Se dovessi definire in una parola la mia concezione personale del mondo, in questo preciso istante, la parola sarebbe: arretrati (con l’accento sulla seconda “a”, ovviamente: anche se in questi giorni sto tornando giocoforza ad antiche passioni, non parlo ancora come un libretto d’opera). Laddove i medesimi riguardano soprattutto le letture, su carta e su schermo, che si accavallano: e da cui traggo almeno qualche segnalazione:
E’ di qualche giorno fa, ma la recensione postata da Giuseppe Genna su Carmilla a proposito di Lunar Park va letta (l’accenno a Colorado Kid, peraltro, incuriosisce non poco la sottoscritta, che sempre qualche giorno fa l’aveva recensito qui).
Non ho ancora colpevolmente parlato de Lo Zar non è morto, romanzo a dieci (e che dieci: Antonio Beltramelli, Massimo Bontempelli, Lucio D’Ambra. Alessandro De Stefani. F.T. Marinetti, Fausto M. Martini, Giulio Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare G. Viola, Luciano Zuccoli) scritto nel 1929 e appena ripubblicato da Sironi. Qui trovate tutti gli articoli finora usciti sull’argomento, a firma di Giuseppe Caliceti, Francesco Pacifico, Antonio D’Orrico, Giuseppe Iannaccone, Luca Mastrantonio e Francesco Dimitri.Luigi Mascheroni, Alessandro Zaccuri, e Wu Ming 1. Del quale riporto l’incipit:
Dopo la riscoperta di Lo zar non è morto del Gruppo dei Dieci, qualcuno si sorprende del fatto che la scrittura collettiva non sia poi così "nuova" e "prometeica" come sembrava. Bizzarro: da anni noi Wu Ming ripetiamo che non vi è nulla di nuovo. La scrittura collettiva è sempre esistita, per non dire della narrazione, del raccontare, atto che è collettivo sempre, e sempre lo fu.
Oggi, sia pure tra molte resistenze, se ne può finalmente parlare, è questa la differenza. Una realtà finora rimasta in ombra è oggi inondata di luce. L’irrompere della Rete ha reso esplicito l’implicito, costringendoci a riflettere, a interrogarci in modo nuovo sull’atto di scrivere/narrare e su cosa faccia vivere le storie.(Qui il seguito)
Da Davide Bregola continua una intensissima discussione sul Romanzo del XXI secolo: interventi di Girolamo De Michele, Massimiliano Parente, Giuseppe Caliceti, Marco Candida, Gabriele Dadati.
Infine, una notizia che mi segnala il prode Fogliedivite e che riguarda l’annuncio dei quattro prefinalisti italiani all’ Impac Dublin Award, ovvero il premio letterario più ricco che ci sia (centomila euro al vincitore, di cui venticinquemila all’eventuale traduttore). Chi sono? 100 Strokes of the Brush Before Bed, The Ballad of the Low Lifes, Don’t Move, Day After Day. Informazioni più dettagliate, qui.
Gina, amore mio, quanto tempo! Quanto tempo! Come stai? Le sculture? Le foto? Peccato che Barnard sia morto. Ma come sta Neil Armstrong? Vi sentite ancora? E Gianni Bisiach? E’ da un po’ di tempo che tace sull’omicidio di JFK: che abbia saputo finalmente la verità?
Pane amore e fantasia! Sono contenro che anche tu hai un blog! Vieni a visitarmi a Markette! Ciao!
Georgia, dolcissima creatura: a volte ti preferisco muta.
Sì, la recensione ha fatto piegare in due dalle risate anche me, e non solo. Insomma, ci hai fatto iniziare la giornata in allegria: come se si fosse a Zelig. 🙂
Scusa Loredana, ma Omero che c’entra con Genna e “L’Anno Luce? E’ chiaro che l’Iliade non parla solo di guerra, così come è lapalissiano che la Macinatrice non parla solo di web. Ma il libro di Genna è peggio di Suor Jo; solo che questa volta il Genna l’ha scritto tutto da solo, così si presume e si crede. Quindi, se per Suor Jo – la più grande cagata che abbia mai visto, interrogandomi ancora come si sia stati tanto miopi in Rai da riuscire a mandare in onda una fiction così orrendamente stupida e mal fatta – c’erano altre persone, con “L’anno luce” no. Mi fermo qui, dicendo solo che Genna non è Omero, e tirare in ballo Omero è una di quelle forzature peggiori del trapianto di capelli a metà che s’è fatto il Berluska per un magro riportino. Come se io parlassi di James Ellroy e tirassi in ballo Virgilio e Dante. Ma dài! 🙂 Comunque sì, ci hai fatto ridere, e di ciò ti siamo grati. ^____^
Ciao ciao
g.i.
le dolcissime creature (anche elettroniche) mute sono da sempre le preferite 😉
anzi, vittorio, proprio per quello ieri mi sono assentata, per non rovinare l’incanto di un equivoco;-)
geo
Che puzza di rosicamento da queste parti.
E’ chiaro che il paragone non era qualitativo (Genna = Omero). Era un’iperbole, credo, per far capire che un libro non si riduce al suo “tema di fondo”, ed è chiaro che per questo tipo di ragionamento vanno citati libri noti a tutti, addirittura notissimi. La polemica di Battig (e di Iannozzi, come al solito), è gratuita. Curatevi il fegato. Se vi sta sul cazzo la Lipperini, qualunque cosa faccia o scriva, smettete di venire sul suo blog, cazzo. Sta diventando la più aggredita dai mediocri, chissà come mai!
Dovremmo prestare più attenzione ai titoli scelti da un autore: in filigrana c’è la sua più pura essenza spesso!
Non a caso Battig pubblicò un libretto intitolato
*SUL NULLA*.
Melloni, devi però convenire che l’antiparagone iannozziano Virgilio-Ellroy funziona benissimo come paragone fondante, dato che entrambi gli autori si sono profusi largamente sui creatori di civiltà. Insomma, da un certo punto di vista Peppe I ha quasi sempre ragione.
@ MELLONI
Al solito, come è tuo uso consumato, hai detto il solito niente riempito di niente. L’hai pulito bene il ritratto di Stalin, stamattina? E il pogrom che stavi organizzando, a che punto è? :-(((
Il problema non è Omero né Loredana: solo, gentilmente, Le si è fatto notare che quella iperbole è una “antenna satellitare”, cui nessuno crede. Perlomeno non uno che abbia ancora il cervello che gli ragiona. Ma tu ragioni non con il cervello, ma secondo tuoi parametri di simpatie, che ormai tutti hanno capito. :-(((
Addio
g.
Non ci posso credere. Certe volte mi passa proprio la voglia di insistere.
Il web è un mezzo straordinario nelle mani di gente assurda e livorosa.
Io della recensione della Lippa non dico nulla perché non l’ho letta (e del libro del Giugenna non dico nulla perché non l’ho ancora letto).
Ma di certo l’unica frase qui riportata della recensione – quella sulla quale si sta montando un polverone fatto di aria fritta – è una frase d’uso, talmente antica che è addirittura indiscutibile.
E’ un cazzutissimo modo di dire, puttana eva, ma com’è che siete riusciti a vederci anche qui “IL MALE ASSOLUTO”?
Tutto ciò è alquanto deprimente. Io stesso sono deprimente, perché, commentando, ci sono cascato anch’io come un pollo nel trucco da baraccone di quart’ordine montato su da Battig.
Arrivati i rinforzi del riportino berluskoniano con il Biondillo ricciolino. 🙂
Sì, così sì che si arriva a uno stato deprimente assai. 🙂 Però noi qui si continua a ridere tra antenne satellitari, paraboliche, e iperboli a prova di baffo. Pardon, di caschetto 🙂
Fra un po’, vedrete che il Genna camminerà sulle acque come Gesù. :-)))
Che ridere! Era tanto che non ridevamo così, fino a farci venir il mal di pancia. ^____^ Grazie, grazie, grazie.
ECCOLA LA RECENSIONE INCRIMINATA:
“Bisognerebbe leggere L’anno luce di Giuseppe Genna (Marco Tropea, 13 euro), ma anche guardare l’immaginifico labirinto web realizzato nel suo sito, I Miserabili, che traduce la materia narrativa in deviazioni fatte di immagini, fotomontaggi, estratti, derive visionarie. Come se, insomma, il testo si traducesse nelle impressioni sensoriali e mnemoniche che può suscitare nell’animo del lettore: luogo dove legittimamente coesistono, come sul sito, il suono di Saturno e Giambattista Vico, le fogne di Parigi e il caso Enron, i videogiochi e Antonia Byatt. L’esperienza multimediale non è un piccolo lusso: è, probabilmente, una chiave importante per avvicinare un romanzo che dimostra come dall’interno di una storia si possano far deflagrare possibilità di narrazione non prevedibili e non classificabili.
Volendo, la storia in sé è persino semplice: il Mente, dirigente di una multinazionale delle comunicazioni in contrastata ascesa, incontra nello stesso giorno il suo punto di crisi professionale e familiare. Il coma in cui cade sua moglie cela un rapporto proibito con un ragazzo giovanissimo, autore di un sorprendente manoscritto. Contemporaneamente, poteri grandi e piccoli cercano di distruggere la sua carriera. I due assalti al Mente si intrecciano fino a mettere in scena una sorta di calor bianco della lotta per il dominio, dove economia, religione, politica, sesso sono fusi assieme. Con una doppia contrapposizione: da una parte il mondo maschile, con i padri e i figli che sul potere si scontrano (e perdono, qui come nella vita reale, i figli: quella generazione, cioè, che al potere ambisce senza riuscirlo a controllare e neppure a comprendere). Dall’altro, il potere antico del femminile, insieme portatore di morte e di vita (la moglie del Mente partorirà un figlio: e la sua gravidanza, pur derivata da uno stupro, viene narrata con la reverenza sacrale che si tributa alle dee).
Ma dire che L’anno luce è una storia di complotti industriali e di adulterio è come dire che l’Iliade parla di guerra. Perché il punto di interesse sta nella scelta stilistica compiuta dall’autore: raccontare infatti un mondo di faccendieri e profeti poteva comportare una strada consequenziale, quella del genere, dove peraltro Genna ha agito a lungo come innovatore virale. La via intrapresa è quella, invece, di un racconto dichiaratamente epico, che si muove utilizzando la triade canonica amore-potere-morte e un pantheon dove a personaggi-simbolo privi di nome si alternano icone da rotocalco (Gigi Rizzi) dotate della nobilità di un eroe omerico. Non casualmente, Genna ha accostato L’anno luce ai nostri, i racconti post-omerici sul ritorno dei vincitori di Ilio. Ritorno che, come avviene a dei e guerrieri della società post-new-economy, passa attraverso l’oscurità, o in essa si conclude.
(Loredana Lipperini, La Repubblica)
—
Meglio gli X-Files, centomila volte meglio. L’eroe omerico? L’orrore. Punto e basta. Solo l’orrore.
Quando ce vò ce vò.
g.
e continuo a non capire.
La recensione di genna è reperibile sui Miserabili e in nessun punto la Lipperini dice che Genna è uguale a Omero. Lolip usa l’iperbole di cui Melloni ha spiegato il senso e dice che uno dei uno dei personaggi ha la ‘nobiltà di un eroe omerico’ (non che è un eroe omerico o scritto da un autore pari a Omero) . Alla fine riporta anche la seguente considerazione:
…non casualmente, Genna ha accostato L’anno luce ai nostoi, i racconti post-omerici sul ritorno dei vincitori di Ilio. Ritorno che, come avviene a dei e guerrieri della società post-new-economy, passa attraverso l’oscurità, o in essa si conclude.
si parla quindi di accostamento a un ‘genere’ e non di identità o valore (ammesso che esistano scalette) pari ad esso.
Temo di ripetere la solita minestra quando dico che la Lipperini ha tutti i diritti di interpretare il libro di Genna (i libri) come preferisce. Ha pure il diritto di stabilire gli accostamenti e le identità che la sua preparazione e coscienza le suggeriscono e, visto che lo fa descrivendo il processo che l’ha condotta sin lì non vedo quali ragioni di scandalo ci possano essere: al massimo si possono articolare critiche di senso opposto (o altro) e motivarle. La scazzotata sui nome intoccabili che non devono essere accostati (perchè oggetto di culto sacro) è mera isteria.
Dico questo non perchè sono diventata l’avv. d’ufficio della Lippa, ma perchè l’esercizio di articolazione delle controcritiche/recensioni è una sano attività che può solo far bene alle meningi: l’isteria non credo le sia pari.
Per concludere io non sempre sono d’accordo o aprezzo le opinioni di Lippa, quelle di altri e le mie medesime 🙂 , ma trovo interessante confrontarmi, leggere e, se il caso, forzare la mia pigra intelligenza a rispondere.
Non dico che tutti si debba essere uguali ma porklam…perchè non sforzarci di uscire fuori dal gridolino isterico o di dolore? non che a volte non ci sta, ma poi a furia di replicarlo si diventa solo un gran calderone di suocere…..e …suoceri.
besos
Per ANO, Melloni e Biondillo.
Nessun baraccone, più che altro è triste constatare l’esistenza degli uomini baracca, quelli che si sforzano ti tenere in piedi ciò che è già caduto.
Ma chi sarà questo ANO che ha tutto questo livore nei miei confronti? Avrà mai il coraggio di rivelare anche a me l’identità di cui si vergogna tanto?
Credo di avere la libertà di giudicare una recensione che appare sul secondo quotidiano nazionale.
Voi chi siete per impedirmelo? E’ vostra Internet? E’ vostro il baraccone?
Ho firmato con voi un contratto per farvi piacere e lasciarvi parlare a vanvera? Sto ancora aspettando le querele dall’anno scorso…per cosa poi? Non me lo ricordo bene…ma forse voi si. Impiegate meglio il vostro tempo e anche io smetterò di perderlo ad osservarvi e a precisare concetti che non vanno lasciati passare. Gli insulti, vostri e di altri, sono per me un punto d’orgoglio.
Per quanto mi riguarda, mi spiace solo che in Repubblica al magnifico libro di Genna sia stato riservato uno smilzo colonnino, anziché uno spazio più congruo.
posto i commenti di Angela su Vibrisse visto che a quanto pare è ancora interdetta come sospetta spammer.
Angela, non so se può servire (con me l’altro giorno ha funzionato): fai una bella pulizia sul tuo pc ed elimina tutti i cookies e magari qualcosa cambia, di certo male non fa.
di Angela Scarparo
uesto qui sotto è un post al blog della Lipperini. Il motivo per cui è stato riportato qui è questo: chi scrive crede nella ‘collaborazione’
“Il libro di Genna è – anche – una storia d’amore. E’ ben scritta. I personaggi sono credibili. L’autore attinge a diversì ‘modi di scrittura’ (fra cui, anche un certo cinema di serie B). Paradossalmente l’unica cosa che a me venga da ‘rimproverargli’ è una forma di ‘polemica quasi religiosa’, determinata da una visione del mondo ‘poco materialistica’. Anche le descrizioni, nella storia, sono ridotte al minimo. La ‘realtà’ interviene poco a distrarre l’Inevitabile Marcia del Reale e delle Storia. La domanda sottesa sembra: ‘vedete dove si va a finire col Capitalismo? Sarà pianto e stridor di denti!’
Non so se mi spiego. Ma forse ho capito male. (Poi gli chiederò). Ecco, nel suo libro: ‘Il Male’ c’è. Si manifesta per esempio, come ‘sete di potere’. Una vera e propria forza autonoma, che attraversa partendo dall’Alto (i Capoccia delle Multinazionali) tutta la società. Una forza che lega. Una corrente che dall’alto arriva fino ai ‘barellieri degli ospedali’. Insomma è un libro ‘sensato’.
Giuseppe Iannozzi, aridaje co’ televisione. Io, non è snobismo, ma avendo il satellite non seguo lo Zelig che tu citi (mi sfugge come orario, mi guardo un film). Fà paragoni con altri libri, piuttosto, perchè qui tutti sappiamo che li ami oltremisura!
Scusate un’altra cosa. Capisco lo spirito, mi piace, ci vado matta, ma cosa c’entra lo sfottò a cazzo? Fa goliardico e basta. Fa noia mortale.
Giuseppe, mi hai detto che sono ‘trasparente’: bene vorrei che lo fossi anche un po’ tu e che argomentassi e spegassi, se possibile il perchè dell’evidente e aprioristica antipatia che provi nei confronti non di certi libri, ma di alcune persone”
P.S. Loredana, sono ancora spammona. Lo sono così tanto che non sono riuscita neanche ad inviarti una mail. Giulio ho postato qui, perchè mi parevano entrambi argomenti da blog letterario.
@ SPETTATRICE
Diciamocelo, senza mezzi termini: il libro di Genna fa schifo. E la recensione di Loredana uguale. Un riportino berluskoniano apparso su La Repubblica. Però ci fa ridere se non altro. Altro che misero spazio. :-(((
Poi Biondillo appare, a fare che? La recensione non l’ha letta, né il libro, ma tira su assurde pretese di difesa di questo e quell’altro. Il che ci fa ridere ancor di più. Avesse taciuto, sarebbe stato meglio.
Non è una questione di genere o non genere: è un accostamento talmente forzato – quanto inutile e pericoloso per il Genna, che magari si crede pure Omero adesso – che non ci crede NESSUNO. Ma che fa incazzare, perché Omero è una CULTURA immensa. Genna neanche un grano di polvere a confronto di Omero, o del genere omerico e post-omerico.
Ah, Evangelisti – è una iperbole chiaramente – allora sarebbe post-dantesco? Come direbbe un personaggio dei film di Christian De Sica: “Miii, come mi sentooo!!! Come un Uovo di Pasqua sotto un Albero di Nataleee!!!”
E con questo non dico che Evangelisti non abbia scritto un buon romanzo. Ma non penserei mai ad accostarlo al genere post-dantesco. Per non risultare io ridicolo e per rispetto nei confronti dell’intelligenza di Valerio.
Se la Letteratura è morta, la Critica è proprio bell’e fottuta. Quando ce vò ce vò.
g.
Wu Ming ha torto: non è che Iannozzi “si stia trasformando” in un troll. Iannozzi E’ un troll, non c’è altra definizione possibile. Uno che è SEMPRE OT, che interviene sempre e solo dicendo che è tutta merda e sistematicamente devia ogni discussione, qualunque sia il tema, di modo che si parli DI LUI anziché dell’argomento in questione, è un troll, punto.
Quanto a questo Battig, è solo un poveretto che cerca un appiglio per mettersi in vista.
beh ora che l’ho letta la recensione è molto interessante (e anche il libro di genna probabilmente lo è, per poter dire qualcosa bisognerebbe come minimo leggerlo).
Se dal tutto vengono estrapolate frasi e solo su quelle si discute, è probable che si discuta di Altro, magari interessante ma Altro. Beh le idee però spesso vengono fuori proprio discutendo di altro, quindi ben venga anche la provocazione della frase avulsa dal contesto;-).
Ad ogni modo ho trovato bellissimo il refuso di stampa (o ipercorrezione dell’irrispettoso pc) “nostri” chiaramente da intendere nel senso di … “arrivano i nostri”;-)
geo
Questa è forse la polemica più demente, gratuita e *squalificante per chi la porta avanti* mai ospitata da un blog letterario.
Iannox, leggi quello che viene scritto, te ne prego. Io non ho difeso né libro né recensione. Ho detto un’altra cosa. Persino Battig, nella sua replica, se ne è accorto.
@ SPETTATRICE
Cara Spettatrice,
allora io non provo antipatia per NESSUN AUTORE, sia chiaro. Se antipatia provo è nei confronti di certi libri, che non valgono il prezzo di copertina: e il discorso è tanto ma tanto diverso.
Come ben sai – e se non lo sai, compulsa tra i miei archivi da me – ho intervistato il Genna, e l’ho pure lodato, al tempo di “Non toccare la pelle del Drago”. Ecco, non ce l’ho con Genna, come persona, né come scrittore. Il discorso è invece: questo lavoro, “L’anno luce” non gli fa onore, è al di sotto dei lavori precendenti. Dire poi dell’Impero di Costantino è meglio non dire… Lasciamo puntini di sospensione, tanto per rientrare nell’Anno Luce. A voler esser assai, ma assai generosi col Genna, si potrebbe dire al massimo che è un vano, molto vano, tentativo di costruire una storia à la David F. Wallace. Sperando che non si voglia dire che Wallace sia post-omerico o che altro. Un delirio psichico, un po’ come il più pessimo lavoro di Irvine Welsh – quello di Colla e di Tolleranza Zero, onde evitare confusioni. Il romanzo del Genna è un tritume di sogno (di sogni), paranoici, slegati: altro che autore post-omerico. In definitiva, Il Mente, solo un maldestro tentativo di entrare in un… che? In niente entra: questa è la mia opinione.
Meglio il solito filmetto di natale firmato Christian De Sica e Massimo Boldi per i Vanzina, a questo punto: lì, per scherzo, perlomeno l’omerico bifolco per far ridere c’è, senza la presunzione di esser artistici o letterari.
Saludos.
g.i.
@ MELLONI
Non meriti risposta su quanto non esponi.
Ti becchi un altro meritato Addio.
@ WU MING1
Mah! Sì, vabbe’.
@ BIONDILLO
Ero scherzoso, Gianni.
Però, forse sarebbe stato meglio intervenire dopo, dopo aver letta la recensione almeno. 🙂 E non tirar fuori la spada per… ^____^
Diciamocelo, senza mezzi termini: il libro di Genna fa schifo.
Giuseppe, già dalle prime parole cominciamo male. Da una persona che legge o che parla di libri mi aspetto (ci si apetta) qualcosa di più e di meglio rispetto a simili osservazioni. Di Genna ho letto poco e alcune delle sue cose non mi sono piaciute, non ho nessun grado di parentela e nessun rapporto con lui, ma non accetto di vedere liquidato un libro (anche un suo libro) in questi termini. Sì, perchè a quella frase iniziale di schifo non aggiungi altro, non considerazioni conseguenti su lingua, struttura, contenuti ecc. Faccio fatica a seguire il tuo malessere e i tuoi anatemi. Non mi convinci, nè mi parli, potrei solo allungarti una camolilla o qualcosa di più forte per calmare il tuo delirio.
Non so se il libro di Genna sia valido o no, se qualche personaggio sia ‘omerico’ e se il genere sia post-omerico, avrò modo di leggere e giudicare in autonomia. Solo voglio consigliarti di smettere di leggere libri se il tuo corpo e la tua mente hanno reazioni così spropositate, astiose e ‘isteriche’.
Se a me leggere facesse un simile effetto mi dedicherei all’ippica o a zappare l’orto: non sono reazioni salutari.
Spettatrice mi ha tolto le parole di bocca.
Continuo a chiedermi cosa vada accadendo a Giuseppe. E’ un vero mistero.
@ SPETTATRICE
Leggi bene: non stare a guardare solo la mia apertura. Ti ho spiegato, a mio avviso, qual è stato il tentativo del Genna con “L’anno luce”, citando due autori, e non a caso. E’ un pasticcio linguistico, di situazioni: pare d’esser in un sogno, un po’ à la I. Welsh. Ma alla lunga stanca, diventa pesante, uno zibaldone.
Io, cara Spettatrice, prima d’intervenire su cose e libri che non hai letto, ci penserei su non una ma due e tre volte: così io, sinceramente, non capisco che cosa tu voglia affrontare. O quale mulino a vento.
L’isterismo qui ce l’hanno in tant*: se dici male di un libro, dio!, ecco che tutt* si fanno venire attacchi ripetuti di orticaria, di orchite e di capolavorismo. E pur non avendo conoscenza alcuna del libro, o delle opere, giù a dire che sei fuori di testa o peggio. Un vizio questo che gli intelletualoidi italiani hanno fatto proprio, come l’abitudine di farsi vittime e carnefici per ogni nonnulla.
Ciò che è deprecabile, in ogni senso, è che le divergenze di opinioni vengono subito prese per attacchi ingiustificati; e tutt* a parlare, a parlare e a sparare.
Allora, io ti consiglio di leggere prima i libri, di farti una cultura, di evitare reazioni esagerate davanti all’espressione d’una critica diversa da quella corrente. Se non ne sei capace, o se non vuoi, allora il problema è tutto tuo. E non venirmi a sputare addosso che il problema ce l’ho io, perché è facile, troppo facile senza argomenti né spirito critico, se non quello di mandarmi a camomillarmi.
g.i.
@ WU MING 1
Noi qui invece ci chiediamo che cosa stia accadendo a te, caro Roberto. Anche per noi è un mistero: le divergenze di opinione pare siano state messe al bando dalla tua ragion critica. Un tempo non lontano eri critico, e accettavi criticamente le opinioni altrui, tanto più che le mie le ho argomentate.
Ce ne faremo un motivo, del fatto che non sai – o non vuoi – più accettare la libertà di opinione. Però è un peccato.
Stammi bene in ogni caso.
Giuseppe
Giuseppe, è ovvio che il problema non è la critica, bensì certi attacchi lividi, scomposti, esagitati, la cui premessa è implicita è:
“Se vi piace questa cosa che non è piaciuta a me, siete imbecilli, anzi, il fatto stesso che ne stiate discutendo vuol dire che siete ritardati mentali, perché di questa cosa si può dire solo che è merda merda merda, basta, stop, punto e a capo”.
E questa è esattamente l’impressione che hai dato nei tuoi ultimi 2567 commenti.
Aggiungici la compulsione ad avere sempre l’ultimissima parola, al concludere con “addio” o “basta così” o “non c’è altro da aggiungere” per poi… ri-intervenire in extremis altre dieci o venti volte e sempre concludendo con “addio” o “basta così” o “non c’è altro da aggiungere”, e capirai perché gli interlocutori – dopo aver dato grandissime prove di pazienza e affetto nei tuoi confronti – si stanno un po’ innervosendo… 🙂
Ci aggiungerei anche la tendenza a fare il martire della libertà di parola, quando pochi mesi fa strillava che voleva trascinare in tribunale gli anonimi autori di una parodia dei suoi versi.
@ WU MING 1
Sai bene che il mio “addio!” è una finta. E non mi venir a dire che non l’hai mai capito, perché sei troppo intelligente. E lo so.
E’ ‘na mezza vita che mi conosci: sai che sono sempre un po’ esagitato, o tanto, usando la tua formula. Fa un po’ parte del mio personaggio, come per te la compostezza, a volte troppo rigida. 🙂
Prevenire è meglio che curare, quindi dico che potrei sembrar una sorta di zanzarone. 🙂 E tu, Melloni, taci! ^___^
Quello che voglio dire, io un po’ ti conosco, e ti rispetto per le tue idee, anche se non sono sempre d’accordo. Ma ultimamente, come ti ho detto, ho l’impressione che le opinioni altrui, soprattutto se negative anche quando motivate, ti vadano un po’ di traverso. Eppure, sino a poco tempo fa non eri così rigido: adesso si ha l’impressione che tu voglia negare la libertà di esprimere la propria opinione criticamente. Io spero che mi stia sbagliando… che stiamo prendendo un abbaglio: e se così è, un abbaglio, allora sin da ora le mie scuse. Ma se non è un abbaglio, allora è altro paio di maniche, perché la critica, a mio avviso, è fatta di opinioni e posizioni diverse, di più voci.
Aggiungo: Melloni, su quell’argomento ti ho già dimostrato quale che è stata la tua reazione appena ho giocato, per scherzo, io. 🙂 Quindi, taci. ^___^
g.
Direi che è il momento di chiudere qui questa discussione. Sono state fatte delle domande, sono state date delle risposte: non credo che sia necessario aggiungere altro. Per dirla chiara: mi appello alla comunità, e alla sua capacità di autoregolamentarsi, per rimanere in argomento. E l’argomento era un altro 🙂
scusa giuseppe, ma secondo me stai esagerando, tutta quella passione ed energia di solito si impiega in positivo non in negativo, è una cosa che ho già detto alla silvia dal pra quando ha stroncato moresco.
Io trovo che tu abbia tutto il diritto di dire che il libro che ha scritto genna faccia schifo (io non l’ho letto e non posso dire nulla, ma sarei propensa a dire che sia per lo meno interessante), però quando lo hai detto una volta basta.
La stroncatura non può essere infinita, è sempre limitata. Se io adoro uno scrittore lo posso adorare tutta la vita e difenderlo a spada tratta e scrivere fiumi su di lui perchè posso pensare che la sua scomparsa provochi danni, ma se NON mi piace, se gli dedico un post per liquidarlo già mi sembra tanto 😉 e che cristo.
Su datti una calmata che il tuo contributo alla civiltà per oggi lo hai dato;-) … mio dio mi sembri quasi un eroe omerico da video game … che invita freneticamente i “nostri” ad impallinarlo:-)
Per favore qualcuno chiuda l’otre di eolo che qui è pieno di spifferi.
geo
bene, mi hanno letto nel pensiero, vedo che vengono chiuse le finestre :-))))
Giuseppe, scusami ma stai delirando, oppure mi confondi con un’altra persona. In un caso o nell’altro, stai dando fortissimi segnali di malessere, e questo malessere ti sta portando fuori carreggiata.
Il mio sforzo costante è proprio quello di imparare dalle divergenze di opinione, di chiarirmi le idee man mano che rispondo a un interlocutore, di trarre “sintesi”, di trovare quello che mi unisce agli altri anche in quello che mi divide. E’ uno sforzo che faccio in modo pienamente consapevole, è *una strategia discorsiva* e la porto avanti da anni, anzi, è la *poetica* di tutto il progetto di cui faccio parte.
Una poetica che, a questo punto, vedo in forte contrasto con la tua. Ma anche in questo caso, mi sforzerò di trovare quel che ci unisce anche in quello che ci divide. Per cui non ti mando a fare in culo, come qualcuno ha già fatto, perché, sai, va bene il “personaggio”, ma quando uno se la chiama a gran voce…
Direi anch’io di chiudere qui, tanto più che ho la quasi certezza che ci si sia ampiamante chiariti. Confido dunque nell’intelligenza altrui e nella mia pure. 🙂
Saludos.
g.
@ WU MING 1
Mi sforzerò pure io di trovare quel che ci unisce anche in quello che ci divide.
Abbracci per quel che non ci divide.
g.
Uhm, io penso che Battig sia una specie di “ladro di biciclette” e che non meriti una condanna così lapidaria come quella di Gianni, quando in rete è davvero difficile trovare simili parole verso fesserie molto più grosse, soprattutto se vengono da intellettuali blasonati.
Naturalmente non sono molto d’accordo su quell’invettiva, intanto perché è un’invettiva e gli argomenti diventano secondari.
Poi penso che un giornalista abbia perfettamente il diritto di recensire i soliti cinque o quattro o uno solo, e che a noi lettori rimanga soltanto da chiederci se quelle recensioni ci dicono qualcosa del libro oppure no.
Leggendo la recensione di Loredana e non avendo letto il libro credo di essere nella posizione migliore per chiedermi cosa mi comunica. La cosa più importante mi pare è che il libro di Genna assomiglia a un frullatore di realtà in una logica da iperlink. Nelle intenzioni di Genna questa operazione – penso io – dovrebbe connettere e aprire fino a offrire rivelazioni di senso proprio come accade per il mito. Allora mi chiedo: questo obiettivo è raggiunto dal libro, oppure le aperture sono troppe, non filtrate, e ciò che rimane è una percezione (la mia)violentata e slabbrata a forza di accumulare immagini e fatti? Questo dalla recensione non mi è dato di capire. Allora devo fuggire dalla recensione e tornare a quello che già sapevo: in genere una realtà iperlinkata (l’iperrealismo è ormai un ricordo antichissimo) mi dà il senso di un inutile frattale. Ma ritengo che la scrittura di Genna, in genere, sia davvero interessante. Ricevo quindi due spinte contrarie che mi paralizzano e non so che fare.
Allora dovrò rivolgermi alla rete e cercare altri lettori.
“Leggendo la recensione di Loredana e non avendo letto il libro credo di essere nella posizione migliore per chiedermi cosa mi comunica”.
BArbieri, sciocco, sei nella posizione peggiore!
Sono d’accordo con Wu Ming quando dice che questa è la polemica più inutile degli ultimi tempi.
E meno male che Lipperini aveva invitato a chiudere l’argomento.
Piccolino di Forlì, leggiti la mia recensione su Genna e tutto ti si chiarirà:-/
mi piace il termine “realtà iperlinkata” (me lo rubo) però … andrea un frattale inutile non esiste, i frattali (a parte l’uso artistico che se ne possa fare) sono sempre utilissimi, iper-utilissimi, per misurare la realtà caotica e rotta.
visto le finestre son rimaste socchiuse possiamo ascoltarci questa copertina di ieri di ballarò.
Gigi Proietti legge trilussa
Ho letto in sequenza le copie COLORADO KID e L’ANNO LUCE che mi hanno inviato (inviare senza che vi sia richiesta: insviare). Entrambi deludenti. COLORADO KID è il mistery più ridicolo che sia mai stato scritto, si vede che King lavorava a qualche altro progetto e col mignolo della mano sinistra ha buttato giù questa cosuccia, che non è altro che una conversazione tra due anziani. L’ANNO LUCE è un tentativo di imitare LA MACINATRICE senza avere a disposizione la carne da tritare: regge per la prima parte, la seconda è quel che si dice un bordello, senza che ti metta a disposizione marchette per scegliere la stanza che più ti piace. A me, tra l’altro, in quel bordello non piacerebbe infilarmi in nessuna stanza. Ci vogliono opere-mondo, non opere-immonde, ci vogliono sacrifici estremi e non opifici preventivi, datemi retta.
Sì! E’ tornato Scarpa! Sì!
A di là di cosa venga stroncato, questa mi sembra una stroncatura intelligente.
Così si stronca: senza livore, nè altro di futile e inutile.
Una ghigliottinata precisa e paf … la testa nel cestino 🙂
geo
La prossima volta mi firmerò Cerasuolo. 🙂
Due teste nel cestino… Chi ci ha messo il cestino sotto le teste? Non lo meritavano mica il cestino. 🙂
cerasuolo è scarpa?????
ma dai …..
cera + suolo
:-)))))
non ci credo.
geo
Eppure, non so, non mi pare la scrittura di Scarpa, quella del commento di Cerasuolo. Bah.
per me è TS che ‘col mignolo della mano sinistra ha buttato giù questa cosuccia’.
biondillo ti dovevo ancora dire la cosa importante 🙂
Ho comprato Per cosa si uccide, e pure Con la morte nel cuore.
Ammazzatete come sono grandi per essere dei gialli, prezzo un po’ altino, copertina bruttina assai, però …. ma lo sai che sei bravo tanto davvero?
Ho cominciato a leggere l’ultimo e mi sto divertendo un sacco … beh ora speriamo che iannozzi, per vendicarsi non mi dica il finale :-)))).
Naturalmente consiglio a tutti di leggersi Con la morte nel cuore e assicuro che non si tratta di un poema omerico, ma solo di un romanzo giallo (con qualcosa in più, come sempre nei romanzi gialli)
:-))))))))))))))