Parliamone. E’ bastata la segnalazione su Facebook di un gruppo che chiede l’analgesia epidurale per il parto (qui la petizione) e i commenti sono arrivati a valanga. La sollecitazione è venuta da Paola Banovaz, che sull’epidurale ha scritto un libro. Faccio una sola, irripetibile eccezione alla mia linea di non parlare per nessun motivo di testi pubblicati a pagamento, perché l’argomento è necessario. E, ancora una volta da quel che leggo fra i commenti sul social network, richiama in ballo l’antico discorso natura/cultura cui soprattutto le donne sono inchiodate.
Sono molto contenta del fatto che pubblicizzi la Paola – con la cui associazione sto cominciando a dialogare, anche in vista di una collaborazione. La questione dell’epidurale è un’altra area culturale dove si cristallizzano i pensieri della psicologia selvaggia, dell’evoluzionismo della sora lella e che stridono invece sull’evoluzione politica che ha avuto – malgrado tutto la donna in relazione al suo corpo.
Nel momento in cui passava la legge sull’aborto e nell’altro momento in cui si cominciava a usare la pillola- avveniva un passaggio giuridico che aveva una controparte psichica, sulla percezione di se, della propria vita – sulla titolarità riguardo alla propria vita. Questa titolarità però continua a essere perduta con la gravidanza – per cui il figlio che la donna porta dentro, non è percepito come suo ma del mondo e lei è percepita come contenitore e non come soggetto che crea e che è coinvolto. La retorica della sofferenza femminile (non legata soltanto alla matrice cattolica ma ci sono anche molte correnti new age che la sostengono) nega l’autorità del soggetto sul suo corpo e in quelle gravidanze che si concludono con un parto molto travagliato – instillano i semi di una depressione futura: il dolore provato diventa ricettacolo di simboli negativi sulla prole, ma la censura culturale impedisce alla donna di dargli spazio. E si avvia il canale della depressione post partum.
forse,quando la paranoia cesserà di essere il leitmotiv di chi detiene il potere,il diritto a non essere considerate solo dei forni antropomorfi troverà un riscontro universale(gia,perfino in parrocchia)
Oltre alla retorica della sofferenza femminile, l’altro problema (per quel che ne so io, ma non sono un’esperta sul tema) è l’entità numerica, esigua, degli anestesisti che praticano l’epidurale.
“Questa titolarità però continua a essere perduta con la gravidanza – per cui il figlio che la donna porta dentro, non è percepito come suo ma del mondo e lei è percepita come contenitore e non come soggetto che crea e che è coinvolto.” D’accordissimo.
Da quello che mi racconta mio padre (ginecologo) le motivazioni per cui non si fa l’epidurale non sono politiche (almeno non in Liguria e Piemonte) ma organizzative: ci vuole personale che sia addestrato ad effettuarla e a gestire i problemi che raramente provoca, quindi ci vogliono investimenti. Se poi c’è una volontà politica dietro il fatto di non investire in questo, non lo so.
Sicuramente questa cosa ha un effetto: aumenta la percezione che il parto sia qualcosa che non è sotto il controllo della donna, da cui lei è soverchiata. Per questo così tante pretendono il cesareo, è una condizione che calcolano quando scelgono di cercare un figlio.
Prima di tutto grazie a Loredana per la segnalazione.
Sugli editori che si fanno pagare (e gli autori come me che si fanno spennare) ci sarebbe molto da dire. Iniziando dalla distribuzione ma questo forse potrebeb essere argomento per un altro post.
@ Anna Luisa,
sì l’epidurale non decolla in questo paese per un’infinità di problemi e tra questi la carenza cronica di anestesisti.
Un elenco veloce delel altre cause potrebeb essere questo:
1) Assenza di un drg specifico per il parto in peridurale (il drg è diciamo un tariffario per le prestazioni erogate dagli ospedali e su questi si rimborsa).
2) Ospedali con meno di 500 parti anno. Queste maternità dovrebebro chiudere da tempo per motivi di sicurezza (poca manualità/esperienza del personale, pochi anestesisti, niente TIN ecc…) ma per motivi politici (a caccia di consensi) restano ancora aperti.
3) Scarsa o nulla o partigiana informazione alle gravide, anche durante i corsi pre-parto
4) Scarsa o nulla formazione di anestesisti, osteriche e ginecologi a questa modalità di aprto. Che, è bene ricordarlo, cambia la fisiologia del travaglio. E quando dico cambia non necessariamente in peggio… anzi 🙂
5) Lotta tra figure professionali. Un anestesista osterico sarebbe una novità in un palcoscenico che, da secoli, è diviso tra partoriente, osterica e ginecologo.
E poi certo… il problema culturale.
per esperienza personale posso dire che lo zoccolo più duro l’ho trovato proprio tra le donne… per me è stato un vero shock da cui non mi sono più ripresa… 🙂 E ho aperto il blog e poi a ruota tutto il resto…
Mamma mia, a fare un giro sulla rete i dati sono allucinanti. Da noi solo una percentuale bassissima (forse attualmente siamo al 10% – dati incompleti), mentre in Europa si va dal quasi 60% della cattolica Spagna ad oltre il 70% di altri paesi, e gli Usa al 90% ! Però qui siamo al 37% per i cesarei.
Se questi dati sono attendibili, considerato che sono decenni che si pratica l’epidurale, il problema è grande. Nè so o ricordo campagne di informazione dedicate alle donne sulla possibilità di utilizzare questo tipo di anestesia per il parto (in certi interventi chirurgici è normalmente praticata mi sembra). Ci saranno problemi organizzativi come dice Adrianaaaa, ma quelli se c’è una ‘domanda’ forte si potrebbero superare immagino. Io so solo che ad una mia amica più giovane è stata ‘sconsigliata’, mostrando ‘stupore’ per il rifiuto di lei di affrontare un evento ‘normale’. Mi rendo conto che lo stupore dovrebbe essere delle donne, verso chi impedisce quella che è da considerare una pratica normale!
Mi correggo. Come giustamente ha scritto gekina, l’epidurale non crea “problemi”, ma può influire sulla dinamica del parto. Diciamo che i problemi semmai non li crea alla donna, ma al personale che deve seguire il travaglio.
Complimenti per il blog!
@gekina – ho assistito mia sorella in sala parto, trent’anni fa. Ospedale romano, con epidurale su richiesta ginecologa (Grazia Mereu). Fu una vera salvezza, una benedizione dopo tanto dolore, ma ricordo che le spinte erano rese difficili dal fatto che non sentiva le contrazioni e dovevano dirle come e quando spingere. Forse questo aspetto è stato risolto, però. Curiosamente, mia sorella, che poi ha avuto altri tre figli, non ha più richiesto l’epidurale! (Ero io a insistere!)
mi associo ai complimenti, che ho già fatto qui tempo fa, al blog di gekina.
“Faccio una sola, irripetibile eccezione alla mia linea di non parlare per nessun motivo di testi pubblicati a pagamento, perché l’argomento è necessario.”
Perché irrepetibile?
E se un domani si presentasse una circostanza simile a questa per emergenza e importanza?
sulle contrazioni in espulsivo. Dipende dalla bravura dell’anestesista.
Oggi i farmaci e i mix sono cambiati, non la tecnica che è essenzialmente quella del dottor Dogliotti (la peridurale l’ha messa a punto un italiano negli anni 30!).
Sulle spinte che non si sentono… che dire? Capita di non spingere anche senza peridurale. Vuoi per il troppo dolore, vuoi per la stanchezza, vuoi per entrambe le cose.
Le distocie nascono anche per parti troppo dolorosi e sfiancanti. ma questo gli amanti del naturale non lo diranno mai (e a volte sono causa di poca ossigenazione del feto!).
Io che ho partorito senza in espulsivo ero in balia di dolori atroci e spingevo a comando… pèerchè in quel momento, lo dico senza voler spaventare nessuno, ho desiderto morire o almeno svenire per non sentire tutto quel dolore.
Grazie per i complimenti al blog. Devo dire che se è ancora in piedi lo devo alal collaborazione e alal partecipazione di molte persone. In particolare di luna (anestesista, amica e socia fondatrice aipa), Vito (ginecologo), e tantissime osteriche (elencarle tutte non posso altrimenti em le dimentico). E poi ovviamente le donne che di mestiere fanno altro. Come me che sono grafica 🙂
SaraB. E’ l’unico modo che ho a disposizione per scoraggiare la pratica della pubblicazione a pagamento. E per metterla in chiaro con chi sceglie di seguirla.
Mia personale esperienza: nell’ospedale della mia città ho la fortuna di trovare l’epidurale come pratica di routine per la partoriente che la richieda.
Ma: al corso preparto le ostetriche la sconsigliano vivamente (“vi perdereste la gioia del parto attivo”, “non serve, può al contrario bloccare la dilatazione”, “il parto è un po’ doloroso ma poi tutto si dimentica!”).
Per fortuna l’anestesista con cui ciascuna ha il colloquio chiarisce tutti i dubbi e si mostra molto preparato e convincente (“vi fareste mai togliere il dente del giudizio senza anestesia?”).
Giudizi non richiesti del resto del mondo (femminile) che circonda la futura partoriente: “non è naturale!”, “è una cosa chimica, può far male al bambino”, “ai miei tempi non esisteva”, ecc. ecc.
Mia esperienza: parto indotto, travaglio terribile, epidurale che non ha funzionato (mi sono ritrovata la gamba destra addormentata, ma i dolori erano tutti belli vivi). Quando si soffre così tanto si desidera solo morire, come ha detto gekina. E se tante donne scelgono il cesareo è per la paura di questa sofferenza o perché l’hanno già provata (nell’ospedale dove ho partorito io però il cesareo non si fa su richiesta della partoriente!).
C’è anche il tasto della gestione economica dei parti sui criteri dell’OMS, per cui pare che per esempio più un sistema sanitario è fico – meno cesarei si fanno, perchè il cesareo è considerato antieconomico. Il cesareo in Italia su richiesta della partoriente non lo fa nessun ospedale pubblico. Io l’ho fatto per problemi alla retina (miii parto bellissimo, contentissima fico fico fico viva il cesareo) e questo mi ha fatta riflettere, perchè l’avrei voluto fare comunque ma la mia volontà – la titolarità sul mio corpo non sarebbe stata considerata rilevante.
Un’amica che ha partorito da poco, al telefono la prima cosa che dice: domusorea se fai un figlio fatti fare l’epidurale! poi aggiunge: però è andato benissimo. Cosa pensare?
Quando nacque la nostra prima figlia mia moglie si fece fare l’epidurale, che qui in Svezia è sia garantita che gratuita. L’avrebbe fatta anche con la seconda ma non ce n’è stato il tempo materiale. Io ero in sala parto in entrambi i casi. Mia moglie disse alla fine del secondo parto che se a partorire fossimo noi uomini l’epidurale sarebbe obbligatoria per legge.
Prima di qualche settimana fa non sapevo nemmeno cosa fosse perchè il tempo per queste cose è oramai trascorso per me e mia moglie. Una mia nipote l’ha richiesta e purtroppo ha avuto parecchi problemi per vari giorni dopo il parto e ho dovuto imparare di cosa si trattasse. Io di solito sono per le cure naturali e contro ciò che è artificiale (ovviamente quando possibile), per cui dal dentista o per piccoli interventi sopportabili preferisco avere un po’ di dolore. Direi che come al solito la via giusta sta probabilmente in quella “buddhisticamente” di mezzo.
io mi son fatta fregare. dall’inerzia principalmente e dal fatto che il corso preparto era completamente nelle mani di ostetriche pro naturale. e che per motivi organizzativi non avevo fatto in tempo a fare la visita con l’anestesista.
Poi induzione con il gel e parto traumatizzante.
cosa c’è di naturale nell’ossitocina? nell’induzione? perchè sono più naturali dell’epidurale? (domande retoriche, so le risposte)
L’idea del “naturale” è una pandemia tra le nuove madri e va ben oltre il parto. E mi spaventa perchè secondo me è pericoloso e mi collego a quanto scritto da zauberai sopra e a quei semi di depressione futura.
vorrei che concentrarmi sul perchè. Perchè le donne sono inchiodate lì. Non è solo la questione economica citata.
Mi chiedo se non sia una forma di sopportazione. Immagino ci sia una definizione. C’è una fatica, enorme, so che me ne devo fare carico, invece di cercare soluzioni per alleviarla (o a fronte di ostacoli a queste soluzioni) me la faccio piacere, ne offro una spiegazione e più è bella la spiegazione, più mi allevia. Tecniche di rimozione, no so.
E visto che è la soluzione più facile, la meno dispendiosa socialmente, allora tutti ci si impegnano. Guardacaso è anche la soluzione che permette di perpetuare la fatica femminile e quindi la più “digeribile”. Immagino che nel tempo siano stati creati antidoti per queste tecniche di sabotaggio personale, vanno rimessi in campo.
Informazione capillare. Penso sia il primo passo imprescindibile.
qui, parla una donna “amante del naturale” – come scrive gekina – che dopo due parti si proclama contro l’epidurale e spiega perché. Non so se la questione del latte sia vera, né quali siano le conseguenze negative cui accenna gigi qui sopra. Comunque stiano le cose, sarebbe bene che le donne che partoriscono in ospedale potessero scegliere.
Nel suo post, la blogger qui sopra riporta questa notizia:
Mentre l’attuale Ministro della Salute auspica il 30% di epidurali per tutte le donne in Italia, il governo inglese ha fatto una scelta diversa: vuole il 75% delle donne assistite da un’ ostetrica (Changing Childbirth 1993)… (alludendo a procedure di parto naturale assistito). Anche qui, forse gekina può confermare o smentire.
La clip è carina dall’inizio alla fine, ma per rimanere in tema con il post: al min. 0,52 c’è un buffo tentativo di diffondere notizie sull’epidurale fortemente ostacolato.
http://www.youtube.com/watch?v=2F5iS2yxgU8
E’ vero che negli ospedali pubblici non si può fare il cesareo su richiesta, ma è anche vero che nessuno (per fortuna!) può obbligare una donna a partorire naturalmente. Se non vuole non vuole, e un motivo medico plausibile per farle il cesareo lo si trova. Cosa diversissima dal riconoscimento del diritto della donna di decidere, siamo d’accordo.
L’aspetto che evidenzia elena è centrale e ha a che fare con una cultura del sacrificio di sè, dell’espiazione e della purificazione attraverso il dolore, di cui non saprei trovare le origini ma che percepisco come molto forte in una grossa fetta delle donne che conosco. Mi viene in mente Dalla parte delle bambine, quando Gianini Belotti descriveva i comportamenti compulsivi delle bambine. Immagino c’entri un’educazione repressiva e tesa a proiettare le bimbe verso un futuro di cura e di servizio degli altri. Non ho letto la discussione su facebook legata all’appello di gekina, ma immagino che tutto questo emerga. Ricordo una discussione che riguardava il pillolo (la pillola per uomini), in cui una ragazza diceva che mai avrebbe voluto che il suo uomo lo prendesse, perché chissà che conseguenze poteva avere questo farmaco su di lui. Lei stessa prendeva la pillola da 10 anni. La immagino con i seni gonfi e doloranti per due-tre giorni al mese, l’emicrania una volta a settimana e 10 chili in più di ritenzione idrica rispetto a 10 anni prima.
Comunque i difensori del “naturale” mi fanno proprio ridere.
Vorrei ricordare che il cesareo è un intervento chirurgico. Per fortuna ci sono ancora medici che si rifiutano di farlo su ordinazione.
Per quanto riguarda il parto in analgesia, anche senza una particolare retorica del dolore, lo si può rifiutare. Come si può rifiutare l’analegesia per le cure dentistiche o per qualche intevento minore durante l’allattamento, per esempio. Liberare le donne vuol dire offrire, informare, e non colpevolizzare le loro scelte autonome.
@Stefano:
se a partorire foste voi uomini, noi donne saremmo al potere 🙂
LGO: Per quanto riguarda il parto in analgesia, anche senza una particolare retorica del dolore, lo si può rifiutare. Come si può rifiutare l’analegesia per le cure dentistiche o per qualche intevento minore durante l’allattamento, per esempio. Liberare le donne vuol dire offrire, informare, e non colpevolizzare le loro scelte autonome.
Concordo, totalmente. Immagino che ci siano ragioni valide sia per richiedere che per rifiutare l’analgesia, in sala parto come dal dentista (la paura della tronculare, per esempio!). Non esistono paradigmi assoluti. L’importante resta la possibilità di essere informati, e di scegliere.
Scelta, libera scelta, e informata.
Il dolore del parto è comunque già condizionato culturalmente e da un sacco di altri fattori! E’ ‘naturale’ tanto quanto…che cosa?
@ Diana e Adrianaaaa,
provo a rispondere ad alcune domande e a puntualizzare alcune cose.
Non è vero che si trova sempre una giustificazione al taglio cesareo. Nel blog ho pubblicato alcune testimonianze di donne che hanno penato per ottenere il loro cesareo.
In alcuni ospedali è veramente difficile ottenerlo (non così nelel cliniche private). Se va bene e trovi il medico compiacente te la cavi con un certificato di tocofobia, un disturbo ansioso… insomma per avere un tc alcune donne ricorrono alla “pazzia”.
Com’è possibile che succeda questo nel apese del 40% quasi di parti chirurgici? Bisognerebbe capire i dati.. vedere quanti tc sono urgenze, quanti pilotati… e quanti su richiesta della donna.
In due anni ho cercato questi dati ma pare non esistano…
qui, parla una donna “amante del naturale” – come scrive gekina – che dopo due parti si proclama contro l’epidurale e spiega perché. Non so se la questione del latte sia vera, né quali siano le conseguenze negative cui accenna gigi qui sopra. Comunque stiano le cose, sarebbe bene che le donne che partoriscono in ospedale potessero scegliere.
Diana è vero che la sanità inglese punta a far seguire le gravidanze fisiologiche alle osteriche (costa meno…). Ma è anche vero che i ginecologi inglesi (e olandesi, l’Olanda è+ l’altro apese a cultura naturalista del parto ) denunciano un aumento delel morti perinatali dovute proprio alla sottovalutazione di alcune gravidanze etichetatte come “fisiologiche”.
Un dato che chiarisce molte cose. Secondo uno studio olandese ben il 30% delle morti perinatali potevano essere evitate con un più attento controllo della gravidanza. In Olanda le osteriche seguono le fisiologiche e non fanno l’ultima ecografia (attorno alla trentesima settimana, non ricordo il operiodo esatto pardon).
Inoltre l’Olanda è il primo paese europeo per morti perinatali.
Ricordo che il aprto è più pericoloso per il bambino che nasce che non per la donna che partorisce…
Alla blogger che cita diana (il link non fuinziona… me lo lasci?) vorrei anche ricordare che le scelte ultime inglesi in materia sanitaria spingono verso una direzione: la privatizzazione…
Sgravare il SSN dal peso delle gravide e dei loro bebè (in Italia la prima e terza causa di ricovero ospedaliero sono, nell’ordine, aprto fisiologico e parto cesareo) è il sogno nascosto di molti governi.
Sulle difficoltà di allattamento al seno dovute alal peridurale. Baggianate dimostrate da numerosi studi. Dalla letetratura medica si capisce una cosa banalissima: l’allattamento al seno diopende dal supporto che il personale sanitario da alla puerpera.
Idem l’incidenza parto cesareo/epidurale.
E’ invece questione dibattuta l’uso di ventosa con un travaglio in analgesia.
Zuberei invece introduce un tema veramente interessante, quello sulal depressione post partum. Cristina Maggioni ha condotto uno studio molto interessante sull’incidenza che può avere un bruto parto sulla mamma.
Vi lascio il link perchè credo che sia materiale prezioso da far girare:
http://epidurale.blogspot.com/2010/01/sindromi-post-traumatiche.html
@ LGO,
il probloema è che per scegliere liberamente occorre avere gli strumenti. E alle donne mancano.
Per esempio… quante di noi sanno che un dolore forte attiva tutta una serie di dinamiche ormonali che aumentano il carico cardiaco della madre e riducono l’apporto di ossigeno al feto?
Nessuno! Però il consenso informato sull’epidurale è una lunga lista di disgrazie, alcune delle quali veramente sovrastimate.
Prendete quello che vi dico con le dovute pinze – non sono medico – ma un anestesista mi ha detto che ildato sul rischio di ematoma epidurale (una delle remotissime complicazioni di quesa tecnica e grave per la donna) comprende tutte le peridurali. Questo vuol dire che vengono conteggiate le peridurali per il parto e quelle per l’operazione a un anca o per togliere un’emorroide.
Il problema è che il sangue di una donna gravida è diverso rispetto a quello di una persona “normale”. E questa diversità diminuisce il rischio di ematoma (chiedo a Luna – anestesista – di confermare o smentire quanto scritto… sto andando a memoria).
Ecco… e allora dove sta la scelta informata?
Sul cesareo poi… certo, è un intervento chirurgico. Però il National Institutes of Health americano sostiene che in apesi a standard sanitari elevati (come il nostro… almeno per ora) un parto cesareo non è più pericoloso di un parto vaginale fisiologico.
x gekina: il blog è qui http://www.girogiro-tondo.it/?p=152
tutto molto interessante, soprattutto i dati su morti infantili e parto naturale. Grazie. Più se ne sa meglio è.
@ Diana…
ho dato una letta veloce e poi uno sguardo più attento alla bibliografia…
Beh ragazzi ma qui è come parlare di fisica quantistica e dare come riferimenti bibliografici topolino e la pimpa 🙂
D&D è una rivista di osteriche della Marsupioscuola di Verena Schmid. La Schmid (ho letto per il blog molti suoi articoli e libri) è quella che vorrebbe lasciare intatto anche il dolore delle mestruazioni perchè propedeutico a quello delle doglie.
La Schmid segiva privatamente (credo ora sia in pensione) parti in casa. E’ direttrice di una scuola, la Marsupioscuola, che ha fatto del naturale la sua filosofia di vita….
Qui alcuni suoi elevatissimi osterici pensieri….
http://www.catpress.com/verenaschmid/undici.htm
Gli studi scientifici sono due e quasi archeologici (15 anni sono tantini).
La Rich è una femminista che ha fatto del corpo della donna una vera oissessione… Preferisco la Badinter o la Icub 🙂
Paciornik non so chi sia. Il cognome mi ispira simpatia e credo che mi legegrò il suo libro… e temo mi risulterà indigesto 🙂
Sul diritto di scelta e gli strumenti che servono per scegliere consapevolmente si spalancano abissi. Non è un problema solo delle donne, è un problema culturale molto più complesso, che coinvolge anche gli uomini, e che non sono così sicura che sarebbe una battaglia condivisa ai più. Perché richiede un impegno personale non indifferente (molto più facile sbandierare luoghi comuni). E anche una educazione a pensare che non è molto diffusa. Ma siamo d’accordo, credo, che sarebbe la strada da seguire.
Per il cesareo, c’è qualcosa che non capisco. Il corollario dell’epidurale garantita e gratuita sarebbe il diritto della donna al cesareo su richiesta?
Qui non vi seguo più.
LGO,
il cesareo su richiesta materna è un diritto. Poi certo, un cesareo ha tutta una serie di beghe da tenere bene in mente. E’ un intervento, può rendere più rischiosa una seconda gravidanza, se non si stabilisce una data giusta il bimbo rischia di nascere troppo presto ecc…
Il parto può provocare il prolasso degli organi, incontinenza ecc… questi sono rischi reali che un cesareo elimina dal piatto (ma ne aggunge altri certo).
uNA mia conoscente ha due bambini. Il primo è tetraplegico causa anossia grave. Secondo te come ha partorito il secondo figlio? Con cesareo ovviamente.
Conosco attraverso il blog molte donne con brutti parti alle spalle che hanno scelto il cesareo e alcune l’epidurale per affrontare la nascita del secondo figlio.
Certo è pur sempre unintervento chirurgico… ma quante appendiciti si tagliano ogni giorno inutilmente? Perchè tanta attenzione sul cesareo e sulla sua necessità? Perchè non dissuadere con analoghe informazioni il ricorso ad una appendicectomia?
Confermo che per questioni di vario tipo, tra cui la tendenza del sangue a coagulare di + durante la gravidanza, il rischio di ematoma è + basso rispetto le non gravide /o uomini. Questo vale sia per la tecnica epidurale che spinale.
Epidurale /cesareo e diritto di scelta: sono due cose diversissime. L’epidurale, a mio avviso, dovrebeb essere un diritto di scelta – informata – SEMPRE. Il taglio cesareo, sempre secondo me, essendo un intervento chirurgico con annessi e connessi, dovrebbe essere fatto solo se motivi medici. Non certo però per motivi pecuniari (vedi gine privati – cliniche private) , nè per mancanza di sicurezza sui parti spontanei, dove il tc è senz’altro è sicuro (sarebbe ora di chieùudere questi posti!), nè per sofferenza della madre e intolleranza al dolore (perchè l’epidurale risolverebbe il problema).
C’è qualcuno che rivendica il diritto all’appendicectomia?
Intendo il diritto all’appendicetomia senza indicazione, ovviamente.
@ Luna grazie,
ho ripetuto a pappagallo e temevo di lasciare un’info errata.
Concordo con quanto sccrivi. Un cesareo non è una messa in piega però… però penso alla testimonianza di una mamma (evelyn mi pare, forse la ricordi) che aveva il rifiuto dell’espulsivo. Tememva lacerazioni perineali e psicologicamente rifiutava l’idea che il figlio potesse nascere da lì.
Un esempio di tocofobia… eppure per trovare un medico che le certificasse questo disturbo ha dovuto girare tanto… Molti le consigliavano l’epidurale ma per lei non bastava.
Insomma… chi decide quando le motivazioni per un tc sono valide e quando no? Chi si assume la responsabilità di obbligare una donna tocofobica al aprto vaginale? Con tutte le conseguenze che potrebbero nascere dopo?
Per carità, pariliamo di una minoranza. Ma sono donne che esistono e che per motivi diversi non si trovano a proprio agio con l’idea di partorire…
No LGO… in effetti no.
Ma il parto è un pelo più complesso. Leggi il commento che ho lasciato qui sopra a luna.
Quali sarebebro le motivazioni mediche valide per un tc?
Il rifiuto psicologico di una donna alla fase espulsiva è un motivo valido?
E’ un motivo valido chiedere un tc per evitare di usare i pannoloni verso i 60 anni? L’incontinenza è un disturbo che incide pesantemente nella vita di una donna…
Le vaccinazioni fino a poco tempo fa erano obbligatorie, ora giustamente non più. Ma è un diritto vaccinare mio figlio se lo chiedo no?
Sicuramente persone come Evelyn vanno tenute in considerazionee e rispettate. Sono pochissime. E se nel corso dei collloqui si capisce che quel tipo di pauraè davvero radicata nella donna, a lei io farei un cesareo programmato.
A mio avviso l’incontinenza , problema ormai rarissimo, non dovrebbe essere un motivo per fare a priori un tc. Ma non sono ginecologo….
@gekina:
ho dato una letta veloce e poi uno sguardo più attento alla bibliografia… Beh ragazzi ma qui è come parlare di fisica quantistica e dare come riferimenti bibliografici topolino e la pimpa….
E’ vero! Grande.
Ho scelto quel blog – tra quelli trovati googlando “partorire” + varie altre parole chiave – perché mi sembrava rappresentativo di un certo orientamento cui avevi fatto riferimento. (Era la prima volta che ci capitavo.)
La mia posizione è: informare e consentire di scegliere fra varie opzioni, costi permettendo, senza demonizzarne nessuna. Non tutto quello che è naturale è da buttare, credo, e viceversa. Sono stata una lettrice appassionata dei libri di Alice Miller (che a sua volta aveva letto la Liedoff e il suo “Continuum concept” – non dirmelo, immagino cosa ne pensi!). Del suo discorso mi interessava la critica al parto “ospedalizzato” e “medicalizzato”, dal punto di vista del bambino. Ma la Miller, si sa, di bambini e di infanzia si è occupata.
E’ interessante, però, che i tuoi dati europei segnalino gli svantaggi del parto naturale proprio per il bambino. Un utile capovolgimento della prospettiva. Se l’analgesia aiuta sia la donna che il bambino, direi che abbiamo preso due piccioni con una fava
Paragonare il dolore del parto a quello di un’otturazione senza anestesia mi fa rotolare dalla sedia…
Quando ero incinta di 7 mesi ho dovuto curare un dente senza anestesia, perché la mia (ex)ginecologa sosteneva che anche l’anestesia locale per le cure dentarie poteva danneggiare il feto. Bene: ho pianto ininterrottamente dal dolore per tre giorni e con questo pensavo di aver superato la prova del dolore più grande della mia vita (ovviamente in gravidanza non si possono prendere antidolorofici, lo ricordo ai signori uomini).
Morale: quando ho partorito ho capito cosa significa provare dolore, quello che per cui desideri solo morire.
Quando il bambino finalmente è nato la sensazione UNICA che ricordo di aver provato è la cessazione improvvisa del dolore. Non la gioia. Non l’emozione di essere diventata mamma.
Sono un mostro? Probabilmente lo sono agli occhi di tanti.
L’epidurale non è naturale? Il gel vaginale o l’ossitocina in vena lo sono? Avere le contrazioni come a fine parto con dilatazione ZERO è naturale?
Scusate i toni accesi, ma su certe cose sarebbe bene che a pronunciarsi fossero solo le persone che hanno vissuto queste esperienze e i medici che hanno le competenze professionali per farlo.
(scusate se torno sull’argomento)usciamo dal terreno dell’astrazione:Marcel Proust,Marguerite Yourcenar,Italo Svevo,Vincenzo Bellini,Aldo Palazzeschi,Giuseppe Ungaretti,James Redfield(poteva risparmiarseli.Scherso),Virginia Woolf ,James Joyce,Pellegrino Artusi,Giambattista Vico, Pier Paolo Pasolini,Edgar Allan Poe,Alberto Moravia,e Mario Luzi per l’editore guanda(era il 1935).Tutti questi hanno pubblicato qualcosa a proprie spese,e chissà quanti altri.La realtà è sempre più complessa di quanto ci si possa aspettare(e poi forse a questo punto bisognerebbe allargare il discorso alle scuole di scrittura,che probabilmente a causa della mia ignoranza non hanno sfornato nemmeno un talento nemmeno a pagarlo.Ma forse ciò sarebbe causa di un travaglio che non ammette prigionieri)
Il paragone è impossibile, diamonds. Altri tempi, altri meccanismi editoriali. Oggi si parla di un mercato dilagante che si adegua a una domanda di pubblicazione estesissima. Nulla di male, se si è consapevoli di quel che si sta facendo. Ma nella stragrande maggioranza dei casi si chiedono migliaia di euro promettendo editing, distribuzione, critiche e quant’altro come se si trattasse di un libro pubblicato “free”.
Quindi se sono uomo e non ho provato il dolore del parto non posso partecipare alla discussione?
@LGO:
Mi sembra che il tuo punto di vista parta da presupposti completamente sballati (sballati-non sbagliati): non c’è nessun paragone possibile tra le cure dentali e il parto, quanto a dolore e anestesia.
Partecipa pure, ma non pretendere che le donne che hanno attraversato questa esperienza non vogliano loro l’ultima parola!
E’ il nostro corpo.
E’ sempre il nostro corpo… quando prendiamo la pillola, quando facciamo esami invasivi in gravidanza, quando in gravidanza dobbiamo smettere di fumare di bere alcolici e di andare in bicicletta, e quando soprattutto arriva il momento del parto.
Grazie :-/
Io non ho paragonato il dolore del parto a quello delle cure dentali, ho affermato il diritto a rifiutare l’analgesia nell’uno e nell’altro caso se la madre ritiene in entrambi i casi di poter affrontare il dolore per evitare di esporre il bambino ad eventuali rischi. Anche in questo caso si tratta del suo corpo.
Quanto al parto in analgesia, ben venga – per chi lo chiede – a fronte di una corretta informazione (difficile da fare, credo. Finora non ho visto citata alcuna fonte accreditata).
Per quanto riguarda il diritto della donna ad un cesareo d’elezione mi riserbo tutti i dubbi possibili immaginabili. Se ci sono indicazioni, non siamo certo in un paese in cui il cesareo viene negato, anzi. Ma in assenza di indicazioni mediche la vedo una strada molto pericolosa. Francamente, un cesareo come misura per prevenire l’incontinenza senile mi sembra un’assurdità. Anche in questo caso, vorrei che le donen fossero adeguatamente informate dei rischi, prima di scegliere.
La regione d’Italia in cui se ne fanno di più è la Campania. In casa di cura, durante i week end, a pagamento. A me questo dice qualcosa.
Stiamo parlando di analgesia e non di cesareo.
Le informazioni sull’epidurale sono estremamente carenti, persino negli ospedali pubblici dove è garantita e gratuita. Figurarsi altrove…
Il cesareo d’elezione è tutta un’altra cosa e confermo che negli ospedali pubblici viene fatto praticamente solo su richiesta del medico e non della partoriente, a meno di casi eccezionali (morte perinatale del primogenito per esempio).
Infine, quando si parla di prolasso ed eventuale incontinenza non ci si riferisce alla terza età ma al fatto che può capitare che in un parto naturale complicato avvenga un prolasso che genera incontinenza (normalmente per un periodo) alla puerpera, subito dopo il parto, non a distanza di 40 anni.
E’ curioso. Ogni volta che si parla di epidurale si finisce per parlare di cesareo.
Solitamente il meccanismo perverso che si innesca è più o meno questo:
l’epidurale medicalizza l’evento parto. L’evento parto è già molto medicalizzato, soprattutto per quanto riguarda i cesarei…
LGO è evidente a tutti che i cesarei si fanno di più nelel cliniche private. Che campano di DRG o di donne che non potendo scegliere un cesareo elettivo nelle strutture pubbliche riparano in quelle private.
Oppure, sempre nelle cliniche private ma anche negli ospedali pubblici con pochi parti anno… dove i medici consapevoli della carenzqa di mezzi e uomini… preferiscono tagliare al primo segno seppur minimo di complicanza. Oppure facilemnte impanivabili se la pratica non è poi molta (500 parti anno vuol dire una nascita o due al giorno…).
Ribadisco. E’ chiaro che il rifiuto è sacrosanto (art. 32 della costituzione) e non capisco chi sostenga il contrario.
L’epidurale non è garantita nell’84% delel strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate…. nel restatnte 16% non è mai successo che ti infilassero il catetere peridurale a tradimento. te lo assicuro.
Al massimo è successo che in quelel strutture non facessero proprio l’epidurale o la sospendessero nel bel mezzo del travaglio.
QUesto è uno scandalo che pare interessare poco o nulla le persone. E al quale si risponde parlando di “troppa medicalizzazione”….
Vorerei capire perchè LGO ha parlato di diritto a rifiutare un’epidurale, quando il meccanismo è inverso. Ovvero l’epidurale si fa su richiesta della donna. Solo in caso di richiesta medico, cioè del ginecologo/ostetrica, viene domandato alla futura mamma se è d’accordo a farla. Ma sono situazioni particolari, patologiche, dove viene prorposta per migliorare il benessere della donna , del feto e il decorso del travaglio. Perciò generalmente è difficile che la donna rifiuti. Ma lo può fare.
Non capisco il problema.
Non comprendo neppure la frase “Quanto al parto in analgesia, ben venga – per chi lo chiede – a fronte di una corretta informazione (difficile da fare, credo. Finora non ho visto citata alcuna fonte accreditata).”
Questo sito non è un ospedale, nemmeno una biblioteca medica, e tantomeno un corso preparto o un ambulatorio dove le donne fanno le visite anestesiologiche.
Le fonti accreditate quali sarebbero?
Un anestesista che parla
Un libro di testo
migliaia di articoli di letteratura che dicono tante cose, in base al tipo di studio, la datazione dello stesso, i farmaci impiegati, le concentrazioni dei farmaci ,la tecnica usata,…
o cosa?
Il cesareo non l’ho mica tirato fuori io 🙂
E’ spuntato in diversi commenti precedenti ai miei, nei quali si sosteneva il diritto della donna a partorire come vuole. Io non ritengo che una donna abbia il diritto di pretendere un cesareo senza indicazione di un medico, trovo corretto che sia un medico a proporlo. Penso che chi sostiene il diritto della donna ad avere un parto cesareo senza altra motivazione che il suo desiderio personale faccia cattiva informazione quando non presenta adeguatamente i rischi che si incontrano a sottoporsi a un cesareo (che non è “ti addormenti e quando ti svegli ti danno il bambino in braccio”).
Ma se vogliamo che la conversazione resti sul piano culturale e non si sposti su quello sanitario, i miei dubbi continuano a restare tutti. Pur non essendo un abitante delle caverne, ed avendo piacere che esistano le automobili, i pc e perfino i puntatori laser, continua a restarmi del tutto oscuro il motivo per cui il ricorso al cesareo garantirebbe alle donne il controllo del loro corpo.
LGO,
perdonami, ma forse parliamo di due cose diverse o non ci siamo chiariti.
Tu prima hai parlato di diritto a rifiutare l’epidurale (cito quello che hai scrtto: “Io non ho paragonato il dolore del parto a quello delle cure dentali, ho affermato il diritto a rifiutare l’analgesia …”)
e io ti ho risposto che funziona al contrario: cioè è la donna che la richiede, non che le viene imposta e la donna può rifiutarla.
Ora mi parli di taglio cesareo, sue indicazioni e cesarei inutili, nonchè di disinformazione.
Epidurale e cesarei sono due argomenti completamente diversi.
Il cesareo non garantisce alle donne il controllo del loro corpo. E’ un non senso quello che affermi e dici di non capire.
O forse sono io che faccio fatica a seguire.
Non hai risposto sulle fonti accreditate…quali sarebbero secondo te e in quali luogho pesni vengano – o dovrebbero – venir date
LGO credo che c’è stato un equivoco.
Le premesse sono comuni: il cesareo non è una messa in piega e ci devono essere delle motivazioni “valide”.
E’ su quelel motivazioni che si gioca la partita.
Essere reduci da un brutto parto può essere un’indicazione medica?
Vedi non sono poi così rare le crisi d’ansia tra quelle donne che si ricordano ancora un parto particolarmente travagliato.
L’assicurazione dell’epidurale è già una carta che si può giocare per evitare di passare a cure farmacologiche (ansiolitici per es).
Beh pare che così non è; sono tante le testimonianze di donne terrorizzate dal parto, per ragioni diverse, che si sono viste negare non solo l’epidurale… ma anche il cesareo (spesso richiesto in questi casi perchè la peridurale non c’è o non è garantita).
“Oh SIgnore! Hanno partorito tutte! Così farà anche lei!”. Queste le parole esatte di un’ostetrica a una donna che si è presentata in ospedale in pieno travaglio…. e avvertiva che era soggetta a crisi di panico curate con ansiolitici e che quindi sperava in un’epidurale. Che non ha ottenuto!
Sono casi limite se vogliamo…
Però ribadisco. mentre l’informazione è tutta tesa a sottolineare i rischi di epidurale e cesareo senza mai parlare dei benefici di queste tecniche per quella donna, nulla si dice sui rischi di un parto vaginale soprattutto in strutture carenti di tutto.
faccio un esempio. A me hanno elencato tutte le disgrazie che potevano capitarmi facendo l’epidurale (che non ho ottenuto…. pur chiedendola….) ma sulle conseguenze che poteva avere mio figlio a nascere in una struttura senza neonatologo di guardia e uno straccio di terapia intensiva neonatale non un fiato….
A volte penso che non sia tanto la salute materno-infantile a interessare “l’informazione”, quanto il contenimento dei costi di interventi che se richiesti secondo il capriccio delle partorienti potrebebro metetre in ginocchio la sanità.
Il che è certamente vero 🙂