Immagino quel che può essere passato nella testa di Emma Bonino ieri sera ad Annozero, quando un ripugnante Ghedini le ha dato della “parruccona”, accusando di bigottismo (ma da che pulpito!) tutti coloro che chiedevano rispetto (per le donne, per le persone) da parte di chi è alla guida del paese.
Immagino anche quel che ha pensato la Bonino quando la giovane imprenditrice ha gridato all’ingiustizia perchè si associa bellezza femminile a stupidità: la giovane imprenditrice ha molta ragione e conosce già la regola del coprire con la propria voce quella dell’interlocutore, purtroppo. Il problema è che la priorità estetica è quella che viene richiesta da chi decide le candidature, ed è stata richiesta pubblicamente e più volte. Anche agli uomini, certo: ma per le donne vale di più, come al solito.
Immagino tutto questo perchè mi sono posta il problema mentre scrivevo Ancora dalla parte delle bambine. Il confine è molto esile: un passo, e si rischia l’accusa di moralista in sandali che attenta alla libertà di espressione e seduzione. Eppure, bisogna continuare a discutere di cosa intendiamo per libertà e di quanto, davvero, siamo liberi. Libere, nel caso.
Detto questo, continuo a rimuginare sulla domanda di Giovanna. E forse la mia risposta è che bisogna continuare a parlarne. Anche perchè fra pochissimo, svanito l’effetto-Veronica, dell’argomento non si discuterà più, e Cesare Lanza continuerà a proporci la Gregoraci sotto la doccia. Per cambiare l’immaginario bisogna essere dolorosamente consapevoli dello stato delle cose e continuare ad esserlo, senza abbassare la guardia. Poi, certo, bisognerebbe cambiare le persone che quell’immaginario scrivono. Perchè di Cesare Lanza la televisione è stracolma. E non solo la televisione.
Ps. Per gli Strega-dipendenti, i dodici candidati, dall’articolo di Maurizio Bono per Repubblica.
“Al primo e autocandidato (ma oggi ufficialmente supportato da Bompiani e autorevolmente presentato dagli Amici della domenica Umberto Eco e Angelo Guglielmi), Antonio Scurati, si sono man mano aggiunti Andrea Vitali (Garzanti, presentatori Enzo Golino e Nico Orengo), Tiziano Scarpa (Einaudi, con Ammanniti e Montefoschi), Cesarina Vighy (Fazi, presentata da Dacia Maraini e Margaret Mazzantini), Filippo Bologna (Fandango, con l´appoggio di Alberto Asor Rosa e Giorgio Van Straten), Giorgio Vasta (minimumfax, Francesco Piccolo e Stefano Giovanardi), Simonetta Poggiali (Neri Pozza, Francesco Durante e Diego De Silva), Linda Ferri (e/o, Elisabetta Rasy e Filippo La Porta), Dario Buzzolan (Baldini e Castoldi Dalai, Guido Davico Bonino e Alberto Bevilacqua), Gaetano Cappelli (Marsilio, Cesare De Michelis e Silvio Perrella), Massimo Lugli (Newton Compton, Aurelio Picca ed Emanuele Trevi) e Cristiano Cavina (Marcos y Mracos, Ernesto Ferrero e Valeria Parrella)”.
Per Berlusconi le donne in politica sono un ornamento. Il dettaglio che lo rivela inequivocabilmente è il famoso bigliettino che scambiò con le due giovani deputate di Forza Italia Nunzia De Girolamo (chiamata la Carfagna del Sannio per la sua avvenenza) e Gabriella Giammanco (ex giornalista del Tg4) durante un voto di fiducia alla Camera, il cui testo diceva: «Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene!». E nel retro: «Molti baci a tutte e due !!! Il “Vostro” presidente». Ecco, una volta elette per la loro bella faccia non è più necessario che stiano lì a perdere tempo, la politica è roba da uomini, che vadano ad amoreggiare (“l’invito galante”) come è loro natura.
Che scandalo! questi pizzini berlusconiani (sic!). Poi nelle vostre parole deborda sdegno quando qualcuno da della “parruccona” alla Bonino che per tutta la serata si è infilata nei panni di una bigottissima figlia di Maria. Quando serve per infierire succede anche che una libertaria e campionessa del laicismo d’alta quota si cimenti in predicazioni mariane e in sermoni bibblici. Che si fa pur di dare addosso al pestifero Berlusca!
unheimlich da tregenda
Mentre si parla della donna che divorzia dal presidente del consiglio, un’altra donna, di quarant’anni, di cui trenta trascorsi in Italia, si suicida in un centro di identificazione ed espulsione dopo che, trovandosi momentaneamente senza lavoro, si è vista negare il rinnovo del permesso di soggiorno.
Nabruka Mimuni, si chiamava.
@ Dinosauro: non credo che la Bonino abbia fatto un predicozzo, anzi.
Ma secondo te avrebbe dovuto dire a Ghedini che Berlusca fa bene a rivolgersi alle donne meno giovani dicendo “parliamo ora al reparto menopausa”…si doveva fare una risata anche lei?
Difendere la dignità della donna è essere parruccona e bigotta?
@Lipperini: sono d’accordo con te. Bisogna continuare a parlare. Sempre.
Anghelos ha perfettamente ragione.
Ma se questa maledetta discussione sul divorzio serve a riportare il fuoco su un problema che preesiste da anni, e di cui certo il presidente del consiglio non è il solo responsabile, ben venga.
Dinosauro: il tuo commento è l’esempio lampante di quel che ti intendevo. Cosa significa essere bigotti, avanti? Significa incazzarsi, come IO sono incazzata, perchè l’unica immagine delle donne che passa da anni è quella della sorridente fanciulla che mostra le tette sotto una doccia? Guarda che la Bonino – e ieri ha tentato di ricordarlo, se non fosse stata sovrastata dai “mavalà” e “guardati allo specchio” dell’immondo Ghedini – è una che si è battuta contro il moralismo. Ed io ero con lei. E lo sono ancora. La libertà sessuale non coincide col mostrare le mutande alle due del pomeriggio tra i cachinni del pubblico di Buona Domenica. Quello si chiama umiliazione. Quello si chiama ridurre un individuo a un pezzo di carne, e indurre in altri individui la convinzione che l’unica strada per “farcela” è quella. A me, tutto questo, fa orrore.
Riporto anche qui – per comodità dei lettori e delle lettrici di Lipperatura – la risposta ai commenti alla mia “domanda”, che ho dato anche sul mio blog. Grazie per lo spazio e l’attenzione.
Ciao a tutte e tutti,
ho letto i commenti uno per uno, con molta attenzone. Ho pensato e ripensato. Non è affatto facile. Si gira un po’ intorno e si rischia sempre qualcosa, con qualunque soluzione si adotti, temo. Si rischia sulla pelle e sul corpo delle donne, naturalmente. Mica su altro.
Inanzi tutto ribadisco: trovo che il documentario di Lorella Zanardo, sia fatto molto, molto bene e sia utilissimo. L’ho già fatto vedere a molti studenti e studentesse, lo farò vedere in aula, o durante presentazioni pubbliche in cui si parli di televisione.
So bene – come lo sanno sia Loredana che Lorella – cosa succede quando mostri certe cose alle persone – donne per prime – e loro improvvisamente ti dicono: è come se mi fossi svegliata all’improvviso, non avevo mai notato tutto ciò che mi hai fatto notare. L’indigestione di corpi deformati dalla chirurgia e di contesti umilianti per le donne, che il documentario di Lorella propone, è eccezionalmente efficace da questo punto di vista. Su questo siamo tutti d’accordo.
Il problema è il contenitore. Il problema è il contesto, come dicevano alcuni. Se usi il documentario in aula o per presentazioni pubbliche, è perfetto: sei tu a decidere, sei tu la regista.
Se lo porti in tv, le cose cambiano purtroppo, perché è inevitabile che la carrellata di seni-seni-bocche-sederi sia assimilata ad altre. E l’audience sale anche (o forse soprattutto) per quello. Alla diagnosi di Aldo Grasso – che si riferiva all’abbassamento di livello legato alla presenza di Parietti, Carlucci e Lanza – io aggiungerei, crudamente: l’audience è salita non solo perché c’erano Parietti, Carlucci e Lanza, ma perché scorrevano seni-bocche-labbra in abbondanza (scusate la rima), quelle del documentario e quelle di Parietti e Carlucci, irritate per essere accostate a tutte le altre.
Non sono un’apocalittica. Ho sempre guardato la tv fin da piccola (non appartengo a una famiglia di intellettuali e la tv in casa c’era), e la guardo ora (anche) come studiosa, perché lavoro nella/sulla comunicazione. Inoltre, sono convinta che per rompere certi meccanismi, li devi conoscere alla perfezione: è molto più efficace romperli da dentro che urlando da fuori che non funzionano.
Dunque, Lorella ha fatto bene a portare il documentario in tv, è stata coraggiosa: se non lo porti in tv, non accedi ai grandi numeri, ma è importante che grandi numeri di persone (e sempre più grandi) accedano alla riflessione proposta dal documentario.
Ma una volta che sei in tv, la tv ti divora, ti assorbe nelle sue regole. Lerner era tutto sommato rispettoso e appoggiava il discorso di Lorella, certo. Ma la camera andava dal primissimo piano sulla Parietti a quello su Lorella (perché è donna, perché è bella) dal primissimo piano sulla Carlucci di nuovo a quello su Lorella, e poi da loro alle immagini del documentario. E proprio su questi giochi che l’audience sale. Come sottrarsi all’assimilazione?
Ricordo quando Loredana andò dalla Bignardi a presentare “Ancora dalla parte delle bambine”: la misero in coppia con la Spaak e la camera andava e veniva dalla scarpa sportiva chiusa di Loredana, al sandalo aperto con tacco 12 della Spaak, per poi salire su su, a mostrare le gambe della Spaak proprio mentre Loredana diceva – appunto – che le donne sono considerate solo per il loro corpo.
È per questo che l’altra sera, pensando e rimuginando, mi è venuto in mente che – forse – l’unico modo che le donne oggi hanno disposizione per andare in tv a parlare è nascondere il loro viso e corpo.
Qualcuno ha detto: il burqa? Per amor del cielo, no. Andiamo in tv col nostro volto e corpo, certo. Però come si fa?
Bisognerebbe andarci concordando nei più infimi dettagli i movimenti della camera e le inquadrature. Ma quando mai te lo permetteranno?
Pensiamoci e parliamone ancora. Assieme.
E ha ragione anche Giovanna (la faccenda delle scarpe resterà nei miei incubi).
La prima cosa che mi viene da dire, e che dico tutte le volte quando presento il libro, è che bisogna lavorare sulle e tra le persone che si occupano di comunicazione. Perchè finchè si diventa felici complici di un sistema narrativo sbagliato, non si cambia niente, o si cambia molto poco. Non molto tempo fa, una donna che appunto lavora nel settore, mi si è avvicinata facendomi i complimenti per il libro, ma aggiungendo subito dopo che nel suo lavoro sta facendo l’esatto contrario, perchè le cose vanno così e non si cambiano.
Il punto è questo.
Io concordo pure su molte cose che dice Giovanna, però ecco ce la voglio fare una aggiunta ottimista.
Due.
1. Adoro Grasso – ci ho l’opera omnia de Aldo Grasso, ma la diagnosi non mi è parsa precisa, e credo che abbia visto solo l’inizio de programma. E’ vero che il basso chiama, ma c’è basso e basso: ahò ma la calucci n’è mica bonolis eh, e – cosa di cui penso si crucci dolorasemte – Alba Parietti non è Cuccarini, non è manco che ne so Carlucci sorelletta, non è Ayda Jepsica non è. Credo che stia sulle balle a tre quarti del pubblico italiano e ha sbagliato tutte le carte nella creazione di un personaggio mediatico, plastica sbagliate pure pora donna. Non ha presa.
2 Perciò credo che la presa l’abbia avuta, la carrellata di culi di cui parlava Giovanna, ma a quel punto il pubblico era dentro ed è rimasto. Nella seconda parte della trasmissione c’è stata occasione di sentire alcune cose di grande impatto. Secondo me sentire la ventura che dice: “e se al posto delle donne ci fossero state delle persone di colore?” ha fatto pensare assai. Il video, poi specie nella seconda parte presentata era talmente forte da come dire ricontestualizzare il contesto ecco! Insomma no. Io sono superfavorevole da distribuillo cor detersivo se è er caso.
Così come concordo con la Loredana su quanto dice ad Anghelos. Ci avrebbe ragione, eccome – ma ora io ho politicamente questa occasione e la sfrutterò fino alla nausea.
Allora, io son senza TV e non ho visto la cosa.
Qualcun@ dei presenti ha fatto notare al terribile avvocato che è BRUTTO, che sarebbe una misura di igiene pubblica farlo girare con un sacco in testa, che preferiremmo usasse un drone carino con la cuffia che parla per lui (tipo Ambra ai tempi di Boncompagni) e che se proprio non gli piace quest’idea saremmo persino disposti a pagargli una plastica e che ci fa pietà, perché immaginiamo come deve sentirsi uno che quando passa ogni bebè scoppia in pianto incontrollabile ed è un miracolo di cui ringraziare santa Rita se i cardiopatici non hanno un infarto sul colpo?
Credo che una dire cosa del genere (volutamente iperbolico e umoristico) sarebbe l’unico modo di mettere in chiaro quanto è ORRIBILE… il doppio standard che implicitamente tutta la tivù accetta e propaga.
Due considerazioni:
Mentre leggevo zauberei che sottolineava gli errori della carlucci e della parietti, mi tornava in mente la voce della Hack che commentava “sono dei mostri … sono mostruose!”: parlando di contesto in cui sono andate le immagini, credo che l’errore lo si fa se si dimentica quel sottofondo.
Bene parlarne in tv, dunque, ma perchè non riflettere sul ruolo del conduttore che, sebbene io apprezzi, non mi è sembrato sempre all’altezza e soprattutto, palesava l’evidente sbilanciamento di ruoli in TV: c’è chi conduce il gioco (e qui mi riferisco anche al discorso sulla scelta delle inquadrature in studio) e chi si può solo far condurre?
è da martedì che penso ininterrottamente a questa discussione sul corpo delle donne. ho talmente tanti pensieri che ho provato a scrivere un post di senso compiuto per quattro volte, e vedo che, non so, non riesco a esprimermi. magari se il dibattito continua, come spero, riuscirò a dire la mia. non so per voi, ma per me c’è anche tanto di personale in questo (donna di sinistra, femminista, intelligente, con le tette grandi, che vuole piacere agli uomini: ci ho messo circa 35 anni a conciliare questi vari aspetti del mio essere).
Spero non sia o.t. ma questo articolo mi sembra pertinente con la discussione.
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article4076
“ripugnante” o “immondo” Ghedini e’ pleonasmo.
Qualcuno in rete lo chiama Learch (non so se si scrive cosi’): il maggiordomo degli Addams.
Ma tanto, lui e’ un uomo, e le battute sull’aspetto fisico gli scivolano addosso.
Ecco, e’ questo il punto.
(esatto, Milena, mi sarebbe piaciuto sentire la Carlucci che ribatteva “Che c’entra, lui è brav… ops”)
Paola non credo sia facile fare un programma senza conduzione. Anche la D’Amico conduce – bene per altro. Si Lerner in certi momenti è stato poco incisivo – ma credo ch gnela facesse, non che non sia in una prospettiva intellettuale onesta su questi temi. Sono comunque contenta che abbia fatto questa trasmissione, che fosse evidente come la pensasse e che sia stato un uomo a farlo.
Che puerilità. Si rivendica lo spirito oltre la carne, l’intelligenza che gestisce il corpo, la libidine maschile dentro una visione meno feticista e colmata da una percezione più ricca, complessa, più piena della donna. Contestualmente si reagisce con giudizi sprezzanti in ordine alla bruttezza di Ghedini (a proposito di cose poco gradevoli alla vista, la Bonino è un buon esempio e ancor di più la Hach). I conti non tornano.
Dinosauro, ci fai o ci sei? Paolo S. ha detto un’altra cosa che non ti fa comodo capire: ovvero, che qualcuno avrebbe dovuto parlare dell’aspetto fisico di Ghedini per tentare di fargli comprendere cosa significhi privilegiare il corpo rispetto a tutto il resto. Ovviamente, cogli il pretesto per insultare. Non mi interessa il tuo aspetto: posso solo dire che quel che qui traspare di te merita lo stesso aggettivo dato a Ghedini (alle PAROLE di Ghedini). Ripugnante. Grazie, a mai più risentirci.
Signora Lipperini lei è un ottimo esempio di donna un pò “sinistra” ed intollerante. Non le interessa dialogare ma affermare, dettare, stare comodamente nel “giusto”. Le consiglio una buona camomilla e di mettersi con impegno a ricercare il concetto del “dubbio”.
Un saluto grondante di democraticità.
@Barbara
sottoscrivo ogni parola del tuo post, è da martedì che penso a questa discussione e anch’io non riesco a mettere insieme un ragionamento filato, tante sono le cose che mi passano per la testa e tanto c’è di personale, anche intimo, nei percorsi delle nostre vite che sarebbe necessario mettere in campo per riuscire a disincagliarsi.
Mi trovo d’accordo con molte delle cose che sono state dette, ma c’è anche un altro pensiero che faccio con una certa insistenza: è vero, la televisione – per semplificare cito solo quella – rappresenta le donne in quel modo che sappiamo, che abbiamo visto, carne e umiliazione. Quello è il canone, quello è l’unico canone. Poi mi guardo intorno, penso alle donne che conosco, a quelle che non conosco ma che incrocio ogni giorno per la città e vedo che nessuna di queste donne è rifatta, nessuna di queste donne, nella sua vita, aderisce davvero a quel canone. E non frequento solo donne di sinistra, ecco. Allora mi domando, quel canone ci passa sopra, è una sorta di rumore di fondo a cui non facciamo quasi più caso? Cos’è che ci rende estranee, abbiamo forse sviluppato una sorta di anestesia cutanea per cui sappiamo che così ci rappresentano ma quella è un’immagine falsa e quindi non ci tocca? Non so, anch’io mi avvito in sensazioni e non so trovare risposte. Vedo che quel canone agisce molto di più nelle bambine, questo sì: le compagne di scuola di mia figlia (terza elementare), hanno messo in piedi un gruppo cantante/ballerino che si chiama Le Divine (da un telefilm, pare), e cantano una canzone che dice le brutte no, le brutte non le vogliamo; sono bambine che vogliono il reggiseno a otto anni. Ecco, lì mi sento di dover trovare delle risposte, di dovere a mia figlia la proposta reale di un modello diverso, di tanti modelli di donna, e soprattutto la capacità di non pensare che la bellezza sia l’unico strumento di comunicazione tra lei e il mondo. Ma è difficile, e anche è difficle vedere come una bambina di otto anni, appunto, si debba già arrovellare su queste istanze di accettazione che passano esclusivamente attraverso il corpo.
Non se ha una logica, quello che ho scritto, certo c’è un profondo disagio nel sapere che la reazione, se c’è, è sempre relegata – non per colpa – alla sfera individuale, solitaria.
Continuiamo a parlarne
credo che il problema dei modelli proposti dalla TV poggi proprio sul destinatario del messaggio. Adolescenti e bambine in primis, in funzione di una visione conservatrice della società.
credo che loredana a tale proposito abbia già detto molto di quanto c’è da dire
Paola, sì: quel canone ci passa sopra. E’ non è la bambina che deve arrovellarsi: siamo noi che dobbiamo disinnescare il canone. Guardandolo negli occhi, ogni giorno, fino a ridicolizzarlo.
(dinosauro: una delle frasi che amo è “al tavolo con i bari non mi siedo”. Non dialogo con chi calunnia, insulta, dice il falso, svia i discorsi. No, con Ghedini non parlerei. E neanche con te).
Infatti, le “parole” di Ghedini. Bruttezza e bellezza sono influenzate dall’animo che traspare. Questo il vero senso di kalos kai agathos, secondo me.
Chi parla in modo scorretto, pretestuoso, insinuante, offensivo, subdolo, fuorviante, torbido, distorto, calunnioso… eccetera, non appare bello allo sguardo. Le persone sincere, anche se non esteticamente perfette, sembrano piu’ belle.
Non a caso in certi blog continuavano a offenderlo sul suo aspetto, anche e soprattutto gli uomini che di solito non badano a queste cose nel loro stesso sesso.
Per me invece la Hack e’ bellissima. Ha un sorriso aperto.
Lo penso davvero. Una volta, in una polemica con un assessore alla cultura piuttosto stupidino, dissi che avrei preferito assomigliare a lei, in tutti i sensi, che a Monica Bellucci.
Non era una esagerazione.
Ecco è chiaro che è un fatto culturale. Si schernisce l’altro da se, soprattutto se si tratta di un avversario politico. Per gente come voi chi non sta nel recinto della sinistra è antropologicamente inferiore. Non rilevate la vera bellezza nelle espressioni, nei concetti, ma apriori v’appare lì dove si riconosce la comune appartenenza. Nella Hack dell’Infedele non sono riuscito a vedere lucore, a sentire esposizioni belle e profonde. Ho sentito ripetere stanchi luoghi comuni, striscianti moralismi e tanta voglia di superiorità.
Bla bla bla antropologicamente inferiore bla bla bla
E’ come la geoingegneria per i sostenitori delle scie chimiche o la mancanza di documenti scritti sullo sterminio per i negazionisti: quando non si sa cosa dire, si tira fuori la formula magica che va sempre bene.
@ dinosauro,
se c’e’ qualcuno che sta in un recinto e giudica con i paraocchi, quello e’ lei.
Che ne sa, di me, per decidere dove sto e su cosa baso le mie opinioni?
Le dico una cosa sola: quell’assessore con cui ho avuto la polemica e a cui ho citato la Hack come esempio positivo, era di sinistra. Pensi un po’.
Pensi un po’.
Guardate a me quel documentario ha fatto bene, comincio – sul serio – a vedere tutta quella carne in esposizione decisamente ridicola.
Ora la stessa cosa credo che mi capiterà con dinosauro se continuerà a proporci il catalogo dei suoi argomenti iperplastificati.
Ti prego solo di una cosa, dinosauro, dovresti ogni tanto far cadere dalla tastiera un ‘mavalà’. Risulta sempre molto efficace per disconfermare gli interlocutori e ti assicuro che fa parte del repertorio retorico di riferimento.
Rende più rotondo il discorso come il silicone le tette.
Signor dinosauro, se fosse vero che lei viene qui maltrattato perchè è un “avversario politico”, avrebbe assolutamente ragione.
Più semplicemente lei non ha capito (o finge) che a Paolo S non importa nulla se Ghedini sia bello o brutto, propone solo, a fini educativi, di ripagarlo con lo stesso metro che usa lui. Fin qui ci siamo?
Ora, se uno ha equivocato, niente di male. Ma se fa seguire l’equivoco da una frase triviale come questa:”a proposito di cose poco gradevoli alla vista, la Bonino è un buon esempio e ancor di più la Hach”, dimostra proprio di non aver capito nulla di questa discussione sull’aspetto fisico. Per questo viene schernito.
Faccia un discorso sensato e non offensivo e vedrà che anche se di destra troverà interlocutori. Per esempio la sua osservazione che si vuol vedere la bellezza a tutti i costi là dove si riconosce la comune appartenenza: a me sembra sbagliata, vedo che molti hanno criticato la Parietti che pure è di sinistra, ravvisando la sua aderenza al “modello unico”, però è comunque qualcosa di cui si può discutere, qualcosa di vero può esserci.
Guardando Ghedini ho pensato a Uriah Heep.
io a Cthulhu
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“Non molto tempo fa, una donna che appunto lavora nel settore, mi si è avvicinata facendomi i complimenti per il libro, ma aggiungendo subito dopo che nel suo lavoro sta facendo l’esatto contrario, perchè le cose vanno così e non si cambiano.
Il punto è questo.”
Hai ragione , Loredana. La dittatura estetica delle riviste di moda mi fa spesso venire in mente il detto “il peggior nemico della donna è la donna”.
Dietro quel “le cose non si cambiano” immagino ci sia il terrore di perdere il lavoro garantito dai finanziamenti della pubblicità, che si nutre solo di stereotipi. Eppure DEVE essere possibile reagire, contaminare i mezzi di comunicazione di massa con il germe della ribellione…
Terribile l’articolo di Parente… giusto segnalarlo come perfetto esempio negativo.
Comunque siore e siori,
il problema che vi sta attanagliando da eoni, è stato brillantemente risolto ieri nella puntata di Matrix dal geniale titolo “La parola alle veline”.
E’ un esempio di televisione intelligente e educativa.
La prima parte della trasmissione si componeva di due servizi. Nel primo veniva illustrata la beata ignoranza di alcune studentesse universitarie (sui fatti di storia contemporanea). Carlo Rossella, luminare della cultura italiana, ha commentato: “Il ’68 ha tolto di mezzo il nozionismo dalla scuola. Ecco i risultati, grazie ’68”.
Nel secondo servizio, invece, le quindicenni di non so quale liceo parlavano delle veline. Critiche aspre. Diventano donne-oggetto, si scoprono troppo, sono volgari, accettano compromessi vergognosi, sono senza dignità.
Nello studio, così, il conduttore ha potuto sagacemente commentare: “Beh, a 15 anni danno delle stupide alle veline e poi a 20 non sanno chi è Aldo Moro”. Carlo Rossella acuto e affilato come un Tacito d’annata ha chiosato: “Studiate, e divertitevi. Si possono fare entrambe le cose”.
–
Ma la cosa che appunto potrà farci dormire sonni tranquilli è stata appunto la parola alle veline.
Che hanno detto:
1. Noi ci divertiamo;
2. Non siamo volgari, si può stare nude in tv anche senza essere volgari;
3. L’ambiente di lavoro in cui stiamo ci protegge;
4. Non siamo ignoranti;
5. Non riteniamo assolutamente di aver perso la dignità con queste trasmissioni;
6. Il mondo dello spettacolo è troppo sottovalutato.
*
Capito? Beccatevi questa!
ho incassato il colpo.
Io sono KO. Una raffica così, è micidiale ;-))
Io l’ho incassato di striscio, perché più di tanto non reggo. Sono passata davanti alla televisione nel momento in cui Rossella, intronato nel suo scranno, levava le sue lodi all’ineguagliabile Silvio (paragonato alla ‘Settimana enigmistica’, che rimane unica, pur se molto imitata) che è stato il primo nel nostro paese a togliere di mezzo la ‘langue de bois’ per utilizzare la stessa lingua del popolo.
E ci risiamo col ‘popolo’ e con il ‘popolare’, e va bene.
Appena mi riprendo vado sul sito per vedere la puntata dall’inizio alla fine.
Secondo me, infatti, questa operazione di Matrix è molto interessante, la considero addirittua una spia di quanto i discorsi che si stanno facendo in questi ultimi giorni abbiano dato uno scossone al reame, ai suoi rituali e ai suoi codici.
Se così non fosse, quella puntata di Matrix non avrebbe avuto nessun senso, tutto sarebbe continuato come prima, senza nessun commento, nessuna didascalia.
Così non è stato. Il ciambellano del re, attorniato dalle dame e damigelle , ha creduto necessario ristabilire le regole: quelle sono e quelle devono rimanere.
La semantica è quella, nessuno deve metterla in discussione.
Altro che ‘langue de bois’, come si può chiamare questa lingua?
L’effetto comunque mi è sembrato tragico ed esilarante insieme.
A guardare Rossella su quel seggio sembrava di vedere il ciambellano della favola di Cenerentola che gira con la scapetta in tasca per farla calzare alle cortigiane e stabilire quale sia il piede giusto per indossarla.
E, in effetti, la sua funzione lì era proprio quella: ragazze se volete entrare nella reggia dovete avete le misure giuste e adeguarvi alla etichetta regale.
E allora, se c’era bisogno di ribadire le regole, vuol dire che quello che si sta muovendo in questi giorni va proprio nella direzione giusta.
Ho visto anch’io, ieri, buona parte di Matrix ed ho avuto la stessa impressione: la puntata serviva a ribadire che le regole sono quelle. Ma non solo. La presenza di Rossella che “certificava” ciò che le ragazze dicevano, ripetendolo e chiudendo in pratica ogni giro di interventi, automaticamente screditava il ruolo delle donne (che bisogno avevano, altrimenti, del cimbellano?). Il ruolo delle veline che – per quanto “parlanti” non è necessario che siano “pensanti” – è stato sempre, opportunamente, sottolineato dalle inquadrature “strategiche”.
Poi sono voluta andare oltre con l’analisi ed ho visto i diversi ruoli rappresentati: la Freddi impersonava la “velina-intelligente” e si è ricordato che, tra l’altro, non è nata come velina; la Palmas, era la velina riconvertita al ruolo femmineo per eccellenza: la velina-madre; e poi la velina-velina (la Corvaglia) che non perdeva occasione per mettersi in mostra, spesso facendo delle magre figure.
Ho pensato a cosa stavo vedendo e ho avuto l’impressione di un doppio livello: se da un lato il programma aveva la pretesa di riscattare le vere veline, per come era costruito, mi è sembrava che volesse far passare altre idee. in partcolare la tesi che, poichè le vere veline non si danno alla politica, chi è rimasta in politica gode della massima stima e serietà. Non entro nel merito: ma mi è puzzato di spot elettorale…
Ma era già notte fonda, probabilmente ho solo sognato…
paola
Io sospetto da tempo che la base di tutto sia un rapporto non adeguato che le donne hanno con la propria aggressività: troppo pronte a capire, mediare, giustificare, venire incontro – basta vedere le sin troppo cortesi reazioni raccolte qui da Dinosauro, che si e’ fatto una trollata giusto per passare un po’ il tempo.
Forse dovremmo preoccuparci tutte un po’ meno di quel che pensano gli “altri” e un po’ di piu’ di quello che pensiamo noi. Perche’ non dovremmo essere moraliste, se cosi’ ci piace? Perche’ non dovremmo esserlo in modo settoriale?
Soprattutto: e’ davvero questa grandissima tragedia se in televisione smettiamo di andare in mutande? La liberta’ di espressione subirebbe davvero un danno cosi’ totale? Non potremmo usare anche noi un po’ di doppio standard?
il problema,come diceva qualcuno(mi pare non fosse Rossella)è che la cultura non si può ereditare.Per quello è così sottovalutata
Ho visto un pezzetto di Matrix. E’ una strategia consolidata questa di Matrix anche quando c’era qull’altro riottoso bolscevico, mangiatore di bambini non che complottatore dei protocolli de Sion Enrico Mentana. Perchè quando si attaccò la Carfagna invitò la Carfagna ed ella rgomentò in placida e neurologica solitudine. Cioè è grazioso questo fatto che non ci fosse un anima di parere contrario in quella trasmissione. Persino Vespa a quel punto pare un’icona del giornalismo de informazione te pensa, almeno un giornalista fino ce lo mette. Almeno ce prova.
I servizi erano montati ad arte. Inutile dirlo, e certamente c’era una strategia dietro. Le ragazzine contro il velinismo erano state scelte allo scopo di far risaltare come obsoleto e esagerato il parere di chi lo ostacola. Una manica di parrucche, ecco. Anche la scelta delle universitarie pippe era interessante. Io ho trovato abbastanza raggelante per altro la reazione dello studio dopo entrambi i filmati.
in effetti, concordo con zauberei, RAGGELANTE. Però le avete notate le facce delle veline inquadrate nel riquadro piccolo, intanto che passavano le interviste dei quindicenni (maschi e femmine)? Assoluto sgomento, hanno ripreso colore solo quando ha parlato rossella. Io se fossi madre di uno di quei quindicenni sarei molto orgogliosa di quello che hanno detto perchè a differenza di rossella non ho trovate nessun luogo comune vetero femminista ne’ sinistroide, ho colto solo tanto buonsenso (anche se acerbo,data l’età
C’è poi da aggiungere che la regia di Matrix l’unica inquadratura che conosceva per le veline, era il dolly dal basso verso l’alto…
Ci risiamo. “Non hai capito, la problematica è più complessa, non c’è discriminazione apriori per chi è di destra, la Parietti è di sinistra eppure la critichiamo, sei un baro, fai un discorso più sensato e meno offensivo, argomenti iperplastificati”. E’ un bel carico di consigli teneri rivolti all’immaturo, all’infante. Prima di tutto non sono di destra, non appartengo alla scuderia di Berlusconi. Poi, non riesco neppure a vedere i titoli del grande fratello o di cacate simili. Non mi piace il viscidume conversativo di gossippari e fragili ragazzine che elimina i concetti per esaltare le coscie, i seni e i tacchi. Non mi interessa la Parietti, perchè lei ha solo le lunghe coscie e niente altro. M’interessa, però, affrontare gli argomenti ed entrare in conversazioni resistendo tenacemente all’influenza dei pre-giudizi. Quindi non ritengo brutta la Hach perchè esteticamente sono puerile e berlusconiano, ma semplicemente perchè lo è. Certo quando ha sotenuto la mostruosità estetica delle “plastificate”, il mio perverso cervello s’abbandonato alla comparatività. Il contributo della Hack in quella trasmissione non è stato nè intelligente, nè stupefacente. Ha dimostrato di essere un’intellettuale di bassissimo profilo anche se è una grande “specialista”. Anch’io credo che il “velinismo” sia un aspetto deteriore della vita di questo Paese, non per questo rinuncio a comprendere i molteplici aspetti che presenta, non abbandonandomi alle facili espressioni liquidatorie. Ho grande rispetto per le donne. Non ho rispetto per la strumentalità che si è insinuata in tutti i dibattiti sulla questione Lario-Berlusconi. Nelle trasmissioni Anno Zero, L’infedele, Ballarò non si è discusso del corpo delle donne, del rispetto, dei retaggi culturali ancora presenti ma della “bestia” che è dentro il politico Berlusconi, del sultanato e della sua profonda malvagità. Infine, non ritengo “terribilmente brutto” l’articolo di Parente. E’, invece, un esempio di libertà culturale. Descrive con lucidità ed efficacia un mondo editoriale sostanzialmente mafioso. Mette alla berlina alcuni cianciatori di vanità.
Tana per Massimiliano Parente.
@dinosauro; per quello che riguarda la Hach, ha 85 anni (in ogni caso),ed era in collegamento esterno (con tutto quello che ciò comporta sulle sue possibilità di intervento).Poi,la parietti sarà anche di sinistra….va bèh,tralasciamo che è meglio!
“Che scandalo! questi pizzini berlusconiani (sic!). Poi nelle vostre parole deborda sdegno quando qualcuno da della “parruccona” alla Bonino che per tutta la serata si è infilata nei panni di una bigottissima figlia di Maria. Quando serve per infierire succede anche che una libertaria e campionessa del laicismo d’alta quota si cimenti in predicazioni mariane e in sermoni bibblici. Che si fa pur di dare addosso al pestifero Berlusca!”
Questo il primo post di Dinosauro.
Lo consegno allo stesso in modo che lo rubrichi nei ‘molteplici aspetti del presente’.
Della Hack, proprio per tenere conto dei molteplici aspetti del presente e del passato, so che era una ragazza bellissima, sportiva, che – mentre dai collegi della borghesia fiorentina uscivano a passeggio ragazze disciplinatamente in divisa – giocava in piazza come un ‘ragazzaccio’, che è stata una scienziata molto poco incline all’obbedienza, cosa che le è costata qualche problema di carriera, che ama gli animali, che è capace di sdegno e di impegno civile, e che ora ha i suoi splendidi e indisciplinati ottantacinque anni.
Spero di non essere caduta nel gossip, ma alcune notizie le ho tratto dal racconto che me ne ha fatto un anziano signore fiorentino, seduto casualmente accanto a me durante una conferenza della Hack, sua amica di infanzia. (Non ho verificato la fonte, prendetela per quello che è, ma a me è sembrata molto attendibile).
Quando un ‘cervello si abbandona alla comparatività’ lo dovrebbe fare tenendo conto di molteplici parametri, altrimenti rischia di apparire non tanto perverso quanto mononeuronale.
E’ sufficiente anche un debole impulso nervoso per capire la Hach. Colgo l’occasione per comunicare a valeria che il solitario e disperato neurone cerca di dialogare con l’unico mio occhio posto al centro della spaziosa fronte. Finalmente avete capito il perchè della strana e stramba prospettiva del mio punto di vista e delle scemenze scritte.
Si scrive Hack. Non Hach.
ora ci conosciamo meglio?