Scrive oggi su Repubblica Miriam Mafai, recensendo il bel libro di Anais Ginori Pensare l´impossibile, donne che non si arrendono:
“Finalmente una donna, che, al contrario di quanto ci viene normalmente proposto, non ci offre il consueto panorama tra grottesco e lamentevole fatto di italiane come di eterne sconfitte, umiliate sul lavoro e in famiglia, maltrattate e malpagate, vittime di violenza in casa e fuori, e, se giovani, aspiranti veline. Finalmente. Ed è una donna, Luisa Muraro, una delle più autorevoli rappresentanti del pensiero femminista, tra le fondatrici della comunità filosofica Diotima, che intervistata da Anais Ginori, non esita a fare una inconsueta, persino coraggiosa professione di ottimismo: «La società italiana», dice, «è uno straordinario laboratorio della libertà femminile. Cambiano i rapporti con gli uomini, tra donne, con il lavoro, la sessualità. Vengono strumentalizzate dai partiti? Forse. Sono troppo timide nei confronti dei capi della televisione? Forse. Comunque, in tutto questo si esprime il travaglio di una società che cambia e fa posto alle donne»”.
Timidamente, dissento. E non perchè voglia a tutti i costi vedere il benedetto bicchiere mezzo vuoto. Ma perchè finchè le cifre ci dicono quel che dicono, tutto questo posto per le donne continuo a non vederlo. A meno che non ci si riferisca al solito piccolo, anzi piccolissimo, gruppo.
Ps. Nota: scadeva nel 2010 l’obiettivo europeo per l’innalzamento dell’occupazione femminile dal 51 al 60%. In Italia siamo fermi (dati Istat) al 46,6%. L’Unione Europea ha concesso una proroga per la strategia di Lisbona di dieci anni. Ci rivediamo nel 2020. Sperando bene.
Timidamente o no, dissento anch’io.
Sara’ perche’ guardo poco o niente la tv, ma quando ci capito davanti mi tocca star male.
Ieri sera verso le 8 per puro malaugurato caso mi ritrovo su Italia 1 e vedo due tipi in camice bianco chini su un microscopio. Il piu’ brutto dei due occhieggia con volutta’ un contrattino in inglese su cui e’ scritta una cifra intorno a 100000 dollari.
Se ne va di soppiatto, fa le le valige. Una voce in sottofondo dice: “come fermare la fuga di cervelli?”
Io, ingenua, cerco di capire dove vogliano andare a parare. Di solito questi argomenti sono tabu’.
Ma questione di un attimo, appare una stangona illuminata di luce diffusa e capisco: uno spot per la pupa e il secchione.
Giuro, mi sono sentita male, nausea e lacrime di rabbia. Non bastava riproporre quel programma osceno, che purtroppo piace a tanti giovani ( e sigh, a tante giovani), ma ci voleva pure una pubblicita’ dove prendono in giro allegramente un autentico dramma di questo paese, la frustrazione e l’umiliazione di tante persone, ricercatori ma anche ricercatrici…
I primi, umiliati per i loro problemi a trovare ruoli nelle baronie italiche, umiliati dallo stereotipo del nerd sfigato, le seconde, semplicemente cancellate dal mito della bellona oca come figura vincente.
Se in Francia, ai tempi di Maria Antonietta e della carestia, una ipotetica tv avesse ironizzato sulle fragranti brioches, che mai sarebbe successo?
E’ questa la perniciosita’ della particolare ignoranza indotta da tv, intorpidisce le coscienze, mostra come innocuo e divertente cio’ che e’ invece estremamente pericoloso.
Eppure se conservi la capacita’ di indignarti, di soffrire, di ribellarti, tutti ti guardano meravigliati facendoti capire che esageri.
Mi chiedo dove e quando sia il punto di rottura. Perche’ credo ancora che, dopotutto, questo esista.
Chiedo scusa, ma io quel timido glielo leverei proprio.
Il fatto che per non essere lamentevoli si sostengano delle solenni stronzate lascia allibiti.
L’ Italia uno straordinario laboratorio della libertà femminile ? Ormai va bene tutto, i dati, le evidenze non contano nulla. il mondo intorno a noi è avatar. perchè se no sei lamentevole, e non va bene.
Il tasso minore di donne occupate in europa, il maggiore di quelle lavoratrici
costrette ad abbandonare dopo il primo figlio. percentuali di violenza, domestica in primis, allucinanti. zero o quasi rettori, presidenti di tribunali, amministratori delegati.
Il nuovo grande spauracchio del pianeta, il teocratico, odioso, oppressivo(tutto vero) Iran, è anni luce avanti a noi nonostante il regime: avrà tre volte la presenza in parlamento di donne rispetto al belpaese, e una quantità di personalità femminili nella cultura, nel dissenso, nella mobilitazione permanente della società, e che il regime non riesce ad arginare, che noi nemmeno ci immaginiamo.
E’ proprio vero: siamo nel tempo della dittatura della stronzata.
Resta il fatto che in uno dei pochi settori ampiamente dominati dalle donne (l’editoria per ragazzi), le scelte operate sono sconfortanti. Meglio parlare di persone.
Dissento anch’io, e non timidamente. Non credo nel principio che se una scemenza la dice una persona autorevole per ciò stesso la scemenza è meno scema.
Si discute delle affermazioni, non delle persone. Se poi le persone volessero argomentare autorevolmente le cose che dicono allora la questione assumerebbe tutto un altro aspetto.
E nelle poche righe che ho letto non mi pare che Luisa Muraro abbia argomentato alcunché. Ha comunicato una sua ineffabile impressione. Discutibile, molto discutibile.
Se in Italia comandasse la Lipperini, staremmo freschi. La sua prima mossa sarebbe la reintroduzione dell’Indice dei Libri e degli Autori Proibiti.
“E nelle poche righe che ho letto non mi pare che Luisa Muraro abbia argomentato alcunché. Ha comunicato una sua ineffabile impressione. Discutibile, molto discutibile.”
Ecco, questo è lo stile del ‘popolo del web’ che non sopporto assolutamente. Tre righe di una persona che non si conosce (così da poter ironizzare sull”autorevolezza’ e via di condanna). Come si potesse argomentare in tre righe (ah, certo, Twitter, come no)
Però è vero che quelle tre righe sono un po’ poco e possono lasciare perplessi. La Muraro è una pensatrice quanto mai sottile e tutt’altro che banale ne’ assurdamente ottimista. Fa solo notare che accanto alle notizie e pratiche discriminatorie o peggio ve ne sono altre che vanno in direzione diversa e che soprattutto la zona grigia è, come al solito, vasta.
Aggiungo un paio di link un poco più corposi per farsi un’idea di chi sia Luisa Muraro:
http://maridasolcare.blogspot.com/2009/10/iaia-vantaggiato-intervista-luisa.html
http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/quando-le-beghine-finivano-sul-rogo
http://maridasolcare.blogspot.com/2009/09/se-quello-che-ci-interessa-e.html
Senti, Sascha. Purtroppo, il pensiero di Luisa Muraro – permettimi, conosco qualcosina in più delle tre righe in questione – è sempre stato quantomeno fraintendibile. Non è ottimista, è semplicemente molto interessato a volgere il mondo reale ad una tesi ben precisa. Questo, senza nulla togliere alle riflessioni profonde che ha fatto e di cui è giusto esserle grati. Però, anche tu, non pensare che chi commenta qui sia un becero ignorante. Capisco il tuo risentimento verso la rete: ma non opprimere me e gli altri, in ogni occasione, con il medesimo. Molte grazie.
Hum dovrei leggere un po’ tutto il libro prima di fermarmi alla recensione di Mafai. Muraro ne ha viste di cotte e di crude e in tema di sessismo, il fatto stesso che una pensatrice del suo calibro sia rimasta (se non erro) ferma al grado di ricercatore, è già di per se allucinante.
Faccio l’avvocato del diavolo. Fermo restando che anche secondo me la situazione in Italia vira al tragico – mi chiedo se accentuare solo il tragico, sia saggio. Forse il libro intervista in questione è più complesso, e la Mafai nella sua recensione che ora cercherò ha deciso di mettere l’accento solo su questo parere. Forse lo fa a scopo politico incoraggiante ecco. A sapere che qualcuno fa gli altri fanno, forse di più che a sapere che nessuno fa niente.
Mi scuso ma mi era parso evidente che alcuni dei commentatori non avevano la più pallida idea di chi fosse Luisa Muraro e mi sono sentito in cavalleresco dovere di difenderne l’onorabilità. Online non si può mai dare per scontato che un nome ‘autorevole’ sia conosciuto dai lettori.
Ammetto, da parte mia, di aver letto un solo libro della Muraro e non legato strettamente all’attualità: La Signora del Gioco, sulla caccia alle streghe, che mi era piaciuto molto. Perciò non sono familiarissimo con le sue opinioni sulla società attuale. Devo dire che, oggi come oggi, qualsiasi dichiarazione d’ottimismo sull’Italia che non venga dai propagandisti del governo mi attira, interessa e scalda il cuore per la sua rarità.
(fra l’altro c’era una bella intervista sull’ultimo Tuttolibri della Stampa sui suoi rapporti con i libri e la lettura)
A me pare Sascha che tu colga ogni occasione possibile per dire che il web è merda, ma pazienza.
L’ottimismo piace anche a me: purchè non significhi chiudere gli occhi sui fatti.
Italia strordinario laboratorio di libertà femminile.
Una stronzata detta da un personaggio illustre e autorevole (che conoscevo e che non discuto), è, nondimeno, una illustre e autorevole stronzata.
Scusa Sascha, ma come puoi dire che io non conosca Luisa Muraro? Da quali mie parole lo hai dedotto? Proprio perché la conosco (almeno dall”Ordine simbolico della madre’) le ho riconosciuto autorevolezza, sennò avrei usato un altro aggettivo.
A me pare, invece, che sia tu piuttosto disattento e che ti muova all’interno del tuo frame mentale (tutto ciò che sta nel web è merda) al punto di non accorgerti che cadi nello stesso errore che rimproveri agli altri: leggere frettolosamente e sputare sentenze.
Riguardo all’ottimismo, non faccio altro che raccogliere figurine del ‘Bel Paese’, ovvero modelli positivi, per non cadere nelle generalizzazioni e negli spasimi del pessimismo ma, da prosaica illuminista quale sono, mi attacco ai cordoli della concretezza e non della profezia.
Poi magari ha ragione la Muraro e, se fosse così, nessuna più di me ne sarebbe contenta. E comunque, non ti preoccupare Sascha, leggerò il suo libro, non mi fa fatica leggere più di tre righe, credimi. Oppure non credermi per niente, me ne farò una ragione.
Per quanto riguarda Luisa Muraro a questo punto ho una sola cosa da fare: leggere un suo libro più vicino all’attualità e farmene un’idea personale. Se ne riparlerà, se possibile.
Quanto al fatto che io considererei tutta Internet merda lo contesto: altrimenti dovrei considerarmi merda anch’io che ci passo un bel po’ di tempo.
Vero è che ogni volta che sento parlare di peggioramenti negli ultimi vent’anni in qualsiasi campo della vita non posso fare a meno di pensare che coincidono con l’affermarsi e il diffondersi delle tecnologie di comunicazione digitale. Non rendersene conto mi fa venire in mente una tipica frase inglese: non vedere l’elefante bianco nella stanza…
sai. Sascha, a me invece fa venire in mente una frase di Aristotele: non tutto ciò che viene prima di una cosa è causa di quella che viene dopo.
Il principio di causalità sembra una cosa facile facile, ma non è per niente facile stabilire che cosa è causa di un’altra.
A meno che non si appartenga al ‘popolo del web’, si capisce. 😉
Correlazione non è causazione, vero, ma qualche rapporto può esserci, no? Correlazione non vuol dire che fenomeni che avvengono nello stesso momento nello stesso ambito non possano in qualche modo influenzarsi l’un l’altro, no?
Se poi certi fenomeni hanno un linguaggio e principi comuni, tipo la retorica internettiana identica alla retorica del mercato – entrambi che si autoregolano, entrambi che si oppongo all’intervento del potere statale, entrambi che danno i loro risultati migliori se lasciati liberi di svilupparsi senza limiti, entrambi convinti di non avere dei padroni ma di rappresentare la volontà della massa…
Intorno al 1980 succedono delle cose: l’elezione di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, la rivoluzione iraniana, la nascita della CNN e dei canali allnews, la diffusione dei personal computer, il collegamento digitale delle varie piazze finanziarie e poi di tutto il resto – una serie di fenomeni da cui nasce la fase storica in cui ancora viviamo e che esito a separare troppo…
penso che questo articolo del giornale possa essere di aiuto per capire qual è la vera condizione delle donne, e quale posto gli sia riservato dal potere (e non è dato trascurabile il fatto che il giornale sia di berlusconi).
per il resto io sono sempre ottimista… nel senso voglio continuare a credere che questo articolo sia uno scherzo!!!
http://www.ilgiornale.it/interni/psico-politicalarte_non_essere_buon_numero_due/04-03-2010/articolo-id=426608-page=0-comments=1
eccotene un altro dello stesso tizio
http://www.ilgiornale.it/cultura/la_societa_femminile_una_fregatura/22-09-2008/articolo-id=292268-page=0-comments=1
Claudio Risé, ho messo su la danse per te.
*
Grazie Alice perché c’avevo proprio bisogno di una ventata di ottimismo in questo pomeriggio niveo di Torino!
Brrrrrr