PER QUELLI CHE HANNO VISTO…

300.

89 pensieri su “PER QUELLI CHE HANNO VISTO…

  1. Saviano sul film diceva l’esatto contrario di quel che dice Wu Ming, e non era un’analisi ma la recensione di uno che vedendo il film si era esaltato. Legittimo, ma dopo deve esserci altro.

  2. No, no: mica mi metto ad ascoltarli che poi mi fregano l’effetto sorpresa. Il film non l’ho ancora visto e conserverò la ‘verginità’ fino all’avvenuta visione.
    Blackjack

  3. precisina cara, del film sulle Termopili non mi frega nulla. del fatto che qualcuno ci si faccia le pippe sopra ancora meno. però, per carità, la registrazione minghiana dura anche meno del film, per cui largo ai volonterosi

  4. Anghelos, credo di sì, più avanti.
    Blackjack: infatti, ho precisato che il link era per chi aveva già visto il film (anche se, volendo, un discorso sul mito può interessare anche coloro che non hanno intenzione di vederlo).
    Nicolò, potresti spezzare il link? Non riesco ad arrivare alla pagina. Grazie.

  5. lo so, ma io parlo a mio nome, tu su presunta delega di tutti. questa la sostanziale differenza fra i nostri due ego

  6. E’ molto interessante (e lunga…) l’analisi di WM1.
    Mi intriga, perché anch’io penso che un film del genere non possa non essere letto nel contesto storico/politico in cui è stato prodotto. La cosa curiosa invece è come di questa lettura possano essere date due versioni praticamente antitetiche.
    Riprendo due dichiarazioni di Zack Snyder, il regista del film, che si spiegano da sole. La prima: “Mi è stato chiesto a un certo punto: George Bush è Leonida o Serse? Penso che possiate avere argomenti per entrambe le posizioni.” La seconda è, nella sua ritrosia, ancora più netta: “Nel film non c’è una parte riconducibile a qualche schieramento di oggi. Serse non è George Bush. Anche se, fisico a parte, potrebbe sembrarlo.”
    Snyder insomma, tentativi di de-ideologizzazione a parte (direi scontati, quando si ha a che fare con un kolossal hollywoodiano), sembra avallare l’ipotesi che va bene, quello inscenato nel film è lo “scontro di civiltà” dei 2000, con la differenza sostanziale che i persiani sarebbero l’Occidente, e gli spartani (tagliando con l’accetta) l’Iraq o chi per esso, secondo un tipico processo di ribaltamento dei ruoli.
    E devo dire che anch’io, finito il film, ho ricavato questa impressione. Né evidentemente sono stato l’unico. Sia chi era con me, sia altri con cui ho parlato, sia il solito Scurati, sia (se non sbaglio) Alberto Crespi su L’Unità, hanno tutti inteso 300 in chiave sì ideologica, ma opposta alla versione corrente/maggioritaria (che è poi quella così ben sviscerata da Wm1).
    Gli elementi – piuttosto elementari, in verità – per farla breve sarebbero questi: il grande impero (Impero…) di Persia, che coalizza sotto la propria bandiera popoli e nazioni diverse, che combatte da lontano con le frecce e con le armi (cosa notata anche da WM1), che è ricco e decadente, starebbe per l’America di Bush con codazzo di volenterosi. Gli spartani, guerraioli, che combattono col corpo, integralisti e fondamentalmente esaltati, votati al suicidio (i kamikaze) starebbero per le popolazioni islamiche.
    Questa la sensazione che alcuni (tra cui io) hanno ricevuto, e devo dire che personalmente si è trattato di una sensazione prima di tutto a pelle, suffragata in seguito da una riflessione a freddo sul film.
    Questo è anche il motivo per cui trovo 300, paradossalmente (ripeto: paradossalmente), abbastanza coerente con le cronache erodotee e con la mitografia greca. E’ vero che nel film si assiste a quella evaporazione della storia che, come suggerisce anche WM1, è quasi necessaria e inevitabile in ambito cinematografico. Solo che anche qui le interpretazioni possono essere di taglio differente.
    Alcuni particolari li prendo come mera semplificazione, in chiave drammaturgica, degli elementi della storia. Altri come storpiature tipicamente filmiche (Delio e Aristodemo, insomma). Altri ci derivano direttamente dalla tradizione. Per esempio: l’educazione – l’agogè – degli sparani, fu mitizzata dagli stessi greci con caratteri a un passo dall’eroico – e pazienza per gli iloti, certo (gli schiavi erano schiavi a tutte le latitudini, Atene compresa). Poi: è assolutamente vero che furono gli ateniesi a Salamina a sconfiggere de facto l’impero persiano. E però di nuovo i greci indicavano nella battaglia di Platea l’atto finale della guerra (se non altro perché Platea è posteriore a Salamina), con conseguente investitura degli spartani al ruolo di potenza egemone in Grecia (e da lì guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene). Lo stesso dicasi per le Termopili: i tebani (traditori), i focesi (mandati via dal campo di battaglia e poi fuggiti dinanzi all’avanzata del nemico), i tespiani, quasi scompaiono nelle cronache della battaglia. Il protagonista è solo Leonida coi suoi 300 (anche degli iloti, praticamente, si tace). E parlo di Erodoto, non di Snyder.
    Aspettandomi un film fantasy – cosa che, di fatto, 300 è – mi aspettavo anche una riduzione degli elementi storici in tal senso, e questo a prescindere dall’interpretazione ideologica.
    Attenzione poi all’equazione Sparta=mito fascista. L’ordinamento licurgico esercitò molta attrazione sui movimenti marxisti e socialdemocratici, e prima ancora ispirò Rousseau. E attenzione anche a definire il sistema politico di Sparta una “dittatura militare”: era qualcosa di estremamente più complesso.
    Insomma, io vedo in 300 un film profondamente ambiguo, senza le certezze a cui sembra far riferimento WM1. Il tutto si riassume in quella frase dello stesso Snyder: “George Bush è Leonida o Serse? Penso che possiate avere argomenti per entrambe le posizioni”.
    E’, credo, uno dei motivi per cui il film mi è piaciuto.
    Molto bello comunque il richiamo finale al mito d’Europa. Mentre di pessimo gusto è l’accenno al gol di De Rossi contro il Manchester, insomma, che diavolo, un minimo di rispetto (d’accordo: di pietà) per la miseria…

  7. Interessante la lettura di Volta, però credo che Miller -sia come autore del fumetto che come produttore del film- la intendesse esattamente come l’ha letta Wu Ming1, le sue posizioni ideologiche non lasciano spazio a molti dubbi, poi certamente per fargli dispiacere e fare un po’ di guerriglia psicologica si può capovolgere il tutto, ma in quel caso l’ambiguità -in senso positivo- è nell’occhio di chi guarda più che nel film.

  8. sì petrus, mi ero infatti dimenticato di precisare una cosa: penso – ma questo credo dovrebbe venire naturale – che fumetto e film vadano affrontati in maniera diversa, se non altro perché di due oggetti diversi si tratta. Però sul fatto che l’ambiguità sia più nell’occhio di chi guarda non so… Ho riportato la frase di Snyder apposta. In qualche modo è proprio lui, il regista, a suggerire un’interpretazione che non sia monolitica e manichea.

  9. Ma fOrse quello di Snyder è più un escamotage per respingere le accuse di fascismo, se è vero che sta per girare Watchmen e quindi deve rifarsi una “verginità”. Sono daccordo, fumetto e film sono diversi, ma Miller con il film c’entra, figura come exectuive producer e consulente.

  10. Be’ però c’è da dire che Snyder, nelle interviste, è passato da:
    1) una posizione in cui suggeriva, non suggerendolo, che Serse fosse una specie di fantasy-Bush,
    a
    2) una posizione in cui dava per credibili entrambe le interpretazioni (Sparta=USA, Persia=Iran ecc), sempre con la solita cosa del suggerisco/non suggerisco,
    per arrivare infine a
    3) una posizione in cui semplicemente dice: questo è un film, non è politica ecc. Non suggerisco niente, e amen.
    Insomma, mi sembra che l’escamotage, il tirarsi fuori, sia arrivato solo alla fine, a tempesta già in corso.
    Poi ripeto: quella che ho riportato prima, più che un’interpretazione, era proprio una sensazione a pelle, da spettatore che riferisce delle emozioni/sensazioni provocategli dal film. Sensazioni che, rilette a freddo, mi sembra fondino anche su alcuni dati. Nessuna guerriglia psicologica, nessun ribaltamento ad hoc, fidati: ti sta parlando uno che, figurati, nel suo pantheon dei preferiti ha tanti di quei destrorsi/reazionari che sempre destrorsi/reazionari rimangono, e pazienza (insomma, non sono di quelli che dicono: d’accordo, Johnny Cash era di destra MA in realtà era di sinistra o cose del genere… Un po’ quello che dice anche WM1 a proposito della Riefenstahl.)

  11. no scusa max, dice il contrario, mi sono espresso male. Dice sostanzialmente: se la riefenstahl era nazista e faceva dei film belli, ciò non toglie che fosse nazista, senza bisogno di recuperarla a qualche “apoliticità” per meriti artistici.
    Non so se adesso è più chiaro…

  12. Sono d’accordo con Volta: 300 è un film ambiguo. E’ un film che -forse- si muove (intenzionalmente o per istinto profondo) a rifondare il mito originario dell’occidente, ma mostra che questo è impossibile. Gli americani NON sono spartani, il loro “re” e i loro “principi” NON andrebbero mai a uccidere e morire per la libertà e la democrazia. Emerge questo, per contrasto. E dimostra come quei valori occidentali che vorrebbero essere tracciati all’origine siano in realtà diventati aleatori, deboli, indifendibili. E’ vero che i persiani somigliano molto di più agli americani: hanno lo strapotere militare, hanno un dio-imperatore con dio, un dio unico, dalla sua parte (God on our side…e gli spartani zero, gli spartani sono pagani e quando crepano vanno all’Ade), hanno un esercito composto da molti popoli, sono decadenti. E’ come se in 300 si mettesse in scena una scissione alla Dottor Jeckyll e Mr. Hyde tra il “come siamo” (persiani) e il “come vorremmo essere” o il “come vorremmo ricordarci di essere stati” (spartani). Anche il passaggio doppio fumetto che diventa film che conserva tratti fumettistici e di fantasy e variamente muostruosi sottolinea la difficoltà estrema di questa impresa di rappresentazione epica e la sua estrema cupezza. 300 per me è un film che dice esattamente quel che NON vuole dire, ovvero la decadenza dell’impero e la sua disperazione.

  13. @ Marcello e Helena: Ho la fortissima sensazione che queste siano letture europee, colte, sottili, d’èlite.
    Le masse redneck americane, più semplicemente, si sono entusiasmate vedendo massacrare i selvaggi orientali con la pelle scura. Quei bastardi terroristi iracheni. Quei fanatici iraniani che vogliono farsi le bombe atomiche.
    E la più importante rivista conservatrice americana, la National Review, ha scritto che il bello di questo film è proprio che NON è ambiguo:
    […]there is a difference, an unapologetic difference between free citizens who fight for eleutheria and imperial subjects who give obeisance. We are not left with the usual postmodern quandary ‘who are the good guys’ in a battle in which the lust for violence plagues both sides.
    La stessa cosa la scrive Rebirth of Reason, sito di destra (ayn-randita) americano:
    Most significantly, 300 presents heroes without doubt or apology. There are no anti-heroes to be found, none just going through the motions, no muddled or conflicted ‘heroes’ succumbing to this or that weakness or folly. The rhetoric of Leonidas and others inspire, touting reason, freedom, and deriding the mysticism not only of the East but of the Greek’s own gods and Oracle. Their confidence is unshaken, resolve unrelenting, and words matched by actions to the last stand. Not just imagery, not just presentation, but heroism and sense of life make this film awesome.
    Cerchiamo di capire che le letture come quelle che proponete voi le avrà fatte forse lo 0,1% di chi ha visto il film, e vengono soprattutto dall’Europa. E’ quel che ha provato l’altro 99,9% degli spettatori, specialmente in America, a stabilire di quale film si tratti, a chi si rivolgeva e come.
    Il film in certi passaggi può sembrare ambiguo, ma certo non lo è intenzionalmente, potrebbe forse esserlo *oggettivamente*, per fallimento dei suoi intenti allegorici, ma io non credo: ripeto, al target prescelto il film è parso ben poco ambiguo, anzi, per nulla. Come poco ambiguo pare alla sua eminenza grigia creativa, cioè Miller. E molto ben riuscita è parsa l’allegoria.
    In ogni film, se la vogliamo trovare per forza, troveremo la materia per queste letture sottili.
    Ma l’allegoria Sparta = USA è davvero troppo coerente per poter essere rovesciata con facilità. Se Sparta rappresentasse i nemici degli USA (i kamikaze, i terroristi etc.) che ruolo avrebbero gli Efori, Terone, gli intrighi “parlamentari” etc.? E la frase della Warner sul “solco a difesa della democrazia”? E il discorso di Leonida prima dello scontro finale?
    E’ iniziata una nuova era. L’era delle grandi imprese. L’era della ragione. L’era della giustizia. L’era della legge. E tutti sapranno che trecento spartani hanno esalato l’ultimo respiro per difenderla“.
    Miller, tra l’altro, si è ispirato ai libri di Victor Davis Hanson, storico militare conservatore che propone in modo super-esplicito il doppio parallelo Sparta-USA e Persia-terrorismo.
    @ Marcello: Erodoto, Eschilo, Plutarco… Tutti concordano nel leggere Salamina come la battaglia decisiva della seconda guerra persiana, e Platea come un epilogo. Infatti, tra le cause di attrito tra pòleis che porteranno alla guerra del Peloponneso c’è anche il ruolo degli Ateniesi come “salvatori della Grecia” e il continuo rinfacciare a tutti gli altri l’importanza di Salamina.
    Erodoto nel raccontare le Termopili dà il giusto spazio ai Tespiani, non li rimuove come si fa in “300”.
    Tra l’altro, di Leonida Erodoto dice pochissimo, solo che era terzogenito e quindi non si aspettava di diventare re, ma la cosa gli accadde perché morirono i fratelli maggiori. Di Leonida in realtà non sappiamo quasi nulla.

  14. (non ho ancora ascoltato l’audio di WM1, quindi non so come svolgerà la sua lettura di 300)
    Il film è indiscutibilmente filoamericano e, nel suo non troppo recesso, parafascista. E così è accolto da buona parte dell’auditorio non solo statunitense. Un mio amico a Roma è uscito disgustato dalla sala fatta di skin che alzavano il braccio facendo il saluto fascista ad ogni scena cruenta.
    Ed è vero che il film “affascina”, perché tocca quelle corde di un machismo ancestrale che sono difficili da eliminare per chi è cresciuto in una cultura fortemente machista. E poi perché è, indiscutibilmente, un bel film, ben fatto, visionario e in certi momenti innovativo. (tenete conto che io l’ho visto su un minicomputer, a pasqua, in Terronia, da una copia piratata coll’audio tarocco, alle due di notte. E me lo sono bevuto!)
    Ed è vero, altrettanto, che l’inversione di polarità (volontaria da parte degli autori – ma credo più del regista, ché Miller, genio del fumetto, da sempre ha una scrittura “di destra”- o meno volontaria) è fattibile e io la facevo d’istinto mentre lo guardavo: vedevo come il mito del “buon vecchio americano” dai “buoni vecchi sentimenti puri e incorrotti” che difende il suolo e la democrazia dalla decadenza dell’impero d’oriente, poteva tranquillamente essere sostituito, con un transfert per nulla faticoso, col “giovane integralista musulmano” dai “buoni vecchi sentimenti puri e incorrotti” che difende il suolo e l’islam dalla decadenza dell’occidente. Perché il sottoculturale parafascismo, in quanto sottoculturale, alligna identico e speculare proprio nei due stereotipi contrapposti.
    Certo è che l’interpretazione di Helena, anche se non voluta dagli autori, è la più affascinante, in quanto un’opera non riesce ad essere tetragona ideologicamente se si fonda su elementi sottoculturali (per quanto possa essere, per assurdo, esteticamente meravigliosa) e quindi svela squarci di involontaria disperazione.
    Io, per dire, l’unico personaggio che ho davvero amato, al quale ho concesso la mia compassione e comprensione è proprio quello del deforme spartano che alla fine tradisce per il suo tornaconto. Il mostro di casa era, di tutto il film, l’unico profondamente, meschinamente, umano.
    (è tardi, ascolterò WM1 domani)

  15. Propongo a Wu Ming 1 di analizzarci, in una prossima conferenza, “La spigolatrice di Sapri”, con particolare riferimento ai versi: “eran trecento,/ eran giovani e forti,/ e sono morti”. Basta con ‘sta America, let’s come back home:-/

  16. Ripeto: la mia interpretazione è stata soprattutto “di pancia”, quindi assolutamente non raffinata, d’eltite o quant’altro (sentirmi dire “d’elite”, lo ammetto, mi fa un po’ sorridere – ma d’altronde non ci conosciamo di persona, quindi sta bene tutto).
    Poi devo dire: anche su vari blog e forum americani, dopo una rapida ricerca, si ripropone lo stesso quesito: Serse è Bush oppure no? Quindi non so, non la metterei tanto sull'”europeista” o meno… Per me resta la sostanziale ambiguità del film, ma lo dico fondamentalmente come spettatore – che tra l’altro al cinema (a Centocelle, Roma, mica a Fontana di Trevi) non ha incontrato né naziskin né risate ironiche. La frase Warner non mi impressiona, mi sembra anzi abbastanza prevedibile, e anche gli efori ecc, li vedo tutti nel solco di una mitografia fantasy-eroica che su questi contrasti ha sempre giocato. Anche in Lupo Solitario, suvvia, c’erano gli stessi temi (lo cito perché pare stia tornando, non sarebbe male – mi permetto questo suggerimento alla Lippa completamente OT – tornare al librogame e a tutto quello che ne consegue…)
    @ WM1: dici bene: “tra le cause di attrito tra pòleis che porteranno alla guerra del Peloponneso c’è anche il ruolo degli Ateniesi come “salvatori della Grecia” e il continuo rinfacciare a tutti gli altri l’importanza di Salamina.” E’ appunto questo il problema: la Grecia intera salutava gli spartani come salvatori, e gli ateniesi (tra l’altro giustamente) dicevano: ma che scherziamo? Guardate che ai persiani gli abbiamo fatto il culo noi! E però niente, resta il mito di Platea, così come quello delle Termopili, a fare di Sparta la polis più gloriosa dell’Ellade. E questo nel 400 a.C., mica con Miller…

  17. Nella mia lezione avanzo l’ipotesi che tra molti spettatori avveduti sia all’opera il tentativo di coniugare ventre e cervello ,per operare una rimozione e far passare i crampi alla coscienza: siccome il film mi è piaciuto, mi ha coinvolto, mi ha esaltato, non può essere “fascista” perché io mica mi esalto per le cose “fasciste”!
    (uso le virgolette per far capire che intendo l’aggettivo lato sensu, anche se per molti fans il film è fascista stricto sensu e per questo lo amano).
    Da qui, secondo me, la tendenza che descrivi, la tendenza a vedere in “300” qualcosa di più obliquo e raffinato di quel che c’è effettivamente, di trovare una fruizione & interpretazione che vada sotto la superficie in cerca di significati meno scontati, ma nel mito tecnicizzato non c’è niente sotto la superficie, né esistono significati meno scontati.
    Da qui la visione – a mio parere consolatoria – di un Serse che in realtà sta per Bush. E’ un modo per rappresentarsi il successo del film come meno pericoloso di quel che è. Di certo in Iran e in Medio Oriente non l’hanno vista così. La loro interpretazione del film è la stessa dei redneck americani, solo che si trovano dalla parte sbagliata della falange oplitica.
    Sulla questione dell’aderenza storica, ribadisco che quel che conta secondo me è come si sceglie di non aderire. Tutte le rimozioni di Miller e Snyder vanno in un’unica direzione. Nel film la battaglia di Salamina scompare completamente, benché tutte le fonti che abbiamo – e sono le stesse che aveva Miller – concordino nell’assegnarle un ruolo centrale. E non scompare soltanto Salamina: scompare anche Maratona.
    Quanto al “mito di Sparta” diffuso nell’Ellade, che il film riproporrebbe in modo fedele, riporto una frase sul film di Ephraim Lytle, docente di storia greca all’Università di Toronto:
    No mention is made in 300 of the fact that at the same time a vastly outnumbered fleet led by Athenians was holding off the Persians in the straits adjacent to Thermopylae, or that Athenians would soon save all of Greece by destroying the Persian fleet at Salamis. This would wreck 300’s vision, in which Greek ideals are selectively embodied in their only worthy champions, the Spartans.
    This moral universe would have appeared as bizarre to ancient Greeks as it does to modern historians. Most Greeks would have traded their homes in Athens for hovels in Sparta about as willingly as I would trade my apartment in Toronto for a condo in Pyongyang.

  18. Vabè, se pensi che anche nel mio caso si tratti di rimozione, fai pure… Però ho già detto in un precedente intervento che la prassi del “mi ha esaltato, non può essere fascista perché io mica mi esalto per le cose fasciste” non mi appartiene, non mi appartiene proprio per niente, anzi…
    In realtà, se c’è una cosa che anch’io do per certa, è proprio – per riprendere biondillo – l’indole sostanzialmente parafascista del film. E questo si tratti di un versante o dell’altro della barricata politica/ideologica. Se gli eroi sono degli integralisti/pseudokamikaze, non posso mica dire che si tratta di eroi della libertà, suvvia.
    Infine: se questo post sfociasse in una discussione sulla storiografia greca ne sarei anche contento: era una mia vecchia passione. La frase che citi di tal Lytle comunque mi suona un tantino assurda e pure un po’ forzata, a essere onesti (mi pare sottintenda una certa – ben consolidata – idealizzazione della democrazia ateniese, che recentemente vivaddio è stata messa in discussione). Quello che posso dire è che già in Tucidide i ruoli sembrano cristallizzati, a soli pochi decenni da Erodoto. In effetti uno, a leggere i resoconti storici, nemmeno capirebbe da dove viene questa storia degli spartani eroici e invincibili in battaglia: perché in fondo gli spartani di battaglie ne perdono a valanghe, le vittorie più importanti sono sempre mezze vittorie che a volte addirittura li contemplano solo di riflesso (vedi la sconfitta di Atene a Siracusa, che cambiò le sorti della guerra del Peloponneso) e tutto sommato non sembrano primeggiare granché nell’arte della guerra, anche a confronto di altre poleis greche. La risposta (non la dico io, eh) in realtà sarebbe appunto questa: agogé, iloti (in particolare gli “ex” messeni), termopili, platea…
    Poi per tornare al film: voglio dire, se uno fa un film su Sparta (sul mito di) mi pare abbastanza ovvio che di Atene non parla, se non en passant con mezza frase sprezzante… o no??? Voglio dire: anch’io, avessi dovuto scrivere la sceneggiatura, mi sarei comportato così…
    P.S. Comunque Maratona viene citata…

  19. Ammesso che il film possa dare adito a due diverse interpretazioni, mi sembra che ciò non intacchi per nulla il nucleo demistificante dell’analisi di Wu Ming 1. Concediamo pure per un attimo l’equazione impero persiano = impero americano e Sparta = Iraq, resta il fatto che il manicheismo motolitico e mitoide con cui questa equazione è rappresentata – il male assoluto da una parte, il bene assoluto dall’altra – è comunque qualcosa di eticamente, ma soprattutto esteticamente brutto…

  20. Non parlo, ovviamente, di malafede o cose del genere. Le rimozioni avvengono anche e soprattutto nostro malgrado, e testimoniano di un disagio che è benefico. Se non provassimo disagio di fronte a un film del genere, significherebbe che non siamo in grado di provarne, o no?
    Comunque il tuo ultimo chiarimento riassesta un po’ la discussione. Insomma, secondo te è un film fascista double-face 🙂 Tuttavia, resto dell’idea che l’intento fosse unilaterale, e mi sembra che tutto testimoni a favore di questa tesi.
    Non si tratta di idealizzare la democrazia ateniese, lo sappiamo tutti com’era: schiavitù, ruolo inferiore della donna, imperialismo ferreo all’interno della Lega Delio-Attica etc. Quella che contesto è la tua “giustificazione” della rimozione degli Ateniesi dal film, sulla base del “mito di Sparta” diffuso nell’Ellade dopo Platea, che invece andrebbe ridimensionato. E’ un dato di fatto che quello di Sparta fosse un sistema “peggiore”, e non solo ai nostri occhi moderni, ma anche per i contemporanei. E qui mi dirai: grazie al cazzo, le fonti coeve sono quasi tutte di parte ateniese! Certo, ma non è una colpa di Atene, è una mancanza di Sparta, che non ha prodotto o comunque non è stata in grado di tramandare cultura, teatro, storiografia etc.
    Mentre a Sparta si praticavano la selezione eugenetica e l’infanticidio di massa, ad Atene c’era il teatro gratuito per i meno abbienti. Qualcosa vorrà pur dire. Gli schiavi ateniesi se la passavano “meglio” degli iloti spartani.
    L’accenno a Maratona nel film è talmente fugace e en passant da sfumare nel niente. E, insomma, si può fare un film su Sparta anche in altri modi, non sei d’accordo? Le scelte a disposizione di un narratore sono virtualmente infinite.

  21. Per un difetto di registrazione, gli mp3 si sentivano solo sul canale di sinistra. Li ho passati da stereo a mono, e ricaricati. Ora si sentono in entrambe le orecchie 🙂

  22. non è la prima volta che “loro” preparano una guerra con hollywoodiane operazioni mistificatorie studiate a tavolino secondo precise strategie da staff non sempre all’altezza,da servire flambè sugli occhi della massa sempre molto propensa a riqualificare il proprio pensiero in ottiche manichee.Dagli ultimi mesi del 2000 fummo invasi dal merchandising relativo a un cartone in cui un ragazzino bianco(non ricordo i particolari,ma certamente vittima di qualche ratto)disperatamente cercava di fare neri i cattivi,che manco farlo apposta erano arabi.Giusto per turbare i nostri sogni ad occhi aperti guastavano pure i piaceri cominciando dai prodotti “de petit patisserie”
    p.s. se ritenete che sia eccessivamente fuori luogo o solo un poco disturbante,sono certo che saprete come comportarvi.Non ho visto il film e non ho letto con la concentrazione adeguata tutti gli interventi.Sempre meglio essere chiari

  23. esatto, un film (para)fascista double-face, perché no. E’ anche quello che dice graziano: un “manicheismo monolitico e mitoide”. Poi graziano trova questa rappresentazione esteticamente brutta, mentre io no. Però attenzione, che di manicheismi del genere è piena la cultura (pop se volete, dai). Ricordavo giustappunto il fantasy (macrocateogria entro la quale, lo ripeto, secondo me andrebbe letto anche 300): e infatti a molti è quella rappresentazione monodimensionale del genere, che non piace. Lo capisco, che dire.
    Penso comunque anch’io che l’analisi di WM1 non perda in efficacia, pur non condividendone l’assunto-base, e cioè che il film non si presta a interpretazioni. Su questo si può anche continuare a discutere, ma l’importante è – appunto – “sviscerare” gli argomenti senza… manicheismi.
    Poi ovviamente sono d’accordo: si può fare un film su Sparta anche in altri modi. A me questo è piaciuto, nel senso che – come ho detto: paradossalmente, e sottolineo il paradossalmente – l’ho trovato coerente a un mito di cui anch’io testai a suo tempo la cararica attrattiva.
    P.S. WM1, però attento, che il sistema politico spartano affascinò molti anche nella vecchia Ellade, nonché nella stessa Atene. Prima citavo Tucidide: ecco, lui era uno. Ma poi anche, per certi versi, lo stesso Platone, quella mezza calzetta di Senofonte, e poi Plutarco ecc ecc. Il mito di Atene in fondo è fallace quanto quello di Sparta. Che, a sua volta, era una polis talmente “strana” per quel contesto, da incuriosire e attrarre quasi per forza.

  24. Incuriosire senz’altro, mica lo nego. Tant’è che ne stiamo parlando a più di due millenni di distanza. Però, da qui a contestare l’affermazione (del tutto ragionevole) di Lytle sul fatto che molti Greci non si sarebbero trasferiti a Sparta volentieri, mi pare che ce ne corra 🙂
    Sai, la fascinazione dipende molto dalla distanza, anche chi si crogiola in essa ne è consapevole e si adopera per mantenerla. Un conto era essere stalinista in Italia, altro paio di maniche era desiderare di trasferirsi in URSS.
    Attenzione, non ho detto che il film “non si può interpretare”. Uno può interpretare selvaggiamente qualunque opera gli garbi, dubito però che questo fosse nel progetto degli autori, la cui intenzione reale è invece esplicita e manifesta. Adesso Miller fa “Batman contro Al Qaedah”, tanto per capirci. E, ribadisco, l’interpretazione di “300” largamente dominante nel mondo è un’altra, e ha troppi punti di contatto con l’ideologia sbandierata da Miller per non tenerne conto.

  25. Non è uno scherzo. Ecco uno stralcio dall’articolo uscito sul Los Angeles Times il 29 aprile scorso:
    At a comic book convention in 2006, he announced that he was working on a book about Al Qaeda attacking Gotham City that would be titled “Holy Terror, Batman!” People glanced around to see if he was joking. He wasn’t.
    The book is still not out, and in the industry there is the general sense that the project has stalled a bit. At the W, though, Miller said about 120 pages of his Batman tale have been drawn and inked and he’s starting in on the “final 50 or so.” He said he plans to finish it even though he senses squeamishness by executives at DC Comics and its parent, Warner Bros. Entertainment, in sending a franchise character on a blood-quest after terrorists. The topic is clearly an uncomfortable one for him, and he gave the impression that the title, the distribution deal and the nature of the project are in flux.
    Still, the plot is decidedly straightforward: “Our hero’s key quote is, ‘Those clowns don’t know what terror is,’ ” Miller said. “Then he sets out to get the guys.”
    With the hero as terrorism avenger, Miller is pointing to the days of comics in the 1940s, when Superman, Captain America and the Human Torch were drawn taking punches at Hitler or Hirohito.
    “These terrorists are worse than any villain I can come up with, and I think it’s ridiculous that people in entertainment are not showing what we are up against here…. This is pure propaganda, a throwback, there’s no bones about it.”
    Miller also said he relishes a backlash. “I’m ready,” he said, “for my fatwa.”

  26. Ma cosa c’entrano le presunte convinzioni politiche e intenzioni di Miller con la narrazione disegnata “300”?
    Davvero Bui, dimmi che questa lettura è uno scherzo per mostrare come NON va letta un’opera…

  27. “togliere quella che Melville aveva definito la maschera di cartapesta della realtà visibile”.E’ proprio così che li vogliamo Andrea.Anche quando la cosa può lasciarci perplessi al punto da farci aggrottare le sopraciglia(mica devono fornirci un’altro “I fratelli Karamazov”.Per quello altri ci stanno già pensando)

  28. Per Wu Ming 1: grazie per aver “centralizzato” il sonoro, pero` adesso (non so se sono io, pero` ho provato le due versioni complete, bassa ed alta qualita`) il sonoro si silenzia totalmente a 14 minuti e 38 secondi…

  29. Grazie!
    Temo di andare pesantemente off-topic, ma ascoltando le tue considerazioni sull`ironia postmoderna mi sono chiesto cosa ne pensavi di un altro tipo di violenza – cinematografica, fumettosa e, stavolta, dichiaratamente ironica e postmoderna: la violenza di Tarantino. C`e` anche una connessione, perche` il regista amico di Tarantino Rodriguez ha diretto Sin City di Miller (e Mereghetti disse: questo film e` fascista), e Tarantino ha girato una delle scene. Grindhouse e` un`altra collaborazione tra i due – violenza e viscere a fiumi, ma anche ironia (stavolta non alibi, ma poetica tout court, mi pare) e violenza “femminile” – quasi una vendetta nei confronti dell`oppressione del maschio.
    Come orientarsi di fronte al gioco di citazioni? Puro intrattenimento godibile o qualcosa di piu` ambiguo? Non ho risposte.

  30. In verità, in verità vi dico: verrà un giorno in cui Wu Ming 1 – come già Villaggio a proposito de ‘La corazzata Petemkin’ (film di culto dei *cineforum con dibattito* degli anni 60) dirà di 300: è una boiata pazzesca!:-/

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