Giornate lente di pioggia, di attesa, di paura, di inquietudine privata e pubblica. Aspettando, rileggo. Continuo a sfogliare quel piccolo e prezioso libro che è L’eroe imperfetto di Wu Ming 4, di cui parlavo ieri. Penso agli eroi che vorremmo, proprio oggi, e che nel mito stesso sono cambiati, e all’antico orgoglio sostituiscono l’esitazione. C’è un capitolo in cui si parla di un romanzo forse poco noto di John Steinbeck, La santa rossa, che solo in apparenza è la storia di un pirata. E’, in realtà, la narrazione di come l’antico cavaliere cortese cade e trema davanti alla Dea bianca immaginata da Robert Graves.
Henry Morgan vuole aderire a un modello consolidato, ma già vacillante, di eroe. E dunque vuole quello che gli eroi hanno:
“Da ogni angolo gli avventurieri vanno a unirsi alla flotta di Henry Morgan e le sue imprese diventano leggendarie. Nell’arco di un decennio il suo nome entra nell’Olimpo della filibusta. Il ragazzino gallese che sognava di diventare un grande eroe è ormai il pirata più famoso di tutti i tempi.
Ma è solo. Solo come sono gli eroi, appunto, come aveva predetto il vecchio Merlin, tanti anni prima. L’inseguimento della gloria è stata un’impresa solitaria, un duello col destino. I sentimenti che lo circondano sono l’ammirazione o il timore, nient’altro. Niente affetto, niente amicizia.
Henry Morgan decide di procurarsi l’uno e l’altra.
Innanzi tutto si sceglie un amico fidato, un ragazzo sveglio e coraggioso di nome Coeur de Gris, che diventerà il suo scudiero, la sua spalla, il suo luogotenente, ma anche la voce della sua coscienza. Coeur de Gris è un pirata figlio d’arte, donnaiolo, devotissimo alla madre, una prostituta di Goaves. In lui si ritrova una delle caratteristiche di Galvano: la passione erotica e la devozione verso le figure femminili.
Ora Henry Morgan ha bisogno di una dama. La donna prescelta non potrà che essere all’altezza della sua fama, gelosamente custodita in uno scrigno, un’arca da dischiudere con l’ardore virile del guerriero.
La sorte sembra sorridere a Henry nella ricerca. Infatti proprio allora lo raggiunge una voce che percorre i Caraibi a proposito di una donna bellissima che vivrebbe a Panama, nella cosiddetta Coppa d’Oro.
“La chiamano la Santa Rossa di Panama. Non c’è uomo che non le si prosterni dinnanzi”. “C’è una donna nella Coppa d’Oro e tutti gli uomini le si inginocchiano davanti come i pagani cadono ginocchioni dinanzi al sole”. E ancora: “Molti dicevano ch’era la Vergine Maria scesa di nuovo sulla terra, e aggiungevano il suo nome alle loro preghiere”.
Una vera dea. Una dea che Henry Morgan decide di amare e di possedere. La Santa Rossa diventa la sua ossessione. Il pensiero di quella creatura leggendaria e celestiale non lo abbandona più e lo spinge a tentare imprese sempre più ardite, fino a quella più folle di tutte”.
Panama viene espugnata, ma la donna non si trova:
“Al calar del sole sono già tutti ubriachi. Eccetto Morgan, assiso sul trono che fu del governatore, in impaziente attesa che la Santa Rossa venga scovata e portata al suo cospetto.
Della fantomatica dama non sembra esserci traccia, però. Spinto dalla diffidenza, Morgan chiede a uno dei suoi uomini se abbia visto Coeur de Gris e quello risponde di averlo avvistato ubriaco, abbracciato a una donna. “Ti è forse parso che la donna potesse essere la Santa Roja?”, chiede Morgan. “Oh, no, signore”, risponde l’altro, “Sono certo che non era la Santa Rossa, ma solo una delle tante donne di Panama.”
L’alba illumina una scena surreale: Morgan assopito sullo scranno regale, nella grande sala delle udienze, davanti alla catasta d’oro e preziosi che i suoi uomini sono andati ammassando per tutta la notte. Dalla porta che dà sulla strada provengono i rumori ormai vaghi della città distrutta; una seconda porta invece si affaccia sul giardino, da cui proviene un canto.
Ecco dov’è sempre stata la Santa Rossa, una delle più belle incarnazioni letterarie della Dea: a pochi passi dall’eroe vittorioso, che ora dorme stravaccato sul trono. Da una parte le ceneri della città, l’impresa distruttrice che l’eroe ha compiuto per entrare nel castello incantato; dall’altra una piccola selva, un angolo di natura dove si cela la Dea”.
E poi, certo, le cose non vanno come Morgan si attendeva:
“Subito il pirata rientra nella parte dell’eroe vittorioso e formula la sua romantica dichiarazione, chiedendo alla dama di sposarlo.
Quando la Santa Rossa obietta di essere già sposata, “e nel modo più soddisfacente”, Morgan si appella a cause di forza maggiore che travalicano le consuetudini dei comuni mortali. La sua dichiarazione diventa quella di un cavaliere cortese che ha appena compiuto l’impresa di raggiungere la principessa nel castello in cui era reclusa.
Morgan dà per scontato che la principessa voglia essere liberata, che abbia bisogno di lui e di nessun altro, perché la loro affinità elettiva, il loro amore, è una necessità di completezza scritta negli astri.
E’ in questo preciso momento che la favola si infrange, il romanzo di formazione si rivela per ciò che in realtà è, una pesante critica all’idealismo eroico, all’amor cortese, al romanticismo. Ovvero al tentativo di subordinare e sottomettere l’elemento femminile dentro i limiti della retorica e della visione al maschile del mondo, di sottomettere la Dea ai codici.
La risposta della Santa Rossa, infatti è quella sbagliata:
“Avete trascurato soltanto una cosa, signore” ella disse. “Nessun fuoco mi arde, e dubito che possa ardere mai più. Non portate una lampada per me… e speravo che la portaste. Sono venuta stamane ad assicurarmene. E ho sentito le vostre parole così spesso, ma così spesso, a Parigi e a Cordova. Sono stanca di queste parole che non cambiano mai. […] Pensavo cose straordinarie di voi un tempo; finiste col diventare una bronzea figura della notte. E ora… vi scopro ciarliero, un tornitore di dolci e ben costrutte parole, ma dette con una certa goffaggine. M’accorgo che non siete affatto un realista, ma solo uno strimpellatore di serenate. Volete sposarmi… proteggermi. Tutti gli uomini, meno uno, hanno voluto proteggermi. Comunque, sono più in grado di proteggermi da me di quanto lo siate voi. Dal mattino del mio primo ricordo sono stata saturata di frasi fino alla nausea. Sono stata ricoperta di dolci epiteti e di vezzeggiamenti. Gli altri uomini, come voi, sentivano il bisogno di giustificare la loro passione ai loro stessi occhi. Essi, come voi, dovevano convincersi, e insieme convincere anche me, di amarmi.”
E’ un romanzo di mutazione profonda del mito. Ed è un romanzo perfetto per questi tempi, anche, quando dobbiamo misurarci con il nostro orgoglio, e con il modo in cui quell’orgoglio viene ridimensionato, e a volte deriso, come insensato. Dobbiamo, come sempre, imparare.