Le elefantesse di Dumbo sono quelle che dicono “Tesoro” all’elefantino, tranne poi bisbigliare perfidie quando scoprono che le sue orecchie sono più grandi del normale.
Le madri-elefantesse farebbero oggi qualcosa in più: direbbero che la colpa di quelle spropositate orecchie va ricercata in qualche debolezza, o errore, o inadeguatezza, della mamma di Dumbo. Le cattive madri, additate in ognuna delle centinaia di migliaia di discussioni in rete (o davanti alla scuola all’ora di uscita, o al parco, o sul luogo di lavoro, o dove volete) sono quelle che prendono tempo per sé. Che danno ai figli gli omogeneizzati “per poter fare altro”. Che li piazzano davanti alla televisione “per poter fare altro”. Che fumano. Che, anche, lavorano.
Una delle cose che mi ha colpito di più nella terribile storia della mamma lasciata sola in ospedale, crollata per stanchezza, e risvegliatasi senza più il figlio: la reazione di alcune altre madri. Certo, sono prevalenti, e importanti da leggere, le testimonianze sulla solitudine e sull’abbandono della madri. Però è quella parte a turbarmi, tanto.
Ripropongo un brano da “Di mamma ce n’é più d’una”. Dieci anni fa. Dieci.
Tag: Maternità
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