Dunque, da oggi Il segno del comando è in libreria (e negli store digitali) ed è insieme lontano e fedele all’originale (stessa ambientazione, stesso tempo – una manciata di giorni di fine marzo 1971- stessi personaggi o quasi). Ma il lavoro di riscrittura che ho fatto trasforma quei personaggi in altro: a quelli già presenti fornisce una storia e una motivazione, alcuni vengono modificati, altri sono nuovissimi.
Per usare una definizione datami da un caro amico che lo sta leggendo, lo sceneggiato è in bianco e nero, il romanzo è a colori.
Perché c’è la cronaca di quegli anni, sullo sfondo e a volte in primo piano, e ci sono gli scrittori e i ribelli e le sognatrici e studiose che si aggiravano per Roma esattamente negli stessi giorni in cui il professor Forster si smarrisce nella città, ammaliato come fu il suo Byron, di cui spesso riprende e cita versi e sensazioni.
Il mio Forster, dunque, ha qualcosa di Sir Gawain, e comprende del femminile molto più del suo originale: mi interessava creare un eroe imperfetto (cit.) pieno di dubbi e ripensamenti, che attraverso la poesia che tanto ama arriva infine a capire che la realtà non è solo quella che si vede e si tocca. E che le donne possono insegnargli molto.
La mia Barbara ha “Sputiamo su Hegel” in borsa, e non poteva che essere così, nell’anno appena precedente alla grande manifestazione femminista del 1972 a Campo de’ Fiori.
Quanto a Lucia, e al finale, non dico nulla, perché il gioco si può svelare fino a un certo punto.
E’ un gioco? Un esperimento? E’ un romanzo, che spesso somiglia al gioco e a volte sperimenta strade ibride come questa.
Tutto vostro, da oggi, e speriamo che amiate leggerlo come io ho amato scriverlo.
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Cosa sto scrivendo, dunque?
Sto scrivendo un romanzo. Tratto da Il segno del comando, ovvero dallo sceneggiato di Giuseppe D’Agata (e altri, la questione dell’ideazione e della sceneggiatura è complessa e non la rievocherò qui), che più avanti ne trasse a sua volta un libro.
Ma questa sarà un’altra storia: l’idea è di questa estate, quando con Roberto Genovesi, allora fresco direttore di RaiLibri (finalmente uno scrittore a RaiLibri!) ne discutemmo davanti a una bibita. RaiLibri, infatti, apre una collana che è dedicata proprio alla riscrittura di alcuni tra gli sceneggiati storici più amati.
Ma, appunto, la mia non è una semplice novellizzazione: sto scrivendo un vero e proprio romanzo gotico che più gotico non si può. Rispetterò i personaggi, l’ambientazione e lo schema dello sceneggiato: ma ci sarà molto, molto altro. Ci sarà l’Italia del 1971 e tutte le oscurità e i fermenti che correvano sottopelle. Ci saranno storie che si intreccerano alla vicenda principale. Ci saranno le motivazioni e le vite dei personaggi secondari e ce ne saranno molti assolutamente nuovi. Ci sarà un finale diverso rispetto a quello giustamente sospeso dello sceneggiato. E, in ordine sparso, ribelli e cospiratori, cultori dell’esoterismo vecchi e nuovi e veri e falsi, alchimisti e streghe (metaforiche e reali), e tutto quel che il gotico ama ed è.
Uscirà in autunno, ovviamente per RaiLibri.