Accadono un bel po’ di cose in giro per l’Italia, in rete e in libreria. Intanto, due volumi appena usciti per Alet che consiglio: lo yatesiano Appunti di un tifoso, di Frederick Exley e Cronache anarchiche di Denis Johnson. Per gli amanti di Ursula Le Guin: Editrice Nord pubblica il meraviglioso La falce nei cieli. Per irriducibili postmodernisti: da Minimum Fax esce Atti innaturali, pratiche innominabili di Donald Barthelme.
Ancora. Su Wittgenstein, Luca Sofri bacchetta gentilmente Alessandro Piperno (o meglio, l’editor di Con le peggiori intenzioni) per alcune sviste. Ma ancor più bacchetta gli anti-Piperno. Così:
"Questo libro non si trova in una posizione facile, per diversi motivi. Per gli atteggiamenti a cui ho accennato qui, è già malvisto da chi mal sopporta le cose di cui si parla troppo o di cui si parla troppo bene, è malvisto da chi diffida di uno dei suoi promotori, è malvisto da chi diffida delle case editrici del presidente del consiglio, è malvisto – credetemi, ne ho ricevuto prove scritte – da chi si figura una cosa come “la lobby ebraica”, ed è insomma malvisto da un sacco di gente che non l’ha letto, ma ha dei gran pregiudizi. Sentimenti meschini si affollano intorno ad Alessandro Piperno, di cui si dovrebbero discutere solo le capacità letterarie sue, o tutt’al più le sue altre interpretazioni (è laziale; è anche andato in tv, ma se l’è cavata piuttosto bene).
Stasera ho incontrato una persona di un certo potere nella promozione letteraria italiana, e anche di una certa competenza. Mi ha annunciato che per Piperno ci sarebbero state sorprese, in questo senso. Gli ho chiesto se aveva letto il libro. Mi ha detto di no, “ma D’Orrico non può continuare così”. Antonio D’Orrico del Magazine del Corriere è, appunto, uno dei primi e più esposti sostenitori di Piperno. Come spiega Giuseppe Genna qui, D’Orrico è abbastanza mal visto dai suoi colleghi, con qualche sua responsabilità: non escluderei che anche nella sua esibita passione per Piperno ci sia una dose sopra lo standard di vanità ed egocentrismo.
Ma si dà il caso che – a differenza di altri casi strapompati – il libro di Piperno sia difficilmente stroncabile in buona fede. Magari non piacerà a tutti – io, per fare un esempio, l’ho trovato un bel libro di grande scrittura, ma per cui non ho perso la testa e che avrei potuto metter giù in qualsiasi momento – ma lui è indubitabilmente molto bravo. Molto bravo.
A voi giudicare, in fondo a questa storia, se essa dimostri che la bravura comunque paga, o no"
Ps. Domani, a Galassia Gutenberg si discute di scrittura e di rete, in ottima compagnia.
Dado, non lo so, non ero presente: a naso, suppongo che la frase vada letta come “D’Orrico stavolta ha dato a Piperno il bacio della morte”. Ma non credo, personalmente, che andrà così…
DIO come mi rode tutto questo parlar bene di Piperno. La mia ulcera sta sanguinando. Ora sapete che faccio? Dato che non posso parlare male del libro, vado a dire in giro che ha l’alito che gli puzza.
Ma comunque D’Orrico mi sentirà. Ah, signora mia, mi sentirà eccome!!!
😉
E domani ci sarò. Il mio amico Walter, timidissimo e lusingatissimo, vuole sapere se il picolit lo porti davvero!
“D’Orrico non può continuare così”, dicono. Così come? Per certe comari del mondo culturale italiano, un critico letterario non può mostrare entusiasmo. C’è un codice non scritto che prevede, per un esoridente, un pezzo che sia al massimo qualcosa di più di una pacca sulla spalla ma qualcosa di meno di un “bello, leggetelo”. “Lo aspettiamo alla sua seconda prova” è la chiusura di prammatica. Scommettere sul fatto che, a giorni, qualcuno stroncherà malignamente “Con le peggiori intenzioni” senza nemmeno averlo letto (così, per puro odio verso D’Orrico) assicura una vittoria scontata almeno come l’insabbiamento in Federcalcio del caso doping-Juventus.
luca e il suo amico potente hanno capito poco.
– d’orrico smuove
– mondadori spinge
– il libro vende
– la lobby romana lo appoggia
– l’invidia c’è sempre (e forse muove il mondo, l’america di sicuro)
non è su questo libro che faranno tana a d’orrico.
S: Mi ha annunciato che per Piperno ci sarebbero state sorprese, in questo senso.
IN QUALE SENSO???? ma soprattutto che senso ha scrivere per non farsi capire….??
per quanto riguarda appunti di un tifoso ha un solo difetto è tifoso dei Ny Giants :-)) (e non dei mitici Jets)
Be’, certo è un entusiasta, che non fa mai male. Poi, è un bell’uomo, Biondillo? io l’ho visto solo in una foto dove ha la pupilla gialla, perchè il fpotografo l’ha fulminato. comunque essere entusiasti nel panorama della letteratura italiana significa essere die pervertiti. funziona di più quell’arietta mesta “Non lo fo per piacer mio!”, odiosa, fastidiosa. Cazzo, fai un lavoro bellissimo, quanto meno mostra un po di entusiasmo, no? Dì che ti agiti a ogni busta marrone ti arriva, no? Bravo, d’Orrico, bravo.
Comunque il libro di Piepnro merita attenzione. Mi pare equilibrato il giudizio di Sofri. Anche io avrei potuto lasciarlo in qualsiasi istante. Ci trovo anche qualche banalità. Ma altre battute sono esilaranti, e soprattutto se facessi la libraia, e qualcuno mi chiedesse, “Un libro di autore italiano?”, credo che non prenderei per il culo il lettore, consigliandoli quello.
io sono fissato lo ammetto ma CORNIA mai nessuno neppure per sbaglio l’ha letto?
Ma D’Orrico soffre, Wu Ming, soffre tantissimo. E’ sempre lì che piange, io continuo a cambiagli i fazzoletti e a portargli l’acqua con le orecchie per dissetarlo.
E poi è così un bel uomo…
😉
se mi dici perchè sei così fissato dado, corro a prenderlo. non c’è biosgno che tu mi convinca, basta che la spiegazione sia valida.
se mi dici perchè sei così fissato dado, corro a prenderlo. non c’è biosgno che tu mi convinca, basta che la spiegazione sia valida.
…che poi mica è colpa di Piperno (o di Biondillo, se è per questo) se D’Orrico ne ha parlato bene. Capita anche ai migliori.
Però, adesso non vorrei che, per bastiancontrarismo nei confronti del bastiancontrarismo, si sfondasse il muro maestro della logica per “break on through to the other side” e fondare un informale “Comitato per la difesa di D’Orrico”. Non mi sembra ne abbia bisogno, anzi: stiamo comunque parlando di un influente membro dell’establishment.
In questo Paese c’è la tendenza ad accorrere “in soccorso del vincitore”. Povero D’Orrico, chissà quanto soffre. Chissà quanto si sente solo, appoggiato solo dai “terzisti” della cultura… Onestamente, mi sembra ci siano cause migliori per cui spendersi.
Tanto per cambiare, perché non parliamo di libri?
Piperno noiosissimo.
Sbadigliato ad ogni giro di pagina.
Dunque saltata da una pagina all’altra senza riuscir a leggere tutto.
Tristemente assente ogni tocco di originalità.
Stop.
perchè lo trovo originale, delicato, poetico. e scritto bene.
tutti quelli a cui l’ho consigliato sono rimasti soddisfatti…
caro wumingo. libri: ho appena finito di leggere ciao pauline di j. carroll. stupendo, lo consiglio. con leggerezza (ma è davvero leggerezza?) ed un’abilità tecnica mostruosa, arriva a profondità vertiginose.
hail & kill! e scusa la sovrabbondanza stilistica.
Bravo wu. Io ci sto. Allora. Una mia ossessione da anni. Joan Didion (Prendila come viene, Democracy) e è o no un’autrice meravigliosa e sottovalutata – qui da noi? Perchè non la ristamapno?
gl, quanto ci hai impegato a leggerlo? ho molta voglia di leggerlo anch’io, perchè è il regalo di una persona a cui voglio bene. sono contenta tu mi dica che è così bello. sì.
quello, e……? mettine altri tre (se ti va)
A Desdè, pe esse d’accordo con te devo partire dal fatto che “tutto è relativo”. Che leggi di solito, darling?
helena, se vuoi un consiglio salta il secondo e passa al terzo (roma).
io spero che dove lavori ti tengano stretta e ti facciano capo supremo nel giro di pochi anni 🙂
Concordo con Dado su Cornia di cui ho però letto solo il primo libro.
Scrittore su una linea arciitaliana (D’Arzo, Delfini, Celati, Guido Conti ecc.), ma in quella tradizione mi pare uno dei più bravi: delicato, atmosferico, con una vena di follia e inquietudine.
Provinciale?
Ecco io trovo provinciale l’impostazione del problema. (Il che non è affatto una stoccata nei confronti di Piperno che apprezzo).
ciao Pauline è un libro assolutamente meritevole, concordo in pieno…
sellerio. se non c’è insisti e poi insisti ancora…
Dado, a me Cornia piace molto, soprattutto “Sulla felicità a oltranza”. L’ho anche sentito due volte leggere cose del suo collega Learco Pignagnoli, scrittore che ha fatto dell’assenzialismo la sua bandiera. Una sera per caso ho fatto un viaggetto in treno con Nori, mi ha detto che Cornia ha finito un altro libro, quindi preparati, e poi, insieme a Cavazzoni, Benati e altri (non ricordo se c’era in mezzo anche Celati)vorrebbero riprendere le letture pubbliche, tra cui quelle Pignagnolesche.
leggeremo cornia che è pubblicato da… dado? provinciale, helena, dici l’impostazione della questione Piperno? sono d’accordo con te. anche quella – questione – di D’Orrico mi pare provinciale, e soprattutto lamentosa. o provinciale proprio in quanto – “Ahi, signora mia, questo d’Orrico non me la conta giusta. E no, si diverte troppo per fare il critico! C’è qualcosa sotto. Da chi è pagato?” – così lamentosa.
non se poi l’ha usato, ma credo di aver sentito un pezzo del libro nuovo: era “roba” buona.
ragazzi se vi capita, come leggono cornia e nori dal vivo è uno SPETTACOLO!!!
(nori c’è anche in cd)
Loredana, sono stato sui Quindici, come da te indicatomi, ma resta una perplessità. In che modo quell’iniziativa può sopperire al fatto che il mercato editoriale non dà spazio a chi non ha un santo in Paradiso? E non sto neanche parlando di autori nuovi, ma anche di scrittori che hanno già pubblicato. Scrivere un libro, seriamente, richiede temo, e per chi non è ricco di famiglia questo vuol dire passare le notti a scrivere, perché di giorno si lavora. Se dopo tutto questo lo devi anche regalare, il libro, che speranze hai che qualcuno un giorno ti pubblichi? Non ha senso. Qui non si tratta di farsi conoscere nella speranza che un editore dica: uh, che bravo quello/a. Il fatto è che puoi esser bravo finché vuoi, ma se non conosci neanche ti rispondono quando mandi un testo. Perché è questo il punto: almeno ti dicessero no. Ma se non hai chi ti aiuta, NON TI LEGGONO. A questo punto le lamentele di Fanucci e di altri mi sembrano lacrime di coccodrillo. Inizino gli editori italiani a pubblicare autori italiani, magari evitando di chieder loro di pubblicare con pseudonimo inglese, e poi parliamo di distribuzione.
io questa polemica l’ho già sentita, qualche post fa…
Non è meglio portarsi addosso il complesso dell’incapace piuttosto che quello della vittima?
A me roderebbe di più il secondo…ehehehe….
Franz, ma ti chiami Francesco Crespi? No! Oh, my Godness!
E’ vero, gli psudonimi. Io sono stato costretto a pubblicare col nome di Franz Krauspenhaar, un nome così improbabile che anche il lettore meno smaliziato capisce subito il trucco. Ma non c’è stato niente da fare. Biondillo, tu conosci tutta la storia, te l’ho raccontata davanti a una birra mesi fa, tu sei il testimone chiave di questa brutta, bruttissima storia.
ci andrei cauta, il posto: questo qui è amico di biondillo, non si sa mai quando fa sul serio, mai fidarsi…
Risè è ambiguo, sotto ogni riguardo: quanto a differenziazione di genere sessuale e politico. Fisicamente, sembra una riedizione per ovetti Kinder di Gabriele D’Annunzio.
L’Einaudi insisteva perché pubblicassi il mio romanzo solista con il demenziale pseudonimo di “Roberto Bui”. Ho insistito perché uscisse col mio vero nome, e l’ho spuntata.
Incredibile quanto credito si dia all’orrido D’Orrico. Un giornalista senza alcuna credenziale letteraria che scrive su una rivista dalle alte tirature: tutto qui il suo prestigio. E noi tutti in coda a prenderlo ogni volta sul serio. Povero Piperno, non lo invidio. Il “bacio della morte”, dici, Loredana. Hai ragione, ma Piperno non si è certo tirato indietro, quando si è trattato di andare, insieme all’Orrido, in tivù da Ferrara. Ma come fa uno scrittore serio a farsi scortare al guinzaglio del giornalistucolo che gli ha stampigliato il marchio DOC sulla fronte? Uno scrittore dovrebbe essere indipendente, e non subordinarsi ai funzionari vanagloriosi come l’Orrido. Già questo non mette voglia di leggerlo. Comunque, per un romano che pubblica, ce n’è sempre un altro che lo difende (vedi Colombati, ancora semi-inedito e già dentro fino al collo nelle logiche di consorteria).
Perché Luca Sofri non permette che si lascino commenti nel suo sito? Perché “Wittgenstein” viene chiamato blog se non ha i commenti? Un sito senza commenti dei visitatori non è un blog.
Perché Luca Sofri non permette che si lascino commenti nel suo sito? Perché “Wittgenstein” viene chiamato blog se non ha i commenti? Un sito senza commenti dei visitatori non è un blog.
Riporto qui un mio articolo di qualche tempo fa:
Di nuovo Satana e gli esorcisti tra le balle
di Wu Ming 1, tratto da Giap #8, 5a serie, 28 giugno 2004
amorth.jpgQuando lo sdegno e il panico morale saltano tutti i passaggi che portano dal particolare al generale, diventano “mostrificazione” e poi “emergenza”, caccia alle streghe.
Le macabre scoperte delle ultime settimane in quel di Varese, con omicidi ispirati al culto del Maligno, hanno dapprima prodotto un’ondata di pessimo giornalismo dimentico della presunzione d’innocenza: articoli che sposano per partito preso le tesi degli inquirenti, scritti come se ci fosse già stato il processo. In seguito, siccome nel corto-circuito inquirenti/media/religione una rondine fa primavera, rieccoci alle filippiche contro Internet, i giochi di ruolo, il “rock satanico” (autentica ossessione della destra cristiana d’ogni latitudine) e gli snuff movies. Rieccoci ai giornalisti che pendono dalle labbra di esorcisti come padre Gabriele Amorth o “demonologi” come Monsignor Corrado Balducci.
Riecco i sedicenti “esperti” e le antropologhe ultra-reazionarie. Rieccoci ai dati inventati sul momento (“In tutta Italia 1700 sette sataniche”) e all’isteria diffusa. Nel frattempo, c’è chi ammazza i propri familiari perché li crede indemoniati: è accaduto a Napoli qualche giorno fa. Nel corto-circuito di cui sopra, chi e cosa carica la molla agli psicopatici? Il satanismo, l’anti-satanismo o entrambi?
Un singolo caso (su cui va fatta ancora luce) non significa che tutti i gruppi di “satanisti” esistenti in Italia siano bande criminali. Di solito, si tratta di aggregazioni informali e temporanee, composte prevalentemente da ragazzini a cui piace il death metal o l’occultismo o l’immaginario “neogotico”, interessi che di per sé non dovrebbero configurare reato.
Non dimentichiamoci che, in Italia e nel resto dell’Occidente, la stragrande maggioranza delle inchieste su crimini d’ispirazione “satanica” si sono risolte in bolle di sapone, con figuracce di procure e inquirenti, ingiuste detenzioni, vite distrutte.
Da vent’anni a questa parte, alcuni casi hanno fatto epoca, come il “caso McMartin” in California (su cui fu girato un documentario prodotto da Oliver Stone: Indictment: the McMartin Trial).
Alla finta emergenza “satanica” negli Usa degli anni Ottanta, la giornalista Debbie Nathan e l’avvocato Michael Snedeker hanno dedicato una controinchiesta dettagliatissima, Satan’s Silence: Ritual Abuse and the Making of a Modern American Witch Hunt (Basic Books, 1995). Lo si può comprare su Amazon anche di seconda mano, spendendo meno di quindici dollari.
Dopo quest’opera pionieristica, ne sono uscite molte altre, la condotta degli inquirenti è cambiata e oggi l’SRA (Satanic Ritual Abuse) è dichiarato un fenomeno reale solo da pochi fanatici delle teorie del complotto. La stessa Behavioral Science Unit dell’FBI, per bocca del suo supervisore Kenneth V. Lanning, ha dichiarato il fenomeno inesistente.
Nel 1994, nel Regno Unito, il Department of Health ha condotto un’estesa ricerca su 84 segnalazioni di sevizie e abusi sessuali di carattere satanico, scoprendo che le testimonianze delle presunte vittime e le ricostruzioni della stampa non avevano alcun fondamento. In soli tre casi erano stati commessi abusi, ma il satanismo non c’entrava niente.
Anche in Italia, i precedenti dovrebbero indurre alla cautela e al raziocinio. Risale appena ai tardi anni Novanta il celeberrimo caso dei Bambini di Satana, associazione esoterica con sede a Bologna, il cui fondatore Marco Dimitri, insieme ad altri membri del gruppo, fu arrestato, sbattuto come mostro in prima pagina, accusato di ogni sorta di nefandezza (stupri, pedofilia, necrofilia, sacrifici umani), sulla base di testimonianze al contempo troppo fantasiose e troppo lacunose, per poi essere assolto con formula piena in tutti i gradi di giudizio in quanto “i fatti non sussistevano” (cioe’ non erano mai accaduti). Oggi Dimitri attende che lo Stato lo risarcisca per l’ingiusta detenzione.
Il cast mediatico di quel caso era lo stesso di questi giorni: demonologi, antropologhe etc. Non solo nessuno di costoro ha mai chiesto scusa per aver pesantemente contribuito alla persecuzione di innocenti, ma in questi giorni ripete le stesse litanie come se nulla fosse accaduto.
Del caso Dimitri si occupò, con una lunga campagna di controinformazione, la cellula bolognese del Luther Blissett Project. Uno dei risultati fu un libro, Lasciate che i bimbi. Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe (Castelvecchi, 1998).
L’ex-PM al processo adì le vie legali, chiedendo il sequestro di tutte le copie e un risarcimento da capogiro (450 milioni di vecchie lire) per “danni morali e materiali” alla sua persona. L’accusa al LBP non era di aver mentito sull’infondatezza dell’impianto accusatorio (ché la sentenza di assoluzione confermava quanto anticipato nel libro), ma di aver condotto la polemica in modo “incivile”, accusando il PM di “sete di protagonismo” etc. Dopo un primo grado di giudizio favorevole al magistrato (ma con drastico ridimensionamento delle pretese finanziarie), la causa civile è ancora in corso. Il libro, in formato digitale, è tuttora reperibile su Internet, immettendo il titolo in un qualsiasi motore di ricerca.
Un altro caso emblematico dell’isteria sulle sette accade negli stessi anni, sempre in Emilia Romagna, ma stavolta in provincia di Modena. Alcune famiglie vengono travolte dall’accusa di abusi rituali satanici ai danni dei propri figli, durante cerimonie che avrebbero avuto luogo in piccoli cimiteri della Bassa. Tra gli imputati c’è anche il parroco di San Biagio e Staggia, don Giorgio Govoni. Anche qui la vicenda si concluderà con svariate assoluzioni, compresa quella del sacerdote, nel frattempo morto d’infarto durante il processo di primo grado, dopo aver sentito la pubblica accusa chiedere una pena di quattordici anni.
Il 12 luglio 2001, commentando l’assoluzione in appello, il quotidiano cattolico L’Avvenire definirà i PM “imbecilli” e li inviterà a “dedicarsi ad attività meno lesive della persona. L’apicoltura, per esempio, o la raccolta di rifiuti.”
Tuttavia, è proprio la Chiesa, attraverso le sue frange più “dure”, a montare l’allarme su questi fenomeni. Oltre agli esorcisti intervistati a tambur battente senza alcun distacco critico, va ricordato il Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette (GRIS).
Il GRIS fa capo alla Congregazione per la Difesa della Fede, già Sant’Uffizio (cioè l’Inquisizione), oggi guidato da Joseph Ratzinger . Durante l’isteria sui Bambini di Satana, il GRIS ebbe una forte presenza mediatica locale e nazionale, e un ruolo non secondario nella criminalizzazione di Marco Dimitri. In seguito, il GRIS ha conservato l’acronimo ma cambiato nome, optando per un piu’ neutro “Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa”.
All’inizio di quest’articolo abbiamo menzionato gli snuff movies, considerato il prodotto più estremo della pornografia. Si tratterebbe di film clandestini in cui si vedono persone torturate e uccise, per il consumo di quanti si eccitano sessualmente vedendo simili scene. Gli snuff movies sono un soggetto molto frequente nel cinema hollywoodiano, nella stampa tabloid e in certa paraletteratura. In un monumentale saggio-inchiesta di qualche anno fa (Killing for Culture: An Illustrated History of Death Film from Mondo to Snuff, Creation Books 1998), i critici cinematografici inglesi David Kerekes e David Slater hanno dimostrato che… gli snuff movies sono una leggenda metropolitana. Nessuna polizia di nessun paese ne ha mai sequestrato uno. Non ci sono prove della loro esistenza. Perlomeno, non esistevano prima del ’98.
Nel chiudere la loro riflessione, Kerekes & Slater scrivono:
“Grazie agli snuff i media possono pungolare la pubblica morale. Benché nessun film di questo genere sia mai stato rinvenuto in nessun posto, i media continuano a presentare e promuovere il mito indiscriminatamente, come se fosse reale. Può darsi che, agendo in questo modo (cioè battendo la grancassa sul suo potenziale valore di mercato), un giorno i media riusciranno a fare degli snuff una vera realtà commerciale”.
Insomma, può darsi che gridare all’abominio (al crimine satanico, all’internazionale pedofila, alla pornografia della morte) ci porti tutti quanti nel reame delle profezie che si autoavverano. Lo fa notare anche Marco Dimitri, in un recente comunicato:
“Il satanismo a sfondo delittuoso ha preso corpo dapprima sui giornali per mezzo di una disinformazione sistematica posta in essere da ‘esperti’ delle curie ed ‘esorcisti’, per poi esplodere nel contesto sociale… fornendo un lasciapassare per l’omicidio”.
Ancora insomma, sarebbe stata l’insistita descrizione mediatica di crimini satanici inesistenti a mettere in testa strane idee a persone già predisposte a delinquere.
Da questo punto di vista, la proposta di legge contro le sette sataniche presentata nel 2003 da trenta deputati di AN (primo firmatario Roberto Alboni) non farebbe che peggiorare le cose. Anche perché introdurrebbe nel codice penale il reato di “abuso rituale satanico”, lo stesso che stava scomparendo dalla dottrina criminologica di tutto il mondo.
Comunque vada, pare che ne vedremo delle brutte.
Qui c’è lo zampino del diavolo… non era nell’altra sezione che si parlava di satanismo Wu Ming 1?
E pure tu Giuseppe…Risé è altrove…
Caro Gerico: 1) la mia unica consorte si chiama Gaia; 2) Piperno non ha certo bisogno di essere difeso da me; 3) del fatto che tu non voglia leggerlo ce ne faremo tutti quanti, prima o poi, una ragione; 4) quando leggo quel “romano” che hai scritto, mi sembra di ascoltare la voce di Borghezio.
Da tempo desidero scrivere un romanzo che ruoti attorno a un personaggio che sta all’incrocio tra Borghezio (ex frequentatore del sottobosco destrorso e da anni passato all’overground faxista) e Don Gabriele Amorth. Mi sa che lo scriverò.
Gerico, per chiarirci: personalmente non penso affatto che D’Orrico abbia dato il bacio della morte a Piperno. Interpretavo, su richiesta e a naso, la frase riportata da Sofri e attribuita a misterioso frequentatore di cose editoriali.
Ciò detto, permettimi di non condividere la tua definizione di D’Orrico come giornalista privo di credenziali letterarie: so che è in corso una polemica su questo, Tiziano Scarpa ne ha appena scritto su nazione indiana. Ma io vorrei capire di quali credenziali parliamo e quali titoli siano necessari per scrivere di libri. Ci torno, e presto.
Poi: spiacente per te, se decidi di non leggere Piperno perchè è andato in televisione. Ancor più spiacente se usi ancora categorie come romanità e consorteria. Personalmente, non ho mai incontrato Piperno in vita mia: ma del suo libro ho scritto bene. perchè è un bel libro, finita qui.
Non è vero, Roma ladrona, è tutta una mafia, D’Orrico non sa leggere, la Lippa è un uomo, non esistono più le mezze stagioni, Piperno ruba il lavoro a noi scrittori milanesi, dal Po in giù tutti terroni! Colombari è romano, Genna non è milanese, è romano, Wu Ming1 non è bolognese, e neppure di Ferrara, è romano (ed è una donna), la chiesa cattolica è apostolica e romana, io sono un genio incompreso, il nobel dovevano darlo a me, ma dato che sono di Milano quei razzisti dei svedesi lo daranno a uno scrittore romano.
Oh, l’ho detto!!!!
E Borghezio è anche un bell’uomo! Ciumbia!!!!!
Forse D’Orrico è stato controproducente ma sta di fatto che il libro è splendido. Mi diverte molto il fatto che si parli più della critica che dell’oggetto della critica stessa: bizzarro…
ooppss… Colombati, volevo dire….
🙂 g.b.
Il libro di Piperno, per essere stato scritto da un trentaduenne, mi sembra straordinario. A me è piaciuto tanto: ma probabilmente perchè anch’io sono ebreo e romano (sebbene senza una lira) e quindi era un po’ come vedere un film che racconta di cose a me vicine.
Aggiungo una piccola critica a quelle fatte da Luca Sofri (sebbene mi sembra un po’ di stargli a fare le pulci, a Piperno): la ripetizione estenuante di “estemporaneo”. Certe volte ci sarebbe stato meglio “improvvisato”; estemporaneo così spesso ripetuto sembra un’ostentazione di virtuosismo.