ROMA-TORINO-ROMA

Ritagli di Fiera.
Incontri, vecchi amici, nuove conoscenze. Fra le ultime: Scarlett Thomas, che nella chiacchierata di venerdì pomeriggio (in extremis, dopo che la vostra eccetera si era vista cancellare un volo davanti al naso) ha raccontato fra l’altro che a gennaio uscirà anche in italiano PopCo, che sta scrivendo un libro a sfondo matematico, che molti scrittori inglesi della sua generazione stanno cercando di ribellarsi alle regole del genere e di scardinarle dall’interno.
Fra i secondi: da ricordare almeno una delegazione di narranzatori con cui ho condiviso l’ascolto di Javier Marias (invece ho saltato la discussione sulla bellezza del romanzo, ma trovate una cronaca interessante qui).
Fra i primi: la condivisione di una bella chiacchierata a Fahrenheit con Dacia Maraini. E, certo, la discussione con Assunta Sarlo e Ippolita Avalli a proposito di immaginario, donne, gender gap.
Motivi di felicità: le copie di “Ancora dalla parte delle bambine” sono andate esaurite in Fiera.
Altro motivo di felicità: a casa mi aspettava una copia freschissima di Duma Key.
Motivo per farsi cadere le braccia: quelli che continuano a ripetere “è tutta una cordata” sostenendo che i propri libri vengono ignorati a causa del’egemonia di una crew ambiziosa e cinica di scrittori e giornalisti. Questo, senza aver neanche sfogliato gli ultimi testi della crew medesima (e continuando a ignorare che piccolo editore o scrittore esordiente non sono sempre sinonimo di qualità. Essendo di buon umore, mi astengo dai numerosissimi esempi possibili).

11 pensieri su “ROMA-TORINO-ROMA

  1. Meno male che sei di buon umore eh:) Saresti stata cattivissima.
    Perchè il problema mio è che se anche la piccola editoria non è garanzia di qualità, e anzi spocchiosamente temo – il contrario – anche se mi vergogno ecco, mi sento cattiva… d’altra parte la grande editoria è sintomo di un certo tipo di qualità. Di rispondere a certe esigenze, storiche momentanee, economiche e sociali. E soprattutto nel modo di pubblicizzare le cose, non ti arrabbiare, ma certe volte in una libreria mi pare di essere Alla Pirelli Re.
    Metto in vetrina questo vì che tira. Gli altri lassamo perdere.

  2. Ma certo! Solo che è da idioti, come viene fatto da certi , definire ammiccante, o simili, L’ottava vibrazione di Lucarelli che, credimi, è un romanzo straordinario, frutto di un lavoro enorme e con nessuna concessione a presunte mode, peraltro.

  3. E infatti, se andate a vedere su IBS, il libro sta inquietando o irritando i più indolenti tra i lettori “storici” di Lucarelli, che si attendevano il solito giallo e invece, zac!, un libro complessissimo e per nulla indulgente nei confronti delle loro passioni.
    E’ un libro bellissimo e confido che troverà con naturalezza il proprio pubblico, il proprio passaparola, la propria comunità. Se Lucarelli perderà qualche lettore, certamente ne guadagnerà tra chi riteneva troppo interni al genere poliziesco i suoi sforzi precedenti.
    La disponibilità a scontentare il settore più pigro del proprio pubblico, a non scrivere per forza d’inerzia, a spiazzare le aspettative, è una delle cose che sento fortemente in comune con gli autori di cui ho parlato nel saggio sul NIE. Del resto, già papà King si muove in quel modo.
    Un po’ di esempi italiani:
    1) I fans di Montalbano hanno odiato “La presa di Macallè” di Camilleri, che per me è il suo libro più bello. E in genere i Montalbano vendono sempre molto più dei non-Montalbano, che però per me sono i *veri* libri di Camilleri (“Il re di Girgenti”, “Privo di titolo”, “Maruzza Musumeci” etc.)
    2) Molti fans di Eymerich hanno detestato il “ciclo del Metallo” di Evangelisti, che per me è il suo vero ciclo epico, e “Noi saremo tutto”, che è il suo libro più bello e sentito.
    3) I lettori di De Cataldo affezionati a “Romanzo criminale” si aspettavano che “Nelle mani giuste” seguisse quella scia, e invece è un libro ostico, spinosissimo, sottilmente sperimentale, che li lascia in braghe di tela (e se ne lamentano a gran voce, anche qui si può verificare su IBS), libro che verrà valutato appieno solo sul medio-lungo periodo.
    4) Molti fans dell’Alligatore non comprano i libri di Carlotto esterni alla serie, e ho anche sentito forti perplessità nei confronti di “Cristiani di Allah”, che invece per me può essere un punto di svolta importantissimo nella carriera di quell’autore.
    5) In rete è pieno di gente secondo cui Genna era meglio quando scriveva thriller etc. La scelta di abbandonare il personaggio seriale di Lopez è stata forse problematica sul piano delle vendite, ma è stata la più importante fatta da Giuseppe. Abbandonando il genere, è cresciuto di statura e scrive con una libertà che molti altri possono soltanto invidiare.
    6) A noialtri WM continuano a chiedere di scrivere un libro “alla Q” o un sequel di Q, mossa che certamente sarebbe azzeccata sul piano commerciale ma che non faremo *mai* perché non ci interessa sul piano della poetica.
    Etc. etc.
    A conti fatti, la realtà delle sperimentazioni in corso è opposta a quella della vulgata, delle solite e stanche lamentationes, quelle sì scritte in stato inerziale 🙂 Si scrive dentro il popular ma cercando sempre di scartare, di non seguire i sentieri già battuti e stra-battuti, quelli dove scorrazzano i Carofiglio, per capirci.

  4. Ringrazio Loredana per la segnalazione della mia piccola cronaca sull’incontro di sabato.
    Io non è che l’ho con i critici per partito preso (dopo che avranno stroncato il mio prossimo libro magari sì..;-)), mi preme solo far notare che in questi incontri pubblici i suddetti faticano assai a farsi capire, a esprimersi in termini comprensibili alla platea (peraltro formata da gente preparata). ù
    Così divagano, escono puntualmente fuori dal seminato e dal tema in oggetto, fanno passare il tempo, di modo da poter passare il microfono al vicino….
    Il tutto suona un pò come una presa in giro, legittimando peraltro un’altra domanda: ma ci sono o ci fanno?
    Non per girare il coltello nella piaga, ma ieri ho assistito, nel carcere di Saluzzo, a un incontro con Carlo Lucarelli, sempre promosso dalla Fiera del Libro, e vi posso assicurare che lo scrittore bolognese ha tenuto tutt’altro atteggiamento, ha parlato in modo chiaro ma dettagliato del suo modo di scrivere e del suo modo di intendere il romanzo, peraltro rispondendo con precisione a svariate domande sul suo lavoro, poste anche dai detenuti, con umiltà, senza la prosopopea dei suddetti critici.
    Sono riuscito a scambiare con lui due parole e confermo l’impressione di schiettezza e di disponibilità.
    (e poi L’ottava vibrazione è veramente un grande libro!)
    Paolo

  5. Concordo con Paolo. Nel mondo dei tromboni (quello della lettertura patria) Lucarelli è una delle persone più timide e umili che abbia mai conosciuto. Conosco scriba che hanno avuto un centesimo del successo di pubblico e di critica avuto da Carlo che vanno in giro tronfi e gonfi come tacchini.
    Anna Luisa: quello delle ossa grosse, ormai, è solo una pietosa bugia… 🙁

  6. Ero nella sala rossa quando Loredana ha parlato di “bambine”, e anche di “bambine” cresciute. Con dati, cifre, tendenze. Roba impressionante, per chi non la conosce. Io la conosco, ma mi ha comunque impressionato la lucidità e la “normalità” con la quale Loredana ha dimostrato come lo status di “nigger” della donna, sia ancora una realtà, altro che retaggio del passato.
    Faccio una premessa per non essere sbranato: ho sempre considerato la donna complessivamente migliore dell’uomo. Su una virtuale bilancia di pregi e difetti per me, la donna vince nei pregi. Insomma, per me sono più valide.
    Orbene, se però la situazione è ancora quella che è, (chiedo) non sarà che il femminismo sparò a salve o sbagliò la mira?
    mi chiedo ancora: invece che “io sono mia” o “col dito l’orgasmo è garantito”, non sarebbe stato meglio dire “al vertice (chessò) dell’Olivetti ci dovrebbe stare una donna. perchè le donne sono oneste e preparate. mentre è ben possibile che un uomo, a quel livello, sia solo un pescecane o un cialtrone”?

  7. Enrico, perdonami, con tutto l’affetto, ma dire: “ho sempre considerato la donna complessivamente migliore dell’uomo. Su una virtuale bilancia di pregi e difetti per me, la donna vince nei pregi” è una classica generalizzazione di un certo modo “maschile” (vagamente paraculo).
    Io non credo nella donna “migliore” dell’uomo. E ovviamente neppure il contrario.
    Credo nelle persone.

  8. ti ringrazio per aver linkato il commento alla discussione sul ‘bello’ del romanzo, alla quale ho assitito.
    Condivido le impressioni riportate da Cacciolati, e confesso che, da lettrice ‘semplice’, sono rimasta un pò sconcertata, o più che altro mi sono sentita lontana anni luce dall’empireo dei ‘critici’.
    Forse vado un pò ot, ma riporto una mia impressione recente di lettrice.
    Conosco Covacich solo di fama, non avevo mai letto un suo libro.
    L’ultimo l’ho acquistato subito, attirata dalla storia, e mi è paiciuto, pur con distinguo.
    Dopo averlo letto, ho cominciato a sentir parlare del libro, su interviste, blog letterari, e l’accento veniva messo soprattutto sul valore autobiografico super realistico del romanzo.E va bene.
    Nella presentazione del romanzo fatta a Torino, ad opera dei valentissimi Siti e Pascale, per presentare il romanzo, è stata scelta questa chiave, quindi il ra pporto romanzo-verità-fiction, esperienza di Covacich, eventuale valore etico, eccetera.
    Io ammetto che, proprio perchè avevo letto il libro sono rimasta sconcertata.
    Perchè trovavo il secondo piano di analisi molto interessante, ma lo vedevo coem una cosa ulteriore , a me il libro era sembrato interessante per il valore della storia raccontata, non ero stata certo attirata dalla storia vera di Covacich, o cose del genere.
    Scusa la lungaggine , Loredana, forse non mi sono spiegata bene, ma volevo raccontare quello che ho provato da lettrice, nell’assistere all’illustrazione di una sorta di ‘metafisica del libro’..La cosa mi ha lasciato una sensazione sgradevole,di esclusione, anche di sconcerto, un pò di fastidio .Ho percepito qualcosa di poco chiaro lo ammetto.

  9. Gianni perdonami tu,
    ma il paraculo mi piace farlo in altri settori. Qui sinceramente non ho nulla da vendere nè da guadagnare. Sarà infantile, ma ho percepito nelle donne (a mio giudizio, per carità) fin dal ginnasio la migliore capacità di adattarsi al mondo e di affrontare la vita con coraggio e lealtà.
    Credo anche io nelle persone. Ma se la maggior parte delle persone che ritengo più valide hanno la passera invece che che le palle non è colpa mia. Sensazioni!

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