Roberto Parpaglioni è amministratore unico e direttore editoriale di Quiritta, la casa editrice che ha pubblicato H.P., l’ultimo autista di Lady Diana di Beppe Sebaste, che sembrava destinato alla cinquina finale del Premio Strega. Così non è stato. Roberto mi manda questa mail, con preghiera di pubblicazione. Eccola, poco prima di ripartire per Torino:
“Sono l’editore del libro che, per opinione ampiamente diffusa, potrebbe essere definito il più bello tra quelli presentati al Premio Strega di quest’anno. Sorprendentemente, però, lo scrutinio del 23 giugno a “casa Bellonci” lo ha escluso dalla cinquina dei finalisti, riconoscendogli solo 22 giudizi favorevoli sui circa 400 a disposizione della Giuria.
Fino a tre, quattro giorni prima dello scrutinio, il lavoro dell’autore e mio era stato confortato dalle dichiarazioni di molti votanti, nonché da voci provenienti dalla stessa Fondazione Bellonci, concordi nella certezza pressoché assoluta di un esito a noi favorevole.
Nelle ultimissime ore, invece, è avvenuto il disastro. Decine e decine di voti passavano dal nostro libro ad altri, mentre a me arrivavano telefonate di giurati che, avendo dapprima assicurato il necessario consenso al nostro libro, si ritrovavano ad essere letteralmente assediati non solo dagli uffici stampa, ma anche dai proprietari di alcune grandi case editrici che arrivavano ad evocare addirittura la “fine del Premio Strega”, qualora il loro libro non fosse stato promosso alla cinquina dei finalisti.
Io ho pubblicato un bellissimo libro, l’ho fatto partecipare ad un premio importante. Ho gareggiato nella maniera più pulita, onesta e trasparente. Non è facile affrontare giurati che, come unica giustificazione alla propria scelta, dichiarano di aver apprezzato un libro, ma di essere costretti a votarne un altro per “motivi di scuderia” (sic). O altri che, candidamente, ammettono di non saper nulla dei libri che la Fondazione ha loro inviato. O altri ancora che “quel” libro non l’hanno neanche ricevuto.
E non è facile capire il funzionamento reale di un Premio che, già in sede di presentazione, annuncia ufficiosamente la cinquina dei finalisti, per poi confermarla ufficialmente al termine di uno scrutinio che esprime le valutazioni di circa 400 (!) giurati.
Comunque, se il criterio selettivo deve essere questo, mi permetto di suggerire un piccolo consiglio a chi, tra i promotori, ha ancora la forza di ascoltare: tenete in piedi il Premio Strega, un’istituzione di cui l’editoria italiana non può fare a meno. Ma in parallelo organizzatene uno nuovo, altrettanto importante, per “il libro più bello”.
battig è un imbecille in cerca di pubblicità. Cancellalo.
ma chi l’ha detto che il libro del cinghialetto sebaste era il migliore: a me è sembrato un libro mediocre.
@ Lipperini
Che dici, come mai tutto questo astio verso di me da parte dei frequentatori del tuo blog per venti righe di idee attorno allo scrivere?
@ Anonimo
Grande!
Non mi era capitato mai di leggere qualcuno in grado di dimostrare tutte le sue deficienze in una riga dicendo solo tre cose.
“imbecille” è chi è debole di mente, e tra me che scrivo il mio nome ed esprimo pensieri e tu che non riesci nemmeno a scrivere il tuo nome direi che si capisce bene chi è il più debole di mente.
“in cerca di pubblicità”, dimostra che non hai la minima idea di cosa sia la pubblicità, dato che il messaggio pubblicitario è veicolato per dare un’immagine chiaramente positiva e univoca mentre la mia esposizione è veicolata per suscitare la messa in discussione del pensiero unico attraverso la segnalazione di esempi, a mio modo di vedere, negativi. Inoltre la pubblicità serve per vendere qualcosa, e di solito chi vuol vendere qualcosa non si mette a criticare la faccia del compratore.
“cancellalo”, che dire, un suggerimento abbastanza perentorio alla gentile padrona di casa che assomiglia ad un invito fascita. fai parte anche tu della comunità o della setta evocata da Ano Nemo? E poi chi altro o cos’altro volete cancellare?
Bambinetto arrabbiato, fai il bravo e vieni a giocare con me se vuoi giocare, altrimenti lascia perdere, tra un debole di mente come dici che io sia e uno senza cervello ce la farà sempre il debole di mente. E’ questo che mi favorisce nel confronto con gente come te.
Simone Battig