QUELLI DEL MAGGIO FIORENTINO

Comincio dalla fine della fine. Ovvero dall’incontro con Leonardo Colombati che ha concluso la giornata fiorentina di NeUWeb , ultima delle cinque che si devono all’opra e alla passione di Giuseppe Granieri.
Si parlava, va da sé, di letteratura e rete. Ultima domanda, quella relativa allo stato delle cose della letteratura italiana. Dice Leonardo (vado a memoria, stavolta niente appunti): fino a non molto tempo fa ero diffidente nei confronti degli autori italiani contemporanei. Poi, dopo l’incontro con Giulio Mozzi ho cominciato a leggerne diversi. Inizialmente mi sono detto “Però, niente male”. Infine, la mia convinzione è che questo sia un momento assolutamente felice per la nostra letteratura (concetto espresso anche nell’incontro precedente da Paolo Mauri).Di cosa si è parlato con Leonardo? Dell’avventura on line, prima ancora che cartacea, di Perceber , della possibilità che la rete offre ad uno scrittore di arricchire il proprio lavoro di “estensioni” e “contenuti speciali” (ma anche, dice Leonardo, delle gioie che può riservare al lettore che conservi l’animo passionale del fan, e che vada in cerca di mondi da costruire attorno alla parola scritta. Con la stessa leggerezza felice con cui si ritagliavano parti di copertina di un disco dei Beatles). Si è parlato, in corsa, della puntualità con cui alcuni giornalisti culturali spulciano i blog letterari per estrapolarne polemiche (compresa quella , sconcertante, che vuole Tommaso Pincio di sinistra e Alessandro Piperno di destra, ricacciandoci al tempo in cui si discettava sulla collocazione ideologica della pashmina e del borsello). Si è parlato, anche, di invidia: dice Leonardo che sciocco sarebbe negarne l’esistenza e soprattutto negarne, anche, la funzione positiva, se ammessa e sfogata.
E dal momento che non riuscirò a riassumere tutto ciò di cui si è discusso, procedo comunque a ritroso: con Paolo Mauri si è evidentemente parlato di pagine culturali, di cosa è avvenuto da quando i quotidiani sono divenuti editori (sì, parte dello spazio è andato alla presentazione dei libri venduti con il quotidiano, ma nulla  è stato sottratto al discorso culturale), della funzione della recensione, del valore della polemica e, anche qui, della vitalità della situazione attuale. Sia Mauri che, prima, Marino Sinibaldi, hanno parlato del rapporto (o della semplice osservazione) del web letterario da un punto di vista altro (ed era esattamente quello che avevo proposto a Granieri: un gioco di sponde, che spostasse i punti di vista dentro e fuori la rete). Marino ha affrontato moltissimi temi, fra storia della radiofonia e scenari possibili: compreso lo sgretolarsi dei cosiddetti mezzi di comunicazione di massa.
La mattina era stata dei Quindici con Monica Mazzitelli, la storia del collettivo di lettori residenti, le spiegazioni sul loro lavoro e sulla battaglia per il copyleft. Prima ancora, la sottoscritta ha raccontato del perché ha aperto un blog e del perché crede nei blog letterari (non solo in quelli, ma insomma).

Con questo, mi rendo ben conto di aver dato una cronaca parzialissima della discussione, e di non poter nemmeno tentare di sintetizzare tutto: inclusi, e nient’affatto secondari rispetto all’investigazione, gli umori, l’allegria, gli entusiasmi, la curiosità, ma anche la diffidenza e la vis polemica, ma anche la perplessità sulla quasi totale mancanza di pubblico della manifestazione alla Fortezza da Basso (rispetto alla quale la Polveriera che ospitava le cinque giornate web è stata davvero un’isola felice). Ci sarà modo di rimediare.

I titoli di coda, sicuramente portatori di dimenticanze o mancati riconoscimenti per cui chiedo subito venia, includono affettuosamente, oltre a organizzatore e relatori: Darkripper, Gilgamesh e Mistral, Marquant, Personalità Confusa, Rachele, Sifossifoco (autore della foto che mi attirerà le ire di Sirchia) e Hanako-Hiro, Sphera, Squonk ,Tao, Viscontessa, Webgol, William Nessuno.

20 pensieri su “QUELLI DEL MAGGIO FIORENTINO

  1. In tema di Corriere della Sera, oggi c’è questo articolo:
    Il Viareggio si rinnova e ripristina «l’opera prima». Piperno è il favorito
    Piace a sinistra il candidato di destra
    Alessandro Piperno come Antonio Gramsci? Mentre la critica di destra lo sceglie come suo campione nel duello-tormentone contro Tommaso Pincio, Piperno, autore del caso letterario dell’anno Con le peggiori intenzioni , è il favorito nella sezione «opera prima» del Premio Viareggio. Nel 1947 la giuria, presieduta dall’antifascista Leonida Répaci, assegnò il riconoscimento principale alle Lettere dal carcere . La probabilità di vittoria di Piperno nasce dalle novità che riguardano lo storico appuntamento dell’estate letteraria che da quest’anno, per decisione del nuovo presidente, Enzo Siciliano, ripristina il riconoscimento destinato a segnalare il «talento più originale apparso nell’annata». Soltanto questa sera conosceremo la rosa completa dei nomi (dieci per la saggistica, dieci per la poesia e dieci per la narrativa, più gli esordienti del Premio opera prima) da cui il 7 giugno prossimo usciranno le cinquine dei finalisti. Ma si sa già che il romanzo di Piperno figura tra le opere prime selezionate, dunque a fine giugno potrebbe risultare vincitore della categoria.
    Ma l’«opera prima» non è la sola novità di questa 76esima edizione. In giuria sono dieci i volti nuovi (Maurizio Cucchi, Giovanni Gozzini, Carla Moreni, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Mario Santagostini, Giorgio Van Straten, Raffaele Manica, Eugenio Scalfari). Cambiano la data (non più la fine di agosto ma l’ultima settimana di giugno) e la durata: non una sola serata ma una tre giorni (dal 23 al 25 giugno) di incontri e convegni (uno, in particolare, dedicato a Cesare Garboli, scomparso nel 2004, per dieci anni presidente del Premio), in vista della cerimonia conclusiva in cui si conosceranno i nomi dei vincitori. Con o senza Piperno.
    Giulia Ziino

  2. Non so cosa abbia detto Colombati e non ho letto il suo libro, ma apprezzo molto che abbia dedicato il suo intervento all’invidia.
    Ritengo patetici quelli che dicono: “non si può fare una critica che si viene accusati di essere invidiosi”.
    L’invidia è sentimento naturale, non reprimibile.
    Difficilmente si può negarla senza passare per codardi.
    In arte, anche in letteratura, è la prassi, non l’eccezione.

  3. con la dovuta specifica che la misura di uno/a scrittore/ice è sempre data dall’oggetto specifico delle sue invidie, e non dalla quantità di essa. 🙂

  4. Caro anonimo, scusa: ma secondo te Repubblica, tanto per dire, avrebbe inventato di sana pianta che i gialli sono un genere che incontra il favore dei lettori per poter vendere quelli allegati al giornale?
    Fantastico.
    Quanto a Piperno: un caso giornalistico, se non è supportato dalla qualità del libro, è destinato a smontarsi. Se non immediatamente, nel giro di non molto tempo. Immagino che questo accadrà per un paio di libri attualmente in uscita. Non per Piperno.

  5. Non so di certo se gli storici futuri avranno il tempo o la voglia di occuparsi di noi: ma ho spesso cercato di immaginarmi quale sarà la situazione allorché si troveranno a ricostruire le vicende della generazione letteraria (…) che è attualmente tra i quaranta e i cinquant’anni. Ho cercato, ripeto, d’immaginarmelo, di figurarmi che cosa penseranno di noi: e tra le idee venutemi in mente, una soprattutto ha preso sempre spicco: che, se cercheranno di condensare il loro giudizio in una formula, questa non potrà esser molto diversa dalla seguente: un discorso interrotto. Per l’appunto, un discorso interrotto, con quel tanto di patetico che comporta la sorte di scrittori che appaiono come congelati, non più sicuri di sé.
    (…) Negli anni trascorsi il dibattito culturale è stato così fortemente ideologico, e in definitiva politicizzato, e in pari tempo così condizionante, che il venir meno di questo sostegno o, se si preferisce, di quel binario, ha provocato in tutti (…) una sensazione non di libertà, sibbene di vuoto e di smarrimento: quasi fosse venuta meno una dimensione del mondo, l’unica che sembrava si avesse a disposizione, per interpretarlo, giudicarlo, operarvi.
    (…) La crisi in cui sono entrati i vari storicismi, e in primo luogo quello marxista, con tutti i i miti e le aspettative ad esso connessi, una cosa ha significato anche per chi non si sentiva marxista: la rinunzia a credere che politica e sociologia bastassero a coprire intero il bisogno di verità (o di certezze, che è un po’ diverso); la fine della convinzione che azione sociale e intervento politico, l’impegno, in altri termini, a modificare la realtà, fossero in grado d’esonerare l’uomo di cultura da tutti gli altri presumibili suoi doveri. (…) Dal momento, infatti, in cui le ideologie gli sono apparse malamente utilizzabili, (…) egli si è sentito a un tratto allo scoperto ed ha avvertito il vuoto in se stesso e l’ha situato fuori di sé. La realtà all’improvviso è parsa sfuggirgli; il mondo, la società umana gli sono apparsi di nuovo dominio di forze non accertabili né dominabili, in una parola irrazionali; e s’è sentito nemico, avverso. (…) È come se molti tra i nostri scrittori (…) sentendosi improvvisamente sprovvisti d’un sistema organico di verità (di principi in cui credere) e a corto di strumenti per l’accertamento della realtà (…) si sforzassero a un tratto di celebrare il proprio smarrimento e d’elevare a segno esemplare dell’attuale momento la loro condizione: (…) e c’è chi esaspera il proprio solipsismo e magari se ne compiace, e dichiara ingrata o alienata la società odierna e nega ci sia altro da fare, per lo scrittore, che prendere atto della propria impotenza e dell’isolamento al quale è ridotto, e assumere a tema del proprio discorso la propria stessa insicurezza e colorire le proprie dissociazioni come se essere contenessero intera la misura dell’uomo moderno.
    (Mario Pomilio, “Il discorso interrotto” (1962), in “Contestazioni”, Rizzoli, Milano 1967)

  6. Più che “caso letterario dell’anno”, proporrei di definire il romanzo di Piperno “caso giornalistico dell’anno”. Ha fatto tutto il Corriere della Sera, a via Solferino hanno deciso di metterlo in copertina del supplemento settimanale, e ora ci vengono a parlare di “caso letterario”. Trattasi di caso giornalistico, di caso creato dai giornali. I giornali, oltre che diventare editori, sono anche produttori di notizie, produttori di casi. Fanno ilo caso e poi lo trattano come se fosse un fenomeno naturale, un semplice successo dei lettori, del passaparola. Insomma, la realtà si fabbrica, ma non per falsificazione, proprio realmente: si fa, si costruisce un caso letterario, così come si edita un libro, si manda in libreria il giallo o l’enciclopedia o la storia delle religioni. Salvo poi dare la notizia come se si trattasse di un fatto: gli italiani amano i gialli! Ritorna l’interesse per le enciclopedie! Il Belpaese riscopre la religione! Per forza, se glieli diffondete in edicola in cinquecentomila copie… Così Piperno: caso creato dai giornali, edefinito reale dai giornali stessi.

  7. Lippa, è chiaro, sei una giornalista, che vuoi dire. Parli bene di Faletti perché il tuo giornale lo manda in edicola… Non i gialli, ma certi gialli sono stati “inventati” dai giornali. Faletti inventato dal Magazine del Corriere, poi infine, al termine della catena produttiva, mandato in edicola da Repubblica. Come non vedere, onestamente, questo dato fattuale, oggettivo? Piperno avrebbe venduto settemila copie se non fosse stato lanciato dal Corriere. Lo ha detto a chiare lettere D’Orrico sul suo magazine. Ha detto proprio così: un romanzo di questo livello, quando va bene, fa sette ottomila copie. Cioè tutti quelli di cui non parla D’Orrico, e che pure sono dello stesso livello letterario (lo dice D’Orrico, parole sue), vendono quando va bene sette-ottomila copie. E tu ci racconti ancora la favoletta del caso che non si può costruire… ma per piacere! ma non vedi che cosa hanno fatto con il tuo collega Gian Antonio Stella? Improvvisamente diventato romanziere. Il giorno in cui è stato lanciato in apertura della Cultura dal Corriere (cosa che immancabilmente NON si fa con alcuno degli scrittori italiani veri), in Feltrinelli erano arrivare casse intere fresche di stampa del suo romanzo… Almeno abbi la decenza di non tirar fuori argomenti irridenti. Se non vedi la realtà, pazienza. ma almeno rispetta noi lettori che dobbiamo subire le falsificazioni dei tuoi colleghi, se non le tue che mi sembri una persona onesta. (Che ingenuamente compie alcuni sbagli, come noi tutti, per esempio quell’infortunio di Faletti. E non dire che il libro ti era piaciuto: non c’entra. Quella volta hai fatto la rotella dell’ingranaggio. E’ in quei casi che bisognerebbe sottrarsi e non aiutare i meccanismi a opprimere i poveri lettori. Ma io parlo da fuori e mi rendo conto che svolgere un mestiere comporta dei compromessi. Però che brutto).

  8. Nel thread che c’è più giù, lo stesso commento su Piperno che c’è qui sopra è firmato, ehm, in un altro modo…

  9. Vero Anonimo, oh che scherzetto furbetto che hai fatto. Hai copiato con il taglia & incolla il post qui sopra e hai ricopiato un indirizzo, mettendoci un nome e cognome di chi ti pareva a te. Oh che furbetto che sei. Oh che scherzetto. Bravo bravo proprio bravo. Oh che genietto.

  10. Allora: l’intervento qui sopra era firmato da Massimiliano Parente. Ma Massimiliano Parente mi ha scritto privatamente dicendomi di non essere mai intervenuto sul mio blog, e chiedendomi di togliere ogni intervento a sua firma. Cosa che ho appunto fatto, anche nel post precedente.
    Quanto all’Anonimo: mi sentirei una rotella dell’ingranaggio se parlassi bene di un libro che non mi è piaciuto, per mia personale convenienza. Come, mi pare, avviene abbastanza spesso (anche molto recentemente, qua e là). Mi disegnano così, che vuoi farci.

  11. Anch’io sono stato “falsificato” qui sopra, qualche tempo fa.
    Chiesi alla Lippa di non rimuovere perché quei commenti facevano ridere e non contenevano niente di offensivo.
    E non era certo la prima volta che mi capitava. Fake, troll, spam bombs… E’ la quotidianità della rete: si passeggia sotto un portico punteggiato di merde canine.
    Anche quando fu un settimanale di destra a pubblicare un falso articolo [*] firmato “Wu Ming” (in realtà opera di un giovane scrittore – peraltro mai intervenuto su Lipperatura), noi reagimmo a quell’astio con niveniana levitas, lo vedemmo come un omaggio, un modo per comunicarci un fortissimo bisogno di coccole. 🙂
    Era per dire che, se ogni volta uno deve reagire chiedendo oscuramenti, il clima s’avvelena.
    Facciamo tutti un bel respiro e uniamoci al grande Calindri, il tavolo è in mezzo alla pubblica via, la vita moderna non ci avrà.
    Un po’ di stile, insomma.
    * http://www.wumingfoundation.com/italiano/rassegna/domenicale.htm

  12. Enzo Siciliano è un gran signore, e intanto 3 dei 5 selezionati per il Viareggio Opera Prima (risorto quest’anno) sono suoi sodali presso NA. Due di questi sono scrittori di qualità, ma insomma un po’ di bon ton, almeno in un mondo piccolo e poco redditizio come quello dei libri male non farebbe.

  13. Cara Lippa, non ritagliare astutamente il discorso vedendone solo una particella (tra l’altro solo quella che ti riguarrda). Repubblica ha mandato in libreria i migliori gialli di tutti i tempi, grandi autori del passato e i più interessanti e/o amati del presente (Lucarelli, Dazieri, Camilleri…), e fra questi ci ha messo pure Faletti e Augias… Ma dài! Non dirmi che in quelle due caselle il posto non se lo meritavano due veri, bravi giallisti italiani di oggi. Ma chi volete prendere in giro? In questo senso in quel caso sei stata una rotella di una falsificazione, di una prepotenza del giornalismo mercantilistico (Faletti) e – più latamente, anche se in quel caso non ne hai parlato – delle logiche di consorteria, nel caso di Augias (giornalista di Repubblica). Avete consacrato Faletti fra i grandi del giallo! Che ti sia piaciuto non me ne importa. Fate tutto voi, perpetrate ingiustizie madornali. Era l’occasione per far conoscere qualche autore italiano in gamba in più (sebbene a me del giallo interessi assai poco – ma questo discorso lo faccio per spirito di giustizia) e invece voi che fate? Ribadite il successo creato dal vostro stesso mondo (il giornalismo, l’abbraccio mortale fra media – il comico televisivo – l’editoria che piglia l’autore noto e i giornali che lo lanciano CONTRO gli autori che meriterebbero più attenzione – i giallisti italiani in gamba che hanno scritto tanti libri niente male; dico “contro” perché è lo stile di D’Orrico, lanciarne uno CONTRO tutti gli altri). E Repubblica che fa? Butta in edicola il direttore editoriale dei Gialli Mondadori (Dazieri), un pressoché sconosciuto autore Mondadori (Giulio Leoni), un giornalista del proprio giornale (Augias), una starletta televisiva che ormai non scrive più libri veri (Lucarelli), e infine rischia oh quanto rischia riproponendo l’ormai letto-anche-dagli-analfabeti Camilleri. Oltre, come già detto, a monumentalizzare Faletti mettendolo fra cotanto senno, accanto a Ellroy Woolrich ecc. Il problema non è che tu non ti “senti” ingranaggio, il problema è che in quel caso lo sei stata. Mi dispiace, Lippa. Può capitare, per una volta. Ma la prossima prova a “sentire” meglio. Altrimenti, più che in buona fede (lo sei sicuramente) ti dovremo considerare un po ingenua. Ma ti vorremo bene lo stesso!

  14. Miodddio che chaos!
    L’Anonimo mi pare molto arrabbiato, più che altro. Forse manca quella levità della quale giustamente parla Wu Ming 1. In quanto a Wu Ming 1 vorrei ricordare con levità e con le solite coccole che il vecchio Luther non era estraneo al gioco delle identiità sostitiute o addirittura inesistenti… E a me piaceva! Mi ha ispirato…O mi serve un ripasso? Ciao Lolip!

  15. Che pazienza Loredana! E dire che certe volte basterebbe leggere attentamente il post e autorispondersi. Comunque brava, te l’ho già detto cosa ne penso della tua capacità di “abitare” i tuoi commenti…

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