PRIMO INTERLUDIO: SBANCOR E L'ECONOMIA CRIMINALE

Adbusters Intanto, mentre si discuteva sulla vitalità della critica letteraria (e su questo punto interviene Ivan Roquentin sul suo blog), altrove si iniziava la pubblicazione di una serie di testi critici su Leopardi (lo fa Girolamo De Michele su Carmilla “a trent’anni di distanza dalla celebre polemica di Sebastiano Timpanaro contro gli Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana”).

Ancora altrove, in una galassia non così lontana lontana, si meditava sulla “nuova cultura economica”. Per essere precisi, avveniva nelle liste di Rekombinant. Per essere ancor più precisi, ad individuare alcuni punti su cui sollecitare riflessioni era Sbancor. Se non sapete chi è, leggete cosa ne scriveva Valerio Evangelisti già nel 2003.
Ripropongo qui il suo intervento, e accolgo il suo invito alla discussione.

Mi fermo qui, per ora, ma da qui aprirei un nuovo capitolo sul “Capitalismo come economia criminale”. Propongo alcuni quesiti.

– Siamo in grado di differenziare ciò che nell’economia moderna è criminale e ciò che non lo è? Marx si limitava al “furto di tempo di lavoro”  (pluslavoro=plusvalore). Ho paura che i reati si siano ampliati: dal furto semplice al genocidio di massa. Essi comprendono la guerra, la distruzione dell’ambiente, l’inquinamento dell’infosfera, la schiavitù, i genocidi, i conflitti etnico religiosi, la noia mortale della civiltà contemporanea.

– E se l’intera finanza fosse riciclaggio di denaro “sporco”?

– Se la povertà dei molti venisse scientemente perseguita come base per la ricchezza di pochi?

– Se le scarsità (d’energia, d’acqua, di cibo ecc.) fossero provocate come base di nuove forme di accumulazione?

Proposta: apriamo un brainstorming?"

26 pensieri su “PRIMO INTERLUDIO: SBANCOR E L'ECONOMIA CRIMINALE

  1. 11. E se la brevità degli enunciati, l’ellissi logica, il ricorso ad autoritas dei secoli precedenti con la finta presunzione che ci sia in circolazione ancora qualcuno che li ha letti, l’esibito desiderio di non spiegare le proprie ipotetiche verità, fosse funzionale a una nuova costruzione apodittica del postintellettuale, direbbe Deleuze, apocalittico?

  2. Come scrissi nel mio blog a ottobre (cliccare su archivio) nel pezzo “Gianni Biondillo e il problema del sovraffollamento demografico”, c’è una risposta a tutto questo:-)
    UNA RISPOSTA ALLEGRA
    Madre Natura
    ha già trovato
    una propria
    risposta
    al problema
    mondiale
    del sovraffollamento
    demografico,
    una risposta
    allegra,
    oltretutto:
    una risposta gay…

  3. – Siamo in grado di differenziare ciò che nell’economia moderna è criminale e ciò che non lo è?
    Domanda troppo ampia e quindi indecidibile. L’unica risposta sensata è “a volte sì, a volte no”. E “moderna” potrebbe benissimo non essere necessaria: l’economia basata sullo schiavismo degli imperi dell’evo antico era criminale secondo i nostri criteri morali, tuttavia c’era anche allora spazio per settori non “criminali”. L’economia attuale, che riusciamo per la prima volta a percepire e concepire come globale, contiene ogni forma o quasi di produzione scambio accumulo consumo… sono tempi interessanti i nostri, non trovate?

  4. AdRiX, i nostri sono tempi terribili, interessanti da osservare solo per chi, come noi, si può permettere di guardarli dall’alto. Per ora.
    Loredana, da profano io credo che l’economia moderna sia profondamente malata. Il plus valore è stato superato dal “valore virtuale” grazie alle speculazioni finanziarie. Abbiamo vissuto il crollo della new economy: aziende quotate in borsa con cifre incredibili si sono sgonfiate di colpo perchè sotto, nel mondo reale, non c’era una corrispondenza di valore, né fisico, né patrimoniale, né intellettuale. Eppure l’economia mondiale ha retto. Come può essere? Beh, perché i capitali che poi sono finiti nelle tasche dei “furbetti” sono stati munti dalla massa, che come una gallina senza testa continuava a muoversi disordinatamente sul mercato cercando di concludere “l’affare del secolo”. E’ stata un’operazione concertata? Io credo di si.
    Credo anche che non possa andare avanti per molto. Ci sarà pure un punto critico raggiunto il quale l’economia mondiale crollerà su se stessa?
    Esempio semplicistico: le multinazionali-governi traggono i loro guadagni dalle vendite di beni/servizi alla massa. Naturalmente lo fanno aggredendo selvaggiamente l’ambiente, la salute della gente, i capitali della gente. Ebbene, cosa succederà quando la gente sarà stata munta fino ad averla prosciugata? Cosa succederà quando ci saranno più morti per cancro che nascite? Cosa succederà se la gente non avrà più i soldi per consumare?
    Scendo ancora di più nel particolare: come si può rilanciare l’economia italiana se la flessibilità del lavoro diventa una condizione normale. Chi consuma? Chi compra? Come fa un giovane ad accedere a un mutuo bancario se non può avere un reddito costante? Con le garanzie di papà? E quando la banca avrà mangiato anche queste garanzie, come andrà avanti la storia? Questo ragazzo potrà permettersi una famiglia? Come tireranno avanti le fabbriche di pannolini?
    Ecco, se cerchiamo di risalire il nastro di moebius del consumo capiamo che in realtà, prima o poi, si dovrà interrompere, e saranno dolori.

  5. Quanta inconsistenza. Questo miscuglio di luoghi comuni, presunzione e namedropping non è un buon punto di partenza per alcuna discussione. A meno che non si voglia parlare del punto 11, di leo.

  6. Alberto, fermandosi non solo la produzione, ma anche la RIPRODUZIONE grazie all’ingegnoso sistema escogitato da Madre Natura (di cui sopra), converrai che nel giro di un paio di generazioni di tutta questa desolata e desolante umanità non resterà più traccia. E allora sì che il gabbiano Larus Ridibundus (cfr. I° prologomeno alla nuova fatica dei Wu Ming)se la riderà di gusto:-/

  7. giudicano criminale la finanza, in quanto tale. e secondo me ciò è dire in parole azzardate e forse un pò superficiali una grande verità. il fatto è che essa pone l’individuo in una posizione nella quale esso è quantomeno tentato di trarne un vantaggio personale, a tutto svantaggio degli altri. ma di conseguenza mi sembra più corretto affermare che sia l’individuo, in quanto tale, ad essere criminale e a tendere al profitto personale a scapito della collettività. quindi la finanza non è che il mezzo che permette questo.
    e più che a fare circolare denaro sporco direi che essa resta in piedi grazie ad un sistema, non definibile “sporco” dandone un giudizio di valore, che si poggia su basi “malate”, il fatto di essere una sorta di mongolfiera, ovvero una sovrastruttura vuota al suo interno, mantenuta da ricchezze solo apparenti, che si concretizzano però in potere materiale.

  8. Leo scrive: «…il ricorso ad autoritas dei secoli precedenti con la finta presunzione che ci sia in circolazione ancora qualcuno che li ha letti».
    Guarda Leo che è esattamente il contrario: Sbancor ricorre, tutt’al più, all’autorità di Stigliz, che è ancora vivo vegeto e pensante, per criticare un errore delle “autoritas dei secoli precedenti”.
    A parte ciò, Sbancor mette in luce (in forma apodittica, è vero: ma questo testo viene da una mailing list, non da un saggio) la contraddizione interna della Scuola di Chicago. Per un verso, infatti, questi economisti hanno fatto passare come “dati di fatto” i propri assunti ideologici, occupando quasi militarmente le università e i centri studi per oltre 2 decenni, sicché, lamentava poco tempo addietro un vecchio keynesiano come Salvati, anche i suoi allievi che si credono di sinistra ragionano inconsapevolmente con le categorie di Chicago. Dall’altro lato, questo “effetto-Agenda” (per cui ogni discussione parte comunque dai presupposti miltonfreemaniani: basti pensare a tutta la discussione sullo “sviluppo compatibile” e al Dalema pseudo-taoista che dichiarava a Sabina Guzzanti la sua fede nel corso naturale delle cose) nasconde la magagna principale di questa scuola: l’asimmetria tra i soggetti. E’ un’espressione “forte” dedurre da questa asimmetria il carattere criminale dell’economia? (e del resto, il ricorso al “Warfare State” per rimettere a posto l’economia cos’è? come lo definirebbe Brecht?) Come minimo l’asimmetria tra i soggetti dell’interazione economica (ma io ci aggiungerei anche l’asimmetria tra i piccoli soggetti economici e i grandi Trust, studiata nei ’60 da K. Galbraith) rende gli enunciati dell’economia, se non “menzogneri”, quantomeno afferenti a quell’area di enunciati nei quali la questione della verità perde ogni rilevanza per il soggetto enunciante: cioè quell’area sfiorata da H.G. Frankfurt nel suo libretto *Stronzate*.
    Due note a margine: l’effetto-Agenda degli economisti di Chicago su un’intera generazione di studiosi (che in Italia coincide con l’egemonia dei “Reviglio-boys”) permette di capire, senza necessariamente ricorrere a categorie polemiche come il doppiogiochismo, etc., come un Tremonti abbia potuto cambiare almeno 4 posizioni (sinistra intellettuale, tecnico craxo-revigliano, pattista-Segni, berlusconismo) in piena coerenza con le proprie conoscenze: il problema di Tremonti è che, come certi allenatori innamorati di un unico schema, conosce una sola versione dell’economia (e purtroppo anche molti consiglieri economici della parte avversa).
    Seconda nota: quando si parla di “dittatura del mercato”, nel campo della letteratura, lo si fa quasi sempre con una conoscenza dell’economia e del mercato che, a ben guardare, non va oltre la dialettica aspettativa-risposta. Cioè con un paradigma vecchio, e per di più bacato in partenza.

  9. Come avere dei dubbi sulla criminalità dell’attuale economia quando la maggior parte delle leggi vengono partorite per tutelare una nuova casta che non vuole sottoporsi a giudizio di altri che non sia il Dio che incarna? come dubitare delle criminali operazioni che stanno dietro alla creazione di queste deità di infimo ordine (con l’Olimpo dalla loro parte) che se ne fottono ampiamente se la misera danza divina avviene su un campo di cadaveri e prodotti organici più o meno raccomandabili.
    Come si fa a dubitare della criminalità di istituti internazionali che nessuno ha eletto (ma pieni di Eletti), che decidono le nostre sorti e che non possiamo contestare salvo prenderle di santa ragione (o peggio) ed essere inviati a far guerra a popoli non ‘democratici’ a cui dovremmo insegnare le ferree leggi di quella stessa democrazia che ha creato i WTO o i FMI o altri istituti assolutamente ‘democratici’ per marchio divino.
    Seguo i discorsi di Sbancor e anche di altri e so che la strada per ogni possibile cambiamento passa attraverso la consapevolezza di quello che ci accade intorno.
    Da ciò che esperisco quotidianamente giudico la situazione tragica e la nostra (spesso indifferente) consapevolezza sterile. Parlo, come al solito, ‘per me’ e per le persone che, più o meno, frequento. Tra noi non manca uno sguardo critico (a volte molto critico) sulla realtà, ma poi, a parte qualche iniziativa velleitaria e quasi ‘a tempo’, per lenire scrupoli di coscienza o sentirsi meno soli, non si va. E allora la mia domanda a Sbancor e agli altri è relativa a un dirottamento di energie non solo sull’analisi, ma anche su un immaginario di soluzioni pratiche e praticabili che ci consentano se non di uscire dal sistema almeno di non alimentarlo e, potendo, di metterlo in crisi/stopparlo. No, non parlo di fucili, parlo di pratiche, meccanismi, alternative da innescare e seguire (il meno dogmaticamente possibile) per ritornare (cominciare) a vivere da umani (e non da caporali o capocosca).
    Su questo mi piacerebbe aprire un filone laterale del brainstorming.
    Per motivare questa impellente necessità di creare e diffondere ‘visioni’, pratiche e immaginario ‘umano’ sia nella mia modesta persona che nelle masse di cui faccio (facciamo?) parte riprendo una citazione dal libro di W.Reich ‘psicologia di massa del fascismo’ (che non traduco per non fare urlare Angelini sulle mie scarse/scarne doti di ‘translatrice’ 🙂
    “Under the influence of politicians, masses of people tend to ascribe the responsibility for wars to those who wield power at any given time. In World War I it was the munitions industrialists; in World War II it was the psychopathic generals who were said to be guilty. This is passing the buck.
    The responsibility for wars falls solely upon the shoulders of these same masses of people, for they have all the necessary means to avert war in their own hands. In part by their apathy, in part by their passivity, and in part actively, these same masses of people make possible the catastrophes under
    which they themselves suffer more than anyone else. To stress this guilt on the part of the masses of people, to hold them solely responsible, means to take them seriously. On the other hand, to commiserate masses of people as victims, means to treat them as small, helpless children. The former is the attitude held by genuine freedom fighters; the latter that attitude held by power-thirsty politicians.”
    besos

  10. ‘quell’area di enunciati nei quali la questione della verità perde ogni rilevanza per il soggetto enunciante’: perfetta perifrasi di ciò che in una grande azienda si identifica negli obiettivi di budget.

  11. Forse sarebbe meglio dibattere di argomenti che si conoscono – letterari – che inseguire ghirigori estetici dettati da un nome osannato. Oppure far gestire il dibattito da chi è in grado di comprendere simili problematiche oppure… organizzare una serie di post che garantiscano, prima della discussione, un minimo di base conoscitiva comune oppure… Pere e mele e banane van bene per la macedonia.
    Buona notte. Trespolo.

  12. Girolamo, guarda che per “secolo precedente” io intendevo, ahimè, il XX.
    Credo che sarei d’accordo con le tesi di Sbancor, se riuscissi a seguirlo. Credo anche che in Rete in generale ci vorrebbe più divulgazione che dibattito (non è una critica a questo blog, è una considerazione generale su un certo stile apodittico in rete, di cui Sbancor è maestro). Perché è pieno di ragazzini, qui, dappertutto, che Stigliz non lo leggeranno mai, rassegniamoci. Anche se è ancora vivente (Marx e Deleuze non lo sono più, comunq).

  13. Per Trespolo: nessun ghirigoro estetico, e nessun innamoramento del suddetto. Mi sembrava e mi sembra che l’invito alla discussione di Sbancor su questi punti fosse più che valido, così come mi sembrava e mi sembra che porre dei paletti rigidi (un lit-blog deve occuparsi solo ed esclusivamente di letteratura e non anche di fenomeni che rientrano-come questo-nella sfera generale della cultura) sia onestamente un limite. Quanto alla “gestione” del dibattito: questo non è un forum, e la titolare è presente nei commenti non come un moderatore del medesimo. In questo caso come in altri.
    Quanto alla base conoscitiva, non mi sembra che chi è intervenuto fino a questo momento ne sia carente. 🙂

  14. Ma Loredana, non infierire sul povero Trespolo! Anch’io, se tutti i giorni mi pavoneggiassi dicendomi “uno che se ne intende parecchio di uncinetto”, mi arrabbierei vedendo che all’improvviso si parla di uncinetto senza aver chiesto il permesso a me! E’ un normale riflesso condizionato.

  15. @ Trespolo: “Forse sarebbe meglio dibattere di argomenti che si conoscono – letterari – che inseguire ghirigori estetici dettati da un nome osannato”
    Trespolo, nessuna scure della ragione ha separato gli argomenti letterari dall’argomento mondo (e non accadrà mai). Chi si intrattiene sugli argomenti letterari pretendendo che costituiscano un micromondo concluso non si occupa di letteratura, si preoccupa del proprio salotto. Lo tiene lindo, e offre pasticcini sempre identici a convitati sempre indulgenti, e dal gusto completamente atrofizzato.

  16. @ Loredana: odio i paletti, ma odio allo stesso modo l’approssimazione e il parlare senza cognizione di causa arrampicandosi sulle vocali di definizioni sconosciute. Per il resto va tutto bene; anche le macedonie e pure basi conoscitive blande…
    @ Ivan: scuri della ragione? Mai fatto il boscaiolo in vita mia, ma se ricordo le reprimende nei confronti dei ‘poveri cristi’ che toppavano una citazione letteraria o filosofica o… beh, passamela se mi è partito l’invito a parlare di *cose* note. Se poi l’intento era di affrontare l’incrocio fra letteratura ed economia ben venga, chiedo umilmente scusa per aver mal interpretato il senso del post, mi accomodo su una sedia e ordino un prosecco con delle noccioline; non salate grazie.
    Buona giornata. Trespolo.

  17. Trespolo,
    sono una che volentieri ammette di essere ignorante (sono anche convinta che tutti lo siamo, in qualche misura, anche quelli più ‘competenti’).
    Ho molti amici competenti soprattutto in materie scientifiche specialistiche e, per me, complicate. Queste persone hanno la grazia di non far mai pesare le loro cognizioni e di essere pure molto tolleranti nei confronti di azzardate tesi o affermazioni di cosidetti incompetenti. Di solito ascoltano (mai li ho visti manifestare atteggiamento di sufficienza) e volentieri rispondono vuoi contestando vuoi spiegando il loro punto punto di vista o quello della loro ‘materia’ di competenza. Mi rendo conto che (loro) sono fortunati a essere quello che sono e che io e altri siamo fortunati a conoscerli e frequentarli. Stupisce quasi il fatto che esistano. Ho fatto questa premessa perchè accetto volentieri la tua contestazione di ‘incompetenza’, ma mi piacerebbe sentire le tue puntigliose osservazioni sulle ‘incompetenze’ e anche, se possibile nello spazio di un blog, le tue opinioni alternative in merito al tema: siamo di fronte a un’economia criminale? se sì, se no, perchè? come definire/analizzare in alternativa l’aspetto economico delle nostre vite/società?
    ho insistito sui miei amici ‘competenti’ perchè so che loro non avrebbero difficoltà a esprimere un parere. Mi piace pensare che sia possibile rivolgersi a te così come di solito mi rivolgo a loro.
    besos

  18. Spettatrice, non ho atteso così a lungo, prima di risponderti, per qualche strana forma di snobismo; semplicemente mi trovo a Roma in “clausura” all’interno di qualcosa simile a un bunker, per lavoro ovviamente.
    Vengo al tema. Nessun problema a parlare di argomenti economici e dibatterne. Premetto che parto dalla convinzione che pure gli espertissimi (premi nobel per capirci: leggi Modigliani) a volte pigliano cantonate pesantissime. Fatta questa breve premessa e dovesse interessarti, troverai, da giugno dello scorso anno, parecchi post *economici* dalle mie parti. Non credo – nei miei post – di aver fatto sconti a nessuno e la linea che seguo è guidata dalla ricerca continua di un’esposizione *semplificata* anche di argomenti ostici; cercando di non sacrificare la precisione e la puntualità delle informazioni. A volte mi riesce, a volte meno; normale direi.
    Dovesse capitarti di leggerli spero nelle tue osservazioni.
    Detto questo le motivazioni che mi hanno portato a scrivere quelle parole le trovi nel secondo commento che ho postato. Aggiungo solo che sono sempre disponibile a discutere e anche ad accettare reprimende pesanti: se dovutamente motivate, ripulite da pregiudizi e sostenute dalla forza dei numeri (almeno per questi argomenti).
    Il resto, in economia, è chiacchiera da bar; che sia una bettola o un bar fighetto poco conta, rimangono parole perse ancora prima di essere pronunciate. Sbancor o non Sbancor 🙂
    Buona giornata. Trespolo.

  19. Trespolo, grazie per la risposta
    Aprofitto di questo spazio per segnalare due interventi, comparsi in questi ultimi giorni su Carmilla, che ci aiutano a rimediare a scarse conoscenze dell’intreccio tra economia (questa laica religione dei ricchi, così come vissuta attualmente) e politica a partire dal Paese che ci domina e ci determina con la sua metafisica del Mercato: gli USA.
    si tratta dei due articoli realtivi a:
    l’introduzione redazionale al libro di Filippo Manganaro Senza patto né legge. Antagonismo operaio negli Stati Uniti (pp. 310, € 17,00), pubblicato dalle edizioni Odradek
    Bellissima e lucida questa presentazione che non lascia spazio ad ambiguità e che ci pone davanti alla crudezza di quello che viviamo e alle sue inevitabili evoluzioni future…..se non ci diamo da fare. Da leggere. Visto che di prefazione e libro si parla l’argomento è anche in sintona con un litblog 🙂
    Besos

  20. Spettatrice: rieccomi al termine della clausura (nefasta e pesante direi). Allora, mi sono letto i due articoli relativi al libro di Manganaro e l’unica idea che mi è uscita è stata un: bohhh 🙂
    Sarà perché arrivo da una cena con abbondanti libagioni di groppello del garda, sarà perché ho mangiato troppo, sarà perché la compagnia era paicevolissima, ma a me ‘sto Manganaro mi pare un pochino fissato.
    Io lì ci son stato, ben 9 anni, pochini potrebbe dire qualcuno (vabbé si fa quel che si può…), ma di quello che Manganaro racconta mica ho visto nulla. Ok, aspetto che l’effetto groppello scompaia, sai mai che mi resti tempo, dopo il rosso, di farmi anche un goccetto di bianco…
    Buona notte. Trespolo.

  21. Trespolo,
    se reprimono e contrastano ben benino, come la prefazione dice, il fatto che non si noti niente significa che il ‘lavoro’ (lo sporco lavoro) è stato eseguito bene. Il libro parla di una storia che non puoi certo vedere come un film perchè, dipanandosi in un bel periodo di tempo, l’unica è andarsela a leggere nel libro. Mi fido (anche avendo letto ‘noi saremo tutto’ di Evangelisti) e cercherò, appena posso, riscontri nel libro. Caro Trespolo, non ho dubbi che quello che dicono in prefazione sia vero e la cosa più importante da fare (non so per te, ma per molti di noi sì) è imparare a non ripetere errori fatti o a schivare trappole sempre pronte.
    Besos

  22. Considero anche quest’articolo di oggi su Carmilla una parziale risposta a certi quesiti che mi ero posta leggendo il commento di Sbancor. Credo sia utile leggerlo se ci si pone nell’ottica di cercare soluzioni o alternative all’intreccio economico politico in cui siamo costretti. Gli anni ’70 e il movemento del ’77 hanno molto da insegnare anche in senso negativo (errori da non commettere, specchi su cui non arrampicarsi). Non bisogna ne mitizzarli, ne dannarli: è giusto leggerli (anche nelle reazioni che suscitano oggi e nelle ambigue elaborazioni che ne nascono) come in buona parte fa questo intervento.
    besos
    link
    http://www.carmillaonline.
    com/archives/2006/01/001643
    print.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto