Nelle settimane di conduzione il tempo per il blog si riduce. Male non fa, però, riproporre qui quanto scritto sui giornali. Per esempio, questo articolo sulle Grandi Opere uscito su L’Espresso, visto che la voglia non passa mai.
Qualche anno fa Tomaso Montanari commentava: “Andrà scritta, prima o poi, la vera storia della cementificazione dell’Italia. Quella storia che oggi ci presenta un conto terribile. Andranno identificati, esaminati, valutati i giorni, le circostanze, i nomi, le leggi nazionali e regionali, i piani casa, i piani regolatori, i condoni, i grumi di interesse che — tra il 1950 e il 2000 — hanno mangiato 5 milioni di ettari di suolo agricolo. E che solo tra il 1995 e il 2006 hanno sigillato un territorio grande poco meno dell’Umbria, in un inarrestabile processo che oggi trasforma in cemento 8 metri quadrati di Italia al secondo”.
Tag: Grandi Opere
Ieri è uscito su L’Espresso un mio articolo sull’odio verso i giovani ambientalisti, che è faccenda che continua a sconcertare. L’altra cosa sconcertante è l’ossessione per le Grandi Opere. Sempre per L’Espresso, qualche settimana fa, ne avevo scritto. Sono stata molto criticata per aver citato una serie televisiva con Lorella Cuccarini, dove, negli anni Novanta, si parlava del Ponte sullo Stretto. Argomenti da donnicciola, era il commento. Come se le nostre ricorrenti manie non si riflettessero anche nella cultura popolare.
Ma la storia insegna: anche la storia della televisione, a ricordarla. Dunque, nel 1992 va in onda su Canale 5 Piazza di Spagna, serie televisiva in cinque puntate diretta da Florestano Vancini: la vicenda non è originalissima e narra la vicenda di una ragazza di umili origini, Annabella (Lorella Cuccarini) che lavora come commessa ma vuole diventare top model (i tempi erano quelli), e precipita in un gorgo di intrighi e malaffare. Cosa c’entra la serie con le grandi opere? Oh, c’entra eccome. Perché fra i protagonisti abbiamo l’imprenditore siciliano Carmelo Cascone (Enrico Maria Salerno) che si è trasferito in un attico di lusso pacchiano e debordante a piazza di Spagna, per procurarsi le giuste amicizie al fine di costruire il ponte sullo Stretto di Messina (nel frattempo si fa mettere quaranta maniglie d’oro massiccio alle porte, tanto per chiarire chi ha i soldi).