Grazie a un post di Giovanni Arduino, sono andata a leggere un articolo piuttosto inquietante, quanto vero, su The Atlantic. Parla degli studenti di Letteratura alla Columbia University. Parla di quanto sia difficile, per loro, stare al passo con i libri che si chiede loro di leggere. Anzi, parla del fatto che non riescono proprio a leggere e non sono preparati a farlo quando iniziano l’università: una studentessa, infatti, confessa che a scuola non le è mai stato chiesto di leggere un libro per intero, ma solo estratti, o poesie, o articoli di giornale.
Sulla sua newsletter, Servizio a domicilio, Giulia Blasi ha scritto una confessione, lo scorso 1 ottobre, dove racconta di non riuscire più a leggere.
Due testi che ci dicono qualcosa di molto simile: la lettura intrapresa per puro piacere è seriamente insidiata. Dalla sovrapproduzione, dalle troppe richieste, dalla distrazione, da quel che volete. Ma sarebbe il caso di pensarci, prima che sia tardi (poi, certo, le storie possono trovare mille strade, e leggere romanzi o saggi potrà anche diventare una faccenda elitaria. Però. Però).
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A proposito di frammentazione: continuo a riflettere sul tema di cui abbiamo discusso ieri a Fahrenheit con Marino Sinibaldi e Lella Mazzoli. Ovvero, leggiamo sempre allo stesso modo oppure la nostra vita di lettori e lettrici si è fatta più frammentata, appunto, e cede alle interruzioni o ai sottofondi? E questo comporta più o meno concentrazione? E, ancora, la concentrazione è sempre necessaria? Mi spiego, se io sospendo la lettura de L’ora di greco di Han Kang per andare a vedere le immagini della Biblioteca di San Gallo arricchisco o svilisco il libro che ho fra le mani?
Difficile rispondere. Per chi, invece, commenta con disdegno il boom di fumetti e manga, la risposta esiste e l’ha data, ai tempi, Lisa Simpson.
Se c’è una cosa che mi turba è la velocità con cui diminuisce la nostra memoria. Non parlo di quell’odioso processo di invecchiamento in base al quale ti dimentichi dove hai messo gli occhiali o scivoli via sul whatsapp che…
Molti anni fa (impressionante dire “molti”, vero?), e dunque grosso modo a metà degli anni Zero, Alessandra C., la cui squisita intelligenza ha raccontato e racconta e agisce i videogiochi, scrisse una frase che mi sono appuntata: “L’esperienza ludica è…
Il post di ieri ha suscitato parecchie discussioni, anche perché si incrociava a mia insaputa con un raffinatissimo scambio di opinioni fra Martin Amis e Salman Rushdie su cui torna oggi Stefano Bartezzaghi. Estrapolo una frase: “E qui arriva il…
Meglio scriverlo subito: non esiste una sola causa, non esiste una soluzione univoca. Parlo del rapporto AIE presentato ieri a Francoforte sulla situazione editoriale italiana. La sintesi ci dice che il bacino dei lettori si è ancora ristretto nel 2014 …
E così Mark Zuckerberg si fa promotore della buona causa della lettura. Leggeremo almeno due libri al mese, promette, e ne discuteremo insieme. Bene, benissimo, bravo, bravissimo: in tempi tenebrosi, almeno per quanto riguarda l’Italia e i suoi non lettori,…
Questi, dunque, sono i numeri forniti oggi a Francoforte nel Rapporto sullo stato dell’editoria 2014 realizzato da AIE. Non dice molto di diverso da quel che sapevamo o immaginavamo. Per ora, leggiamoli, le analisi a domani. Nel 2013, si restringe…
La cosa che può sembrare più significativa, a mio parere, non lo è. Parlo della ricerca “Identikit del lettore da giovane” che è stata presentata ieri qui a Firenze durante il Liberfest e che riguarda un campione di 908 ragazzi…
Sto filando a Perugia per un convegno su lettura e adolescenti: editori (Fazi, Salani), insegnanti, editor, un bel po’ di gente. Vi saprò dire al ritorno. Spero che ci siano anche gli adolescenti. State bene.