.
Allora: calma, sangue freddo, ragioniamo. E, per cortesia, non foderiamoci gli occhi. Li abbiamo tenuti chiusi per così tanto tempo che non siamo più capaci di vedere?
Sul razzismo e l’antisemitismo di Evola, i neo-nazi di Stormfront sono molto più schietti e coerenti di certi “intellettuali di destra”. Meglio i sinceri degli ipocriti.
In queste ore, pur di difendere De Turris da minacce di “epurazione” che non ci sono state e da “cacce alle streghe” inesistenti (si sa che il vittimismo è centrale nella retorica dei neofascisti e dei loro corifei), si stanno facendo paragoni assurdi tra Evola e vari filosofi, si dice che il pensiero di Evola è “complesso e da non biasimare in toto” etc. Addirittura, si riprendono verbatim vecche interviste (addirittura un’auto-interivsta) in cui De Turris diceva che Evola non era davvero razzista, che “come tanti” aveva scritto cose razziste durante il Ventennio ma poi etc.
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“Si assiste ad una negrizzazione, ad un meticciamento e ad un regresso della razza bianca di fronte a razze inferiori più prolifiche.” (Julius Evola, 1957)
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Sul forum di Stormfront, un certo AryanWolf791488 denuncia mascheramenti e infingimenti. Ed è evidente che ha ragione lui:
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«I sedicenti “evoliani” che usano il concetto di “razzismo spirituale” in chiave antirazzista come se esso fosse sganciato dalla base biologica sono dei mentecatti che probabilmente non hanno mai letto il Barone o lo hanno leggiucchiato alla cazzo di cane molto superficialmente non comprendendolo affatto…
Il “razzismo spirituale” evoliano come il “razzismo morfologico” di Freda sono razzismi integrali ovvero non prendono in considerazione solo il dato biologico-materiale di una Razza in sè e per sè fine a se stesso ma analizzano i legami che il dato materiale ha con le sfere superiori, e come ci sia un nesso biunivoco tra spirito e materia, ma il dato biologico è fondamentale, non potrebbe essere diversamente, è questo che non capiscono… avere “buon sangue” è basilare.
L’unica cosa su cui i razzismi integrali mettono in guardia è di non fare del sangue un feticcio quindi di non farsi troppe seghe mentali sulle minime percentuali di sangue impuro, come fanno i biologisti estremi, perchè per chi è illuminato è lo spirito che rettifica e trasmuta la materia e la purifica.»
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Che dire? In questo caso, grazie ai neonazisti conclamati, perché dicono pane al pane e sangue al sangue, e fanno opera di demistificazione. Dal punto di vista di chi combatte i razzismi, il “razzismo spirituale” di Evola è *molto peggio* di qualsivoglia razzismo biologico.
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In queste ore sono all’opera svariati reggitori di moccolo: fautori di improbabili “convergenze” e velati esperimenti “rosso-bruni”, persone il cui cavallo di battaglia è il “farla finita con le vecchie ideologie etc.” (l’antifascismo è superato e scemenze varie). Soprattutto, persone che difendendo De Turris da attacchi alla sua libertà di pensiero che non ci sono stati, difendono in primis se stessi. Per anni hanno perseguito squinternate politiche di “dialogo” con l’estrema destra, sdilinquendosi per tutto ciò che in quell’ambito ha vago odore di “cultura”. “Casapound fa cultura”, “Evola era un pensatore”, “De Turris è uno stimato intellettuale”… Come se il “fare cultura” fosse una pratica neutra, e come se essere pensatore e intellettuale ponesse chicchessia al di sopra di ogni critica.
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In diversi abbiamo dimostrato come De Turris e la sua cerchia abbiano sistematicamente piegato la poetica di J.R.R. Tolkien ai loro fini di propaganda “Tradizionalista”, evoliana etc. Sotto questo aspetto, la collaborazione tra De Turris e Casseri non è un innocente “incidente di percorso”, lettura che molti si stanno sforzando di imporre. E’ parte integrante di un percorso culturale comune. Casseri faceva parte del team che ha assemblato il libro-manifesto della pseudo-tolkienologia di estrema destra, Albero di Tolkien (Bompiani, 2007).
Far notare questo sarebbe “caccia alle streghe”.
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Su un altro versante della stessa montagna, indicare leggerezze, superficialità e responsabilità di chi in questi anni si è lasciato afFASCInare dall’estrema destra “nuovista”, di chi si è impegnato a “sdoganare” i fascisti del terzo millennio, questo equivarrebbe a compilare “liste di proscrizione”. E certo! In un Paese dove nessuno si prende mai la responsabilità di niente e per niente, qualunque tentativo di indicare e argomentare la responsabilità di qualcuno per qualcosa dev’essere demolito in quanto tale.
Solidarietà a Femminismo a Sud, ça va sans dire.
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«Non vi sono dubbi su quali siano gli scopi del Giudaismo : da una lato si serve di altisonanti principi democratici e egualitari per livellare il corpo sociale e istituzionale delle società non ebraiche; dall’altro lato conduce ad una identificazione nazionalistica e razzistica che innalza il popolo ebraico al rango di popolo “eletto” conformemente alle disposizioni della Torah , del Talmud e del documento programmatico noto come “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” ovverosia del programma di accampamento, occupazione e spoliazione delle nazioni gentili.»
(Julius Evola, “Psicologia criminale ebraica”, 1939)
Dunque bisogna capire cosa rimarrà dopo sti giorni di ferie natalizie dell’onda emozionale del delitto di Firenze. Credo ben poco, molto poco.
Onestamente io non credo che ci sia stata una mutazione del comune sentire o almeno non ora.
Nel tuo post però si confondono diversi piani.
Il sito di Stormfront è uno specchio per le allodole. Questi non esistono. Sono segaioli nazisti da tastiera. Ovvio che il sito vada chiuso, ma non spingiamoci oltre. Altrimenti mi sembra di rivedere quella buffonata degli arresti il giorno dopo la strage di Firenze ai danni di Militia, organizzazione neofascista romana, che si è visto riarrestare le stesse persone fermate un anno prima, per gli stessi reati.
Mi sembra il solito gioco della luna e il dito di Ros e Stato che vogliono mostrare che loro combattono “i fascisti” quando poi quelli veri o quantomeno quelli pericolosi, quelli che formano il linguaggio o quantomeno il “sentire comune” siedono in parlamento o governano le amministrazioni in diverse zone d’Italia. Su quello bisogna ragionare, come del resto qualcuno che gli occhi non li ha mai chiusi fa, spesso sentendosi additare come intollerante o anti-democratico perché vorrebbe vietare gli spazi ai neofascisti. L’Italia è il paese dei fascismi: dai neonazisti del Veneto Fronte Skinheads così cari e vicini al sindaco Tosi, alla Lega passando per le anime della ex AN. Più gruppi e sottogruppi vari, spesso spalla o interlocutori a livello locale di diverse amministrazioni: tra queste c’è CPI.
Quest’ultimi a destra hanno colmato un vuoto, visto che con la costruzione del PDL soprattutto, sono sparite le organizzazioni giovanili di destra. Si presentano con la faccia pulita e un aspetto fashion ed è oggettivo che anche a sinistra, per non so quale desiderio, hanno trovato delle sponde. Dalla Concia, alla Brigata Sansonetti e Gli Altri, fino a diverse amministrazioni, locali, regionali o provinciali che siano. Sempre in nome della democrazia. Quale democrazia non si sa. Cos’è poi la democrazia è un altro paio di maniche.
Il post di Femminismo a Sud secondo me non centra il punto. Fa una critica (giusta) a chi ha offerto questa sponda, banalizzando il fenomeno CPI, ma punta il dito, guardandolo, senza spostare lo sguardo verso la luna. La Di Pietro, criticata per un articolo mediocre e banalizzante sulle donne di CPI ha reagito in maniera scomposta alle critiche, chiudendosi e sbagliando nel chiudersi. Però pensare che gli sdoganatori di CPI siano la Di Pietro o tutta una serie di giornalisti mi sembra riduttivo. E lo dico pure del trio Sansonetti, Azzaro e (soprattutto) Colombo, che hanno fatto una operazione politica, però non possiamo dimenticare che quel giornale vendeva sì e no 4 copie. Diamo troppa importanza a queste persone che altrimenti non esisterebbero (chi sa ad esempio che fine hanno fatto Sansonetti, Azzaro e Colombo?).
Di tutt’altro effetto fu l’operazione Concia insieme sempre ai suddetti. E personalmente non dimentico le critiche fatte a chi durante il gay pride napoletano contestò la presenza della parlamentare tra i manifestanti. “Anti-democratico” e “violento” furono i commenti di quasi tutti, come se criticare un fascista o chi da sponda politica a questi personaggi sia una persona che non rispetta le idee degli altri. Bah.
Chiudo perché altrimenti non finisco più ponendo una domanda semplice:
sicuro che anche noi anti-fascisti non abbiamo sdoganato CPI?
Ad esempio non contrastandola sempre. Non ponendo questioni politiche. Non combattendo un immaginario proponendone un altro che non sia fuffa e distintivo come i tartarugati. Non rivitalizzando un antifascismo che spesso è qualcosa che si riproduce in maniera stanca e piuttosto scontata. Non ponendoci come antifascisti, sempre, a 360 gradi per 365 giorni l’anno.
Altrimenti ci riempiamo di parole, felici della nostro certificato di antifascisti doc, continuando a guardare il dito e non la luna.
non ho lo stomaco per guardare quella schifezza, ma posso immaginare cosa sia.
la mia città ha iniziato a sdoganare i neofascisti un lontano 25 aprile (2001) quando l’allora sindaco concesse a forza nuova uno spazio pubblico comunale per celebrare la repubblica di salò, nessuno di noi dimentica quel giorno, il giorno della liberazione passato a rincorrere e a stanare ragazzetti (più o meno grandi) che dalla finestra facevano il saluto romano e esponevano croci celtiche protetti dalla polizia.
da allora è stato tutto in discesa.
padroni dello stadio, bene inseriti nel tessuto cittadino, i vari movimenti di estrema destra (a lucca notoriamente forza nuova e casa pound) passano nell’opinione della gente comunque per “bravi ragazzi un po’ estremisti che però fanno anche tanto del bene” perchè ultimamente si sono messi a pulire giardinetti (guarda caso dove spesso andavano a dormire i disperati) a raccogliere firme contro equitalia e a fare manifestazioni per “onorare” i caduti della prima guerra mondiale.
quello che fa specie è la totale benevolenza con la quale sono guardati non solo dalle istituzioni cittadine, ma anche dalla totalità della stampa locale, cartacea o on line, che fa su di loro articoli perennemente cerchiobottisti (i “ma” e i “però” si sprecano) se non addirittura pubblicitari.
nella gente è infine passata l’idea che chi vi si oppone sia, se non “uguale e contrario” secondo la logica degli opposti estremismi, addirittura invidioso o rancoroso per questioni di appartenenza politica fine a se stessa.
il discrimine democratico pare non interessare più a nessuno, per lo meno in questa parte di provincia.
Zeropregi: è proprio a forza di minimizzare i “segaioli della tastiera”, però, che si è diffuso quel comune sentire di cui parlo. E se pensi che sia limitato a chi siede in Parlamento, temo che tu sia in errore: il pogrom di Torino (e, prima, quello di Ponticelli) non nasce a caso.
Ps. Su Annapaola Concia non sono affatto d’accordo: è andata a parlare una sola volta di omofobia a CP, e a mio parere ha fatto bene. Non c’era alcuna operazione cosmetica in questo. Altra cosa è lo sdoganamento.
Scusate se la metto sul piano delle leggi e della loro applicazione, invece che sul piano del contesto culturale, ma alla fine le leggi sono il risultato proprio di un contesto storico-culturale. E scusate se vado a recuperare dall’archivio una cosa che avevo già scritto (come quel personaggio di Stendhal mi astengo di solito per principio dal pronunciare una battuta non estemporanea!), ma continuo a pensare che la sostanza sia la seguente: “La democrazia moderna come sistema politico, che ha uno dei suoi fondamenti nella libertà di espressione e di comunicazione per tutti, e sulla libertà di associazione, contiene anche le premesse per il suo rovesciamento: nessuno può escludere, infatti, che una maggioranza popolare decida di passare dalla democrazia alla tirannide. Il precedente storico c’è, basta pensare che Hitler è stato mandato al potere con libere elezioni.
Ma è proprio per questo, proprio perché un popolo può decidere a maggioranza di consegnarsi a un tiranno, che l’assemblea costituente avvertì l’esigenza di porre un limite a uno dei pricipi base della democrazia, che per essere interamente applicato avrebbe dovuto estendere a qualunque opinione la possibilità di essere propagandata: il limite fu posto con l’articolo XII, contenuto nel capitolo delle disposizioni transitorie e finali della costituzione, che vietava “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Non essendo l’articolo stato modificato esso è ancora in vigore e lo si dovrebbe avere presente ogni volta che si considerano organizzazioni che si ispirano nell’ideologia e nei simboli al fascismo. Ma al di là della questione giuridica, si dovrebbe riflettere sulle motivazioni che avevano ispirato questa disposizione: si rinunciava in parte all’applicazione di un principio fondante, quello della libertà, intesa come libertà di espressione, proprio per salvaguardare la nuova comunità politica dall’opera di propaganda di chi quella libertà avrebbe potuto di nuovo cancellare. E’ a quest’altro pricipio, del sacrificio parziale di una libertà individuale a favore di tutte le altre libertà individuali, e della libertà di tutti, che si sono poi ispirate le norme che perseguono le manifestazioni di razzismo, omofobia etc.
Non mi sembra che si possa derogare utilmente a tale principio neppure oggi, e direi tantomeno oggi. In un epoca in cui l’attivismo politico delle organizzazioni, gruppi, associazioni, movimenti etc. di sinistra è disperantemente assente dalla scena. Non nel senso che non esiste, ma nel senso che è poco: poco numeroso, poco visibile e poco comunicante con la società e con i più giovani. Come soluzione al silenzio della sinistra l’abrogazione di fatto dell’articolo XII succitato non mi sembra l’ideale.” Dopodiche, cioè dopo che abbiamo lasciato prosperare Casapuound ed altre simili organizzazioni umanitarie, che si fa?
Mi fraintendi. Non ho detto né penso che li abbiano sdoganati quelli che siedono in parlamento. Io parlavo soprattutto di amministrazioni locali, ma il linguaggio o il comune sentire lo formano soprattutto polica ufficiale, giornali e tv. Lo formano i razzismi tollerati di leghisti, ex alleati nazionali o chi ha rincorso le varie politiche securitarie e anti-immagrati, a sinistra.
Nessuno si chiede come mai gli ultimi due terribili avvenimenti, Firenze e Torino, siano accaduti in 2 città amministrate da anni dalla sinistra e dove la presenza di neofascisti vari e storicamente zero. No, si preferisce guardare altro o rincorrere non si sa quale fantasma.
Sulla Concia rimango della mia idea. Vorrei capire l’utilità di andare a parlare a una organizzazione che si dichiara fascista, spalla dello stesso PDL. Tu dici che non e’ sdoganamento, io penso di sì: dargli visibilità o riconoscergli un ruolo politico o di interlocuzione è sdoganare.
Altrimenti de che stamo a parlà?
Ah, ma su questo concordiamo, Zeropregi. Non a caso ho linkato il sito di Giornalisti contro il razzismo: fanno un lavoro certosino da anni, nel quasi disinteresse generale. Cito anche il saggio di Faloppa,importantissimo. Il lavoro di Laura Boldrini, dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Persone che sono, o quasi, inascoltate. Perchè è nel reiterarsi, giorno dopo giorno, dei razzismi linguistici, che il razzismo prospera. In rete la situazione è spaventosa, e non solo nei forum dichiaratamente neonazisti. Su Torino, segnalo che Marco Revelli ha scritto sul Manifesto un articolo di grande rilievo, poche ore dopo.
Però, contandoci, si è sempre in pochi. Molto pochi.
Però, Loredana, al di là delle buone intenzioni, a me pare che questo discorso sull’omofobia sia stato usato strumentalmente da una certa sinistra salottiera romana per giustificare una politica di sistematica apertura ai (e collaborazione coi) neofascisti. Apertura e collaborazione che avevano anche motivazioni *personali*, in certi casi addirittura sessuali, ma su questo stendo un velo pietoso…
In soldoni, l’argomento era (e in una certa misura è ancora): “E’ importante non chiudersi al dialogo coi fascisti, perché così possiamo spiegar loro che è sbagliato essere omofobi”. Ed era più o meno la stessa gente che aveva spacciato la vittoria di Luxuria all’Isola dei famosi come un’epocale vittoria politica, tradendo una totale subalternità all’ideologia dominante, quella della “cazzo di locura” (chi non capisce il riferimento ascolti l’mp3):
http://www.wumingfoundation.com/suoni/locura.mp3
Quello dell’omofobia è un problema gravissimo, solo che a un certo punto si è preso ad affrontarlo in modo sempre più sbavato, presentandolo come la contraddizione primaria che fagocitava tutte le altre. Come se il problema del fascismo fosse soltanto l’omofobia. Un fascista che non ce l’avesse più – almeno platealmente – con gay e lesbiche ma conservasse tutti gli altri tratti (e nemici) del fascismo, e continuasse a perseguire l’ideale di una società organica, gerarchica, autoritaria, nazionalista (e nel frattempo a crogiolarsi in una comoda realpolitik all’ombra del potere costituito, vedi Alemanno che spende 12 milioni di euro per comprare la sede a Casapound) sarebbe forse un soggetto con cui cooperare? Mah.
Io credo che partecipare a iniziative indette da fascisti in una sede fascista sia sbagliato sempre, a prescindere, anche se avviene con le migliori intenzioni e una volta sola.
Oltre al fatto che quando alcuni compagni romani contestarono la Concia su questo, subito la suddetta cerchia rovesciò la frittata e parlò di “aggressione omofoba”, occultando i veri motivi della contestazione, dicendo che la Concia era stata attaccata in quanto lesbica, una menzogna colossale… Sul blog di quei compagni comparvero commenti (anonimi) omofobi, immediatamente (si parla proprio di pochi minuti dopo!) denunciati coram populo dai rigiratori di frittate… Chi pensa male etc.
Su questo non posso che darvi ragione. L’apertura è stata suicida.
Non lo so. Leggendovi mi pare di vedere elementi di verità in quelle che solo in apparenza sono posizioni contrapposte: lo sdoganamento del fascismo in Italia è prima di tutto sdoganamento di un pensare per luoghi comuni e pregiudizi, che nasce da un contesto sociale degradato a partire dal quale la politica costruisce legittimità sfruttando la guerra tra poveri. E’ in questo contesto di barbarie, contraddistinto da razzismo dilagante, luoghi comuni, rottura di ogni tipo di solidarietà sociale (di classe, generazionale, di genere…) che trova spazio il riemergere di un pensiero ideologicamente orientato in senso nazi-fascista, che però è solo la punta dell’iceberg: sotto c’è una violenza antisolidale diffusa e non (ancora) ideologizzata. Il pericolo, la necessità di tenere sotto osservazione e reagire anche ai deliri più improbabili di tipo nazi-fascista, sta tutta nel fatto che ci possa essere una “saldatura” tra questa diffusa violenza sociale e una “direzione ideologica”, che trasformi questi “ideologi da tastiera” in qualcosa di più, ideologi di movimenti, anche piccoli. E’ forse quello che è successo in parte con CP? Forse è un inizio di questo, che spiega la curiosità dei giornalisti, che interpretano il “nuovo” in modo “spostato” rispetto ai suoi reali contenuti e pericoli.
(Trovo il pezzo della Di Pietro molto brutto ma conosco bene le pressioni all’uniformità al lavoro nelle redazioni: tutti i fenomeni sociali vanno descritti mettendo in evidenza le loro manifestazioni più esteriori, niente analisi, please e niente antifascismo… Questo apre il dibattito sul giornalismo italiano, troppo spesso affrontato come un problema di “persone”, quando invece è un problema sociale: una massa di collaboratori, che “fanno” i media, precari e senza diritti, esposti a tutte le pressioni, senza la possibilità di essere insieme giornalisti e cittadini…)
Condivido l’approccio di zeropregi, a me sembra che ci si avviti sempre e comunque sulle posizioni antifasciste e sulle loro mille declinazioni, ma pochi che parlino di comunismo in senso marxista, di processi in divenire, di trasformazioni (sociali!) del drammatico tardo capitalismo che stiamo vivendo. Non è certo gridando al lupo nero che ne usciremo, specie nel vuoto pneumatico in cui ci troviamo abbiamo bisogno di proposte di aggregazione più che di controffensive e blitzkrieg.
Ilyaulya, non per autodifesa, ma di trasformazioni sociali, qui, si parla disperatamente da anni.
Io vivo e Firenze da circa 14 anni, e in questo tempo mi sono reso conto di quanto è cambiata la mentalità delle persone che la abitano. Firenze non è Roma ne Verona; è una città in mano al PD da secoli e tutti o quasi tutti, si dichiarano antifascisti e democratici. Mentre dieci anni fa, questo sentire era reale e lo si percepiva camminando per strada, adesso è rimasto solo sulla carta, una sorta di eredità storica svuotata di contenuto, quando nella realtà la maggior parte della popolazione si è spostata su posizioni xenofobe e populiste. Il corteo di solidarietà sui fatti fiorentini è una degna rappresentazione di questo antifascismo di facciata. In quel contesto si chiedeva un adesione “sulla carta” ai valori di antirazzismo e antifascismo, ma la maggior parte delle persone presenti sono le stesse che nei bar e nelle case da la colpa di tutti i loro mali ai cinesi o agli immigrati. Casseri, per quanto viene definito un ideologo, un campione della cultura fascista cadeva nella stessa limitante prospettiva, in cui si individua in un migrante, senza soldi, sfruttato e debole la causa dei propri mali. Questa miopia da decerebrati è una miopia comune, diffusa e radicata.
Nell’ultimo anno ho seguito da vicino la vicenda della comunità somala che si era accampata in piazza, chiedendo asilo al comune di Firenze. Dopo essere stati brutalmente sgomberati li abbiamo aiutati ad entrare in una palazzina della regione in via Slataper, ancora occupata e in attesa di sgombero. Le dichiarazioni fatte in merito a questi fatti da politici e cittadinanza, rientrano a pieno nel clima di odio verso il diverso, che si sente a livello nazionale.
Ho trovato questo articolo sul corriere fiorentino di oggi http://bit.ly/siPhaE Prato non è Firenze, ma articoli e eventi di questo tipo si trovano ogni giorno sui giornali. Il succo del discorso è che secondo me nella nostra società il fascismo e la xenofobia sono già stati sdoganati ampiamente e assorbiti dalla popolazione in maniera irreversibile nel breve e medio periodo. Che la colpa di questo processo va ricercata in una pluralità di eventi, dal linguaggio dei media, al lavoro costante della classe dirigente italiana, il popolo italiano è diventato populista, reazionario e meschino e non bisogna farsi ingannare dalla maschera democratica che ha calcato sul volto. il lavoro culturale che va messo in cantiere è un lavoro lungo e lento e ci vorranno dei decenni per riuscire a scardinare questa mentalità medioevale.
Sì hai ragione e infatti ti seguo in quei discorsi. In altri un po’ meno, come questo. Per capirci, in questo mi trovo molto più affine agli uomini e le donne di “N+1”, che aprono il respiro della discussione ai processi “comunisti” (e cercano di interpretare le reazioni controrivoluzionarie a tali processi), più che soffermarsi sui soliti noti (e largamente autoreferenziali) salotti fascisti italioti (e scusa se taglio con l’accetta, ma ora vado di gran fretta).
Solo un appunto su stormfront: Casseri era un attivo partecipante. Quando è stato preso infatti hanno detto: è uno dei nostri. Segno probabile di conoscenze che iniziano su internet e che possono avere poi seguito nella vita reale. Il non parlare di certi siti per evitare pubblicità mi sembra che non abbia prodotto grandi effetti positivi.
Comunque bisogna tenere presente che tutti i gruppi di estrema destra fanno politica attiva, c’è una crisi enorme e alzano il capo per attirare consenso (Strage di firenze, Pestaggio ragazzo dello Sri Lanka, pestaggio invalido parma http://bit.ly/tgiKtf ). C’è bisogno di una battaglia immensa, culturale e militante al tempo stesso per togliere tutti gli spazi sia dall’immaginario che dalle strade a questa feccia.
Solidarietà piena, quindi, a femminismo a sud, che in quell’articolo fa soltanto un lavoro di ricerca su come è stata trattata da un certo giornalismo la destra fascista e non fa nessuna lista di proscrizione.
Interessante il punto di vista di nanosecco sulla “libertà” del giornalista nell’affrontare certi temi soprattutto su giornali a vasta tiratura.
PS: Io sono cresciuto a firenze sud, sia alle elementari che alle medie ho avuto incontri con partigiani che raccontavano cosa era stato il fascismo. Il mio figlio più grande, di 23 anni più giovane di me non ha avuto dalla scuola pubblica quella stessa cultura, per non parlare del più piccolo.
scusatemi. mi sono accorto che il link che ho inserito è corrotto. qui trovate quello giusto:
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2011/21-dicembre-2011/cinese-italiano-giu-insulti-1902612471678.shtml#.TvGm0phGFQE.twitter
Segnalo:
Wu Ming 4, “Casseri, De Turris e i Savi di Sion” (su una mal-destra autodifesa)
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6365&cpage=2#comment-10132
Scrivo da Torino. Città di tradizione operaia, tradizionalmente di immigrazione e antifascista. Città, diciamolo, di parecchie delle persone segnate nella lista molto nera. Ma anche del pogrom antiRom. A cui la città ha risposto in maniera svogliata. Sono d’accordo con zeropregi sul fatto che l’antifascismo debba sapersi rinnovare nei contenuti e nelle forme. E per questo non posso non constatare amaramente come il movimento di aggregazione popolare più ampio e partecipato, il movimento No Tav, sia costantemente emarginato e anzi criminalizzato dalla politica istituzionale. Il Pd al governo della città invoca arresti, punizioni esemplari, espulsioni per gli amministratori disobbedienti al dogma del megaappalto… Eppure il movimento No Tav è costituzionalmente antifascista. Per dire, l’8 dicembre è tanto importante per il movimento, oltre che per la liberazione di Venaus, per il primo episodio della Resistenza in Valle, il Giuramento della Garda (1943), a cui partecipò, ironia, il padre dell’attuale sindaco Fassino.
Le forme di aggregazione del movimento sono discretamente senza precedenti e hanno preso un po’ tutta la politica in contropiede, e infatti la sinistra ufficiale non sa che pesci pigliare. O peggio. Ma può permettersi di tenere fuori tutta questa gente? Quella che ha dimostrato di sapersi riunire in soccorso degli amici in pericolo, di quella che non ha mai esitato a dire pane al pane e fascista a fascista? Sfido che senza di loro le reazioni alla monnezza appaiano spente e svogliate, che le fiaccolate ben intenzionate appaiano monche. Il flirt con il big business è uno dei motivi per cui la politica non ha saputo dire di no alle strizzatine d’occhio ai “fascisti del terzo millennio”. Almeno parmi.
Nel frattempo, ho ripescato il citato articolo di Marco Revelli per il Manifesto del 13 dicembre. Eccolo:
Un pogrom. Diciamola la parola, per terribile che possa apparire. Quello di Torino è stato un pogrom in senso proprio, come quelli che avvenivano nella Rússia ottocentesca. O nella Germania degli anni Trenta. Di quei riti crudeli ha tutti gli ele- menti, a cominciaie dall’uso distruttivo de] fuoco, per liberare la comunità dall’intruso considerato infetto (per “purificaria”, si dice), E poi l’occasione scatenante, trovata in un presunto – e falso – atto di violenza su una vittima per sua natura innocente (può essere il neonato “rubato”, come qualche anno fa a Ponticelli o, appunto, la “vergine” violentata). E lo stato di folia che s’inebria della propria furia vendicatrice, convinta di compiere un “atto di giustizia”.
Ora, che il mostro si sia materializzato, in questo dicembre dei 2011, a Torino dovrebbe farci riflettere. Qui, nella ex “capitale operaia”. Neila città delle lotte dei lavoro, dove è nata la nostra democrazia industriale. Né serve ripetere la stanca litania che Torino è un esempio di “integrazione e di accoglienza”. Che la maggioranza la pensa diversamente dalle poche decine di invasati che a colpi di fiaccola e di accendino ha tentato una strage. Non è cosi.
Se una ragazzina spaventata e (per questo) bugiarda ha evocato i “due zingari” per accreditare una violenza mai avvenuta, è perché ha pensato che quell’immagine rendesse credibile – in famiglia e nel quartiere – un racconto altrimenti improbabile. Se centinaia di persone sono scese in piazza in una fredda serata d’inverno per manifestare, non è purtroppo perché si trattava di una violenza sessuale (quante sono passate ignorate in questi anni!), ma perche i suoi presunti (e falsi) autori erano di un’etnia odiata a priori. Se le decine di incendiari hanno potuto agire sotto lo sguardo compiacente degli altri abitanti dei quartiere, è perché mettevano in scena un comportamento condiviso.
La verità è che la “città dell’accoglienza” è oggi priva di anticorpi contro i nuovi mostri che emergono dalle sue viscere provate dalla crisi. Politica e informazione ne sono responsabili. Da anni ogni discussione in Consiglio comunale sui “campi nomadi” si apre e si chiude sempre e solo su un unico tema, gli sgomberi.
E il quotidiano Cittadino La Stampa ha dato notizia del fatto, poco prima che la sedicenne confessasse, sotto l’indecente titolo a quattro colonne: Mette in fuga i due rom che violentano la sorella. Perché i giovani balordi delle Vallette dovrebbero essere migliori dei loro amministratori e giomalisti? Perché gli abitanti sbrindellati, spaesati e logorati dai debiti e dalla disoccupazione, di questo che era, fino a tre decenni fa, il quartiere dormitorio dov’era stokkata la forza-lavoro di Mirafiori e dei Lingotto, e dove ora si accumulano i detriti di una composizione sociale in disfacimento, dovrebbero essere più consapevoli, e “politicamente corretti”, delle loro élites?
Torino, da anni, si compiace della bellezza ritrovata del proprio centro, brillante e patinato. Del fascino delle proprie piazze-vetrine e delle dimore sabaude restaurate. Oggi scopriamo che quel centro geometrico e luccicante è un po’ come il volto intatto ed eternamente giovane di Dorian Gray -l’inquietante personaggio di Oscar Wilde -, mentre il suo ritratto, invecchiato e sfregiato, lo si può scorgere qua, nel quartiere di periferia dove si è scaricata tutta la carica di degrado e di bruttura accumulata in questi anni: lo sfarinamento delia sua industria, l’erosione dei diritti sociali, l’impoveri- mento e la precarizzazione dei lavoro, la crisi della socialità e della solidarietà. Tra il vuoto di diritti e di potere che si è aperto a Mirafiori, e questo pieno di rancore e di passioni funeste che si è condensato nel suo antico dormitorio, corre il filo nero di un’infausta profezia.
Auguriamoci che Torino non sia, ancora una volta, “laboratorio”. Che non anticipi i segni di un’involuzione antropologica mortale. Il lungo piano inclinato della crisi, via via più ripido, lascia intravvedere inediti scenari weimariani, minacce fino a ieri impensabili. Il conflitto sociale, rimosso ed esorcizzato al vertice, rischia di ricomparire al fondo della piramide sociale, con il volto sfregiato della “folla criminale”, del linciaggio e della ricerca feroce del capro espiatorio. Se la caduta dovesse accelerare, e la situazione precipitare, allora, con molta probabilità, il pogrom di Torino non resterebbe un fatto isolato.
L’anestesia e l’indifferenza verso il fascismo si combattono (anche) con la letteratura, ed ecco che queste parole vengono da te e da Wu Ming 1. Ma guarda un po’.
Dàje così Loredà.
@zeropregi
quello che intendevamo a proposito del brutto lavoro che hanno fatto i media su casapound l’abbiamo scritto tante volte e per ultimo l’abbiamo scritto qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/12/18/lestrema-destra-e-la-centrifuga-dei-media/
come dice Loredana è una operazione di cosmesi. c’è banalizzazione e c’è la responsabilità di chi ha presentato ‘sta gente quasi che fosse un gruppo rock. i cameratismi e le idee virgolettate in quanto stranezze. e in particolare se vuoi soffermarti al gruppo di firmatari che si sono opposti alla revoca per la manifestazione del blocco studentesco io ricordo solo che in ogni campagna revisionista ci sono dei soggetti con determinati ruoli. la gara è a chi legittima chi. da sinistra che legittimano le parole che arrivano da destra e così via e in qual caso la campagna fu bella tosta e tutta contro quegli estremisti, anacronistici e bla bla bla degli antifascisti che dicevano tutt’altro. uguale a quello che subiamo noi in questi giorni. ma il punto non sono quelli lì che tra le cose che noi abbiamo citato occupano poche righe, perchè come abbiamo detto in più occasioni in questi giorni la nostra è una rassegna stampa (che poteva stare in un wiki, con tanto di link di riferimento) che dà il via ad un dossier che stiamo tentando di fare e siccome da sempre verifichiamo come quotidiani e giornalisti abbiano da più parti legittimato la violenza sulle donne, l’omofobia, il razzismo, dunque anche il fascismo, da lì noi partiamo. saremo ingenu* o siamo solo lì a provare di fare tentativi di ragionamento dove di ragionamenti non se ne vogliono fare. e non è semplice tenere la barra dritta mentre tutti, come dice Wu Ming1, si lasciano aFASCInare e non vedono più quanto sia rischioso tutto quello che succede.
@Gire, a firenze alla manifestazione c’ero anch’io e concordo totalmente. articoli come quello che hai linkato ne ho letti a centinaia e l’aria della firenze dal finto multiculturalismo l’ho vissuta anch’io. lo so. il lavoro che c’è da fare per recuperare su tanto fascismo, oramai nazismo, diventato parte della mentalità comune è lungo e faticoso. ma da qualche parte bisognerà pur cominciare, almeno a ragionarne. non so neppure se saremo noi a vedere i risultati delle battaglie che facciamo ma se non proviamo a farle allora che si fa?
Penso che la discussione sia piena di spunti interessanti.
Io ho fatto un’analisi e ho espresso quello che penso in maniera sintetica e per quanto io ami la sintesi non è sempre semplice farla.
Detto questo io ho chiuso lanciando una domanda perché credo che abbia senso rimettersi in discussione:
“sicuro che anche noi anti-fascisti non abbiamo sdoganato CPI?
Ad esempio non contrastandola sempre. Non ponendo questioni politiche. Non combattendo un immaginario proponendone un altro che non sia fuffa e distintivo come i tartarugati. Non rivitalizzando un antifascismo che spesso è qualcosa che si riproduce in maniera stanca e piuttosto scontata. Non ponendoci come antifascisti, sempre, a 360 gradi per 365 giorni l’anno.
Altrimenti ci riempiamo di parole, felici della nostro certificato di antifascisti doc, continuando a guardare il dito e non la luna.”
Io credo che a fronte di qualsiasi analisi poi servono le risposte.
Teniamo alta la guardia. Mai come ora.
@zeropregi
io posso dirti quello che abbiamo fatto noi. l’antifascismo lo abbiamo coniugato in mille momenti differenti. il fascismo lo abbiamo letto nella legittimazione dei gruppi di estrema destra così come nella maniera di strumentalizzare le battaglie sui corpi delle donne intendendo quelle battaglie come pretesto per la censura. L’abbiamo “diagnosticato” nella riproposizione di un welfare tutto ritagliato su ruoli costrittivi e normati per donne e uomini e nella strumentalizzazione di episodi di cronaca attraverso i quali la destra ha fatto passare provvedimenti securitari razzisti e ragionamenti fascisteggianti. Non ci fermiamo un attimo da anni e i pochi momenti che ci concediamo è per andare alla toilette. 🙂
Quando all’inizio ci siamo propost* come collettivo femminista, antifascista etc etc ci hanno detto che il fascismo non esiste più, che oramai è una cosa superata, che siamo vetero e tutta la serie di atroci sciocchezze che si dicono in queste occasioni. Poi, via via, siamo riuscit* a contaminare con i fatti, con la condivisione di strumenti critici, con pazienza, con tutto ciò che abbiamo potuto mettere in campo, perché l’antifascismo va raccontato, va tradotto, e abbiamo decostruito, analizzato, fino a ragionare di un possibile antifascismo che è quello che parte dalla consapevolezza del fatto che il fascismo è un brand e che come tale viene alimentato anche dalla propaganda, ecco perchè è così importante che si sappia che il ruolo dei media in questo non ha per niente un ruolo secondario. come il ruolo di chi produce fiction. ve la ricordate quella trasmessa in Rai in cui c’è beppe fiorello che fa il repubblichino di salò dove si parla di foibe e si descrivono i partigiani come criminali? qui io mi sento a casa, per la stima che ho nei confronti di Loredana e per la sua onestà intellettuale che me la fa sentire vicina anche quando le mie opinioni sono diverse dalle sue, e posso parlarne senza essere fraintesa. cosa ha fatto il mondo della cultura in questo periodo? se mi mettessi ad analizzare i libri che sono venuti fuori in cui il fascismo è passato in gran carriera direbbero che faccio liste di proscrizione? perché a me non è dato più neppure il diritto di opporre critiche e intendiamoci io e così gli/le altr* del collettivo non abbiamo mai parlato di censura, anzi. perché i libri noi li leggiamo, inclusi quelli scritti da fascisti, ché è importante leggerli per sapere di che parlano. quanti sono gli autori, autrici, scrittori, scrittrici, sceneggiatori, sceneggiatrici, che in questo periodo hanno potuto pubblicare più roba, fare più soggetti cinematografici, etc etc etc. quanti? chi monopolizza il mercato della cultura e chi decide quali sono i temi da trattare e quali no? e questa è una domanda che rivolgiamo noi a Loredana, a Wu Ming1. e ancora, comunque, non è questo il lavoro che mi propongo di fare perché nel frattempo abbiamo prodotto alternative, oltre a mettere in circolo strumenti per pensare. se l’immagine delle donne che viene veicolata sui media è sempre quella della bella ritoccata, del corpo plasmato sulla base di un modello di bellezza unico/nazista, allora divulghiamo immagini di corpi non ritoccati, foto che non vorresti mai vedere. ed è solo un esempio delle cose che abbiamo fatto, ma in generale la nostra è resistenza in un contesto in cui tutto ci spinge alla moderazione, a destra, ché tanto ci vogliamo tutti bene e che problema c’è se poi io faccio un metro di corteo con te e il giorno dopo tu presenti un disegno di legge in cui dici che l’obiettivo fondamentale della mia vita deve essere quello di riprodurmi per dare figli alla patria. ecco, non so… magari ho messo troppa carne al fuoco e su alcune cose direi che ci sarebbe tanto da discutere ma l’antifascismo non è solo l’opposizione ai movimenti di estrema destra. è una pratica costante in cui tu scegli che vita fare, con chi farla, tentando, dal personale al politico, di essere intanto antifascista a casa tua e poi altrove. spero con questo di aver risposto alla tua domanda e sono comunque molto felice di poterne discutere, finalmente.
@zeropregi.
Certamente la risposta non può che essere “No, non siamo sicuri”. E’ difficile uscire completamente da una cornice, da un flusso culturale predominante. Quel che predomina, al momento, è la melassa che rende tutto uguale a tutto. Io lo vedo proprio in ambito femminista: a parte alcuni luoghi, come Femminismo a Sud, ora come ora per essere “dalla parte delle donne” bastano un po’ di buoni propositi, di ammiccamenti sul materno (perchè in primis siamo mamme, eh?), di restituzioni edulcorate di situazioni che erano, sono, saranno drammaticamente urgenti.
Basti vedere come il movimento stia sbandando non appena sono riaffiorate le questioni reali, le questioni di classe (e dire che era prevedibile, che con la crisi economica le disparità sarebbero aumentate, e non certo diminuite).
Quel che posso dirti, da parte mia, è che ho provato e provo a non entrare in quella cornice: ma che riuscire a spezzarla è compito che richiede, da tutt*, un impegno quotidiano. Social network come Facebook, con la tendenza a banalizzare, semplificare, tirare fuori reazioni umorali, non aiutano.
Di contro, sono anche io molto felice di poterne discutere in modo approfondito.
Mi è permessa un po’ di polemica? Con tutto – e lo dico sul serio – il rispetto per il lavoro del sito “femminismo a sud” ricordo con un certo sconcerto un post in cui si paragonavano, con foto e tutto, le deportate nei lager alle malate di anoressia, costrette – a detta della scrittrice – a uniformarsi a un modello unico di immagine. Non sono psicologa tuttavia questa ipersemplificazione: modella magra uguale anoressica adolescente mi sembra tanto banale quanto fuorviante. Per tacere della sottesa analogia tra chi propaganda il modello unico taglia 40 con i nazisti. Per tenere gli “occhi aperti” si dovrebbe evitare di fare un minestrone dove ogni accadimento è paragonabile ad un altro. Alla fine non si capisce né cosa è capitato nel passato né cosa si dipana nel presente. Io prendo dolorosamente atto della disattenzione generale in cui si sono manifestati i primi segnali forti di antisemitismo nell’oramai lontano 1982 – e venivano nientedimeno che da un corteo della CGIL. Prendo atto che una mancata autocoscienza della nazione vieta di leggere Evola per quello che è – un razzista senza fondamenta biologiche (ma non tutti i razzismi hanno come teoria base la biologia) e ignorare che svagonate di teorie non biologiche sono state assolte.
Non ho alcuna simpatia per le teorie di Casapound – ma è frequentata da un sacco di ragazzini con cui, forse, si dovrebbe anche parlare. Manca della pedagogia e anche della buona psicologia. Per non parlare dell’ignoranza storica diffusa a manetta.
Il razzismo non è una questione di credo politico. Proprio per questo può essere vestito alla fascista, alla nazista, alla democratica, alla cinese etc. E’un fenomeno culturale, come, d’altronde, lo è anche la filosofia eugenetica oggi molto alla moda.
Ricordiamo che ci sono anche i Watson e non soltanto gli Evola.
A mio parere, i piani sono (almeno) tre.
C’è la questione dell’ignoranza, ben affrontata da Giovanna Cosenza nel suo post su Il fatto quotidiano, qui:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/21/italiani-sono-razzisti/179129/
E c’è la questione di rigurgiti neofascisti e razzisti (esistono anche fra i non fascisti, Brisbie, ma credo non sia negabile che l’ultradestra e il leghismo ne facciano quasi una bandiera).
Su tutto, resta lo strato di glassa di cui parlavo poco sopra, che rende ogni cosa sdoganabile.
Lavorare sui tre piani è un lavoro immenso, evidentemente.
@barbara
pensavo il problema fosse circoscritto al post incriminato, invece mi accorgo che in atto c’è un processo a tutto il collettivo e al blog. e figuriamoci!
c’è una mailing list su femminismo a sud (http://www.autistici.org/mailman/listinfo/femminismoasud) alla quale si può iscrivere chiunque abbia voglia di dare una mano. proponiamo spesso di contribuire alle ricerche che facciamo e in generale diciamo spesso che quello che viene pubblicato sul post è frutto di una visione aperta di ciò che siamo. ciascun@ di noi la pensa in modo differente, non siamo un branco ma siamo un gruppo di persone, e nella mailing list ce ne sono davvero tante, che ragionano di mille cose. i post sono espressione di questa moltitudine e capita che esprimano anche in modo diverso, complesso e talvolta opposto l’opinione su alcune cose. se qualche post non ti piace puoi comunque proporre altro, iscriverti alla mailing list e dare il tuo contributo dato che tutt* noi facciamo quello che possiamo da volontarie, ovvero sia gratis e nei ritagli di tempo delle nostre vite stra-precarie. qualunque suggerimento costruttivo è sempre ben accetto.
Loredana, abbi pazienza con me, che poi mi tacito: non nego la componente ignoranza tuttavia mi sembra l’ennesima versione dell'”Italiano brava gente”. Prima o poi si dovrà prendere atto che gli italiani – come il resto del mondo – non sono immuni al razzismo e che, anzi, alcuni intellettuali italiani hanno elaborato ed esportato delle forme assai raffinate di razzismo e xenofobia.
Nessun problema: però io a quel mito della brava gente non ho mai creduto. Non foss’altro perchè l’Italia non ha mai voluto fare davvero i conti con il proprio passato. Leggi razziali incluse.
@ marij
mi scuso se quanto ho scritto è sembrato un’accusa a tutto un gruppo. A me aveva colpito quel post in particolare (e chiedo venia se non ricordo l’autore/trice). Non insisto oltre perché mi parrebbe di andare clamorosamente OT e non sono un troll!
@barbara
mi riferivo al fatto che in questi giorni una marea di persone hanno di colpo recensito in modo critico tutto il blog. e una spallata ce l’aspettavamo soprattutto da chi non ci ha mai sofferto. quindi scusami tanto per la reazione ma non è un momento semplice per noi che riceviamo in questo momento insulti di ogni genere.
ma ciò che volevo dirti era comunque che qualunque cosa tu legga puoi criticarla e se non va bene puoi scrivere il contenuto di un ulteriore post, così come tante volte è avvenuto. e mi scuso anch’io per l’OT e non approfitto oltre dello spazio.
Dateci qualche cosa da distruggere,
una corolla, un angolo di silenzio,
un compagno di fede, un magistrato,
una cabina telefonica,
un giornalista, un rinnegato,
un tifoso dell’altra squadra,
un lampione, un tombino,, una panchina.
Dateci qualche cosa da sfregiare,
un intonaco, la Gioconda,
un parafango, una pietra tombale.
Dateci qualche cosa da stuprare,
una ragazza timida,
un’aiuola, noi stessi.
Non disprezzateci: siamo araldi e profeti.
Dateci qualche cosa che bruci, offenda, tagli, sfondi, sporchi,
che ci faccia sentire che esistiamo.
Dateci un manganello o una Nagant,
dateci una siringa o una Suzuki.
Commiserateci.
(P. Levi l’aveva capito subito.E forse se avessimo letto con attenzione la prima lettera di san paolo ai corinti,non avremmo tardato neppure noi a comprendere che ciò che urge è cultura laica in dosi massiccie e non semplici barricate)
http://www.youtube.com/watch?v=eAgP1rWvyoo
io andrò controcorrente e spezzerò una lancia: alessandra di pietro ha scritto un sacco di cose sensate sulle donne in questo paese, ha parlato anche di cose di cui si parla poco nei mass media generalisti come transessualità, travestismo, femminismo, sessualità in un modo mai offensivo nè semplificante. Tra i tanti articoli ne ha scritto uno brutto e sempliciotto sulle donne di casapound. Ora, nella vita può succedere di fare cose brutte e anche di pensare che siano meno brutte e meno gravi di come poi vengono giudicate. Forse per questo ho trovato fuoriluogo mettere il nome di alessandra come primo nome e cognome, e per esempio non trovare semplicemente il nome della testata come in tutti gli altri casi, e allora mi sembra una logica da fuoco amico… che ai compagni e le compagne piace tanto…
Qualche anno fa abitavo a Napoli, mi ero trasferita nel quartiere Materdei per ragioni (come al solito) schizoidi: è l’unico quartiere a vocazione “gattara” della città. Sapevo che avevano aperto una sede di Casapound proprio nel quartiere e il motivo per cui era stata compiuta questa precisa scelta di insediarsi lì non poteva essere assolutamente il mio: Materdei infatti è un quartiere notoriamente antifascista che ha combattuto coraggiosamente e strenuamente durante le 4 giornate di Napoli. Questo, perchè “son ragazzini” e perchè “ci vuole psicologia”.
La notizia di questa occupazione circolava come sospesa nell’aria e in quel clima tutto napoletano alla Mi manda Picone in cui almeno venti volte al giorno qualcuno ti dice “Signorì, ma voi avete capito che è succiess?” e ogni volta è successo un casino diverso da qualche parte..
Poi succede che una mattina vai a pagar la bolletta un po’ bestemmiando perchè non c’hai una lira e li incontri per strada: sono almeno una trentina, per niente giovanissimi, tutti maschi. Stanno letteralmente tappezzando il quartiere coi loro manifesti con la tartaruga, impuniti, indisturbati. Roba che se lo appiccichi tu un manifesto arriva subito il vigile urbano, poi la volante della polizia, la forestale e volendo hai anche in dono l’elicottero sulla testa coi Nocs a mitra spianato. Invece a loro non accade nulla di tutto ciò.
E la prima cosa che ti viene in mente quando realizzi che questa realtà non solo esiste davvero ma è dietro casa tua, dopo aver incrociato una signora che sorride guardando la tua faccia allibita e commentando “vabbè, basta che non fanno niente di male” è che te ne vuoi andare, che, come scriveva Letteredalucca più su, andrà tutto in discesa. Verso il baratro.
Invece a pochi giorni dal loro insediamento a salita San Raffaele sono cominciati i presidi degli antifascisti a Materdei, dapprima in sordina poi sempre più numerosi e partecipati, anche perchè da subito, a meno di un mese dalla loro occupazione era successo questo http://napoli.repubblica.it/dettaglio/indagato-il-leader-di-casapound/1743123 . Così, giusto per aprire al dialogo, promuovere le loro iniziative come “associazione di promozione sociale”, far capire immediatamente quali erano le loro future intenzioni e mettere un po’ di puntini sulle i, sulle u e pure sulle e.
Passano i mesi e i presidi diventano quasi permanenti, alle manifestazioni antifasciste migliaia di persone, nomi noti partecipano ed esprimono appoggio e solidarietà antifascista, tutto un susseguirsi di reazioni, piccole, grandi, dal basso, con forza, fino alle ultime concitate e tesissime giornate, fino allo sgombero di Casapound e dello Schipa occupato dagli antifa.
Cosa voglio dire con quest’incantevole nonchè noiosissima storiella?
Parecchie cose. La prima è una provocazione e riguarda anche ciò che scriveva qualcuno ieri sera su twitter: come mai, ad esempio a Livorno, non c’è una sede di Casapound? Chiediamoci perchè in alcune città italiane (non faccio nomi: Roma) è considerata cosa normale e pacifica che esista Casapound e ci sono un sacco di posti occupati/autogestiti dove compagni e compagni si lanciano in poemetti di dubbio gusto, in eventi e manifestazioni che celebrano il furore fascista e lo scontro, lo specchiarsi nell’ardore (o nell’ardire) del nemico e cacate di questo genere. Sterco, ma davvero eh.
La seconda è che sì, ci sono persone che hanno poca voglia di proporre nuovi immaginari, che sono un po’ stereotipati, pure un po stantii e muffosi ma quando devono reagire reagiscono. E, come in questo caso, fanno la differenza.
La terza, e chiudo, è che sgomberare o chiudere Casapound non serve assolutamente a far cambiare idea a queste persone: non scompariranno magicamente alla chiusura delle sedi, non si estingueranno da un giorno all’altro, per fare ciò occorre un lungo lavoro culturale e sociale. Però reagire, dare un segnale di R-esistenza, far capire che gli intolleranti non si tollerano con tanta facilità perchè “siamo tutti in democrazia” è altrettanto importante.
E questo Casapound lo sa, tant’è che quest’anno sono andati, putacaso, proprio a Napoli a fare il megaraduno internescional, trovando tra l’altro la stessa “calorosa” accoglienza antifascista di quando se n’erano andati. Guarda alle volte le coincidenze, eh.
Suppongo che anche stavolta CP non l’abbia fatto apposta. Del resto, si sa, sò ragazzi.
Ringrazio lacquasporca perchè mi offre la possibilità di fare una precisazione importante. Il grave errore è stata la personalizzazione della vicenda. Aver interpretato il post di Femminismo a Sud come “contro” Alessandra Di Pietro come individuo, addirittura, come ho letto, come “bersaglio” indicato a possibili aggressori. Qui non è in discussione la persona: così come non è in discussione l’entità web Femminismo a Sud. E’ in discussione una pratica utilizzata da molti, fra cui, *per una volta* *anche* Alessandra Di Pietro (ma chissà, può essere capitato anche a me: non lo escludo, in anni e anni di web, giornali e radio: ho già detto che distrarsi è fatale, in questi frangenti. E noi tendiamo a distrarci, purtroppo).
Ora, quel che io trovo davvero grave, invece, è aver riassunto la questione in termini: sono stata indicata come una fiancheggiatrice e un bersaglio. Non solo, trovo grave aver invitato migliaia di persone – persone che spesso hanno solidarizzato per amicizia e simpatia, e senza approfondire – su Facebook a condividere “per solidarietà”, innescando il solito processo venefico per cui tutti non solo condividono ma insultano, deridono, vanificano il lavoro altrui.
Bastava discutere, non chiamare alle armi.
Come vedi, anche tu stai interpretando questo post e i commenti come un attacco ad Alessandra Di Pietro. Errore. Errore grave. Melassa, appunto.
Aggiunta “Femminismo a Sud” al nostro blogroll, sulla home di Giap. Strano che non lo avessimo già fatto prima, in effetti. E’ una piccolissima cosa, che di per sé non vale molto e soprattutto non costa niente, ma su due piedi è il primo gestucolo di solidarietà che ci è venuto in mente. Il blog fa da tempo un lavoro difficile e meritorio. Da quelle parti, inoltre, nei giorni del caso Englaro, è stata scritta la cosa più intelligente sulla nostra poesiazza “L’Istituzione-branco”. Turpis in fundo, certo canagliume feisbucco ci fa schifo e se tale canagliume se la prende con FaS, noi stiamo con FaS.
tanto per gradire, sulla base dell’invito alla solidarietà noi siamo accusate di estremismo, di essere terroriste e/o amiche di terroristi, per cui ci si diverte a far liste per indicare obiettivi da eliminare. è calunnia e delirio allo stato puro. di fatto quelle che subiscono giorni e giorni di offese, insulti minacciosi siamo noi e di fatto questa modalità di richiamare alla solidarietà in stile melassa ha legittimato ulteriori commenti di fascisti dichiarati che scrivono che lanciamo molotov. chi è che indica bersagli dunque? saremmo noi il pericolo per il corretto svolgimento dei democratici confronti? e chi insiste su questo piano non si rende conto di quanto sia grave quello che ci viene fatto. non si tratta solo di vanificare il nostro lavoro ma di perseguire il nostro isolamento indicandoci come “pericolose” e in sicilia quando qualcuno viene isolato sappiamo che fine fa. noi non sopravvalutiamo tutto ciò e non corriamo rischi, non gridiamo al lupo al lupo e non siamo bersaglio di nessuno ma si tratta comunque di una perdita di tempo a fronte delle mille cose che potremmo fare. giorni e giorni a discutere di un’unica persona alla quale è stato dedicato un solo rigo. ce ne vuole da lì a pensare che tutta la nostra attenzione fosse rivolta a lei… a noi interessa, ragionare dei mille modi in cui il fascismo entra nelle nostre case, nelle nostre teste, come diventa valore introiettato, argomento normalizzato e normalizzatore, come impregna tutto ciò che leggiamo, tocchiamo, vediamo, come diventa elemento inquinante che fa apparire normale che la svastica sia un normale tatuaggio invece che quel segno d’odio che è. l’estetica del fascismo è una cosa di cui ci interessa parlare, i simboli, le parole, e chi contribuisce a far passare indirettamente per superficialità o per opinioni diverse dalle nostre tutta questa serie di messaggi non può esimersi dalle critiche. ma come abbiamo detto in questi giorni è comodo prendersela con femminismo a sud perchè fem a sud è solo fem a sud, casapound, invece, è casapound.
@Wu Ming1
vi abbiamo detto grazie? ve lo ridiciamo. e per fortuna la stima tra questi due mondi, Lipperini, voi e altre persone che in questi giorni ci sono vicine, arriva da epoche non sospette. 🙂
sono d’accordo, si parlasse delle responsabilità, di ciò che accade, di come cambiano le cose e perchè.
… peccato che il post di femminismo a sud titolasse “chi” ha sdoganato casapound cercando nomi e cognomi e usando toni che non lasciano spazio alla messa in discussione
in un paese in cui si incendiano i campi rom, l’interesse è andare a cercare le erbacce tra noi
non mi piace
Si dice “chi” ha sdoganato perché il neofascismo l’hanno sdoganato persone (nemmeno poche) in carne e ossa con nomi e cognomi e responsabilità che farebbero più bella figura ad ammettere, per poi discuterne con schiettezza e onestà intellettuale. Lo hanno sdoganato edulcorazione dopo edulcorazione, banalizzazione dopo banalizzazione, minimizzazione dopo minimizzazione, idiozia fashion-qualunquistica dopo idiozia fashion-qualunquistica, “nuovismo” presuntamente a-ideologico dopo “nuovismo” presuntamente a-ideologico. Hanno scherzato col fuoco, ma quel fuoco colpiva e colpisce altr*.
Ad Alessandra Di Pietro il post di Fem a Sud dedicava pochissime parole en passant. Evidentemente a lei… non sono bastate. Pretendeva più attenzione, e ovviamente l’ha avuta, perché c’è sempre qualche fesso lesto a gridare: “Siamo tutti Oscar Giannino!” (si è capita la figura retorica?)
ADP me la ricordo bene anche nel 2006 a sgolarsi a favore della legge 40 e contro il referendum sulla procreazione assistita. Sempre “controcorrente”, mi raccomando, sempre “da una prospettiva libertaria”, e sempre strillando per la “censura fascista” che “non ammette discussioni”. Scuola ferrariana.
Non “cercando nomi e cognomi”, lacquasporca: FaS ha compilato una rassegna stampa. E ridalli con le “erbacce” e la personalizzazione. Si tratta di un articolo, non di una persona. Un. Articolo.
Orribile semmai è approfittare di questa vicenda per regolare vecchi conti personali con FoS, come fa, con un post indegno, Marina Terragni:
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/12/21/liste-e-femministe/
Laddove addirittura paventa il rischio che qualcuno (chi? Gli anarcoqualcosa? I NoTav? I compagni che sbagliano?) usino le pallottole contro Alessandra Di Pietro.
Che vergogna. Davvero. Altro che sbriciolamento del movimento. Questa gente lo sta affossando definitivamente, fra una tazza di tè, un piattino di dolcetti e un mignolo alzato. Sono disgustata.
Ricordo che qualche anno fa (permettete la digressione personale) partecipai ad un “mini” dibattito radiofonico il cui tema era proprio l’appropriazione indebita di determinate subculture da parte di CasaPound. Nel caso si trattava, per l’appunto, di letteratura fantastica ed heavy metal. Ad delle voci intervenute (perdonate, ma non ricordo il nome, era una docente universitaria comunque) scappò detta la frase “purtroppo Casapound e Blood & Honour hanno mutuato pratiche anche dalla parte peggiore del nazifascismo” – come se potesse esistere una parte “migliore” del nazifascismo.
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Il principio dell'”essere super partes giusto per tirarsela” è stato ben compreso dai neofascismi che lo usano (assieme al “non parliamone che gli facciamo pubblicità”) come testa d’ariete per infiltrarsi in *ogni* spazio libero disponibile.
E di spazi la società civile (quella democratica ed allergica al nazifascismo, quindi non solo da parte della “sinistra”) ne ha abbandonati parecchi.
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L’altro sistema, da utilizzare come testa d’ariete, è quello di puntare sul “narcisismo” del singolo, come in questo GRAVISSIMO caso in cui, pur di ottenere visibilità, ci si comporta da perfetti collaborazionisti.
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Termino.
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Ciò che mi preoccupa, e mi preoccupa moltissimo, è la turpe bandiera del Blocco Studentesco che sventola su moltissime scuole italiane (qui nel Nord Est praticamente su tutte). Il nazifascismo, prima ancora di essere un”etica” è un'”estetica” – se si perde la battaglia dell’Estetica, se non si riesce a creare un frame da contrapporre all’orrida saetta del BS, si prospettano tempi duri.
Disgustata è una parola ancora lontana da quello che stiamo provando noi in questo momento. Una prima risposta, data in un momento in cui siamo a pezzi. ( http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/12/21/femminismo-a-sud-da-abbattere/) Questo era il movimento delle donne solidale, tutte unite e bla bla bla. altro che storie. facevamo bene noi a ribadire differenze ché lo sapevamo che alla prima occasione ci avrebbero consegnato alla digos, per dirla con il linguaggio dei vecchi cortei.
Davvero non abbiamo più parole. Mi taccio.
Posto anche qui il commento che ho lasciato su Fem a Sud:
Compagne, sorelle, nervi #saldi: non fatevi trascinare, mantenete la calma, sappiamo come ci si sente ma non siete accerchiate, vi sembra così perché (ad esempio) FB amplifica il conformismo e lo squallore, ma sono di più le persone che vi stimano. Il vostro lavoro resta e voi sarete più forti, se evitate di scorarvi. Le reazioni sopra le righe delle persone che avete criticato si spiegano con la loro cattiva coscienza: l’exploit assassino di Casseri ha fatto invecchiare d’un colpo molte retoriche.
Su, ché questo genere di polveroni (“Siamo tutti Oscar Giannino!”, “Orrore, i Wu Ming attaccano la colletta alimentare!”) si alza in fretta ma si abbassa poco dopo. L’unica risposta è andare avanti e fare bene il proprio lavoro, cercando di farlo anche meglio di prima.
Let it go, this too shall pass
(You know you can’t keep lettin’ it get you down)
(No, you can’t keep lettin’ it get you down)
http://youtu.be/qybUFnY7Y8w
@Wu Ming 1 sono stati giorni pieni, soprattutto di insulti… c’è da dire che la fantasia e la capacità intellettuale di argomentare in tal senso non si è dimostrata in realtà un granché… la sensazione che ci sia un bel po di gente che godrebbe tanto nel vederci sparire è diventata certezza in questi giorni, ma questi mezzi, l’insulto becero, l’illazione per minare la credibilità, il richiamare le truppe per togliere sostegno, vanno bene se tu basi il tuo lavoro sulla ricerca del consenso o di poteri forti che ti proteggano. Noi questo non lo abbiamo mai fatto, ci reggiamo sulle nostre gambe e quelle non si sono smosse di un centimetro ben piantate per terra, e non cerchiamo protettori o branco ma facciamo rete con chi sta sulle sue gambe, e questo oggi si è visto. grazie davvero, anche per la canzone 🙂
@Wu Ming 1
Personalmente, non metterei sullo stesso piano la vicenda di Oscar Giannino con quella del flame alimentare e queste. Ho letto e apprezzato il post di Mazzetta sulla differenza tra l’indignazione gridata per l’aggressione a Giannino e la mancanza di una simile reazione per l’uccisione di Modou e Mor da parte di media liberal come il Post e simili, ma il fatto che la strage di Firenze sia infinitamente più grave e aberrante non rende automaticamente non grave o non sbagliato quanto avvenuto a Giannino. E, giova specificarlo, la gravità non è stata tanto nelle uova o nei pomodori, ma nel fatto che la contestazione ha mirato, ed è riuscita, a impedirgli di parlare.
Non dico certo che tra questo tipo di contestazione e l’azione violenta à la Casseri il passo è breve o automatico, anzi, l’unico nesso tra i due eventi è la vicinanza temporale e il fatto che siano stati citati insieme nel tuo commento e nel post di Mazzetta. Ma per me resta comunque una forma di azione politica da respingere, e non solo perché perdente, ma perché replica in piccolo quei meccanismi attuati in grande per controllare i movimenti sociali.
Scusate l’OT, ma è proprio perché condivido l’idea che l’operato di FaS sia legittimo e utile, e l’attacco della Terragni vergognoso, che penso sia sbagliato mettere sullo stesso piano il loro articolo e la contestazione a Giannino.
(poi magari le compagne di FaS non la pensano come me su quell’episodio, ma il principio è chiaro)