Qualche anno fa, al Pigneto, ho visto su un muro la scritta “Rivoltati ora, non nella tomba”. Provo a ripartire da questa frase per un’ulteriore riflessione su quello che, almeno secondo me, non è un fenomeno spicciolo.
La vicenda degli insultatori in rete, oggi di Lucarelli e Bigiarelli, ieri di Giovanna Pedretti, ma anche coloro che hanno i loro bersagli prediletti e quasi ogni giorno ossessivamente colpiscono e guai a dargli degli odiatori, con ogni probabilità verrà dimenticata come è avvenuto per il caso di Caterina Simonsen (non ricordate, eh? Qualche anno fa, studentessa di veterinaria e colpita da malattie genetiche rare, difese la sperimentazione sugli animali e venne massacrata), come per Laura Boldrini e Cécile Kyenge e per tutti coloro di cui non si parla più, perché ci sono altri da picchiare (verbalmente, ma fa malissimo lo stesso).
Eppure, mi piace tornarci: e non, lo ripeto per la centomillesima volta visto che anche in questi giorni il fraintendimento c’è stato, per la necessità di porre filtri al web, ma per capire cosa accade.
Tag: Odio in rete
Fino all’agosto scorso, e alla morte di Michela Murgia, mi dicevo che bisogna pur comprendere la solitudine, la rabbia, la tristezza di chi usa la rete con odio e livore. Da allora faccio molta più fatica, lo confesso. Perché esistono altri modi per sfogare o consolare solitudine rabbia e tristezza. Modi che non feriscono. Modi che non fanno ammalare.
Ma voglio essere ottimista fino all’ultimo. Dunque, concludo questo anno con le parole di Neil Gaiman, a proposito di diritti:
“Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Per non lasciare il mondo più brutto di quello che l’abbiamo trovato, per non svuotare gli oceani, per non lasciare che i nostri problemi ricadano sulla prossima generazione. Abbiamo l’obbligo di fare pulizia prima di scomparire, e non lasciare che i nostri figli si ritrovino in un mondo miope, incasinato, immutabile e paralizzato.”
Buon anno, commentarium caro. E che sia migliore