Non mi hanno ancora operata: mi dispiace per il pover’uomo che si diverte a usare venti nick diversi per spammare qui, ma sono ancora munita di due occhi, dieci dita e controllo anti-spam (e anti-troll).
In questi giorno somiglio alla protagonista de “La Voix Humaine”, che aspetta invano una telefonata: non di un innamorato, ma dell’operatrice sanitaria. Comunque, finchè ci sono, posto. E per oggi cambio completamente direzione, proponendovi qui un’immersione nel mondo della cultura pop. Nel caso, quella di Stephenie Meyer, che la vostra eccetera ha intervistato per il domenicale di Repubblica. Voilà.
La domanda che assilla migliaia di lettrici italiane è una sola: riuscirà Bella Swan a diventare un vampiro? Quel che si può dire è che il 30 ottobre troveranno la risposta in Breaking Dawn, ultimo volume della fortunatissima saga ideata da Stephenie Meyer. Strana e felice sorte, quella toccata alla giovane madre americana, nata trentacinque anni fa ad Hartford (che, per ventura, è la stessa cittadina del Connecticut citata da Stephen King nel racconto The mist) e considerata ormai la fondatrice del cosiddetto New Gothic, o Gothic sentimentale.
Tutto è avvenuto rapidamente: l’anno è il 2003, il libro è Twilight, cui seguiranno New Moon e Eclipse. La storia è semplice: Bella, adolescente di provincia, ama Edward Cullen, splendido vampiro dai muscoli d’acciaio, ma di volto e di animo talmente gentili da renderlo impermeabile alle tentazioni del sangue umano e del sesso prematrimoniale. Bella ha cercato di offrirgli collo e verginità nel corso di tre libri (di quanto avviene nel quarto, occorre tacere), e le lettrici del pianeta hanno palpitato con lei: la saga, tradotta in quaranta lingue, ha venduto otto milioni e mezzo di copie, cinquecentomila solo in Italia. Dopo l’uscita del film (21 novembre), si pronosticano ulteriori record..
Ma il fenomeno interessante è ancora un altro. Si cerchi “Twilight” su DeviantArt, che è il sito dove gli appassionati di tutto il mondo postano disegni amatoriali sui loro personaggi preferiti: oltre trecentomila risultati. Su Fanfiction.net, il più importante sito in lingua inglese dove vengono raccontate le storie alternative dei lettori, Twilight vanta il maggior numero di fan fiction (quarantamila) dopo Harry Potter, a pari merito con Il Signore degli anelli . In parole povere, la saga di Meyer ha un numero impressionante di fan che commentano, disegnano, scrivono. E a volte combinano guai: è avvenuto di recente, quando i capitoli di Midnight Sun (che doveva raccontare la vicenda dal punto di vista di Edward) sono stati diffusi sul web, costringendo la scrittrice ad annullare il progetto. Un fandom da paura, è il caso di dirlo.
“Io sono meravigliata, più che altro – racconta a Repubblica Stephenie Meyer – Continuo ad essere sorpresa dall’entusiasmo che i lettori dimostrano verso i miei libri e i miei personaggi. Tuttavia, trovarsi di fronte a duemila fan urlanti è un’esperienza decisamente surreale e, sì, fa anche paura. Uno scrittore non è preparato a una cosa del genere: abitualmente siamo tipi solitari, e io sono molto più felice chiusa in una stanza tranquilla con il mio computer”.
Bersaglio numero uno dell’entusiasmo, Edward Cullen. Un metro e ottantasette. Capelli color bronzo. Legge il pensiero, adora la musica e le macchine veloci. Nasce nel 1901, muore diciassette anni dopo di febbre spagnola , rinascendo in forma vampiresca. Bello, galante, ricco: il principe azzurro degli anni Duemila? “Edward – dice Stephenie Meyer- è sicuramente il maggior punto di attrazione per il fandom. Ma credo che il suo fascino sia antico: Edward è un gentiluomo di vecchio stampo, qualità difficile da trovare di questi tempi. Certamente possiede bellezza e ricchezza , ma nessuno di questi aspetti conta realmente: anzi, sono entrambi difficili da accettare per Bella, che sarebbe più rassicurata nel rapporto con lui se Edward fosse meno spettacolare. Comunque sì: è un principe azzurro. Incarna l’ideale romantico perché ama Bella più di quanto ami se stesso: la felicità di lei è la sua priorità”.
Anche l’altra metà della coppia risponde in pieno alle caratteristiche del romanzo sentimentale da cui, erroneamente, le nuovissime generazioni si ritenevano immuni. Bella, o Isabelle Marie Swan, è goffa e timida all’inizio della storia, ma conquista con la sua bellezza e dolcezza un vampiro, la sua famiglia (i Cullen), un licantropo (Jacob), un padre tirannico che dipende dalla figlia per ogni attività casalinga. Sembra la vecchia storia della Bella (appunto) che ammansisce la Bestia: e che crede saldamente nei valori della famiglia. Meyer lo nega: “Le mie storie non contengono messaggi: sono solo intrattenimento, e il personaggio di Bella non riflette le mie idee. Il modo in cui interagisce con suo padre si deve semmai a una sua naturale inclinazione a prendersi cura degli altri. Bella è accudente. Si comporta allo stesso modo con sua madre. Prova a farlo con Jacob. Farebbe lo stesso con i Cullen se avessero bisogno di qualcosa: anzi, una delle cose che la mandano in crisi con Edward e la sua famiglia è proprio il fatto che non necessitano di attenzioni. Quanto alla propensione al matrimonio della mia coppia, ho lavorato sul contesto temporale. Bella è una ragazza moderna e diffidente, dopo il divorzio dei suoi genitori. Edward è un ragazzo del secolo scorso, e per lui il matrimonio è un passo logico. Il loro conflitto su questo punto era interessante, e da scrittrice cerco sempre di lavorare sui conflitti.” Purchè si risolvano con il trionfo dell’amore? “Beh, io penso che tutti, ragazze e ragazzi, uomini e donne, sognino l’amore. L’amore romantico non è la sola cosa buona nel mondo, ma è delle più grandi ed eccitanti. Per questo motivo ha tanta parte in letteratura, musica e film. E per questo i miei libri hanno tutti un elemento romantico”.
A rendere diversa la saga di Twilight da un romanzo rosa c’è l’elemento sovrannaturale, sia pure addolcito. E i vampiri hanno il loro peso sul successo dei libri, dal momento che da sempre esercitano il proprio fascino letale sulle lettrici: non è un caso che la cultura popolare recente ne abbondi, in film come Underworld o in serial televisivi come Buffy. Lecito chiedersi quale sia il vampiro letterario cui Meyer si è ispirata. Il luciferino Lestat de Lioncourt creato da Anne Rice? Il seducente Jean-Claude che appare nei libri di Laurell K.Hamilton? Sorpresa. Niente di tutto questo. Stephenie Meyer non ama i vampiri: “ Non c’è un vampiro che preferisco in letteratura, perchè non sono mai stata appassionata di horror e non leggo libri sui vampiri: grazie a questo, sono stata libera da nozioni preconcette quando ho cominciato a costruire la mitologia di Twilight. Penso di essere stata influenzata, semmai, dalle storie di supereroi. Per questo non mi sono preoccupata di lavorare sugli stereotipi del non-morto: Twilight è una storia fantastica e i personaggi sono come io li ho fatti. I Cullen sono vampiri, ma hanno scelto di controllare la loro indole nella maggior parte del tempo: ecco, mi piaceva l’idea di raccontare creature che vogliono essere qualcosa di meglio di un mostro”. Ma perché proprio i vampiri? “Non li ho scelti io. Sono stati loro a scegliere me. Ho sognato un vampiro, e ho cominciato a scriverne: ma non so perché”.
Stephenie Meyer ha scritto anche di alieni, nel romanzo L’ospite. E la sensazione è che, dopo il punto di non ritorno costituito da Breaking Dawn, la sua strada di scrittrice possa conoscere una deviazione. Almeno per un po’: “Ci sono molte possibilità per libri futuri sui Cullen: tuttavia penso di aver bisogno di prendermi una pausa dai vampiri. In questo momento, non ho voglia di tornarci: esistono altre storie oltre a quelle dei non-morti. E io voglio raccontarle”.
Tra le varie statistiche sulla Meyer, si potrebbero inserire anche i numerosissimi oppositori feroci di Twilight e delle versioni buoniste dei vampiri…
Che immortali noiosi. Ma immagino che sotto sotto sia colpa di Hartford. Cardiff è molto meglio, per chi non riesce a morire.
Non so nulla di Stephenie Meyer e penso di non avere neanche più l’età per leggere certi libri.
E’ solo un pretesto per rinnovarti un “in bocca al lupo” grande e affettuoso.
Un abbraccio.
I vampiri romantici che non fanno paura li metto insieme a Zio Paperone esploratore, Batman paranoico e con i superproblemi, Zorro massone, e Starsky & Hutch trasformati in macchiette.
Idee di base che funzionano alla grande ma che, per ansie da aggiornamento, vengono completamente travisate.
La Meyer non sa perchè ha scritto di vampiri.
Posso aggiungere un ‘si vede’?
Comunque c’hanno ragione le signore…Quando c’è il cazzeggio noi maschietti siamo sempre a disposizione…
T’immagini che incazzatura scoprire che i fan ti hanno preso l’idea?
Però è il bello\brutto della rete.
Domanda con risposta indiscreta: Ma alla Lipperini ci è piaciuto il libro?
Leggiucchiando la trama in giro, non mi pare un libro sconvolgente, soprattutto se penso che ci sono i vampiri, personaggi mitoggici che hanno già ispirato molti capolavori e adesso in fase calante(“Underworld”, l’ultimo adattamento al cinema, è becero per me).
Credo che la chiave del successo sia tutta in quel “New”, sentimentale.
Difatti, seguendo, il plot sembra la base di una commedia alla Billy Wilder.
Un vampiro buono è innamorato di una giovane sessualmente attratta da lui pronta ad offrirsi. Ma il vampiro sa che se arrivano al dunque lui non potrà fermarsi e l’azzannerà.
Per non vampirizzarla, decide di non avvicinarla più. Ma tanto si discosta, quanto la giovane gli si accosta. Sono costretti quindi alla relazione platonica.
Il vampiro dovrebbe essere impotente. Per non farsi sgamare, alla fine è pur sempre un vampiro orgoglioso, la tiene a distanza. E lei scambia questo come gesto di estremo sacrificio…
Mi sfugge il nesso causale in “di volto e di animo talmente gentili da renderlo impermeabile alle tentazioni del (…) sesso prematrimoniale”.
Non riesco a mettere insieme l’idea della gentilezza con quella della volontà di posticipare ad un contratto l’esperienza sessuale (procrastinazione vigente – per lo meno a parole – in varie culture, ma certo non in tutte).
Eh no Bette, non puoi togliere dalla frase “la tentazione del sangue umano”. Il vampiro gentile resiste al desiderio di succhiare sangue dall’amata. E nella letteratura vampiresca morso e amplesso sono quasi sinonimi…non buttiamola nell’ideologia, per favore, stiamo parlando di canoni narrativi fantasy.
Come diceva Benigni, quando ribolle il sangue, bisogna buttare la pasta. Con questo vado a nanna. E continuo come gli altri ad accendere ceri a Santa Lucia…
Cara Lipperini, ma l’ospedale si chiama percaso “Clinica Godot”?