SALTARE VERSO IL BASSO: UN'OSSESSIONE (O UNA MOTIVAZIONE)

Due dei libri che ho amato maggiormente scrivere, Ancora dalla parte delle bambine e La notte si avvicina, nascono dalla stessa sensazione: quella che ci stia sfuggendo qualcosa, nel nostro rotolare, in modi diversi, nell’onnipresente presente di cui parlò, ai tempi, Antonio Caronia. Nel 2007, ai tempi del primo libro, si era tutti entusiasti di Google Earth, visto che il mirabolante universo dei social doveva ancora dischiudersi. Infatti, quel libro cominciava così:
“La parte più bella, più eccitante, più divertente di Google Earth è l’inizio della ricerca. Per l’esattezza, quando, una volta digitato il nome della nazione, della località e dell’indirizzo che si desidera visualizzare attraverso le riprese satellitari, il programma conduce il navigatore in avanti, lanciandolo dall’icona iniziale del globo terrestre in un tuffo mozzafiato, in volo fino alla strada che attraversa un paese di cento anime, di cui solo poche decine di persone sanno riconoscere i colori delle case, i profili delle montagne che lo circondano, il fiume che lo attraversa.
Questo libro nasce con un’intenzione molto simile: partire da un’immagine d’insieme e arrivare ai dettagli che la compongono.
Naturalmente è più difficile: perché, in questo caso, la visione di partenza non è chiara, e viene anzi percepita in modi apparentemente inconciliabili. L’immagine totale è fuori fuoco. Proprio per questo, occorre forse saltare verso il basso e osservare da vicino quel che dall’alto non si vede”.
In quel caso, l’immagine di partenza era la convinzione sotterranea che la cosiddetta “questione femminile” fosse ormai avviata a soluzione. Non era vero, come ben si sa.
Nel caso de La notte si avvicina, il salto verso il basso, fino al famoso paese di poche centinaia di anime, è stato spinto da una sensazione diversa e  simile: cosa ci stava succedendo? Perché stavamo diventando indifferenti, sebbene percorsi da mille indignazioni (volatili, però)? Perché ci stavamo chiudendo in noi stessi? Perché la nostra personale affermazione si traduceva nella distruzione degli altri?
Ecco, questo salto verso il basso è, in realtà da prima di quel 2007, la mia fissa. O, per citare un bellissimo articolo di Annamaria Testa su NuovoeUtile, la mia motivazione intrinseca. Le motivazioni intrinseche, scrive, “fanno capo a noi stessi (sentirci bravi e capaci, soddisfare la nostra curiosità…)”, mentre le estrinseche “fanno capo a fattori esterni (guadagnarci un premio di qualsiasi tipo o evitare punizioni). La cosa curiosa è che l’aggiunta di una motivazione estrinseca ad attività che amiamo, e per le quali siamo già intrinsecamente motivati, riduce la forza della motivazione: è l’overjustification effect.”
Se devo fare il nome di un autore che aveva visto cosa succedeva là in basso è quello di David Foster Wallace fra i tanti. Come ricorda ancora Annamaria Testa, nel famoso discorso agli studenti noto come Questa è l’acqua, “Foster Wallace descrive con impressionante lucidità le dinamiche di formazione del soggettivismo acritico di cui, un decennio dopo, i social media sembrano traboccare. Forse questo vuol dire che il problema non è solo come funzionano i social media, ma anche come funzioniamo noi”. E ancora: “La vita adulta – dice ancora Foster Wallace – include la noia, la routine e la frustrazione, ma ciascuno di noi sopravvaluta le proprie. Ciascuno, sentendosi al centro del mondo, alla luce del proprio egocentrismo interpreta ogni ostacolo (e perfino la grassa signora assai truccata e con lo sguardo spento che lo precede nella coda al supermercato) come un’offesa personale. Imparare a pensare significa diventare meno arroganti, egocentrici e imperiosamente soli. Nel grande mondo del volere, dell’ottenere e del mostrarsi – conclude Foster Wallace – la vera libertà è la consapevolezza, e l’attenzione agli altri”.
Quel salto verso il basso non si esaurisce in uno o due libri. Non può che essere una costante o, se volete, un’ossessione. E  sì, questa è l’acqua, davvero.
Ma la debolezza degli Elfi in questi termini consiste naturalmente nel rimpiangere il passato, e nel non essere disposti ad affrontare il cambiamento: come se un uomo dovesse odiare che un lungo libro vada avanti, e desiderasse fermarsi al suo capitolo preferito.
(J.R.R. Tolkien, Lettera n. 181)

Un pensiero su “SALTARE VERSO IL BASSO: UN'OSSESSIONE (O UNA MOTIVAZIONE)

  1. Perché la nostra personale affermazione si traduceva nella distruzione degli altri? La risposta c’è da centinaia di anni: “Mors tua, vita mea”. Che fa pendant con “Poca brigata, vita beata”.

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