STORIE (E NUMERI) DA MADDALENA

Maddalena Robustelli ha scritto per Noi donne questo articolo, nel marzo scorso. Me lo ha inviato e lo propongo, ma prima vorrei richiamare la vostra attenzione su un tristissimo episodio raccontato da Femminismo a Sud.  Ovvero, due false pagine su Facebook, di cui una alla memoria di Stefania Noce, la ragazza uccisa dal fidanzato. Leggete.
Poi, leggete qui sotto. Si parla di adolescenti e di pillola del giorno dopo.

In questi giorni sono stati resi pubblici i dati relativi all’utilizzo della “pillola del giorno dopo” (da non confondere con la c.d.486) e si è evinto dalle statistiche che il 55% delle circa 370.000 confezioni vendute viene acquistato da ragazzi tra i 14 ed i 19 anni. Ad una lettura superficiale di tale ricerca consegue che gli adolescenti italiani ricorrono a tale farmaco perché non adottano altre soluzioni per prevenire gravidanze indesiderate. Approfondendo i dati, difatti, si rileva che il 27% non usa alcun anticoncezionale, il 22% utilizza il metodo del coito interrotto, il 27% ricorre al preservativo ed il 18% alla pillola. Risulta alquanto evidente che circa la metà dei nostri teenagers non riesce a viver consapevolmente la propria sessualità, perché sia la famiglia che la scuola, come agenzia educative, “ non hanno insegnato il senso di responsabilità nel sesso”(A. Graziottin, responsabile della Sigo, Società italiana di ginecologia ed ostetricia). Basta considerare che si rincorrono tra i giovani delle vere e proprie leggende metropolitane, quali che la lavanda alla coca –cola, al limone o all’aceto possano fungere da anticoncezionale. Senza contare il tam-tam che circola insistentemente sulla circostanza che fare l’amore in piedi riesca a non rendere incinte le ragazze.
Appare, quindi, più che necessario educare gli adolescenti italiani ad un approccio cosciente al problema, perché il “far da sé” li porta successivamente a ricorrere alla pillola del giorno dopo, come si  desume da un rapporto comparato tra i dati del suo utilizzo con quelli dei giovani che utilizzano il preservativo o la pillola. Tanto più è necessaria un’opera di educazione sessuale nella scuole quanto più si può constatare che, laddove essa si sia svolta, la vendita della  “pillola del giorno dopo” si è ridotta del  4,7%. In un paese normale si perseguirebbe siffatta strada, che andrebbe a completare o a sostituire, nella peggiore delle ipotesi, l’educazione data nell’ambito familiare. In Italia no, sono decenni che ci si imbatte in un muro di gomma contro cui rimbalza qualsivoglia tentativo di corsi di tal genere che abbiano valenza obbligatoria, perché inseriti nei programmi scolastici quale elementi necessari allo sviluppo della personalità dello studente. Basta andare indietro nel tempo e ricordare le polemiche su Lupo Alberto, quale sinonimo di preservativo, o ai giorni attuali, anzi attualissimi, e rimarcare l’attacco del Pontefice ai suddetti corsi di educazione sessuale, rei, a suo dire, di ledere la fede. Un macigno, un grosso macigno si è così abbattuto sulla scuola pubblica, perché è chiaro che i pasdaran della politica nostrana rispetteranno il comandamento dell’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche e continueranno a comportarsi di conseguenza.
L’istituzione-Chiesa sempre più dimostra di non saper leggere la realtà, perché, affermando che i giovani non devono seguire tali seminari, determina che essi si trovino di fronte ad un bivio: o non devono far l’amore, oppure devono accettare che ad un rapporto sessuale possa conseguire una gravidanza. Quanta è lontana questa posizione ideologica da quel mondo giovanile che per il 55% ricorre alla “pillola del giorno dopo”, cioè a quelle giovani donne che ingurgitano sostanze chimiche per non rimanere incinte. Dov’è il sentimento cristiano della pietas, che induce ad essere vicino a chi ha bisogno, a meno che non si deneghi il carattere di bisogno a ciò che porta due adolescenti ad avere rapporti sessuali. Sta di fatto che i giovani italiani continueranno a far l’amore e l’ istituzione ecclesiastica continuerà a perdere l’occasione di stare al passo con i tempi, determinando sempre più posizioni critiche nei suoi confronti. Forse è proprio questo il comportamento contro la fede, intesa non come l’insieme di quei valori assoluti che sono alla base della religione cattolica, ma come impegno a coniugare tali valori con le esigenze ed i bisogni degli uomini e delle donne dei nostri tempi.

100 pensieri su “STORIE (E NUMERI) DA MADDALENA

  1. Ilaria credo che siamo quasi tutti sostanzialmente d’accordo su alcune questione: l’educazione sessuale non può calare dall’alto – come ricordava Zauberei – ma deve partire dall’ascolto. E deve anche fornire delle informazioni di base sulla contraccezione e sulla protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili. Il resto è ideologia: non si può insegnare la castità, che certo è una scelta possibile ma una delle scelte e, in genere, motivata da forti sentimenti di alcune religioni. E’ rispettabilissima ma non è IL modello e non può essere presentato come tale, soprattutto nelle scuole. A quanto pare non riscuote grande successo neanche nei frequantatori/tri delle parrocchie.

  2. (fioretto. la prossima volta che mi verrà l’impulso di discutere con Valter eviterò di passare all’atto di scrivere, eccitato dall’idea di dover controbattere a un professore di liceo. O lameno conterò fino a 10. Per aiutarmi a resistere, mi ricorderò che questo professore di liceo che ha messo come punto uno di un programma di educazione sessuale «disbrigo “selettivo” dei propri impulsi sessuali» definendo «disbrigo selettivo = l’eccitazione non è una ragione sifficiente per dar corso all’atto». Mi vengono in mente solo cani che agiscono secondo dinamiche così semplificate. E probabilmente perché non so capire i cani. E poi mi vengono in mente anche i collari a strozzo. aiuto.)

  3. “Staccare il sesso dalla vita relazionale e trattarlo solo per la sua componente idraulica non è fare pedagogia, e della peggiore specie?” E’ la pedagogia mediatica dei nostri tempi, infatti. Pensare in primo luogo a evitare malattie e gravidanze in giovani per i quali non si ha il tempo e la possibilità di offrire altri modelli e opportunità di educazione all’affettività e alla relazione, non è pedagogia, è realismo, è preoccuparsi dell’emergenza. Che poi lo si possa fare in molti modi, è ciò che stiamo discutendo. Nessuno esclude chel’educazione alla relazione dovrebbe avvenire in famiglia e a scuola durante lo svolgimento di tutte le materie, e a dire il vero qui si cerca di combattere anche la diffusione di modelli e stereotipi di tipo strettamente idraulico.

  4. Concordo in toto con Ilaria. Leggevo un rapporto di Save the Children in cui si diceva che l’8% dei giovani fa sexting, cioè pubblica in rete o manda agli amici proprie foto a sfondo erotico o sessuale.
    Questo dovrebbe dirci molto su come una società ossessionata da messaggi sessuali usati per fini commerciali, dia loro un’immagine distorta di se stessi e del proprio corpo.
    Affrontare questi ragazzi predicando loro la castità mi sembra assurdo e pericoloso.
    Forse bisognerebbe scendere dalle cattedre per imparare a capire e condividere e non a giudicare.

  5. C’è una tale sistematica manomissione di ciò che viene detto da chi ha un orientamento diverso dal proprio che discutere senza inalberarsi o ironizzare è praticamente impossibile.
    Predicare la castità è roba che certamente non ho mai sostenuto. La castità è un valore a cui si arriva spontaneamente, quando si percepisce qualcosa di più importante dello sfogo immediato. Semmai si tratta di indicare l’aborto come un male e, per evitarlo, l’unico modo davvero sicuro è fare sesso quando si è in grado di assumersene tutte le responsabilità, il che non esclude affatto le informazioni in materia contraccettiva.
    Ma questo implica appunto una visione evolutiva dell’affettività e della sessualità che qui non si accetta.
    Quindi alè coi cappucci per le banane.

  6. A nessuno piace l’idraulica. Né la sessualità degli adolescenti – maschi e femmine – si esprime solo attraverso rapporti sessuali potenzialmente fertili, se eterosessuali. Ma è altrettanto vero che gli adolescenti – maschi e femmine – fanno l’amore, o almeno lo fa una parte di loro. Che ci piaccia o no. Con la nostra approvazione o con il nostro biasimo. Preso atto di questo, urge dare loro strumenti e per affrontare le relazioni umane e per affrontare la contraccezione e le malattie sessualmente trasmissibili.
    La frase “Semmai si tratta di indicare l’aborto come un male e, per evitarlo, l’unico modo davvero sicuro è fare sesso quando si è in grado di assumersene tutte le responsabilità, il che non esclude affatto le informazioni in materia contraccettiva”.
    Nessuno pensa che abortire sia bene o un’esperienza necessaria, tuttavia alcuni e alcune di noi pur facendo sesso evoluto e all’interno di relazioni stabili non vogliono figli e quindi non solo usano la contraccezione ma, se e quando disgraziatamente capita un incidente, si rivolgono a quella di emergenza. Proprio per non abortire.
    Ci sono molti modi evoluti per affrontare la sessualità – dubito che qualcuno ne abbia l’esclusiva.

  7. Pretendere l’esclusiva secondo me è anche teorizzare che “la castità è un valore a cui si arriva spontaneamente” senza pensare che per molti la castità non è e non sarà mai un valore universale.
    E che fra questi molti la percentuale di adolescenti è certamente alta.
    Ripeto non si può prendere il proprio vissuto e inculcarlo nelle vite altrui, insegnare il rispetto è anche insegnare a riconoscere le specificità e i bisogni altrui senza giudicare, questo è bene, questo è male.

  8. Vorrei chiedere a Valter: perché generalizzi? Mi pare di averti anche dato ragione su alcuni punti. E’ sul terreno comune che si costruisce, ma non si può pretendere che tutti si spostino sul tuo terreno e se questo non succede dire che gli altri e soprattutto le altre sono ottuse e ideologizzate. Manomissione effettivamente c’è, ma a me pare piuttosto da parte tua. Le cose hanno molte sfumature.
    Proverò a spiegarmi con una storia che mi è capitata. Mia figlia di quasi 12 anni è stata invitata a un pigiama party a casa di una nuova compagna di scuola. La settimana dopo la madre della ragazza mi spedisce delle foto che le ragazze si sono fatte, dicendomi che sua figlia le ha messe su FB. Ora, in primo luogo io le rispondo che su FB non ci dovrebbero stare, visto che non hanno ancora 13 anni, in secondo luogo le chiedo se ha parlato con sua figlia dei rischi legati alla pubblicazione di proprie immagini in rete, per non parlare di quelle di altre persone. Guardo le foto e mi rendo conto che anche foto di mia figlia sono state pubblicate, e che in una delle foto le ragazze stanno tutte con un bel ghiacciolo in bocca. Chiedo a mia figlia chi ha scattato la foto: è stata una vicina di casa un po’ più grande, una quindicenne.
    Chiaramente ho chiesto l’immediata rimozione delle foto che includevano mia figlia e ho proposto alla madre dell’amica una chiacchierata (mi sono trattenuta, ero furiosa, evidentemente lei non ci vedeva niente di male). Grazie al fatto che mia figlia aveva seguito un corso di educazione all’affettività, che, come sapevo da resoconto delle psicologhe, aveva incluso risposte a domande specifiche, incluso cosa sia il sesso orale, non mi è stato difficile affrontare con lei l’argomento del significato di quella foto. Il collegamento lei non lo aveva fatto, cosa che mi era abbastanza evidente anche dalla sua espressione. Per alcune amiche, sinceramente, mi sembrava trasparisse già una certa consapevolezza. Il problema non è moralistico, fare o non fare, parlare o non parlare di sesso orale. Il problema è in primo luogo poterne parlare liberamente, perché solo così ho potuto parlare anche dell’immagine di sé, di come ci presentiamo agli altri, del senso di noi. Non ho proibito, non ho minacciato, non ho sgridato, ho spiegato, ho dialogato, ho ascoltato, e il terreno era pronto anche grazie al corso. Abbiamo approfondito. Non è facile parlarne con una figlia. Ho cercato di far passare il messaggio della necessità di fare sempre cose per cui ci sentiamo di essere a nostro agio, di volerle, di essere pronte. Di come si può cercare di capirlo. Soprattutto abbiamo ragionato sui rischi di volere piacere agli altri a tutti i costi, del mettersi in mostra, come oggetti. Abbiamo parlato della differenza tra soggetti e oggetti. E mi sono resa conto di quanto le immagini che vedono tutti i giorni fanno sembrare loro normale e banale quel che non lo è e non dovrebbe essere passato per tale. Insomma, abbiamo valutato insieme i possibili significati e rischi di quella foto.
    C’è un contesto, in tutto questo, una cornice ulteriore. Grazie all’occasione del corso alcuni genitori si sono parlati, ed è così che ho saputo di uno dei giochi che i ragazzi delle medie fanno: ragazzi seduti intorno a un tavolo e una ragazza sotto. Si chiama “Faccia di pietra”. Faccio fatica a pensare a un’idea più idraulica e disumana di sesso. Ma credo che sia solo parlando di sessualità legando il più possibile la cosa a temi affettivi e di sviluppo personale che si può arginare anche la disumanizzazione e mercificazione attraverso il cui filtro molti giovani sono spinti a vedersi e vedere gli altri – in particolare le altre/se stesse. Poi la scelta su quando come con chi avere rapporti orali o di altro tipo non è qualcosa su cui possiamo o dobbiamo avere controllo. Io ritengo un dovere fornire il numero più ampio possibile di strumenti culturali. E nel mio cercare di essere un modello, non cercherò certo ipocritamente di fare passare la castità come l’unica via per arrivare ad avere una relazione stabile e felice come quello che ho con il padre dei miei figli. Credo che questo si intenda per “auto-protezione”, e non banalmente un incappucciare banane, che è solo uno degli aspetti. E non è nemmeno tanto banale, se pensiamo che la parola preservativo è proibita sulla nostra tv pubblica, e nonostante io abbia cercato, non ho trovato traccia di spot recenti italiani per preservativi.

  9. Scusate volevo aggiungere un’ultima cosa, insegnare a riconoscere specificità e i bisogni altrui significa anche insegnare a rispettare i diversi gusti sessuali etero o omo o altro che siano.
    Mi domando come possa sentirsi un adolescente non etero di fronte all’insegnamento “Vi consigliamo di rimanere casti fino a quando non sarete abbastanza maturi da fare sesso in modo sicuro, intimo e responsabile con la persona con cui poi costruirete una famiglia e accoglierete dei figli”

  10. Grazie anche da parte mia, per la storia e la pacatezza con cui, nonostante i contenuti, l’hai raccontata. Mi piacerebbe che questi interventi fossero di monito e di esempio a chi continua a sostenere che in questi giorni il commentarium (definito altrove con altri termini) soffoca le voci dissenzienti. Grazie, davvero.

  11. Grazie Ilaria, fa niente se dopo avermi conosciuto e chiacchierato con me per una sera mi tratti di fronte al “commentarium” come il predicatore Zenone dell’Armata Brancaleone. Fa niente se hai visto intorno a me una turba di ex alunni e alunne con cui suono il rock degli anni Settanta ed evidentemente non sono stati avviati da me (nè da altri) alla via monacale. L’effetto mimetico e il meccanismo vittimario sono ben noti a chi scorrazza in Rete, specialmente in blog dove un manipolo di pretoriani (e) si preoccupa di garantire l’ortodossia e sbugiardare l’intruso.
    E’ per questo che, come dicevo più sopra, quello che ci si può permettere è giusto un giretto, un giorno si e un giorno no.
    Questo era il giorno si, abbiate pazienza.

  12. Valter, è proprio perché ti ho conosciuto e perché so che c’è un sacco di terreno comune che non vedo la distanza che vedi tu tra le nostre posizioni. Ho l’impressione che ci scontriamo più perché abbiamo in mente cose diverse mentre stiamo parlando, convinti di riferirci alla stessa cosa. Forse quella cosa la chiamiamo con nomi diversi. No, non ti ho trattato come un predicatore, non potrei farlo perché so che non lo sei. O non cercherei di dialogare con te. Io piuttosto ho avuto l’impressione che tu generalizzassi, mentre ci sono differenze molto evidenti all’interno del commentarium.
    Parlando di “inculcare” non mi riferivo a te.Inculcare è sia la visione accusatoria di Berlusconi della scuola, sia, non a caso, la visione che farebbe comodo a tanti chela vorrebbero davvero come luogo di indottrinamento, e che non sono certo capaci, come hai fatto tu, di difendere l’applicazione della 194, per dirne una. Non ti accomunerei mai a commentatori che non sto a citare, ti stimo troppo.
    Credo anzi che quando parliamo di educazione sessuale, ciò che io ho in mente sia molto vicino a ciò che hai in mente tu, e mi dispiace che non riusciamo a capirci. Solo che ciò che ho in mente io non mi sembra in contrasto nemmeno con quello che hanno in mente altri e altre qui, c’è anche quella componente più “tecnica”, ma come dimostra la mia esperienza, non è bastato nemmeno un corso sistemico con entrambe le componenti: occorre attenzione quotidiana, occorre impegno, occorrono maestri che sappiano far pensare. E sono certa che lo sai fare e lo hai fatto, anche se probabilmente con uno stile diverso dal mio.
    E se dico grazie a Loredana e al commentarium perché non sarei dove sono senza questo spazio, in quel commentarium sei incluso anche tu.

  13. @paolo. Parlando di educazione sessuale non trovo punto scorretto citare un cartellone volgare, perché davanti a quello ci passano tutti i giorni i pulmini che portano i ragazzi a scuola e chi fa educazione dovrà avere una posizione precisa rispetto a guesta mercificazione. Non potrà avere un posizione vaga; in fondo che male c’è lasciamo la possibilità di scelta. Perché la possibilità di scelta come si vede guasta l’immaginario.
    Trovo invece scorretto e degradante per la pur bassa considerazione dell’uomo che uno può avere , ascrivere la violenza dei pedofili all’astinenza sessuale. Che sembra che chiunque si trovi senza un patner, per più di 4 settimane, sia un potenziale violentatore. Ghandi come tanti sacerdoti ha scelto l’astinenza per gran parte della sua vita, non so, magari tra un po’ arriveranno le denunce anche per lui, ma non credo sia più suscettibile di sospetti rispetto a uno frequenta settimanalmente le prostitute. Anzi io credo che bisogna provare a guardare un po’ in alto verso questi Santi ( anche quelli della chiesa cattolica), e non sempre argomentare con lo sguardo verso il basso, verso la bassezza.
    Dici poi giustamente che la sessualità per gli esseri umani tocca anche spazi che non sono connessi alla procreazione. questo purtroppo lo sapevamo, l’uomo è capace di perversioni orrende, per questo ritengo che chi fa educazione, debba principalmente sottolineare il cardine procreativo della sessualità, perché quanto più te ne discosti tanto più la offri al mercato, come si vede bene nella pubblicità che è stata genitlmente linkata da ilaria
    Infine volevo ridire che la castità riguarda tutti, uomini donne padri madri, gay e preti, e che la castità non è il rifiuto del sesso, il sesso si può parlare e si può fare che la castità ci deve essere anche tra marito e moglie che dovrebbe essere una maniera di tenere la mente sempre verso il bene dell’altro e non verso la concupiscenza .

  14. @K
    Castità, concupiscenza, sono parole incomprensibili in un contesto in cui l’unico linguaggio ammesso è quello idraulico. Non parlo di Lipperatura, assolutamente (anche se ogni tanto fa capolino anche qui) ma di una cultura e di un’antropologia che la ispira, dove la stessa espressione “sessualità” isola l’atto dal suo soggetto e dal suo referente naturale, che è un altro soggetto. E l’unico requisito per dichiarare l’atto lecito è quello che sia praticato da adulti consenzienti. Come se tra adulti consenzienti non si stipulassero anche associazioni a delinquere. Santità, poi. Ma dove ti credi di essere? Tu dici santo e questi pensano sfigato. Meglio comunicare sulla base di un minimalismo personalista. Magari suggerendo che il vero sfigato è uno che si mette sistematicamente nei guai e si affida capo e collo alla tecnica farmaceutica o chirurgica per rimediare, facendosi scavare nel corpo un passato che forse un giorno gli peserà.
    Meglio ricordare che l’educazione certamente non sarà un catechismo cattolico visto che parliamo di scuola pubblica, ma se educazione dev’essere non può che essere orientativa, cioè avere come criterio un concetto di adulto che non è tratto dai cataloghi di Lele Mora, per dire.
    E che certi atteggiamenti si possono comprendere come momenti di passaggio verso l’essere adulto, ma se il passaggio diventa una permanenza abbiamo (come li abbiamo) una marea di Peter Pan e Biancaneve trenta-quarantenni che non si rivoltano come dovrebbero verso la precarietà cui il sistema li condanna perchè la gabbia è dorata e il preservativo c’è pure alla fragola.

  15. Ecco k. nelle scuole dovrebbero lavorare degli educatori e non delle persone con una propria personale idea di come dovrebbe essere la sessualità. La castità è una scelta rispettabile, non proponibile a persone di qualunque età. Così come il legame sessualità-procreazione taglia fuori non solo gli omosessuali e le lesbiche ma anche chi figli non ne vuole senza per questo avere l’intenzione di mantenersi casti.

  16. K, non ci crederai ma anche una storia inizialmente di puro sesso (o di “concupiscenza” come la chiami tu) può diventare col tempo una bella storia d’amore (come sempre dico “può” non “deve”)…non si può mai dire, le vie dell’amore sono infinite e misteriose. Comunque torno a ripeterti che ci sono anche coppie unite e innamorate che ricorrono alla contraccezione perchè vogliono avere figli quando lo decidono loro e non il caso (o Dio per chi ci crede) e non c’è niente di male in chi sceglie questo come non c’è niente di male in chi decide diversamente. E ovviamente non vi è nulla di male neanche nello scegliere la castità anche se devo dirtelo, l’idea della castità tra marito e moglie mi sconcerta un po’: rispetto le scelte di tutti, ma se posso concepire che esista “sesso senza amore”, invece “l’amore senza sesso” mi risulta molto difficile da immaginare, se sono innamorato e ho la fortuna di essere ricambiato, ho bisogno di “sentire” la persona amata vicino a me in ogni senso, anche erotico, sensuale

  17. non nego che la mia difficoltà a immaginare “l’amore senza sesso” derivi dalla mia giovane età, però secondo me un rapporto amoroso senza eros è certamente ancora affetto, è una tenera amicizia, qualcosa di rispettabile e nobile ma non è “l’amore”, non come lo intendo io, almeno.

  18. @ k. Mi è difficile rispondere alla tua replica, che mi sconcerta. Non tanto per le argomentazioni, ma per l’assoluta mancanza di logica che le governa.
    Il cartellone pubblicitario è un’operazione commerciale, rivolta a sollecitare gli istinti più bassi, sul quale credo che qualunque medico che pratica l’educazione sessuale nelle scuole avrebbe una posizione ferma e risoluta di condanna. No, non è assolutamente possibile legarlo all’educazione sessuale, che al massimo fornisce strumenti per difendersi da simili attacchi. Io ho fatto educazione sessuale al liceo, e lungi dall’essere instradato sulla via della promiscuità, ho compreso una serie di cose che mi sono state assai utili nella vita adulta, e che non erano state affrontate in ambito familiare per motivi di
    pudore comunque comprensibili.
    Ho letto tutte le testimonianze postate in questi giorni, con partecipazione. Sono intervenuto perché c’è un limite della ragione nel leggere certi commenti, che porta all’indignazione. Per esempio: Binaghi scrive quasi tutti i giorni, segno che l’argomento per lo meno lo interessa. In questo post scrive almeno dieci commenti, e quasi in ciascuno afferma che è qui solo a fare un giro, quasi per dare uno sguardo al serraglio. Questo, come va chiamato se non disprezzo? Supponenza?
    Poi ci si concentra sui santi, e sembra che la santità coincida con l’astinenza. La via della santità di Sant’Agostino fu il peccato per buona parte della sua vita. E i santi in genere, al di là dell’agiografia, hanno avuto vite che confinavano con la psicosi. Gandhi per fortuna non è santo, ma senza dubbio è stato un grande uomo.
    Oltre alla definizione dell’omosessualità come perversione, che veramente mi lascia interdetto.
    Sulla pedofilia: certamente l’astinenza non genera pedofilia. Ma se nelle fila della chiesa cattolica è presente il più alto numero di pedofili mai accertato in una congregazione religiosa – sempre per altro coperto e protetto – forse un pensiero alla concezione della sessualità nella chiesa bisognerebbe farlo.
    Insomma, qui si parla di diritto e ci si trova a discutere con il peggio oltranzismo cattolico, che è proprio l’avanguardia della negazione di quel diritto.
    In questi giorni a Milano oltranzisti cattolici minacciano cristianamente il teatro franco parenti di essere raso al suolo per impedire la rappresentazione di uno spettacolo – a loro dire – blasfemo. Questo attacco alla libertà di espressione non nasce da nient’altro che dallo stesso atteggiamento che presiede ai commenti di Binaghi.
    Devo dire che da sempre soffro del fatto che un pensiero innovativo e fondante come quello dei Vangeli abbia portavoce di così bassa levatura.
    Paolo

  19. Digliela tutta, Paolo, con quel tocco di orioginalità che distingue i tuoi commenti, ben lungi dall’essere un copiaincolla a cura del Gruppo Editoriale l’Espresso sezione riassuntini.
    Fagli vedere quanto sei prog. com. femminist. demo. corrett. illuminato.
    Che di questi camerieri di Ratzinger, noi dandy del libero pensiero, proprio non ne possiamo più.

  20. “i santi in genere, al di là dell’agiografia, hanno avuto vite che confinavano con la psicosi”
    Ma certo! C’è scritto anche su MicroMega.
    Santa Teresa consumava banane su banane e San Francesco si trombava il lupo.

  21. @ Walter Binaghi. Credo che quando si risponde a una questione argomentata con un’ironia di bassa lega, la sola cosa che manca sono gli argomenti contrapposti.
    (le vite dei santi in genere non sono riportate su Micromega. Consiglio la lettura di materiali ulteriori a quelli editi dalle edizioni Paoline per una visione articolata di taluni eccessi di Santa Teresa d’Avila. Senza comunque scordarne le lettere che valgono la pena di essere lette e rilette).
    Sul fatto di essere illuminato rispetto a rifiutare l’invettiva, non considerare perversa l’omosessualità, non citare come esempio di libera scelta e educazione sessuale un cartellone pubblicitario… Beh, mi basta essere considerato un cittadino consapevole dei diritti sanciti dalla Costituzione di uno stato laico.

  22. Carissimo k, non sai quanto mi fa piacere vedere che sei d’accordo con tante e tanti su questo blog a proposito della pubblicità che ho segnalato, e immagino anche a proposito di tante altre, anche peggiori (difficile immaginarlo, vero?) contro le quali da tanto ci battiamo. Per non parlare dei sederi femminili sventolati in modo eccitante (e anche un tantino svilente, per le donne) alla tv sotto gli occhi di tanti spettatori, e dei bambini, anche all’ora di cena. E’ da molto che ci domandiamo com’è che la Chiesa e i militanti cristiani non facciano sentire con forza la loro voce su questi temi. Ma non è mai troppo tardi, evidentemente. Forse non guardate la tv, forse siete impegnati a leggere e studiare, e i cartelloni pubblicitari nemmeno li notate. Ma i bambini sì, e mica li possiamo spegnere, i cartelloni. Sbam, in faccia a tutti, in uno spazio pubblico. Per fortuna però ci sono blog come questo, così potete sapere anche voi.
    Ieri ho passato parecchio tempo a coordinarmi con altre persone e abbiamo scritto allo IAP, Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, per invitarli a prendere provvedimenti. Certo, come dice il nome, l’autodisciplina lascerebbe prevedere un’attività anche preventiva di qualche genere, ma tant’è, il meglio che possiamo fare è protestare e sperare in un’azione veloce. Per tua comodità, qui c’è il link al modulo di protesta: . http://www.iap.it/it/modulo.htm
    E qui il testo che puoi tranquillamente copiare e incollare: “Questa pubblicità è lesiva nei confronti della donna e dell’uomo e in quanto tale contravviene all’art.10 del Codice di Autodisciplina pubblicitaria.” Questo è quello che hanno scritto gli altri e le altre. Io ero talmente arrabbiata che ho aggiunto anche una descrizione, nella speranza che colgano la gravità della situazione: “Si osserva l’immagine di un uomo che ha compiuto o sta per compiere un atto di sesso orale su una donna. La donna è sdraiata a gambe divaricate e l’uomo indossa una maglietta (della marca BLOMER) con l’immagine di una lingua che termina proprio di fronte all’inguine della donna. A causa anche del taglio dell’immagine e dell’espressione dell’uomo (il volto della donna non si vede) si tratta di una rappresentazione bestiale e disumana della relazione tra i sessi.” Non ho aggiunto le parole che ha usato un nostro amico, che ha visto nell’immagine la “bocca di uno stupratore”, ma se credi, puoi aggiungerle.
    Attenzione, per le affissioni è necessario inviare anche una mail alla segreteria, ma trovi tutto alla pagina del modulo. Complicato fare valere i propri diritti in questo paese. Per stare tranquilli abbiamo anche scritto alla ditta BLOMOR e abbiamo segnalato la sua pagina su FB. Pensa che se io pubblico un post con quell’immagine, FB la censura e sostituisce automaticamente con un’altra, però sulla loro pagina l’immagine rimane. E sulle strade delle città. Misteri di FB. ora vado a vedere che ne è stato della nostra segnalazione.
    Ora, io mi auguro di non scatenare orde di persone che andranno a strappare o bruciare i cartelloni o a impugnare croci invocando la castità sotto quelle pubblicità o davanti alla ditta BLOMOR. Sono metodi che sinceramente non fanno parte della mia idea di democrazia e civiltà. Mi basta sapere che abbiamo nuovi alleati nella nostra battaglia per un immaginario libero da una mercificazione disumana, e, perché no, un po’ meno ipocrita.
    E a proposito: non è interessante che nei paesi civili e democratici (dove si fa educazione sessuale, tra l’altro) quelle immagini non si vedono, o quasi?

  23. Ilaria in effetti non è forse io sia molto distante dalle tue posizioni anche in tema di educazione sessuale, che poi è il tema del post. Se siamo d’accordo che la sessualità non può prescindere da un senso. che questo senso non può essere il commercio, il ricatto ( anche sentimentale), l’abuso, la violenza..
    ripeto che ( secondo me) quanto più uno si discosta dal “cardine procreativo” che diceva paolo, tanto più queste deviazioni trovano giustificazione. Mi esprimo un po’ grossolanamente come si fa un po’ tutti quando ci si sintetizza in un commento, spero si capisca uguale.
    Per es. Barbara più su scriveva che; “ nelle scuole dovrebbero lavorare degli educatori e non delle persone con una propria personale idea di come dovrebbe essere la sessualità”, forse anche qui c’è una semplificazione espressiva, ma anche sforzandomi non arrivo a capire come un educatore alla sessualità possa prescindere da come questa dovrebbe essere. Ecco quello che secondo me è inaccettabile specie in ambito pedagogico è il “si salvi chi può” , come dire; oggi gli adolescenti hanno spesso una sessualità disordinata, non è possibile combattere contro i cartelloni osceni , la pornografia etc. perlomeno forniamo il kit per non pigliare le malattie. il che è inaccettabile perché penso proprio che un kit farebbe aumentare i problemi, specie se fra questi si vuole annoverare la gravidanza.
    la protesta per la rimozione del cartellone offensivo , mi trova pure d’accordo, capisci però ci si muove su un terreno sdrucciolo, pensa quanto sarebbe facile accusarti di oscurantismo, attentato alla libertà di espressione censura o di connivenza, se qualche sciagurato facesse qualche azione becera
    A proposito di cartelloni, nello spettacolo teatrale citato più volte, un grande cartellone rappresentante il volto di Cristo viene colpito ripetutamente con violenti lanci di guano e infine ricoperto e cancellato da quella che sembra una colata di liquame. La Chiesa ha detto che l’opposizione deve essere composta, ma al solito ci sarà chi vorrà parlare di violenza oscurantista del vaticano.
    Mentre le accuse di negligenza o di omissione che fai ai cattolici mi sembrano perlomeno una novità, visto che semmai da anni il ritornello che si sente è quello dell’ingerenza. chissà cosa ti direbbe marco kappato..
    ciao,k.

  24. K a me pare ti sfuggano questioni elementari: nella scuola – qualunque materia si insegni – non lo si dovrebbe fare con atteggiamento da missionario di qualsivoglia ideologia o credo. Tanto più per tematiche relative alla vita affettiva e sessuale. Quindi se l’educatore ha una visione per cui scindere sessualità e procreazione è sbagliato, è bene non sia chiamato alla didattica. L’esempio proposto da Ilaria mi sembra invece molto chiaro – si ascoltano le istanze degli adolescenti, si risponde ai loro quesiti e si forniscono loro gli strumenti per evitare gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili. Tenendo anche conto dei diversi orientamenti sessuali. Non è bene sia accolto a insegnare qualcuno che pensa all’omosessualità come a una malattia da guarire. A mio modesto avviso questo è il compito dell’agenzia pubblica – chi invece vuole anche integrare con visioni altre può, nel tempo libero, recarsi nei luoghi preposti: parrocchie, sinagoghe, moschee e tempi buddisti hanno pieno diritto di cittadinanza nel nostro paese.

  25. Quando penso allo zero che moltiplicato per zero dà zero, in effetti penso esattamente a criteri pedagogici di questo tipo.

  26. Il risultato sono tredicenni felicemente trombanti e abortenti, che si vorrebbero evitare e invece in questo modo si ratificano.

  27. Una sola nota, per k. E solo per chiarezza, anche se non è il tema portante del post. Uno dei problemi rispetto all’opposizione a questo spettacolo, è che chi si oppone non lo ha visto. Tanto è vero che la scena del lancio di escrementi tanto esecrata, semplicemente non è mai esistita.
    Le minacce ripetute di oltranzisti cattolici sono state molto violente.
    Il teatro ha chiesto alla curia pubblicamente di dare un segno di condanna per riportare il livello del dialogo a un livello normale . La curia ha sostenuto nuovamente la blasfemia, invitando il teatro a ‘fare attenzione quando si programmano gli spettacoli’.
    Di fatto senza nessun tipo di condanna degli atti violenti minacciati.
    Di fatto, quindi, dando alla violenza ipotetica il proprio silenzio-assenso.

  28. Binaghi, basta. Davvero, basta. Usi dei toni inammissibili nei confronti di chi commenta qui. Ripeto, stai volontariamente cercando di alzare il livello della tensione per cosa? Per farti bannare? Per unirti al coretto di Lipperatura-che-censura? Per cortesia, sei abbastanza adulto per non ricorrere a questi escamotage da scuola materna.

  29. Paolo meno male che sei te a fare il Kappato di turno..( Scherzo) in effetti io non ho visto lo spettacolo, e addirittura le notizie che ho riportato provengono dalla lettura di Avvenire….
    Beh negli articoli che ho letto più che un invito alla violenza, mi pare emerga imbarazzo e anche noia di fronte a quello che sembra essere il solito “caso” con personaggi oramai troppo stereotipati , i paladini della libertà da una parte e gli oscurantisti cattolici dall’altra. Imbarazzo perchè alla fine l’unico soggetto a farci il suo pur magro guadagno è il botteghino, con uno spettacolo che evidentemente puntava su questo prevedibile clamore e su cui diventa difficile fare una lettura serena.
    Barbara mi sembra che sul tema dell’educazione tenga una delle posizioni più estreme, a mio avviso insostenibile. Avere un atteggiamento neutro di fronte alle istanze degli adolescenti e alle loro domande mi sembra impossibile. Perchè le loro istanze e le loro domande , sono influenzate dall’ambiente in cui vivono, dai messaggi che ricevono, magari dalla violenza che hanno subito. Rimango del mio parere che cioè senza un indirizzo da dare, ( un senso) non si può fare educazione sessuale e tantomeno insegnare nulla, nemmeno anche la ginnastica

  30. @Lipperini
    Se volevo fare coretti su censure e violazioni di netiquette ne avevo materia e l’avrei già fatto. Io uso un po’ di humour nei confronti di cose che mi sembrano veramente grossolane (tipo quella dei santi) o insostenibili (vogliamo parlare dei dati sugli aborti e i comportamenti giovanili nelle civilissime Inghilterra e Francia?).
    Certo, se per te sono toni insostenibili accetto, il blog è tuo.
    Vuol dire che saranno o lenzuolate infarcite di citazioni o niente.
    PS – Se vuoi bannarmi ti tocca il secondo posto. NI è arrivata prima.
    E magari tu credi veramente che pago tributi al vittimismo cattolico, e non hai mica capito che a me interessa far saltare recinti, ed esaltare la funzione del blog, anzichè deprimerla.
    Pazienza. Il giorno che me lo chiedi, anche privatamente, vado via e non disturbo più.

  31. Caro K., in effetti sul teatro – facendolo di mestiere – sono un po’ suscettibile. Posso assicurarti che la questione dello spettacolo milanese non c’entra col botteghino. Tre repliche dello spettacolo – quelle che fanno a Milano – costano di più di quanto possa pagare in biglietti il teatro pieno.
    Su questa questione però chiederei di informarsi. Posto qui un link. Dopo l’appello perché lo spettacolo vada in scena, trovate tutti i materiali per seguire la questione. Anche interventi di cattolici – non oltranzisti – che considerano il lavoro una preghiera, piuttosto che una bestemmia.
    http://www.ateatro.org/mostranotizie2.asp?num=138&ord=9
    @ Binaghi. Sui santi niente di grossolano. Leggere meglio i materiali, solo questo. E nel caso rispondere con argomenti, non con ironie fuori luogo. Non è una richiesta gravosa. Nel dialogo ci si può avvicinare, le invettive producono solo distanza.
    (In questo senso, non riesco a vedere in cosa i suoi interventi esaltino la funzione del blog. Ma se lei lo spiegasse, invece di insultare, probabilmente lo capirei).

  32. Penso che il confronto, la riflessione, l’informazione in un blog non si ottengano riproponendo in modo ossessivo uno schema dualistico di pensiero e di posizioni. Penso, al contrario, che quello sia il modo peggiore di porre le questioni e di suscitare sentimenti conflittuali nel commentarium. Quando (e se) ci si accorge che il proprio punto di vista agita inutilmente gli animi, che non conduce ad altro che alle radicalizzazioni, bisognerebbe non soltanto fare un passo indietro, ma cercare di capire come la propria posizione, che inevitabilmente si manifesta nelle proprie parole, aggiunga elementi di riflessione e non di ansia, non umili le posizioni altrui ma esalti la possibilità di arricchimento reciproco. E tutto questo non c’è netiquette che possa controllarlo. In più: la funzione di contenimento delle nevrosi soggettive e collettive svolta dai social network è oramai descritta ovunque e si dovrebbe tenere conto del fatto che si tratta di un fenomeno che può riguardare ciascuno di noi. Secono me ogni tanto varrebbe la pena chiedersi: cosa vado io a cercare in quel blog, oltre i miei intenti dichiarati o dati per scontati come il semplice contribuire alla discussione? Che tanto semplice non è, visto l’impulso individualistico che pervade questa società e visti i bisogni dell’anima che essa induce.

  33. Lo “schema dualistico di pensiero e posizioni” nasce quando c’è da una parte e dall’altra una certa rigidità, per esempio quando si preferisce forgiarsi un avversario di comodo piuttosto che prendere atto della complessità delle sue posizioni.
    Da parte mia, io frequentando questo blog ho capito (dopo molti anni) che l’autodeterminazione della donna in materia di gravidanza non può più assolutamente essere messa in discussione. D’altra parte sono ogni giorno di più confermato nella mia convinzione che a questa battaglia per la difesa della 194 non ha corrisposto, in tutti questi anni, una presa di coscienza da parte del movimento femminista delle pesanti lacune antropologiche e pedagogiche del movimento stesso, che impediscono di creare una cultura positiva della sessualità, della coppia e della famiglia. Perciò, mentre si dichiara l’aborto una fonte di sofferenza per le donne (e un danno per la comunità) non si è in grado di fare niente per ridurne la portata, perchè ci si rifiuta di presentare un modello adulto e responsabile di comportamenti sessuali e di relazione umane, identificando l’educazione con la pura e semplice informazione e somministrazione di contraccettivi.
    Quando faccio notare questo, arriva qualche pretoriana che sovrappone la mia alla posizione di chi vuole abrogare la 194 e inalbera foto di feti davanti agli ospedali, o vuole imporre la castità cattolica (ma guardate che i cattolici scopano eccome) all’intera società civile. Cui si aggiunge qualche giovanotto istruito che dichiara i santi e gli asceti globalmente psicotici. Io a queste cose rispondo con battute salaci.
    Non fanno ridere? Pazienza.
    Cara Maddalena, forse varrebbe anche la pena di chiedersi perchè il femminismo ha lasciato così poca traccia nelle ultime generazioni di donne. Dici che è solo per lo strapotere del patriarcato? Non sarà che il femminismo non è stato e non è in grado di uscire dallo statuto vittimario e di proporre modelli di comunità e famiglia largamente condivisibili, al di là del vituperato familismo cattolico?
    Sono queste le cose che vengo a dire qui. Non a dare pacche sulle spalle ma nemmeno a tirare cazzotti gratuiti. Questo paese ha bisogno di superare categorie e steccati vecchi di quarant’anni e io ho una mia idea su come farlo, nel mio piccolo, proprio così.
    Non ne avete bisogno? Ci arrivate da sole?
    Da quel che si legge non mi pare proprio. Togliete gli interventi miei, di K e di Gino e qui resta tutta una geremiade di quanto siamo brave (noi) e quanto sono cattivi (loro). Ma se vi piace così, basta dirlo.

  34. A parte il giovanotto istruito, Binaghi, effettivamente le sue battute non fanno ridere, ma nemmeno sono salaci. Come le sue posizioni derivano e si sviluppano dal rapporto con una cultura specifica, così le mie. E così le altre qui espresse.
    Quando ci si rapporta a un interlocutore sezionandone parti di discorso da colpire con salaci colpi d’umorismo (?), ciò che si esprime è un malcelato senso di superiorità delle proprie posizioni.
    Il che in Italia è un preciso atteggiamento di molta cultura cattolica (non di tutta, per carità).
    Per il resto attendo con gioia altri suoi sconfinamenti nel terreno della satira, e la saluto.

  35. Scusate il terzo commento, ma voglio sottolineare che si tratta di materiali non rivolti a dodicenni. Lo specifico a scanso di equivoci.
    Il famoso “L’albero della vita” è un corso di educazione sessuale a cartoni animati, che fu linkato in una simile discussione sul blog di Lorella Zanardo, rivolto proprio ai ragazzi delle scuole medie e che, alcuni anni fa, veniva venduto in edicola, se non ricordo male qualcuno disse che lo aveva visto persino in parrocchia.
    .
    Tutto ciò per dire, anzi per ribadire, che le buone pratiche ci sono, le capacità anche, e che i paletti vengono messi da quegli oltranzisti che non riescono a guardare più in la del loro naso.
    E non mi riferisco a lei a te o a te, ma a quelli che lo sono chiunque essi siano (lo specifico per evitare inutili flame).

  36. No Binaghi, perché lei propone la sua visione in modo estremo anche quando altre o altri sono fuori dallo schema delle contrapposizioni. Lei si contrappone a tutto, è un suo problema e, mi dipsiace per lei, ma somiglia troppo alle modalità dei troll, visto che lei troll non è.
    Se vuole provi a entrare di più e meglio negli argomenti di chi si pone senza pregiudizi e ideologie e vedrà che le discussioni, che lei condiziona moltissimo, andranno più sciolte e saranno ben più utili anche ai suoi stessi scopi. La saluto.

  37. A me non pare ci siano commentatori che aspirino a un qualche status di vittima. Né intravedo un fronte compatto – sono anni che si parla di femminismi. Mi pare, Binaghi, che il problema col passato sia suo. Forse per legittime questioni anagrafiche.

  38. Nell’olimpo della cultura (dialoghino)
    – Hai dei problemi? –
    – Chi non ne ha? –
    – Problemi di che genere? –
    – Legati all’età, sicuramente –
    – Quanti anni hai? –
    – 54 –
    – Sesso? –
    – Maschile –
    – Prostata? –

  39. Non è necessario presentarsi con i requisiti formali (nickname, linguaggio, etc.) di un troll per svolgerne la funzione.
    Il troll è interessato a che la discussione sia costantemente spostata sui suoi nuclei paralleli affinché il progetto insito in un post non si realizzi, ovvero che la conoscenza di un tema o problema e la consapevolezza che cristallizza, non avvenga.
    Lo si fa, per esempio, spostando o cercando di spostare tutta l’attenzione non soltanto su temi limitrofi, ma anche ponendo costantemente il dubbio che quella intrapresa non sia la strada per arrivare dove ci si propone. Per esempio, cioè, continuando a dire che chi discute è inadeguato a farlo perché imbrigliato nella sua ideologia mentre si impone così, senza dichiararlo mai, la propria.
    Trovo vergognoso questo modo di fare ma non ce ne dobbiamo stupire: i distruttori sono capaci di tutto, persino di disporre addosso ad altri la propria “ironia”. Esempi, nella Storia, di personaggi che ridono (della sofferenza altrui) ne abbiamo a iosa fino ai nostri tristissimi giorni.
    Non si deve cedere a questi intenti, mai. E riconoscerli, presto, possibilmente.

  40. “Lo si fa, per esempio, spostando o cercando di spostare tutta l’attenzione non soltanto su temi limitrofi, ma anche ponendo costantemente il dubbio che quella intrapresa non sia la strada per arrivare dove ci si propone.”
    Beh se uno fa quanto sopra secondo me non è detto che sia un Troll. Se io non condivido una strategia perchè considero gli obiettivi sbagliati, o perchè penso che porti ad un vicolo cieco, se lo dico non trolleggio, semplicemente espongo una opinione.

  41. Ho parlato dello svolgimento di una funzione, non dell’essere effettivamente un troll.
    Può bastare con questo continuo travisamento di quel che si scrive o fa parte del progetto?

  42. Nell’olimpo della complessità (dialoghino)
    – Ecco, questa è la storia di Cappuccetto Rosso. E’ la storia di un lupo avido e crudele, e di una povera bambina innocente –
    – In effetti, sarebbe anche la storia di genitori sciagurati che la mandano sola nel bosco –
    – Ma così sposti l’attenzione, mi rovini la storia –
    – Veramente volevo darne un’interpretazione più compiuta –
    – Ma così Cappuccetto viene ignorato –
    – Veramente l’idea sarebbe che altri genitori, più avveduti, evitassero simili situazioni ai loro Cappuccetti –
    – Quindi sei contrario a questa storia? –
    – Solo alle conclusioni parziali che ne trai –
    – Senza dubbio, sei un troll –

  43. K, in un certo senso dici bene quando dici «senza un indirizzo da dare, (“un senso) non si può fare educazione sessuale e tantomeno insegnare nulla».
    Ma la questione, per una persona laica, semplicemente non si pone nei termini credere in una proposta religiosa vs credere in nulla.
    Conosco decine di persone impegnate nel sociale che non credono nella proposta di fede formulata (per esempio) dalla chiesa cattolica, ma non per questo non dedicano grosse fette della propria vita agli altri (senza chiamarli “il prossimo”), decine di persone che lottano per salvaguardare l’ambiente (senza partire dall’assunto che è un dono di dio alle sue creature), decine di persone che credono che ciascuna persona su questo pianeta ha dei diritti e un ruolo unico e insostituibile nel destino della Terra (senza pensare che è così perché tutti sono figli di dio).
    Spesso diventa pesante cercare il dialogo con persone che ti considerano “minorato” perché non hai abbracciato la loro posizione religiosa – e questo vale anche a ruoli invertiti. Se questo è vero ed evidente qui, dove discutiamo (ma non sempre dialoghiamo) più o meno alla pari, figurati in situazioni di potere asimmetrico: come in classe, come in famiglia, come tra medico e paziente.
    Per come la vedo io il dialogo tra i vari componenti della società (e non le prove di forza o i conflitti, e forse neanche la razionalità) è l’unica base su cui si può costruire una democrazia e una società che funzionino.

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