QUANDO PARLIAMO DI AMORE: PER MICHELA, PER CHIARA, PER MORGANA

Torno a fare le valigie.
Domani alle 9.30 sarò a Carpi nel Cortile del Palazzo Vescovile con Fabio Emilio Torsello per un po’ di consigli sparsi di lettura, un classico della bellissima Festa del Racconto. Alle 11.30, al Giardino della Pieve, intervisto Giulia Caminito per Il male che non c’è (peraltro, uno dei romanzi presenti in Cose (molto) preziose, ormai vicino al debutto.
Poi gironzolo per Carpi.
Poi prendo un aereo e domenica alle 17.30 sarò a Cagliari (non so esattamente dove, ma lo scoprirò) per ricevere il Premio alla carriera Emilio Lussu (grazie, grazie, grazie).
Questo il cartellone. Però ci tengo a dire una cosa, e riguarda la presentazione di Morgana-Il corpo della madre di ieri sera a Spazio Sette, con Chiara Tagliaferri, Alessandro Giammei, MP5, Valeria Solarino e tante, e tanti che erano presenti. Michela Murgia, non sembri retorico dirlo, su tutte, perché era presente davvero, con le sue parole e la sua voce e con qualcosa che non è solo ricordo, ma permanenza, non è solo nostalgia, ma riconoscimento e cammino comune.
Questo è quello che volevo dire, infatti: in un mondo spesso soffocante e a volte persino velenoso come quello della letteratura, può nascere e fiorire qualcosa che, banalmente, si chiama amore, ed è fatto di stima reciproca, di obiettivi comuni, di risate e di pianti, e di tutto ciò che si fa quando ci si vuole bene. Si dice così poco, quanto è importante volersi bene. Eppure, è quel che abbiamo. A martedì.

“Per un momento tutto mi fu chiaro, e nei momenti in cui accade, vedi quant’è sottile il mondo. Non lo sappiamo tutti quanti, in cuor nostro? È un meccanismo perfetto e bilanciato di voci ed echi che fanno da rotelle e leve, onirico orologio che rintocca oltre il vetro degli arcani che chiamiamo vita. Oltre? Sotto? Intorno? Caos, tempeste. Uomini con martelli, uomini con coltelli, uomini con pistole. Donne che pervertono ciò che non possono dominare e denigrano ciò che non possono capire. Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre”. (Stephen King, 22/11/63).
Ps. Ma la danza è vita.

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