Se andate alla pagina de I Miserabili, troverete questa scritta:
Non state sbagliando: questa è proprio la homepage de «i Miserabili». Purtroppo, come i Miserabili Lettori hanno notato, esistono in questo periodo difficoltà che impediscono un aggiornamento continuo dell’e-zine. Per questo motivo, mi trovo nella necessità di iniziare il letargo del servizio, che riprenderà quando il Grande Freddo avrà stemperato i suoi rigori. Mi scuso per l’inconveniente con tutti i cari Miserabili Lettori, uno per uno.
L’augurio è evidentemente che il letargo sia brevissimo. L’altro auspicio è che L’anno luce, il nuovo romanzo di Giuseppe Genna in uscita per Marco Tropea fra pochi giorni, incontri i venti favorevoli che merita in pieno. Totalmente.
Del resto, sopraggiunge un’età (non necessariamente anagrafica) in cui commettere errori non importa più. Siccome non importa più, non si commettono errori. Sembra un miracolo (da L’anno luce).
Io mi sono rotto i coglioni, quale che sia il motivo del letargo, di assistere e tacere. Forse sono eccessivamente apprensivo, ma mi permetto di fare notare (considerato che con Giuseppe ho commesso un numero altissimo di errori, soprattutto se tieni conto dell’unità di tempo: pochi mesi) che c’è qualcosa che non va. Mentre operavo il trasloco di archivi, che per me è esercizio di riscrittura involontario, ho scritto:
“Compiacere è un crimine, forse il peggiore, che possa commettere uno scrittore: perché assecondare un teatrino che si scruta con sospetto è, automaticamente, trasfigurarsi in attore-soldato di una commedia disgustosa, e abolire con un colpo di spugna la coscienza critica che fino al giorno prima rampognava il mondo, o giù di lì (dando per scontato che rampognare non sia esattamente un’attività edificante).”
Poi, a parte la reazione (sorpreso, anzi dispiaciuto), farò ciò che so fare, o ciò che ritengo di saper fare, ammesso che vi sia qualche differenza. Ossia spiegare come la penso sul circo che, silenziosamente, osservo.
Ne ho scritto anch’io, e vediamo se funziona il trackback fra due TypePad. Sembrerebbe di sì, anche se si riproduce (per ora è doppio:)
Once upon a time…
g.i.
peccato, perchè nel bene e nel male a me piaceva andare a leggere ‘i miserabili’. è stato leggendo un pezzo di genna che sono finito in questo blog.
non ho capito il commento di ivan…forse mi sono perso qualche puntata? cioè se ho capito bene lui si riferisce al fatto che spesso gli articoli di genna erano pregni di un poetica di difficile interpretazione e di insndabile origine, però a me quello dispiaceva fino a un certo punto, in fondo, può sembrare retorico, ma era un modo per mettere in discussione le proprie idee…o no?
Andrea, nella fretta sono stato ambiguo: evidentemente non si è capito, provvedo a esprimere in maniera più prolissa il mio pensiero. Intanto, concordo con te.
Un giorno va in Antartide, un altro va in letargo. Insomma cià ‘dda fa. Buon segno. Buon per lui, voglio dire. Aspettiamo le sue comparsate, comunque, nei commenti ai post in altri blog, magari sotto nick improbabili quali Patrizia Pellegrino, Cadavre Décomposé o Roquentin in Gramaglie.
Nell’attesa, godiamoci la splendida foto di Gianni Biondillo in un tipico costume di Quarto Oggiaro. Dove? Non ve lo dico.
“L’altro auspicio è che L’anno luce, il nuovo romanzo di Giuseppe Genna in uscita per Marco Tropea fra pochi giorni, incontri i venti favorevoli che merita in pieno”.
Loredana, ma che iettatrice! Ecché! Se ne merita anche trenta, di lettori, Genna.
Bois mi ha preceduto nella battuta, che era inevitabile.
Che cosa può un accento mancato!
Bart
Vorrei avvisare i mancati Accademici della Crusca che l’accento (vènti) non è affatto “obbligatorio” (Bartolomeo, i tempi cambiano…): è sufficiente il contesto: questa semplice annotazione (spero di non dovervi delle spiegazioni!)
Beh, però la battuta era bella, dai… 😉
G.B.
Battuta bella, confermo! Confesso di non aver pensato al doppio senso e aggiungo un “mila” ai “venti”, che è quello che auguro al Miserabile.
🙂
magari giuseppe poteva trovare qualcuno che era disposto a collaborare, giusto per tenere vivo il progetto.
a margine. quanto costerà l’anno luce?
Roquentin
(ma perché non ti chiami più Roquentin? Era un nome forte, una dichiarazione, un mondo. Ma bisogna averci il fisico, lo so),
confidavo che non avresti tradito la mia fiducia.
Sapevo che occorreva armarsi di pazienza, e aspettare.
La banale e antiecologica questione del fiume e dei cadaveri, ricordi, e perdona l’apparente necrofilia.
Ti aspettavo al varco, e lo sai.
Te lo predissi con una precisione tale che ora quasi mi spaura: quando incenserai anche il Genna – così ti dissi – dopo averne detto il male possibile e impossibile, così come già hai fatto nei confronti della gentile padrona di questa casa, avvisamene per tempo, te ne prego, perché potrei non resistere allo sconquasso della giusta risata.
Al varco t’aspettavo e tu, benigno, non m’hai fatto attendere poi molto.
Te ne ringrazio, che mi si erano anchilosate un po’ le membra a stare nella posizione del loto.
Ora, la tua circontrasformazione carpiata a 360 gradi (difficoltà massima, direi) si è finalmente compiuta, ed è definitiva, e sei pronto per un Nuova Idea di Coerenza.
Ora sei debole con i forti (che lo fossi un po’ anche prima?).
Ora sei diverso.
Ti sei normalizzato.
Addomesticato.
Forse per questo ti chiami adesso Ivan, e non più Roquentin.
Una lagrima, in ricordo di chi credesti d’essere un dì.
Leggendo la sinossi sembrerebbe ancora più interessante dei precedenti, che già erano ottimi romanzi. Quindi, corro in libreria.
Caro Ivan, non volevo affatto dire che l’accento in quel caso fosse obbligatorio, ma, se non si voleva riscrivere la frase, sarebbe stato opportuno, onde evitare la battuta, scrivere casomai vénti (numero) e non vènti (che Eolo soffia).
Del resto ha già provveduto la Lipperini a chiarire.
Ciao.
Bart
“scrivere casomai vénti (numero) e non vènti (che Eolo soffia).”
No no, ok vènti, Ivan. Cancellare, ohibò, mi gira la testa:-)
Bart
Attento, Bart, lui a Chomsky dà del thou (Chomsky si scompiscia dalle risate ogni volta).
Angeleeni, I must say it again: Chomsky *still* thinks you are an idiot 😀
“Roquentin
(ma perché non ti chiami più Roquentin? Era un nome forte, una dichiarazione, un mondo. Ma bisogna averci il fisico, lo so),
confidavo che non avresti tradito la mia fiducia.
Sapevo che occorreva armarsi di pazienza, e aspettare.[bla bla bla]”
Herzog, ma perché deliri pubblicamente? Ma perché, a cadenze regolari, decidi di andare a sbattere contro il muro più duro? Lo hai capito o no che, lo scorso anno, a partire dalle stronzate che hai scritto, mezzo web ti ride dietro? Lo sai o no che c’era gente (a un certo punto una mania: ho letto un intero numero di sacripante ben prima che “uscisse”) che inviava i dattiloscritti di sacripante prima a me e poi a te? Lo hai capito o no che sei stato lo zimbello di un’intera comunità? Io non sto incensando nessuno, ed è offensivo persino l’uso del termine “incensare”, perché mette in discussione il senso delle mie affermazioni: io dico ciò che penso, anche se non mi dovesse convenire: e non mi conviene, perché so benissimo di contraddirmi. Ma sulla contraddizione, che non ha nulla a che vedere con la coerenza, tu hai solo da imparare: ne scriverò, i saccenti mi hanno rotto le palle. Per inciso, nel post in cui scrivevo dei miserabili, mi riferivo soprattutto a te. E’ vano nominarti, al tuo nome non corrisponde un’indentità precisa, ma il tuo “personaggio” accentra un tale numero di distorsioni, ipocrisie, pochezze, e invidie, che può essere utile come universale semantico o descrittivo (se non capisci, poi te la spiego: tra un anno). Conosco Giuseppe di persona, e avendo io un carattere di merda puoi intuire come i rapporti non siano sempre stati idilliaci (sono ipercritico, tutto qui). Io non mi aspetto da Giuseppe alcun genere di favore e non ne avrò, so benissimo come ragioni: e, da stolto, ritieni che l’universo intero si regoli come te. Giacché non intravedo per te neanche una carriera di onorato lacché, a cui pure aspireresti, fammi il favore di non citare puttanate a caso, anche perché adesso riporto le mie risposte (francamente annoiate, visto che intorno a te non ho mai cambiato idea, giudicandoti un povero ignorante smanioso di una misera luce, un meschino burocrate per cui il nome di “cartaro” sarebbe più che sufficiente). Quanto a Giuseppe, lo conosci? Ci hai mai parlato? Le “spari a caso” o prendi la mira? Oh come brami attenzione! Sei divertente, come ti ho già detto, contro la tua volontà.
A parte questo, ho ricevuto le tue insulse mail riguardo: i miei rapporti con Loredana, perché il povero Herzog intravedeva contraddizione nella mia socializzazione: Loredana è una mia amica, tutto qui, e non lo nego neppure sotto tortura. Hai già avuto la risposta, non vorrei dover pesare in pubblico quanto le voglia bene, in cosa consista questa amicizia, etc. (somiglia a tutte le amicizie, ma forse tu non hai amici…). Una polemica pubblica è servita a conoscersi, ma non era “pensata” come forma di socializzazione: capita (non sono sicuro che tu comprenda la differenza, e neppure m’importa). Solo agli imbecilli non capita, Herzog. Mi hai scritto anche di Lello: stesso discorso. Nel frattempo ho conosciuto Lello, e non sono cazzi di Herzog de Torquemada perché io stimi Lello e giudichi te una melma condensata. D’altra parte, l’unico che qui ha davvero incensato qualcuno sei tu: conservo la tua mail in cui mi contattasti per scrivere su sacripante…
A margine: io non so perché tu sia letteralmente fissato con Giuseppe, sei veramente ossessionato: sia chiaro che le tue critiche NON sono le mie, perché le tue non sono critiche ma litanie insensate di uno sfigato in cerca di una ribalta, per quanto meschina: le tue critiche sono purissime stronzate, e tu parli, quasi sempre, senza cognizione di causa. Non sei analfabeta, ma non sei certo un letterato, di cui hai la posa e nient’altro. Tu e la letteratura siete nemici giurati, io non capisco perché non ti debba dedicare alla vendita di pomodori, con il tuo idioletto del 1400 riusciresti quantomeno a rincoglionire gli avventori, anche se come commerciante di te stesso fai un po’ schifo (sei forse totalmente privo di qualunque talento, un caso singolarissimo). Tu sei il nuovo Angelini, con la differenza che Angelini ha, rispetto a te, un’intelligenza brillante e, forse, molto meno astio.
Poi: io non mi chiamo roquentin perché roquentin è diventato un blog collettivo,giusto per evitare di essere scambiato per una sorta di “direttore”, posizione a cui non aspiro affatto. Mi cambio lo pseudonimo come le brache, non è per il nome che mi si legge (te l’assicuro, è per le opinioni: il vantaggio di avere pochi commentatori pubblici e tantissimi privati è che i commenti non sono due righe di cazzeggio, come accade ai cialtroni).
E cosa faresti se scoprissi che, dopo aver litigato pubblicamente (perché per te non c’è altro che battaglia darwiniana per l’occupazione di sedili) con Tiziano Scarpa (tanto per dire, porto un esempio a caso), scoprissi che siamo “in qualche rapporto” epistolare? E poi, se per caso scoppiasse un’altra polemica? (cosa che accadrà, ci sono scelte di Tiziano che mi lasciano perplesso, ad essere “morbido”). L’importante è che io non chieda favori, non entri in giochi di potere (mentre, sinceramente, mi sembra che a te non dispiacerebbe) e che sia sempre libero di dire ciò che penso. E’ proprio questo che non capisci, e non sta a me stabilire se si tratti di limiti cognitivi o di limiti della volontà (non dico che ti debba curare, ma sfotterti è il minimo).
Bart, infatti stavo cupamente scherzando (cupamente per via del mio umore di oggi). Di solito, per comprenderci, abbiamo bisogno di 20 messaggi, è andata bene (ho riso anch’io…!)
“Attento, Bart, lui a Chomsky dà del thou (Chomsky si scompiscia dalle risate ogni volta).”
Madonna quanto sei pesante: Angelini, “vai a zapparti il favo”, come si suol dire, non hai neppure capito una mia vecchia battuta ma la ricordi perfettamente, sei davvero peggio di uno spam-bot!
(la battuta era: come fai a non dare il tu parlando in inglese? Adesso vuoi l’omogeneizzato? E di che marca lo vuoi?)
Zucconcello, sei tu quello che non aveva capito la MIA battuta. Ovvio che scrivendoti: “Io e Chomsky ci davamo del tu (in inglese)” intendevo alludere al fatto che in inglese, oggi, non c’è più scelta tra thou e you. Lo spam-bot sei tu. Adesso, di colpo, fingi
pure di apprezzare Genna e i VMO. Mah! Bah! Che dire?
Caro Roquentin (ti voglio ricordare così com’eri),
ammetto che altre volte il tuo speaker’s corner è risultato più incisivo. Questa volta mi sei sembrato solo prolisso e bilioso, ma mi rendo conto che non è sempre possibile confermarsi a livello dei giorni migliori, non te ne crucciare.
Intanto, vedo che hai rivalutato, con l’occasione, il buon Angelini, il che mi pare cosa giusta, e anche in tema con i tuoi molti ondeggiamenti.
Nella tua lunga invettiva hai artatamente (non so, si può dire artatamente, o fa troppo venditore di pomodori?) omesso alcuni particolari illuminanti (così come hai millantato una serie di questioni, come l’essere l’editor occulto di sacripante. Davvero speri che qualcuno ci creda?).
Non hai detto, ad esempio, che il tuo derapage circa la padrona di casa, prima simbolo in pubblico e in privato del Male Assoluto, e ora finalmente amica, ha ricevuto il mio giusto plauso. Sbagliavi prima, nella critica, e agisci bene ora.
Tuttavia, il tuo voltagabbanismo ha un che di sospetto – e bada bene, ma credo d’avertelo già detto, io non ritengo affatto che la coerenza sia una virtù in assoluto positiva, la coerenza nell’errore essendo invece stupidità.
Perché ci si può certo ingannare, nella propria opinione, sul conto di una persona, o di due, ma che per te sia avvenuto nei confronti dell’intero mondo dei blog letterari mi pare fatto eccessivo per poter essere genuino.
Dapprima vezzeggiavi Sifossifoco e ne eri il volenteroso scherano , e sbraitavi invece contro la Lipperini, Genna, Scarpa, Voce (anche Leonardo, tra l’altro, e non ho mai compreso il perché, ma nel frattempo suppongo che avrai sdoganato, per fortuna, anche lui).
Poi – e bravo, ci dimostri così d’aver letto Orwell in edizione economica – cancelli tutto il passato, ma proprio tutto, e chi prima ti era amico, ora lo tieni per nemico, e al nemico giurato di ieri giuri oggi fedeltà (fino alla prossima occasione, nevvero).
Per tua stessa ammissione, sei uomo dai molti errori – e allora mi chiedo perché pensi di avere opinioni di un minimo interesse pubblico, se già minate a priori.
Ammettere l’errore è umano, financo commovente. Pretendere di far passare la propria schizofrenia per coerenza, questo invece è tentare di farsi beffe della credulità altrui. Non prendertela se ti riporto alla realtà, strappandoti dal tuo mondo immaginario.
Tu dici “io dico ciò che penso, anche se non mi dovesse convenire”. Stranamente, però, dici solo e proprio ciò che ti è conveniente, incensando il “potente” di turno, salvo poi accorgerti che il potente è magari un altro, e quindi.
Mi hai scritto che metà del blog letterario ti riconosce coerenza.
Per fortuna della verità, allora, esiste l’altra metà.
Nella tua filippica, che ho faticato a leggere fino in fondo, hai dimenticato la chiusura che di solito utilizzi in questi casi: “Non rispondermi, perché tanto non verrò più qui a leggere”.
Si vede che ormai perdi colpi e la memoria ti fa difetto.
Ti do una mano io, allora, per spirito umanitario: non hai bisogno di rispondermi, Roquentin.
Essendo tu, diciamo così, piuttosto monomaniacale e null’affatto originale, conosco già tutto quello di cui potresti cianciare, e oggi, con questa pioggia, è già una giornata talmente noiosa.
Che? “Dapprima vezzeggiavi Sifossifoco e ne eri il volenteroso scherano , e sbraitavi invece contro la Lipperini, Genna, Scarpa, Voce (anche Leonardo, tra l’altro, e non ho mai compreso il perché, ma nel frattempo suppongo che avrai sdoganato, per fortuna, anche lui).”
Effe, mi chiedo quando imparerai a scrivere, probabilmente mai. Primo, hai scritto un buon numero di balle, ma questa non è una novità. Io non ho mai vezzeggiato nessuno, a cominciare dal povero sifossifoco (non sono io che mi sono autoproposto per scrivere su romanzieri.com, se non ci arrivi da solo); stesso discorso per tutti gli altri. Ho lasciato da parte la questione se tu sia bugiardo o meno, da tempo: non me ne frega nulla. Non sono mai stato l’editor di niente, a chiunque mi abbia chiesto ho sempre risposto di inviare i racconti alla tua patetica redazione, ci puoi credere o meno: non passi per un grande esperto di letteratura, forse…o forse, Semplicemente, erano molto più letti i miei sfottò dei racconti di Sacripante! Ti trovo molesto e basta. Ti ho invitato a scomparire e a non scrivermi più in privato, ma sembri sordo, non importa, ti si può cestinare: lo si farà; ti si può prendere per il culo, raccontarti frottole, l’ho fatto: nessuna morale con “quelli come te”, solo un certo voltastomato. In ogni caso, sembra di giocare con un bambino un po’ tardo. Le possibilità che io ti dedichi più di dieci minuti in pubblico sono quasi nulle (infatti, sto notando la tua risposta solo adesso). Quanto al resto, a gennaio iniziai un carteggio con una persona che mi sembrava degna di stima, ossia tu: mi ero sbagliato completamente, e non ho avuto difficoltà a scriverlo in pubblico. Come fai a non capire la logica? Come fai a ignorare secoli di letteratura e di biografie di letterati (e non letterati). C’è qualcosa che sai? (E’ una domanda retorica, forse è bene precisarlo). Non ho voglia di essere incisivo con te, (incisivo!), hai una dialettica ridicola ma hai un grande istinto di competizione, e non vedo perché non dovrei osservarti nella tua gara contro il tempo, mentre avvizzisci nella speranza di un giorno di gloria. Partecipare mai!
Lasciami stare, non mi ossessionare, mettila come vuoi. Continua a scrivere le tue puttanate barocche ma non rompere i coglioni a chi non ha tempo da perdere.
Per essere ancora più chiaro: PUOI CONTINUARE IL DISCORSO DA SOLO, puoi raccontarti e raccontare ciò che vuoi, ti puoi persino dare ragione con grandi pacche sulle tue stesse spalle: ma, insisto, da solo. E fammi il favore di non tirare in ballo ogni 5 minuti questioni private (anche perché, inventando, rischi figure di merda: ma io mi preoccupo di non perdere tempo, non della tua faccia).
Buona fortuna signora bla bla