Di ritorno da Mantova (una sintesi dell’incontro è qui, felicissima di aver conosciuto di persona una donna meravigliosa come Simonetta Soldani, e di aver visto amici nuovi e vecchi), ho terminato il saggio di Elisabeth Badinter con una domanda, fra le molte. Come mai siamo ancora così ancorati al concetto di natura? La natura lo sa, la natura (anzi: Madre Natura) non fa nulla a caso, è il tormentone che ci accompagna negli ultimi anni.
Uno sguardo al sito italiano della Leche League conferma gli interrogativi: la Leche League nasce negli anni Cinquanta per favorire l’allattamento al seno, di cui è fautrice “ad ogni costo” e senza limiti d’età. Fra gli slogan leggibili nel sito, ne scelgo uno: “Se ti chiedono: Non è un po’ troppo grande per poppare al seno? Puoi rispondere così: Oh, io sono solo la balia. Sai, mi pagano bene”. Qui un articolo dove si parla dell’importanza di allattare oltre il primo anno. Molto interessante anche quanto detto dalla Leche League sul padre: “Il ruolo del padre, specialmente nei primi mesi, è principalmente un ruolo di sostegno e di accudimento della madre, così che lei possa a sua volta concentrarsi sull’accudimento del bambino”. Ci tornerò, ovviamente.
Per oggi, la faccio breve. Badinter demolisce benissimo i falsi miti che portano alla colpevolizzazione della madri che scelgono – o sono costrette a scegliere – l’allattamento artificiale, o che sono perplesse sull’estasi de “i tuoi seni appartengono a Lui” (uno dei comandamenti della LLL), scrivendo, fra l’altro: ”Tutti i discorsi che si ispirano al naturalismo e che, quindi, proibiscono la diversità di scelta sono un ritorno indietro”.
Quella che dà da pensare è la reazione della Leche League, che accusa Badinter di essere una femminista “alla francese” che rifiuta la maternità, dunque, la femminilità stessa. Ora, uno dei grandi, grandissimi rischi non solo francesi, ma comuni a molto movimento delle donne, è esattamente questo: il mito della differenza biologica che prevale sulla cultura (antropologicamente parlando). Ci facciamo i conti quasi tutti i giorni, nelle discussioni sulla questione femminile: peccato che non si tratti di scegliere una “fazione” invece di un’altra, ma di capire su quali basi vada posto il discorso. In altre parole ancora: sembra esserci odor di fondamentalismo e di condanna verso chi non segue la stessa strada “naturale” (e magari sceglie i pannolini usa e getta). Rimuovere questo aspetto porta, temo, a non pochi guai.
Gli uomini che sono interessati a partecipare a dibattiti su gravidanza, vita riproduttiva della donna, allattamento, ecc. possono secondo me dare un importante contributo, ma dovrebbero porsi innanzitutto in una posizione di ascolto verso le donne e il loro vissuto, evitando facili giudizi e un linguaggio che definire inappropriato è un eufemismo, e i cui commenti denotano una misogina di fondo che è evidentemente più forte del buon senso.
Detto ciò, vorrei ribadire, per tornare in topic, che se l’allattamento al seno può essere preferibile per alcuni motivi (molte donne lo ritengono un momento speciale e piacevole, la presenza del colostro, il latte materno è il nutrimento migliore per il neonato, ecc.), quello artificiale lo può essere per altri (alcune donne provano dolore attaccando il bambino al seno, altre hanno pochissimo latte, altre ancora hanno un rifiuto psicologico per tale pratica, altre ritengono opportuno condividere con il loro compagno l’allattamento e quindi preferiscono il biberon, altre sono a disagio con l’idea che il loro corpo debba essere costantemente a disposizione della poppata). Tali scelte, che sono e devono rimanere nell’ambito decisionale della donna, poichè stiamo parlando del suo corpo, non possono essere in alcun modo stigmatizzate, e soprattutto la motivazione che sta alla base di una scelta piuttosto che dell’altra deve rimanere necessariamente nella sfera privata e intima della donna, che può eventualmente volerla condividere con il proprio compagno.
Ma nessuno e nessuna si dovrebbe permettere di sconfinare in un territorio che riguarda la soggettività individuale, anche tenendo conto che stiamo parlando di un atto (l’allattamento al seno) preferibile ad un altro (allattamento artificiale), che non è comunque dannoso e non pregiudica la salute dell’infante.
Vorrei anche sottolineare che tutta questa premura di alcuni soggetti verso l’argomento sembra scomparire (per fortuna!) quando i pargoli crescono un poco e i genitori li nutrono a suon di merendine e snack certo poco salutari. Come mai non c’è lo stesso accanimento e spirito di critica verso mamme e papà che non scelgono un’alimentazione adeguata per i loro piccoli? Dove sono i fondamentalisti della giusta e sana alimentazione a tutti i costi?
Come mai non assistiamo a crociate contro i genitori con i carrelli pieni di junk food mentre siamo pronti/e a crocifiggere le donne che scelgono il biberon?
Domanda retorica, naturalmente.
@Elisabetta
Solo una piccola precisazione, non vorrei andare fuori argomento.
Il latte di formula, non è dannoso, ma potrebbe diventarlo. Il L.A. non è sterile e non contiene anticorpi a differenza di quello materno. Casi di contaminazione durante la produzione, la conservazione non sono poi così rari, fatti di cronaca recenti e non lo documentano bene.
Gli operatori sanitari (non tutti) danno spesso informazioni parziali o superficali riguardo l’uso dei biberon e la corretta preparazione del latte artificiale in polvere. Leggere le etichette delle confezioni non basta.
Poiché non si può stare tranquilli, se viviamo in zone inquinate il latte materno potrebbe contenere diossine e metalli pesanti.
Quindi? Una scelta da soppesare bene, informandosi prima, insistendo affinché pediatri e ospedali facciano bene il loro lavoro.
Circa l’allattamento artificiale quanti genitori sono stati informati in questo modo? Correttamente ed esustivamente?
http://www.who.int/foodsafety/publications/micro/PIF_Care_en.pdf
La mia pediatra non lo fece. Per circa un mese è stata necessaria la somministrazione dell’aggiunta, meno male che esisteva già Internet!!
elisabetta, viva le domande retoriche!
in ospedale subito dopo il parto non riuscivo ad allattare, avevo pochissimo latte. le ostetriche mi guardavano malissimo e più mi guardavano male e meno latte usciva.
ho visto una di loro strizzare le tette di un’altra mamma e mi sono ricordata di quando bambina in campagna andavo a prendere il latte dalla contadina…
per fortuna sono uscita presto e una volta arrivata a casa ho iniziato ad allattare serenamente.
con il secondo e l’esperienza le stesse ostetriche le ho mandate a quel paese, serenamente.
quello che mi turba sempre in queste discussioni sono i toni, le divisioni e le visioni distorte.
nelle associazioni a favore dell’allattamento al seno non sono tutte mungitrici incallite e le mamme che allattano con il biberon non sono tutte delle mondane!
se si generalizza tutto il mondo si divide in buoni o cattivi
peccato però che non sia la realtà
se continuiamo a discutere in questi termini saremo sempre divise
creare gruppi e gruppetti pro o contro epidurale o dolore
non serve a niente
un’altra breve parentesi personale
ho partorito in meno di due ore per tutti e due i miei figli
sono uscita dalla sala parto camminando e sorridendo senza epidurale
invece di dire alle mie amiche incinte come dovevano partorire raccontavo loro la mia esperienza e alla fine ridevano tutte
ovviamente non gli ha tolto il travaglio e il dolore ma per un momento si sono sentite leggere
sollevate dal peso della maternità
e se invece di fare processi
ci raccontassimo?
@Punk eventuali gruppi, blog, associazioni che chiedono il riconoscimento e l’applicazione del diritto all’epidurale, così come quelle persone che attraverso l’informazione e il confronto mostrano l’insensatezza e la pericolosità di posizioni fondamentaliste per cui o si aderisce ad un determinato standard di madre o si è delle reiette, io non solo credo che siano utili, ma necessarie.
Creare un’associazione a favore dell’epidurale non significa imporre l’epidurale a tutte le donne, ma far sì che coloro che la richiedono possano effettivamente usufruirne, possibilmente senza che si sentano in colpa e pensino che sottraendosi al dolore si metta in discussione il legame affettivo con la propria creatura.
punk, ma non mi pare che si generalizzi, nel caso della LLL anzi si fa rifferimento a frasi specifiche tratte dai siti web a cui è affidato il loro messaggio ufficiale. Dare appoggio pratico e morale alle mamme che hanno difficoltà nell’allattamento è cosa lodevole; far passare il concetto che l’allattamento al seno esclusivo, a richesta e molto prolungato sia così fondamentale per l’ottimale sviluppo psicofisico del bambino no, sia perchè non è vero, sia perchè implica che chi fa una scelta diversa è una madre meno attenta al benessere del figlio. Per esempio nel loro sito italiano ci sono due o tre lettere di mamme di bambini oltre l’anno che chiedono come svezzare i loro bebè; le risposte sono del tipo (il virgolettato è dal loro sito): ma sei proprio sicura? pensaci bene! certo sarebbe meglio di no, ma se proprio sei convinta… e sono proposte queste argomentazioni: “il bambino è pronto a svezzarsi completamente dal seno?” “Allattando il cucciolo la mamma lo aiuta a crescere nella consapevolezza che essa è presente ogni volta che lui ha bisogno e questo è fondamentale per costruire la sua autostima e la sua autonomia.” A me non sembra che così si rispetti e appoggi la scelta della madre.
http://www.lllitalia.org/index.php?option=com_content&task=view&id=271&Itemid=26
Non parliamo del capitolo lavori di casa e allattamento…ci fosse mai scritto: decidete che se tu allatti sedici volte al giorno, i lavori di casa li fa il papà. No. Certo il padre deve passare del tempo col bambino, magari “mostrando ai loro piccoli il vasto e vario mondo in cui viviamo” e “ricordare alla neo-mamma che allattare è la cosa più importante che possa fare per avviare nel modo migliore la crescita del loro bambino”. Però ” Chiedi aiuto, alla mamma, alla suocera, ai parenti, ai vicini di casa per una camicia da stirare, per un piatto di pasta al forno, per un sugo diverso. “
il diritto all’epidurale deve diventare allora una battaglia politica
da combattere non contro altre donne ma contro lo stato
se parliamo di libertà di scelta non posso che essere dalla parte di tutte
se parliamo di parto non possiamo non chiedere strutture che ci garantiscano di farlo nella maniera più sicura possibile
so benissimo cos’è un’associazione a favore dell’epidurale e come opera
non discuto di questo
ma di come dall’altra parte ci si faccia ancora condizionare
“o si aderisce ad un determinato standard di madre o si è delle reiette” io su questo non sono d’accordo
si è reiette per chi?
“Allattando il cucciolo la mamma lo aiuta a crescere nella consapevolezza che essa è presente ogni volta che lui ha bisogno e questo è fondamentale per costruire la sua autostima e la sua autonomia.”
oh poi magari mi sbaglio ma a me sembra che così quel cucciolo avrà grosse difficoltà un giorno ad amare una donna!!!
sì beh anche a me suona bizzarro, questa idea che il principale mediatore tra il mondo e il “cucciolo” (14 mesi qui, eh, non appena nato, quindi con accesso a infiniti altri stimoli e modi di relazione) è la tetta, il che tra l’altro esclude di fatto il padre dalla facccenda.
ma i ginecologi non dicono niente?
E’ di questo articolo che parlate?
http://www.lllitalia.org/index.php?option=com_content&task=view&id=138&Itemid=26
L’ho letto tutto attentamente, mi sembrano tutte più o meno frasi di buon senso. Tutte cose che mio marito ha fatto senza leggere il loro sito, tipo sistemare i cuscini, coccolarlo, cullarlo, fare il bagnetto, il ruttino e annessi vari, difendermi dalle critiche (eh, sì anche questo!).
Non mi sembra ci sia esclusione del padre, anzi.
Specificano che si tratta dei primi mesi o delle prime settimane, suppongo che poi le madri imparino ad uscire da sole, nel vasto mondo…
Quel tipo di allattamento esclusivo dura davvero poche settimane, la maggior parte già al terzo mese poppa di meno.
dal loro sito:
“Il turno del papà, nell’alimentazione del bambino, arriva quando il piccolo passa ai cibi solidi. Anzi, può darsi che il bambino sia più propenso ad accettare alimenti solidi dal padre che non dalla madre, che il bambino associa invece all’allattamento.”
Quanti papà l’hanno fatto?
Mi sembra che siano altri gli interventi più integralisti, tipo quello dell’allattamento prolungato.
Però a dire il vero sul sito della LLL c’è anche questo:
http://www.lllitalia.org/index.php?option=com_content&task=view&id=266&Itemid=114
“Che cosa non fa La Leche League
La filosofia de La Leche League prevede la condivisione delle esperienze (per maggiori informazioni clicca qui ) e il passaggio di informazioni da mamma a mamma. Pertanto La Leche League non “costringe” le donne ad allattare “a qualunque costo”, non spinge le donne ad allattare “ad oltranza”, non “impone” alle mamme l’eliminazione della giunta di formula artificiale. Se avete sentito dire cose di questo genere, potrebbe trattarsi di qualcuno che si spaccia per Consulente de La Leche League, e vi saremo grate se ci segnalerete l’accaduto” …
appunto miriam
bisogna stare attente a non creare dei mostri
grazie per la segnalazione che trovo molto utile per un dialogo sereno
“Alcune Consulenti de La Leche League sono vegetariane, altre adorano le bistecche e altre ancora la pizza e le patate fritte. Alcune sono cattoliche ed altre atee, alcune agnostiche e altre musulmane. Alcune leggono un quotidiano al giorno, altre più di uno, altre leggono solo romanzi rosa. Alcune si dilettano di formule matematiche. Alcune parlano lo svedese, il giapponese o l’esperanto, mentre altre soltanto l’italiano o magari il dialetto. Alcune vestono Prada e altre come capita. Alcune hanno partorito in casa, altre con il cesareo. Alcune usano la fascia e altre il passeggino. Tutto questo non ha nulla a che fare con la loro attività ne La Leche League. Le Consulenti sono diverse fra loro e hanno interessi e convinzioni diverse, ma il loro approccio con la mamma è sempre lo stesso: sostenerla nel suo allattamento e nel suo personale modo di essere madre.
Le Consulenti de La Leche League non offrono soluzioni precostituite, perché queste soluzioni non esistono, non più di quanto possano esistere due mamme o due bambini uguali fra loro.”
che è un po’ diverso da quello che ho letto finora
Il sito va un po’ scandagliato, indubbiamente.
Ma chi ha frequentato le consulenti sa che non impongono nulla.
Parlo per mia esperienza e per quelle di altre madri che hanno seguito con il corso post parto.
A questo punto mi chiedo chi stia dietro alla gestione del sito italiano.
forse la lipperini!
(era una battuta non scaldatevi subito!)
Miriam, due cose diverse che dico.
1) L’allattamento esclusivo a richiesta è un’impresa sfiancante, se fatto senza nessun supporto: se si fa una capa tanta alla madre perchè si sobbarchi il compito di allattare giorno e notte, sarebbe logico “spronare” altrettanto il padre a offrirle supporto morale ma soprattutto pratico per facilitare questa cosa! Non solo cocccolare il pupo, ma fare il bucato, stirare le camicie, cucinare ecc. E non per la settimanella canonica, ma finchè dura questo tipo di allattamento: eppure non mi sembra che ci sia nel sito una pressione per i padri in questo senso (tipo in “come posso conciliare i lavor idi casa con l’allattamento …” http://www.lllitalia.or/index.php?option=com_content&task=view&id=141&Itemid=26, il padre non è mai mai mai menzionato se non nella definizione degli standard accettabili di pulizia). E’ tutto roba di donne.
2) continuare l’allattamento ben oltre l’anno viene presentato come scelta ottimale per il bambino, dal punto di vista relazionale: evidentemente somministrare il cibo solido non è considerato sullo stesso piano nel dare fiducia autonomia ecc.
@Punk
:-))) Clap!
Ciao a tutti ora devo fuggire, nel mondo.
Sì, dietro l’angolo, a prendere l’ex neonato a scuola.
Solo l’allattamento era finito…
Nessun mostro, e poi io non parlo delle consulenti, ma del messaggio che viene veicolato sul sito, scritto e gestito da LLL, che si suppone ne rappresenti i valori. Magari le consulenti lavorano per l’associazione ma non ne condividono i valori, non so. Anche il sito non impone nulla, ma espone la sua posizione su certe faccende e io parlo di quella. Personalmente non mi sembra, come ho già esposto più su, che sostenga il personale modo di essere madre di ciascuna, ma ne abbia in mente uno ben preciso.
punk, La Lipperini League
@francesca violi
L’allattamento esclusivo a richiesta sì, può essere impegnativo, ma definirlo sfiancante è forse eccessivo. Certo, se una donna si sente stanca e preferisce passare al latte artificiale va comunque bene, l’importante è che in qualsiasi modo decida di nutrire il figlio si senta a proprio agio e tranquilla. Per quanto riguarda il sito della Leche League, mi ha fornito indicazioni utili per affrontare l’allattamento e io penso di averlo letto un po’ tutto, francamente non interessandomi al tipo di madre che avesse in mente: cercavo le indicazioni PRATICHE che non mi sapeva dare nessuno (no, allattare non è così semplice e naturale…) e lì le ho trovate, per fortuna. Una mia amica poi ha avuto la necessità di parlare con una consulente ed ha avuto delle indicazioni importanti, fornitele con gentilezza, capacità di comprendere le sue difficoltà e soprattutto senza forzature e pressioni. Quanto all’allattamento oltre l’anno, che conosco perché l’ho praticato con entrambi i figli, non si contrappone di certo al “somministrare cibo solido”, ma il latte materno diviene semplicemente un alimento in più che si affianca agli altri e che, con gradualità, viene poi tolto.
Luciana, non metto in dubbio che sul sito siano contenute anche informazioni molto utili e che le consulenti diano consigli pratici validi. Però si può dissentire da una certa visione o no?
Per l’allattamento a richiesta, io dico che è sfiancante se una non ha nessun supporto, cioè se deve anche badare da sola alle faccende domestiche: quindi insistere tanto sulla sua idealità, senza però tirare in questa responsabilità anche il padre in modo sostanziale, mi sembra carichi di ulteriori pressioni le madri, che già ne avrebbero abbastanza.
Infine l’allattamento oltre l’anno: non stiamo parlando della mia o tua scelta, ma di quello che viene proposto da LLL. Leggo: “Allattando il cucciolo la mamma lo aiuta a crescere nella consapevolezza che essa è presente ogni volta che lui ha bisogno e questo è fondamentale per costruire la sua autostima e la sua autonomia.” Questo parlando a una mamma che vorrebbe svezzare la figlia di 14 mesi. Il cibo solido è stato introdotto da otto mesi, ma si ribadisce che è l’allattamento (immagino al seno) che aiuta a costruire autostima e autonomia. Evidentemente le due pratiche non sono considerate equivalenti dal punto di vista relazionale (dal punto di vista nutrizionale il LM come dici anche tu è solo un alimento tra tanti). Io non ho niente contro l’allattamento prolungato, ma un conto è dire allatto a lungo perchè è un momento piacevole, una coccola tra me e mio figlio che fa piacere a entrambi, un conto pensare di farlo per il bene del figlio, perchè è “naturale”, perchè in altre culture lo fanno e dunque noi allora abbiamo forse perso i veri valori ecc.
Francesca, il sostegno da parte del padre è fondamentale, non si può portare avanti l’allattamento senza il suo appoggio, sarebbe troppo complicato. La Leche League da qualche parte nel sito lo sostiene, ma non ricordo più dove (pur avendolo letto tutto, è stato qualche tempo fa e la memoria mi tradisce). In realtà non mi è mai sembrato che la pressione venisse collocata da loro esclusivamente sulle madri. Di fronte a tutti gli “esperti” ed “esperte” che appena hai un figlio sentenziano su ciò che si deve fare e ti stressano senza avere reali competenze, e senza calarsi nella tua reale situazione, mi sono sembrati un punto di riferimento valido e lo penso ancora. Quanto alla polemica con Badinter, non saprei cosa dire perchè non conosco il suo libro e credo che lo leggerò.
L’ultima e poi smetto. Non riguarda direttamente la LLL.
Il latte umano è così “unico” nella sua composizione che per casi selezionati si è pensato addirittura di creare delle Banche del latte.
Ad es.:
http://www.aiblud.org/informazioni.html
http://bancalatte.meyer.it/categoria_1_col.php?IDCategoria=950
Questo per sottilineare che la tecnica industriale non ha ancora raggiunto la raffinetezza evolutiva dell’essere umano.
Ma ritornando al personale, io DEVO STRA RINGRAZIARE IL L.A. perchè solo quello, nel breve periodo di due settimane, mi ha consentito di riprendere fiato e far crescere un pochino di peso il figliolo favorendo cioè una adeguata suzione. (Solo dopo è arrivata la consulenza di LLL).
Un secolo e mezzo fa mio figlio sarebbe morto, di fame, oppure avrei dovuto pagare una balia. Ah, la Natura…
Ecco appunto, passando ai nostri -per fortuna- tempi moderni, si deve avere la possibilità di scegliere in consapevolezza con le dovute e sacrosante informazioni medico scientifiche.
@punk:
“il diritto all’epidurale deve diventare allora una battaglia politica
da combattere non contro altre donne ma contro lo stato
se parliamo di libertà di scelta non posso che essere dalla parte di tutte
se parliamo di parto non possiamo non chiedere strutture che ci garantiscano di farlo nella maniera più sicura possibile
so benissimo cos’è un’associazione a favore dell’epidurale e come opera
non discuto di questo
ma di come dall’altra parte ci si faccia ancora condizionare
“o si aderisce ad un determinato standard di madre o si è delle reiette” io su questo non sono d’accordo
si è reiette per chi?”
Le associazioni che si occupano di epidurale sono già attive sul piano politico perchè il parto in epidurale diventi un diritto di tutte le donne.
Di guerre sante contro le donne che preferiscono non avvalersi dell’epidurale non ne ho mai viste; infatti chi persegue l’obiettivo del riconoscimento di un diritto non cerca di imporre tale diritto, ma di renderlo fruibile.
Piuttosto, ci sono tante, troppe persone, tra cui ostetriche e ginecologi, che diffondono disinformazione colpevolizzando e facendo sentire inadeguate le donne che scelgono di evitare un parto doloroso o che scelgono il latte artificiale anziché l’allattamento al seno.
Io non giudico moralmente una donna che all’epidurale preferisce i canti gregoriani o il training autogeno o farsi venire i lividi aggrappandosi alla sponda del letto; ma mi aspetto che tale sospensione di giudizio sia presente anche per le donne che fanno scelte diverse.
Non solo, le scelte possono essere tali in presenza di un’informazione quanto più possibile completa; dire che se una donna fa l’epidurale non è una donna coraggiosa o il bonding con la sua creatura sarà compromesso, o colpevolizzare la mamma che non allatta al seno paventandole un figlio che se nutrito con latte artificiale incorrerà in vari problemi di salute, relazionali, psicologici e quant’altro, vuol dire sostituire alla comunicazione con una base scientifica, una serie di credenze che costituiscono un modello naturalistico e unico, a mio parere riconducibile ad una visione fortemente patriarcale del corpo della donna come mezzo di riproduzione piuttosto che come ente e agente soggettivo e responsabile.
“o si aderisce ad un determinato standard di madre o si è delle reiette” io su questo non sono d’accordo
si è reiette per chi?”
Puoi non essere d’accordo con un’opinione, ma la mia è una constatazione che puoi verificare parlando con le donne che hanno scelto l’epidurale, o che hanno allattato al biberon, e chiedere loro quali sono stati i commenti, gli sguardi, e gli atteggiamenti di conoscenti, parenti, medici, che avevano intorno.
Oppure ti basta visionare i forum e i siti in cui si tratta di maternità, per trovare l’immaginario di cui si sta parlando.
@Elisabetta
Comprendo in pieno. Come dicevo nel post precedente (non so se ancora in moderazione) abbiamo bisogno di comunicazione scientifica.
Riguardo gli operatori sanitari,
Al contrario alcune mie conoscenti ed io stessa volevamo una medicalizzazione minima e i ginecologi, l’ospedale offrivano a piè spinto epidurale e ossitocina, campioni di latte artificiale alla dimissione;
ci siamo sorbite infinite intromissioni sull’allattamento che non ci permetteva di tenere la casa pulita, di fare la spesa e via dicendo…
L’immaginario sarà anche quello della madonna ma nella pratica nessuno ti sostiene soprattutto se significa non rientrare negli standard precenti: dimagrisci, torna in forma e produttiva e consumatrice da subito, perchè noi non abbiamo nessuna voglia di aiutarti.
“campioni di latte artificiale alla dimissione”: pensavo fosse illegale! nell’ospedale qui, per i neonati bisognosi di LA, in nursery hanno la pratica di ruotare la marca di latte ogni tot per non fare pubblicità occulta.
“Puoi non essere d’accordo con un’opinione, ma la mia è una constatazione che puoi verificare parlando con le donne che hanno scelto l’epidurale, o che hanno allattato al biberon, e chiedere loro quali sono stati i commenti, gli sguardi, e gli atteggiamenti di conoscenti, parenti, medici, che avevano intorno.”
elisabetta guarda che non vivo mica isolata e soprattutto sono madre che frequenta altre madri
ormai da un po’di anni!
nessuna di loro ma proprio nessuna si è mai sentita giudicata per il biberon o l’anestesia o dai conoscenti parenti amici
come la mettiamo?
@Francesca
I campioni e l’indicazione di un determinato latte A. scritto sul foglio di dimissioni, sono illegali.
Alcuni ospedali però insistono nella pratica.
Esiste un Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, recepito da due decreti ministeriali (2005 e 2009).
Ma l’effettiva applicazione e le relative sanzioni, per chi non si attiene ad essi, sono partiti solo da quest’anno con il D. L.vo 84/2011. http://www.altalex.com/index.php?idnot=14553.
Tanto per sapere.
Un estratto dal Codice:
“Art. 10 – La pubblicita’ degli alimenti per lattanti è vietata in qualunque modo, in qualunque forma e attraverso qualsiasi canale, compresi gli ospedali, i consultori familiari, gli asili nido, gli studi medici, nonche’ convegni, congressi, stand ed esposizioni.
In deroga al comma 1, la pubblicita’ degli alimenti per lattanti è consentita solamente sulle pubblicazioni scientifiche specializzate in puericultura destinate a professionisti dell’ambito pediatrico e nutrizionale. Tale pubblicita’ deve essere limitata ad informazioni di carattere scientifico basate su documentate evidenze e non deve, in qualunque modo, sottintendere o avvalorare l’idea che l’allattamento artificiale sia superiore o equivalente all’allattamento al seno…
@Punk:
Mi sembra un pò fuorviante condurre un dibattito sulla base di singole esperienze personali, di cui si deve certo tenere conto, ma che non hanno comunque carattere di esaustività; in ogni caso, di testimonianze di donne e medici che denunciano un clima di colpevolizzazione riguardo determinate scelte delle donne, ne puoi trovare quante ne vuoi nei luoghi virtuali che ho menzionato sopra.
Per non parlare della letteratura (Leboyer, Odent, Gaskin, ecc.) di cui abbiamo discusso e che ben descrive una certa rappresentazione della donna nel contesto materno.
Se vuoi negare quel che è evidente, ma che certo non può investire la totalità delle esperienze di ciascuna donna esistente, ca va sans dire, tramite un ragionamento induttivo fai pure; la realtà dei fatti rimane la stessa, e spero se ne continui ad evidenziare gli eccessi e le derive.
Tra l’altro mi pare che eri tu stessa a raccontare di essere stata guardata malissimo dalle ostetriche perchè non riuscivi ad allattare; non è forse questa un’espressione di quel clima fondamentalista su cui stiamo cercando di riflettere e di cui evidentemente hai fatto anche esperienza diretta?
si hai ragione
è un po’ fuorviante.
e scusa ma frequento poco i luoghi virtuali di solito con le persone ho rapporti diretti
(le ostetriche mi guardavano male è vero ma non mi hanno condizionato la vita)
Due cose –
La retorica sull’allattamento e il parto naturale è un classico punk, io ho fatto un cesareo, ne sono entusiasta e me ne hanno dette di tutti i colori – non in ospedale però perchè l’ospedale dove ho partorito è sotto questo profilo (come su quello dell’allattamento) fantastico. Poi se non mi sento giudicata riguarda il mio personale amor proprio, non la quantità di giudizi fuori luogo. Certamente esiste una retorica, ed esiste anche un certo tipo di persone che si sentono tranquillizzate nella loro identità rompendo le palle a chi ce l’ha diversa, da li scatta la foga con cui ci si lancia in certe argomentazioni e ci si razzola ossessivamente, che è quello per cui a prescindere certi forum mi danno la nausea e me ne sono sempre tenuta alla larga, come del resto ai discorsi tra mamme sulla mammità, perchè non di rado scatta questa visceralità irrazionale.
Voglio dire – l’allattamento naturale è “un po’” meglio. Il parto cesareo ha dei rischi e il naturale degli altri, la salute psicologica dei rapporti è decisamente a monte di queste scelte che in caso manipola ma da cui non è manipolato. Perchè trattare questi argomenti come se il gap fosse ben altro? Non è che se un bimbo non è allattato diventa psicotico e schiatta di netto. Non è che manchino storie di parti naturali al limite del delirio, o viceversa.
Quello che a me personalmente da fastidio, non è forse nè lo sguardo nè il giudizio che boh, sti cavoli problemi loro. E’ il potere politico di una ideologia che si appropria del mio corpo. E’ interessante come la metafisica della naturalità sia inchiodata alla donna più del libero arbitrio, per cui essa deve seguire la natura, più di quanto si faccia in altri casi. Ma non trovate paradossale che mi si dia il sacrosanto diritto di interrompere una gravidanza, ma non ho il diritto di scegliere donde e con che tempistica partorire un figlio? Se con dolore o meno? Una volta che si sancisce la possibilità dell’aborto, bisogna riflettere in termini bioetici su tutte le conseguenze del caso.
Mi aggancio all’ultima parte dell’intervento di Zauberei: nella letteratura bioetica si parla di aborto e di embrione, di tecniche di riproduzione assistita, di contraccezione, genetica e clonazione, fine vita, consenso informato, ecc. ma manca una trattazione sistematica della gravidanza e del parto, e quando tali temi sono (raramente) presenti la donna, come persona attiva e responsabile, come soggetto individuale di cui tenere conto, scompare.
Ciò credo sia in buona parte dovuto al considerare la gravidanza e il parto eventi a cui si è biologicamente destinate, puramente naturali, e in cui la donna è soggetto alquanto passivo che subisce la gravidanza (così come il parto) più che agirla. Di qui lo scarso interesse a riflettere su tali questioni.
Occorre recuperare, e risignficare, tutto ciò che è invece culturalmente e socialmente costruito intorno alla maternità, e dibatterne anche in ambito bioetico.
Si confonde ancora una volta esperienza personale e resto del mondo, così si rimane sordi e ciechi a quel che succede davvero. La retorica della maternità “naturale a tutti i costi” fa danni enormi a livello generale, sulla personalità delle singole madri e dei gruppi di madri soprattutto. Negarlo significa sognare di vivere nel migliore dei mondi possibili: il proprio.
@Gianna
La retorica della maternità “naturale a tutti i costi”,
non la vedo così onnipresente, se non in alcuni ambienti di nicchia, tra cui il web, che per molte/i è ancora materia oscura.
Le riviste dedicate alla maternità sono tutto un pullulare di aggeggi tecnologi e pubblicità di biberon, tettarelle e culle automatizzate.
Qualche volta compaiono articoli sui parti in casa, presentati sempre con grande cautela visti i rischi connessi.
Per la tv non mi esprimo, perchè non la vedo.
Volevo, volevamo riappropriarci nel nostro corpo e non ci siamo ancora riuscite.
Brevemente alcuni es. tra i tanti,
che dire dell’episiotomia praticata spesso senza chiederci il permesso o addirittura quando non è necessaria, del parto litotomico (orizzontale) obbligatorio durante la fase espulsiva, del cesareo “indotto” perchè molti operatori non sanno più di parto spontaneo, (sud Italia soprattutto) ?
Questo non è il mio mondo, è quello della maggioranza delle donne italiane.
oggi su tutti i quotidiani
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/09/16/news/troppo_anziani_e_egoisti_il_giudice_toglie_loro_la_figlia-21740469/?ref=HREC2-1
Quello dei tribunali dei minori è un lavoro infame: come ti muovi sbagli. Ma, senza polemica alcuna, mi chiedo in base a quale modello abbiano giudicato questa coppia. Non si tratta infatti di un dibattito bioetico ma di decisioni che toccano la carne reale di persone reali.
Comunque per questo articolo, ne parlavo pocanzi con alcune amiche abbastanza addentro al mondo delle adozioni e tribunali minorili, e concordano che per i motivi descritti non si può togliere definitivamente la patria potestà (servono abusi, trascuratezza grave ecc.). Ricordo anche nel caso che uscì la notizia che una bambina era stata data in adozione perchè la madre era indigente: un’altra cosa impossibile (anzi i tribunali dei minori italiani in genere “peccano”, se così si può dire, proprio nel senso contrario, e tentano in ogni modo di evitare questa misura estrema). Entrambe le notizie non si possono prendere per buone, presentate in modo così parziale.
@ Francesca Voli
sulla Stampa di oggi (lo trovi on line nella sezioni opinioni del sito) c’è un commento, sulla tua stessa linea, di uno studioso di diritto.
Concordo con Miriam, oltre ad averlo vissuto in prima persona conosco molte altre donne che sono state criticatissime per aver allattato a richiesta, “a lungo” ecc…fino alle minacce più orribili di danni psicologici gravi a lungo termine (ma come fanno a dire ste cose, nelle schede anamnesi di tossici, alcolisti e altre patologie gravi non vi è alcuna domanda circa la durata dell’allattamento…) Non capisco come si possa parlare di “naturale a tutti i costi” date le percentuali di cesarei, parti medicalizzati non richiesti, kristeller e altre manovre di cui alle donne non si chiede concenso. Al sud le percentuali di cesareo sono oltre il 45% .
Ho sentito personalmente Odent affermare che per come vengono medicalizzati senza consenso certi parti “naturali” sarebbe meno dannoso un cesareo concordato con la donna.
E ricordo a tutte che i bambini allattati con solo seno oltre il 3 mese in italia sono una esigua minoranza, figurarsi quelli di un anno.
Ripeto, ce n’è per tutte, quelle che allattano come vogliono sono stra osteggiate e sottilmente considerate fuori di testa. E molti post qui ne sono una testimonianza.
si metta agli atti che sono per la LIBERTA’ !
quindi si all’epidurale si ad allattare come cavolo vogliamo
detto questo
escludendo la mia esperienza personale frequentando altre donne e facendo volontariato in un ospedale mi accorgo che la retorica della maternità naturale a tutti i costi non è poi così condizionante
e che molte donne che hanno scelto di partorire con l’anestesia o di non allattare (cosa che spesso purtroppo non è neanche una scelta) hanno potuto fare la loro scelta consapevolmente liberamente e senza processi da parte di altri
ovviamente quello che affermo non è l’assoluto
ribadisco che continuare a fomentare e a dividere non serve alle donne
che durante la gravidanza poi sono seguite da medici molti di loro più saggi di tanti siti web e che una volta nato il bambino possono contare sui consigli dei pediatri non ancora per fortuna così tanto rincoglioniti da consigliare cose dannose per la madre e il bambino
ovviamente questo non esclude delle menti folli!
il lavoro di loredana è importante e utile se serve a capire dove e come noi donne possiamo aiutarci
senza fanatismi
senza stigmatizzare
senza generalizzare
perchè altrimenti potrei facilmente dire che chi sceglie di partorire senza epidurale è considerata una pazza masochista!
sono d’accordo con mara che mi ha anticipato
e anche con miriam
ora vado a preparare la cena per i miei maschietti!
Sulla storia dei genitori a cui, secondo alcuni articoli, sarebbe stata la figlia perchè troppo anziani, c’è questa nota del tribunale qui riportata che smentisce assolutamente e spiega le ragioni alla base della sentenza:
http://www.agi.it/cronaca/notizie/201109161611-ipp-rt10175-minori_tribunale_torino_bimba_tolta_a_anziani_per_abbandono
“Si giunge a dichiarare l’adottabilita’ di un bambino – scrivono il procuratore e il presidente del tribunale dei minori – quando siano accertati episodi abbandonici sistematici, tali da provocare un grave danno alla sua integrita’ fisica e/o psicologica e manchino i presupposti per un recupero delle funzioni genitoriali; nonche’ quando, di fronte a tale situazione, non vi siano parenti disponibili a surrogare i genitori nelle loro funzioni”.
Io sono mamma di un bambino, partorito con l’epidurale, e allattato fino ai tre anni.
Tutte queste decisioni le ho prese perché, allo stato contingente, sono state le piú adatte a me, e a lui, per come era la situazione e per come siamo io e lui come persone. Il fatto che fosse stato piú o meno ‘naturale’ farlo non ha condizionato le mie scelte. Se non soffrissi cosí tanto il dolore, forse non avrei trovato necessario fare l’epidurale, se mio figlio fosse stato un altro bambino probabilmente avrebbe perso l’interesse per il seno in un altro punto della sua vita, magari a cinque mesi come é successo al bimbo di una collega, la quale ci era pure rimasta male.
Il fatto é che sarebbe il caso di smetterla di fare il processo ad ogni decisione di una madre e di un genitore, tanto piú che ogni scelta viene comunque aspramente criticata.
Fai l’epidurale o il cesareo? sei contro natura (e un’anestesia dal dentista, o l’asportazione dell’appendice, invece?), non fai l’epidurale, sei una povera idiota martire, una percolosa antifemminista.
Allatti fino a tardi? allora hai un morboso rapporto erotico con tuo figlio, nonché schiavizzi il tuo corpo per rifugiarti in una condizione da oppressa (e se é una bimba? sei lesbica? A questo proposito mi ha deluso l’osservazione di Zauberei in uno dei primi commenti: nonostante io abbia allattato a lungo, la componente erotica non mi ha mai sfiorato i pensieri)
Non allatti, o allatti poco, dai il LA? sei un’egoista che pensa solo alla linea e alla carriera e destinerá la prole ad una vita di allergie.
Come se una buona genitorialitá si decidesse in pochi mesi di allattamento, o in alcune ore in sala parto.
Addirittura, come se la scelta, o meno, di diventare madre, avesse necessariamente a che fare con un certo ruolo, piú o meno passivo, della donna. Cosa c’entra? Ho un figlio, un altro in arrivo, fatti perché la societá in cui vivo (quella svedese) mi ha permesso di dedicarmi al mio lavoro, ai miei interessi e alla genitorialitá senza dover sacrificare irrimediabilmente qualcosa.
Ho avuto anch’io un sacco di dubbi sulla mia adeguatezza come madre. Parlandone col mio psicologo, ne ho ricevuto una delle risposte piú sensate che abbia mai sentito sull’argomento: ‘se ci fosse un modo perfetto ed univoco di essere bravi genitori, non ci sarebbero tutti questi dibattiti sull’argomento. Un* fa quello che ritiene giusto per se stess* e i figli, per quel peculiare se stess* e per quei peculiari figli’.
E sono proprio d’accordo. Tutto il resto sono sterili tentativi di assolutizzare situazioni relative al singolo individuo.
Acquistato oggi il libro della Badinter, in una nota libreria di Milano che inizia con la F.
Secondo voi dove è collocato il libro? Negli scaffali dedicati a:
Scienze umane?
Scienze sociali?
Non sia mai, il posto giusto secondo loro è, tenevi forte, pedagogia!
Accanto a titoli come “genitori perfetti, nove mesi e non sentirli, è arrivato un bambino, nascere in acqua…” Di solito questi testi sono confinati accanto al settore bambini e ci si imbatte solo se si è in gravidanza o si ha già figliato. Invece da quel poco che ho letto, potrebbe interessare ad un pubblico più vasto.
Indicativa anche la scelta del titolo italiano *Mamme cattivisime? La madre perfetta non esiste*, mentre in francese “le conflict. La femme et la mère”. Pur non conoscendo il francese la differenza mi appare lampante.
Arghh! X-(