RITORNO DAL LUOGO BUIO

Un piccolo post personale, note a margine se volete, e dunque ininfluenti. In questi mesi mi è capitato spesso di sentirmi stupida. Leggevo gli scritti e gli interventi di altre e altri, mi incantavo nel trovarli così lucidi, così acuti, e mi chiedevo dove fosse finita la mia – qualora sia esistita – intelligenza. Leggevo articoli, interviste, e dicevo caspita, ma che brava o che bravo, e mi chiedevo dove fossero finite le mie parole. Mi sentivo, insomma, a mollo in una zuppa di latte, appiccicosa e torpida. Stupida, appunto.
Ho pensato che fosse l’effetto di quel che abbiamo vissuto, e che era inutile schivarlo, c’era anzi da prevederlo. Ma non era così. Ieri sera, quando ho chiuso il romanzo dopo quattro anni e un mese, ho capito che per tutto questo tempo ero stata in luogo oscuro: non privo di speranza, quello mai, ma buio come il bosco di notte, con tutto quello che al bosco associamo, i rami in cui ti si impigliano i capelli, i fruscii senza nome, i sassi bianchissimi alla luce della luna, quando c’è. Ho capito che avevo bisogno di rimanerci, in quel luogo oscuro, e che ci sono rimasta in tutti questi anni anche quando facevo altro, e magari sembravo meno stupida di quel che sentivo di essere, e meno vecchia e noiosa e ripetitiva, perché così mi sentivo, e vattene mi dicevo, e fai spazio, non hai niente da dire, proprio niente.
Da questa mattina, però, mi sembra di tornare a camminare sotto il cielo. Non ho mai vissuto così a lungo in un luogo che non esiste, non ho mai sofferto tanto abitandolo, non sono mai stata così felice di averlo fatto. Arriverà a fine ottobre. Qualunque cosa ne penserete va bene, non è più mio. Il che non significa che non sia stupida, ovviamente.
Il cuore vuole ciò che il cuore vuole,
e ciò che vuole è il fuoco.
La mia amica Roz, dopo sei mesi d’amore
con un uomo perbene, lo scarica
e dice: Non ci sono fuochi d’artificio.
Roz vuole lo spettacolo dei mastri fuochisti
vuole che il suo amante sia un pirotecnico diplomato,
vuole fontane luminose sparate a mano,
scenari multicolori, una raffica
di luminarie, vuole vedere il cielo che pulsa,
e sempre il Gran Finale.

Pensate a quella donna in Colorado,
una guardia forestale, che va nel bosco,
una lettera del suo ex marito
stringe nel pugno, una tempesta si muove nel suo cuore.
Lei legge la lettera per l’ultima volta,
accende un fiammifero e infiamma le parole,
il tempo si accartoccia.
Pensate all’intera foresta in fiamme,
le fiamme che danzano e consumano.
gli alberi che si arrendono al fuoco.
scheletri di legno, resti carbonizzati.

E adesso scopro che il silicone nei seni
deve essere asportato prima della cremazione
o esplode, perché la liquefazione di una sostanza pericolosa
distrugge il crematorio.
Mi piacerebbe avere seni così-
rotondi e pieni, che sfidano la terra e guardano
il cielo, seni che prendono fuoco ed esplodono.
Mi piacerebbe che il mio seno scoppiasse in fiamme,
diffondendo a macchia d’olio
lingue scarlatte a leccare le pareti.
Vorrei seni al calor bianco
come un tempo erano sotto il tocco
del mio amante, troppo presto scomparso.
Vorrei bruciare il crematorio.
(Diane Lockward)

3 pensieri su “RITORNO DAL LUOGO BUIO

  1. Non sai quanto è rinfrancante (motivante) questo post. Sto sperimentando esattamente lo stesso: la sensazione che quello che si sta provando a scrivere non sia degno e che gli altri, tutti gli altri che ci circondano, soprattutto via social, siano più brillanti e intelligenti e bravi nello scrivere. Un meccanismo che inevitabilmente ti porta a sottovalutare il tuo lavoro e che vorrebbe tu smettessi, tu mollassi, tu ti dedicassi ad altro: perché non puoi competere.

  2. Uhm … Lei deve essere un’infiltrata da chissà quali sperdute lande e langhe, cara dottoressa Lipperini. Ma quando mai noi genuini romani e romaneschi de Roma, ci sentiamo e siamo meno che adeguati alla bisogna? Sèmo da sempre i mejo der mejo, sorbole (mi si perdoni l’emiliano …). D’altra parte è pur vero che alcuni – tranne i cittadini dell’Urbe – siano lontani dalla perfetta perfezione. Ma non è bello sentirsi in odore di scomunica?
    Mi sono capito io.
    Alfredo

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