Infine, ieri sono non solo uscita di casa, ma ho condotto la diretta per la proclamazione della cinquina dello Strega e dello Strega giovani, e devo dire che, al netto delle comparazioni (lo stesso luogo, il Tempio di Adriano, un anno fa: la sera dolce di giugno, le chiacchiere, gli abbracci, i baci), delle mascherine, del gel disinfettante, del rilevatore di temperatura, c’è stato un momento in cui quasi non mi sono accorta della situazione. Sembrava, intendo, tutto come prima (e non lo era, ovvio, perché c’erano i distanziamenti, i guanti per porgere la targa e ci salutava, al massimo, col gomito), o per meglio dire per la prima volta in quattro mesi mi sono dimenticata di essere (stata?) nel bel mezzo di una pandemia.
Significa che ci si abitua e ci si riabitua facilmente, e che il mondo che conosciamo, inclusi i riti e le euforie e le disperazioni della serata della cinquina, ci richiama a sé, con prepotenza.
Oppure tutto si deve all’aver riascoltato il Don Giovanni di Mozart, insieme a mia figlia, prima di infilarmi nel vestito a stelle. Chi mi conosce da anni sa quanto Don Giovanni conti nella mia vita. Ci ho scritto un libro, il mio secondo, il libro dei miei trent’anni (è stato ripubblicato nel 2006 ed è uno di quelli che ho amato di più). Ma prima, da ragazza-ragazza, gironzolavo per campeggi insieme all’amica Isabella con lo spartito per pianoforte, e ancora oggi non riesco a non cantarlo tutto, quando ne riascolto anche un solo brano. E a chi nel tempo mi ha chiesto come possa io, femminista, “votare per Don Giovanni”, rispondo che, per me, la componente erotica del mito è sempre stata secondaria rispetto a tutte le sfide che l’hombre sin nombre ha portato avanti, ponendosi al di fuori di ogni regola umana e divina. Da quando è nato, Don Giovanni rappresenta tutto ciò a cui gli uomini hanno rinunciato per vivere con gli altri.
Ps. La foto è del famigerato allestimento scaligero dove a finir tra le fiamme sono tutti gli altri personaggi, proprio mentre gorgheggiano Questo è il fin di chi fa mal; E de’ perfidi la morte Alla vita è sempre ugual!, e Don Giovanni torna in scena fumando una proibitissima sigaretta. Ero a casa, seguivo la diretta in televisione, mi sono alzata in piedi e ho esultato come il tifoso di calcio davanti a un gol. Scusate la digressione.